Assistente sociale: differenze tra le versioni

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Il concetto di “assistenza” fu introdotto da Cesare Correnti nel 1848, l'adozione del termine “servizio” avvenne su emulazione degli stranieri, e più precisamente dalla "I Conferenza internazionale di servizio sociale"<ref>Colombo U., (1954) Principi e ordinamento dell'assistenza sociale, Milano, Giuffrè, p. 2</ref> che si svolse a Parigi: «Il servizio sociale è, secondo la definizione di Guy de Mechois, l'arte che utilizza la conoscenza e la scienza delle relazioni umane e l'abilità di stabilirne, per mobilitare le capacità proprie a ogni soggetto, a ogni gruppo e all'insieme degli uomini in vista del più grande benessere di tutti»<ref>Picher E., Relazioni umane e servizio sociale, “Incontriamoci”, 1958, p. 9</ref>.
 
Con l'approvazione della legge 17 luglio 1890 n. 6972 (detta "legge Crispi" dal suo promotore [[Francesco Crispi]]) si accentuò notevolmente l'intervento dello Stato nella vita delle opere pie che divennero in seguito a ciò "Istituzioni di pubblica assistenza e beneficenza" (IPAB). Inoltre fu istituito il cd. "domicilio di soccorso2soccorso" che stabiliva, nel caso di cambio di residenza, quale tra i due comuni di residenza e di origine dell'interessato sia tenuto a prestare l'assistenza.
 
Quando lo Stato assunse le funzioni relative all'assistenza pubblica, in Europa già sul finire del XIX secolo, e in Italia nel primo dopoguerra, si delineo la possibilità di introdurre delle prove selettive ai fini dell'accesso e della conclusione dei cicli di studi. «A questa necessità fa fronte il Partito Nazionale Fascista che nel 1928, con la collaborazione della Confederazione dell'Industria, istituisce presso Gregorio al Celio in Roma la prima scuola per assistenti sociali di fabbrica con lo scopo di preparare tecnicamente e spiritualmente il personale femminile che è chiamato a svolgere nelle fabbriche una delicata opera di assistenza sociale ai lavoratori»<ref>Terranova F., (1975) Il potere assistenziale, Roma, Editori riuniti, p. 96</ref>.