Sergio Marchionne: differenze tra le versioni

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A causa della grave crisi economico-finanziaria che coinvolge il mondo intero, e in particolare il settore automobilistico, agli inizi del 2009 Marchionne tenta di acquisire attraverso FIAT altri importanti gruppi automobilistici europei e non, tali da rendere il gruppo torinese il secondo al mondo. Tale politica ha subito critiche da parte del vice presidente della [[Commissione europea]], il tedesco [[Günter Verheugen]], in merito all'alto indebitamento del gruppo FIAT e alla impossibilità, a detta di Verheugen, di attuare una così aggressiva politica sul mercato mondiale<ref>{{cita web|url=http://www.corriere.it/economia/09_aprile_24/marchionne_ue_adb0f754-30c7-11de-ac52-00144f02aabc.shtml|titolo=Verheugen: "Dove sono i soldi per comprare Opel?"}}</ref>. Tali critiche sono poi rientrate parzialmente grazie all'intervento del presidente della Commissione, [[José Barroso]]<ref>{{cita web|url=http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Finanza%20e%20Mercati/2009/04/Fiat-Opel-Barroso-Commissione-Ue.shtml?uuid=66a3e5da-31a1-11de-be72-8609efc75bdb&DocRulesView=Libero|titolo=Fiat-Opel, Barroso chiarisce: «Ue valuterà ogni dossier»}}</ref>.
 
Nel mese di aprile del 2009 Marchionne effettua lunghe e travagliate trattative legate all'acquisizione di [[Chrysler]] con i [[sindacato|sindacati]] e il governo degli Stati Uniti. La Chrysler, controllata negli ultimi tempi dalla Daimler che ha perso in quell'acquisizione una sessantina di miliardi di dollari,<ref>Riccardo Ruggeri, op.cit., p-142</ref>, è fallita, ha gli stabilimenti quasi tutti chiusi e i 39.000 dipendenti a casa. Al termine delle trattativa,trattative con [[Barack Obama]], da poco eletto presidente, d'accordo nel tentativo di salvare l'azienda statunitense con un'operazione che il ''Wall Street Journal'' sintetizzerà come "una nazionalizzazione mascherata seguita da una privatizzazione agevolata",<ref>Riccardo Ruggeri, op. cit. p. 147</ref>, viene raggiunto un accordo che prevede l'acquisizione da parte del Lingotto del 20% delle azioni Chrysler, in cambio delle conoscenze e delle tecnologie torinesi, facendo nascere così il sesto gruppo automobilistico del mondo<ref>{{cita web|url=http://iltempo.ilsole24ore.com/2009/05/02/1019475-fiat_chrysler_accordo.shtml|titolo=Fiat - Chrysler: c'è l'accordo|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20090506223409/http://iltempo.ilsole24ore.com/2009/05/02/1019475-fiat_chrysler_accordo.shtml |data=2 maggio 2009}}</ref>. L'annuncio di tale accordo è stato dato dallo stesso [[Presidente degli Stati Uniti d'America|presidente degli Stati Uniti]] [[Barack Obama]]. Dopo un tentativo fallito di alcuni creditori di Chrysler di bloccare, attraverso la [[Corte suprema degli Stati Uniti d'America|Corte suprema degli Stati Uniti]], la trattativa tra i due gruppi, il 10 giugno 2009 nasce la nuova [[Chrysler]], di cui la FIAT ha il controllo manageriale e una quota iniziale del 20%. L'azionista di maggioranza è il fondo VEBA di proprietà del sindacato metalmeccanico UAW.<ref name="Tommaso Ebhardt">Tommaso Ebhardt, op. cit. p. 67</ref> Amministratore delegato è Marchionne che, oltre ad essere alla guida della FIAT, è nello stesso tempo presidente di SGS a [[Ginevra]] e vicepresidente della banca svizzera UBS.<ref name="Tommaso Ebhardt" /> Per fare uscire la Chrysler dalla crisi, Marchionne promuove i manager che trova in azienda (al contrario di quanto aveva fatto la Daimler che aveva trasferito a Detroit 400 suoi dirigenti), lancia il progetto della nuova Jeep Grand Cherokee che uscirà un anno più tardi e nel luglio 2009 lo stabilimento di Jefferson, simbolo dell'azienda, riapre i battenti. Nel luglio 2010 Barack Obama, in camicia e cravatta, visiterà lo stabilimento.<ref>Tommaso Ebhardt, op. cit. p. 76</ref>
 
[[File:Secretary Geithner Visits Detroit (5669161307).jpg|miniatura|destra|Sergio Marchionne durante una visita ufficiale alla Jefferson North Assembly Plant (JNAP) di Detroit, nel 2011]]