Monastero di Lispida: differenze tra le versioni

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La scarsità di documentazione scritta non permette di individuare con certezza la data e le circostanze della sua fondazione; tuttavia, è possibile far risalire la presenza dei [[Canonici regolari di Sant'Agostino confederati|canonici di Sant' Agostino]] a Lispida fin dall’inizio del [[XII secolo]] quando il [[vescovo]] Sinibaldo fece insediare l’ordine dei regolari in molte diocesi di [[Padova]], contribuendo così alla sua diffusione e rinascita.<ref name=":1" />
 
La prima testimonianza documentaria è una bolla di papa [[Papa Eugenio III|Eugenio III]], datata 15 giugno 1150 e indirizzata al [[priore]] Marco e ai suoi frati ''“ecclesie sancte Marie de Ispida”''<ref name=":2">{{Cita libro|curatore=Andrea Gloria|titolo=Codice diplomatico padovano: dall'anno 1101 alla pace di Costanza, (25 giugno 1183)|anno=1879|città=Venezia|pp=390-392; pp. 215-216}}</ref>, un gruppo di canonici regolari che faceva vita comune secondo il regolamento monastico diffuso fra il clero nel XII secolo. La bolla poneva il luogo sotto la speciale protezione della [[Santa Sede]], confermava l’osservanza della regola Agostiniana e il controllo di tutti i beni di cui disponevano, includendo possedimenti della loro chiesa, ma anche donazioni, largizioni o concessioni ricevute. Il papa, inoltre, concesse loro dieci appezzamenti di terra situati sul monte Lispida (di proprietà della Curia romana) in cambio di un solo bisanzio l’anno<ref name=":1" />.

A causa della seconda discesa in Italia di [[Federico Barbarossa]], il priore di Lispida si rifugiò nel monastero di San Zaccaria a [[Venezia]], dove fu accolto e ospitato dalla [[badessa]] Giseldura, probabilmente nell’anno 1160 (dal momento che il ritorno a Lispida avviene verso il 1164). Un documento datato 1170 riguardante una lite scaturita tra i due sul possedimento di alcuni beni che la badessa considerava come un risarcimento per le spese sostenute dal monastero, consente di affermare che il priore fu rettore di Lispida per un ventennio circa<ref name=":2" />.
 
Nella documentazione successiva il monastero viene menzionato in occasione del censo annuale del 1192 e nel [[testamento]] di Almerico canonico della [[cattedrale]] di Padova del 14 aprile 1197, con il quale egli lasciava dieci soldi a un [[eremita]] di Lispida. Risultano importanti ai fini della ricostruzione della storia del monastero una lettera di papa [[Papa Onorio III|Onorio III]] risalente al 1225 e due bolle papali del 1226 e del 1227. Con la prima il pontefice metteva sotto la propria protezione la comunità, il monastero e tutti i beni appartenuti ai religiosi, compreso il monte di Lispida (il quale, evidentemente, da pertinenza della Santa Sede passò a essere proprietà del comune di Monselice). Con la bolla papale del 18 marzo 1226, Onorio III avanzava l’eventualità di unire Santa Maria di Lispida con Santa Maria delle Carceri, al fine di fronteggiare il gravoso stato di povertà in cui versava il complesso. Fu con la successiva bolla del 10 maggio 1227, emanata da papa [[Papa Gregorio IX|Gregorio IX]], che il priore delle Carceri ricevette l’ordine di riformare il monastero di Lispida. In quello stesso mese, papa Gregorio IX chiese ufficialmente al [[Podestà (medioevo)|podestà]] di Padova e all’[[arciprete]] di San Giovanni di Valle Veronese di porre fine alle ingiustizie perpetrate nei confronti di ''“fratres et sorores”'' di Lispida da parte di alcuni cittadini di Padova e della diocesi di Padova, colpevoli di sfruttare le risorse presenti sul monte (pietra e legname) provocando danni alla piccola comunità. La presenza di una doppia comunità viene confermata anche da un documento papale del 13 aprile 1230 e nel testamento di Buffono de Bertoloto del 9 agosto 1238 col quale lasciava quaranta soldi alle sorelle di Lispida.<ref name=":1" />