Donne di conforto: differenze tra le versioni

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[[File:Chinese girl from one of the Japanese Army's 'comfort battalions'.jpg|thumb|upright=1.3|[[Yangon]] (Birmania), 8 agosto [[1945]]. Una ragazza cinese di uno dei "battaglioni del ''comfort''" viene intervistata da un ufficiale alleato.]]
 
Nel [[1965]] il governo giapponese pagò 364 milioni di [[Dollaro statunitense|dollari]] al governògoverno coreano come indennizzo per tutti i crimini di guerra, incluse le ferite procurate alle donne di conforto.<ref>{{Cita web|url=http://english.chosun.com/w21data/html/news/200501/200501170044.html|titolo=Seoul Demanded $364 Million for Japan's Victims|autore=Chosun Ilbo|data=17 gennaio 2005|lingua=en|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20080906144533/http://english.chosun.com/w21data/html/news/200501/200501170044.html|dataarchivio=6 settembre 2008|urlmorto=sì}}</ref> Nel [[1994]] il governo giapponese creò il Fondo Donne Asiatiche per distribuire compensazioni supplementari a Corea del Sud, Filippine, Taiwan, Paesi Bassi e Indonesia.<ref>{{cita web|lingua=en|url=http://www.awf.or.jp/e2/foundation.html|sito=Asian Women's Fund Online Museum|titolo=Establishment of the AW Fund, and the basic nature of its projects|accesso=10 maggio 2022}}</ref> Ad ogni sopravvissuta fu consegnata una scusa ufficiale dall'allora [[primo ministro del Giappone]] [[Tomiichi Murayama]], in cui si può leggere: «Come primo ministro del Giappone, io dunque rinnovo le mie più sincere scuse e il [mio più sincero] rimorso a tutte le donne che furono sottoposte ad immensurabili e dolorose esperienze e [che] soffrirono ferite fisiche e psicologiche incurabili nel ruolo di donne di conforto.»<ref>{{Cita|Asian Women's Fund 1996}}.</ref> Il fondo fu chiuso il 31 marzo [[2007]].<ref>{{cita web|lingua=en|sito=Asian Women's Fund Online Museum|url=http://www.awf.or.jp/e3/dissolution.html|titolo=Closing of the Asian Women's Fund|accesso=10 maggio 2022}}</ref>
 
Tre donne coreane intentarono causa al Giappone nel dicembre del [[1991]], all'incirca nel periodo del 50º anniversario dell'[[attacco di Pearl Harbor]], chiedendo un risarcimento per la prostituzione forzata. Esse consegnarono dei documenti ritrovati dal professore e storico Yoshiaki Yoshida, che erano stati archiviati al Ministero della Difesa giapponese, dopo che le truppe americane li avevano restituiti al Giappone nel [[1958]].<ref name="NY Times 1992-01-14">{{Cita news|url=https://www.nytimes.com/1992/01/14/world/japan-admits-army-forced-koreans-to-work-in-brothels.html?scp=1&sq=Jan%2014,%201992%20comfort%20woment&st=cse|titolo=Japan Admits Army Forced Koreans to Work in Brothels|pubblicazione=The New York Times|data=14 gennaio 1992 |accesso=27 gennaio 2012|autore=David E. Sanger|lingua=en}}</ref> Successivamente, il 14 gennaio [[1992]] il portavoce del governo giapponese, Koichi Kato, rilasciò una scusa ufficiale in cui affermò che «Noi non possiamo negare che l'ex esercito giapponese ebbe un ruolo nel sequestro e nella detenzione di "ragazze del comfort" e vogliamo esprimere le nostre scuse e [la nostra] contrizione».<ref name="NY Times 1992-01-14" /><ref name="LA Times">{{Cita news| url=http://articles.latimes.com/1992-01-14/news/mn-254_1_south-korea|titolo=Japan Apologizes for Prostitution of Koreans in WWII|pubblicazione=Los Angeles Times|data=14 gennaio 1992|editore=Associated Press|accesso=27 gennaio 2012|lingua=en}}</ref><ref>{{Cita news|url=https://news.google.com/newspapers?id=DBFZAAAAIBAJ&sjid=QpADAAAAIBAJ&dq=japan%20statement%20comfort%20women&pg=6923%2C1348837|titolo=Japan makes apology to comfort women|pubblicazione=New Straits Times|data=14 gennaio 1992|editore=Reuters|accesso=27 gennaio 2012|lingua=en}}</ref> Tre giorni dopo, il 17 gennaio [[1992]], ad una cena offerta dal presidente sudcoreano [[Roh Tae-woo]], il primo ministro giapponese [[Kiichi Miyazawa]] affermò: «Noi giapponesi dovremmo per primi richiamare la verità sul tragico periodo in cui le azioni giapponesi inflissero sofferenze e cordoglio al vostro popolo. Non dovremmo mai dimenticare il nostro rimorso su tutto ciò. Come primo ministro del Giappone, voglio esprimere nuovamente il mio rimorso su queste gesta e fare le mie scuse al popolo della [[Repubblica di Corea]].» Il primo ministro ripeté le sue scuse il giorno seguente prima dell'Assemblea Nazionale della Corea del Sud.<ref>{{Cita news|url=https://www.nytimes.com/1992/01/17/world/japanese-premier-begins-seoul-visit.html|titolo=Japanese Premier Begins Seoul Visit|pubblicazione=The New York Times|data=17 gennaio 1992|accesso=27 gennaio 2012|lingua=en}}</ref><ref>{{Cita news |url=https://www.nytimes.com/1992/01/18/world/japan-apologizes-on-korea-sex-issue.html|titolo=Japan Apologizes on Korea Sex Issue|pubblicazione=The New York Times|data=18 gennaio 1992|accesso=27 gennaio 2012|lingua=en}}</ref> Il 28 aprile [[1998]] i giudici giapponese decretarono che il Governo dovesse indennizzare le donne con 2&nbsp;300 dollari ciascuna.<ref>{{Cita news|url=https://www.nytimes.com/1998/04/28/world/japan-court-backs-3-brothel-victims.html|titolo=Japan Court Backs 3 Brothel Victims|pubblicazione=The New York Times|data=28 aprile 1998|accesso=27 gennaio 2012|lingua=en}}</ref>