Attila: differenze tra le versioni
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|predecessore = [[Bleda]] e [[Rua]]
|successore = [[Ellac|Ellak]], [[Dengizico]], e [[Ernakh]]
|consorte = [[Kreka]] <br /> [[Ildico]]
|figli = [[Dengizico]] <br /> [[Ellac|Ellak]] <br /> [[Ernakh]] <br /> [[Csaba (principe)|Csaba]] (mitologico)
|padre = [[Munzuco]]
|madre =
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Nell'anno successivo, il 440, [[Genserico]], re dei Vandali, invase la [[Sicilia]] con una potente flotta. Il timore da parte di Teodosio II che le scorrerie della flotta vandala potessero danneggiare anche l'Impero d'Oriente, oltre che il legame dinastico che lo legava all'Imperatore d'Occidente, il cugino [[Valentiniano III]], lo spinse a inviare, nella primavera del 441, un'immensa flotta di {{formatnum:1100}} navi in Sicilia, sotto il comando di [[Areobindo (console 434)|Flavio Areobindo]], [[Ansila]] e Germano, in vista di uno sbarco in Africa per riconquistare Cartagine<ref>{{Cita|Kelly|pp. 100-102}}.</ref>. Attila, forse su richiesta del re vandalo Genserico, decise di approfittare dello sguarnimento del limes danubiano cogliendo un pretesto per rompere gli accordi di Margus. Nel [[440]] fecero di nuovo la loro comparsa sui confini dell'impero sanciti con il trattato aggredendo i mercanti sulla sponda settentrionale del Danubio. Attila e Bleda minacciarono una nuova guerra, asserendo che i Romani non avevano rispettato gli accordi presi e che il [[vescovo]] di Margus, nei pressi dell'odierna [[Belgrado]], aveva attraversato il Danubio per saccheggiare e violare le tombe dei re degli Unni sulla riva settentrionale<ref>{{Cita|Kelly|p. 102}}.</ref>. Passarono il fiume e devastarono le città dell'[[Illiria]] e le fortezze, tra cui, secondo lo storico [[Prisco di Panion]], ''Viminacium''. Il vescovo di Margus, il profanatore di tombe che aveva provocato l'ira degli Unni, timoroso per la propria sorte, accettò di consegnare la città di Margus agli Unni in cambio della sua incolumità.
Poiché Teodosio aveva rimosso i baluardi sul fiume dopo la presa di [[Cartagine]] da parte di [[Genserico]], re dei [[Vandali]] nel [[440]], e l'invasione dell'Armenia da parte di [[Yazdgard II]] della dinastia dei [[Sasanidi]] nel [[441]], nello stesso anno fu facile per Attila e Bleda aprirsi un varco attraverso l'Illiria per raggiungere i Balcani. L'esercito degli Unni, dopo aver saccheggiato ''Margus'' e ''Viminacium'', occupò ''Singidunum'' (l'attuale [[Belgrado]]) e ''Sirmium'' (l'attuale [[Sremska Mitrovica]]), e poi sospese le operazioni militari. Nel 442 conquistarono ''[[Naissus]]'', oggi [[Niš]], con l'uso di [[ariete (arma)|arieti]] e torri d'assedio, equipaggiamenti militari di nuova concezione. Si racconta che quando Attila attaccò e devastò Naissus, le rive del fiume della città si coprirono di un tal numero di cadaveri che a causa del fetore di morte diventò impossibile per chiunque entrare a Naissus per anni e che Attila gongolasse davanti alle gesta di devastazioni compiute dai suoi uomini.<ref name= Klein /> Teodosio, allarmato, richiamò allora le truppe dal [[Nordafrica]], ma prima che la flotta tornasse accettò di firmare una pace con gli Unni.<ref group="N">Secondo {{cita|Heather}}, è possibile che il tributo fu raddoppiato, raggiungendo le {{formatnum:1400}} libbre d'oro, ma è una sua congettura, dato che, come ammette lui stesso, le fonti superstiti non riferiscono le condizioni di pace del 442.</ref>
Soddisfatte per un po' le loro pretese, gli Unni fecero ritorno nel loro impero. Secondo [[Giordane]] (che riporta quanto riferito da [[Prisco di Panion]]), qualche tempo dopo, nel periodo di pace che seguì alla ritirata da [[Bisanzio]], forse intorno al [[445]], Bleda morì ed Attila divenne l'unico re.{{#Tag:ref|Secondo Cassiodoro, Bleda venne ucciso dal fratello, tuttavia non tutti gli storici moderni concordano su questa affermazione.<ref>Cassiodoro, ''Storia dei Goti'', libro XXXV, citato da {{cita|Luttwak|p. 51}}.</ref>|group="N"}} Ad ogni modo, Attila con la morte del fratello divenne il capo indiscusso degli Unni e rivolse di nuovo le sue attenzioni verso l'Impero d'Oriente.
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Nel frattempo Valentiniano fuggì da [[Ravenna]] a Roma; Ezio rimase sul campo, ma mancava della forza necessaria per ingaggiare battaglia, avendo a disposizione solo poche migliaia di uomini. Era però consapevole che Attila necessitava di grandi quantità di foraggio e di viveri per il suo esercito ed era esposto ad epidemie; inoltre confidava nelle manovre dell'esercito che Marciano stava convogliando sul Danubio per chiudere la ritirata agli Unni.
Attila si fermò finalmente sul [[Po]], in una località tramandata col nome di "[[Ager Ambulejus]]", dove incontrò, nell'attuale [[Governolo]]<ref>{{cita web|url=http://www.governolo.it/Storia/Attila%20e%20S.%20Leone%20I.htm|titolo=Attila e Leone I}}</ref>{{#Tag:ref|Le altre due località potrebbero essere [[Salionze]] o [[Ponteventuno]].{{Senza fonte}}|group="N"}}, [[frazione (geografia)|frazione]] di [[Roncoferraro]] sulle rive del Mincio, un'ambasciata formata dal [[Prefetto (storia romana)|prefetto]] [[Trigezio]], il [[Console (storia romana)|console]] Avienno e [[papa Leone I]] (la leggenda vuole che proprio il papa abbia fermato Attila mostrandogli il crocifisso).
Dopo l'incontro Attila tornò indietro con le sue truppe senza pretese né sulla mano di Onoria, né sulle terre in precedenza reclamate. Sono state date diverse interpretazioni della sua azione. La fame e le malattie che accompagnavano la sua invasione potrebbero aver ridotto la sua armata allo stremo, oppure le truppe che Marciano mandò oltre il Danubio potrebbero avergli dato ragione di retrocedere, o forse entrambe le cose sono concausali alla sua ritirata. Prisco riporta che la paura superstiziosa della fine di [[Alarico I|Alarico]] - che morì poco dopo aver saccheggiato [[sacco di Roma (410)|Roma]] nel [[410]] - diede all'Unno una battuta di arresto. [[Prospero d'Aquitania]] dice che il papa, aiutato da [[San Pietro apostolo]] e [[San Paolo di Tarso]], lo convinse a girare al largo della città. Vari storici hanno supposto che l'ambasciata portasse un'ingente quantità d'oro al sovrano unno e che lo abbia persuaso ad abbandonare la sua campagna<ref>{{cita|Luttwak|p. 62}}.</ref>, e questo sarebbe stato perfettamente in accordo con la linea politica generalmente seguita da Attila, cioè di chiedere un riscatto per evitare le incursioni unne nei territori minacciati.
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Il contesto storico in cui Attila visse fu determinante per la sua immagine pubblica, così come si venne a creare in seguito: nell'epoca di declino dell'Impero d'Occidente i suoi conflitti con Ezio (spesso chiamato "l'ultimo dei Romani") uniti alla esoticità della sua cultura, favorirono l'immagine del barbaro feroce e nemico della civiltà che è stata rappresentata in seguito in innumerevoli opere d'arte. Le saghe epiche in cui egli appare ci danno invece un'immagine più sfumata: un nobile e generoso alleato, come l'Etzel dei Nibelunghi, o il crudele Atli della ''Saga Volsunga'' e dell{{'}}''Edda poetica''. Alcune storie nazionali comunque lo dipingono sempre in modo positivo: in [[Ungheria]] i nomi di Attila e della sua seconda moglie Ildikó sono tuttora comuni. Sullo stesso piano si inserisce l'opera ''A láthatatlan ember'' (pubblicata in inglese come ''Slave of the Huns'') dell'autore ungherese [[Géza Gárdonyi]], ampiamente basata sull'opera di Prisco, che fornisce un'immagine di Attila come capo saggio ed amato.
Il nome "[[Attila (nome)|Attila]]" sarebbe, secondo alcuni, di origine [[Lingue germaniche|germanica]]. "Attila" in lingua gota (i [[Goti]] partecipavano alla confederazione di genti guidata da Attila) significherebbe "piccolo padre"<ref>{{Cita|Rouche|cap. VI: ''L'apogeo di Attila (435-452)'', p. 172}}.</ref> (''atta'': "[[padre]]" più il suffisso diminutivo ''-la'') ed "Attila" fu un nome usato dai germani<ref>{{Cita libro|autore-capitolo=Otto Maenchen-Helfen |titolo=The World of the Huns|lingua=en|editore=University of California Press|anno=1973 |url=http://www.kroraina.com/huns/mh/ |posizione=[http://www.kroraina.com/huns/mh/mh_4.html Cap. 9.4]|ISBN=978-0-520-01596-8|via=''kroraina.com''}}</ref>. Questo fatto mostra l'alto livello di matrimoni interetnici anche tra i nobili unni. Lo stesso [[Uldino]], re degli Unni prima di Attila, aveva un nome germanico.
== Il mistero del sepolcro di Attila ==
Della tomba di Attila si persero le tracce già in epoca del tardo impero romano. D'altronde è verosimile il racconto di [[Prisco di Panion|Prisco]] (ripreso secoli dopo da [[Giordane]] e da [[Paolo Diacono]]) secondo cui il grande condottiero e sovrano unno fu sepolto in una tripla bara (l'interna d'oro massiccio, d'argento massiccio l'intermedia e di ferro l'esterna) a simboleggiare che le ricchezze furono da lui conquistate con la guerra. La sepoltura avvenne in una notte di [[novilunio]], in una [[radura]] (o in una [[brughiera]]) immersa nella bruma, non in un tumulo, come consuetudine di quel popolo, ma in una semplice fossa, di cui non sarebbe rimasta traccia visibile già una settimana dopo, anche a causa della tradizione dei nomadi uralo-altaici di calpestare più volte il terreno di sepoltura con la cavalleria allo scopo di compattare il terreno e di favorire la ricrescita del manto erboso.
Verosimile è pure il fatto che la fossa fosse stata scavata dagli schiavi, così come la deposizione del cadavere e del corredo funebre di favoloso valore sarebbe stata opera loro e che le quattro guardie, incaricate di sorvegliare il buon esito del funerale, avrebbero al termine eliminato questi scomodi testimoni e sarebbero esse stesse state epurate al loro rientro alla reggia, appunto perché fosse mantenuto il segreto totale circa l'ubicazione della sepoltura. Prisco -al proposito- scrive che "... Un silenzio di morte avvolse allo stesso tempo la salma deposta e coloro che la deposero..."
Il sepolcro sarebbe prossimo ad un importante corso d'acqua, come nella tradizione religiosa unna. Secondo Silvia Blason Scarel<ref name=Blason >{{Cita libro |autore=Silvia Blason Scarel e Gruppo Archeologico Aquileiese |titolo=Attila e gli Unni|anno=1995 |pp=194-195 |ISBN=88-7062-874-4}}</ref> alcuni fiumi potrebbero essere quelli indicati da Prisco ove riposa tuttora il corpo di Attila. Meno probabile di tutte le localizzazioni è quella che vede l'alto [[Isonzo]] presso [[Tolmino]], nell'attuale [[Slovenia]] Occidentale. Più probabili risultano essere il medio [[Tibisco]], in [[Ungheria]], perché non lontano Attila aveva eretto la sua capitale, e la confluenza tra i fiumi [[Mura (fiume)|Mura]] e [[Drava]], nella [[Croazia]] orientale, che, seppur lontano dalla reggia di Attila e prossima al confine dell'[[Impero romano d'Occidente]], potrebbe appunto esser stata scelta per la sua lontananza.
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[[File:Attila ábrázolás Wilhelm Dilich Ungarische Chronica.jpg|thumb|upright|Rappresentazione del [[XVII secolo]] di Attila re degli [[Unni]]]]
* L'opera più nota in cui compare come personaggio è il ''[[La canzone dei Nibelunghi|Nibelungenlied]]'' ("il Canto dei Nibelunghi"), in cui è chiamato Etzel (la sua figura si fonde con quella del generale Romano [[Flavio Ezio|Ezio]]), ed in cui diventa il secondo marito di [[Gudrun (mitologia)|Crimilde]], che lo sfrutta per vendicare l'uccisione del primo marito [[Sigfrido]]. In un banchetto-tranello, gli Unni di Attila uccideranno tutti i [[Burgundi]].
* Nella letteratura scandinava Attila è presente nel poema epico norreno ''La ballata di Hloth e Anatyr'', in cui è indicato come Hotli e nella più ampia ''Saga di Hervoir'', in cui sono riproposte le nozze con Gudrun (o Crimilde)<ref>{{cita|Luttwak|p. 31}}.</ref>. Attila è figura importante anche nei carmi eroici che concludono l{{'}}''[[Edda poetica]]''.
* In molti testi medievali relativi a [[sant'Orsola]], non solo agiografici, è Attila il capo unno che fa uccidere la principessa e le sue compagne a Colonia <ref>{{cita libro|autore1=Vera Schauber|autore2=Hanns Michael Schindler|titolo=Santi e patroni nel corso dell'anno|città=Città del Vaticano|editore=Libreria Editrice Vaticana|traduttore=F. Ricci|p=548|isbn=9788820924126}}</ref>. Oggi però si ritiene che l'eccidio sia avvenuto nel 385, ad opera di altri Unni, vissuti quindi prima di Attila.
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{{I Nibelunghi}}
{{Controllo di autorità}}
{{Portale|antica Roma|biografie|mitologia}}
[[Categoria:Mitologia norrena]]
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