Regno d'Italia (1805-1814): differenze tra le versioni

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Il 5 giugno [[Eugenio di Beauharnais]], figlio di prime nozze della moglie di Napoleone [[Giuseppina di Beauharnais|Giuseppina]], fu nominato viceré d'Italia; Bonaparte si fidava ciecamente di lui ed era sicuro di non doverne temere il perseguimento di obiettivi politici propri; il viceré stabilì la propria residenza nella [[Villa Reale di Monza]].
 
Con la [[pace di Presburgo]] del 26 dicembre [[1805]] l'[[Impero austriaco]] rinunciò alla [[Provincia Veneta]], che fu quindi unita al Regno d'Italia. Al contempo l’imperatorel'imperatore decise di aggregare [[Lunigiana]] e [[Garfagnana]] al principato della sorella [[Elisa Bonaparte]].<ref>Decreto 30 marzo 1806</ref> Il [[Ducato di Guastalla]] dell’altradell'altra sorella [[Paolina Bonaparte]] fu di contro annesso al Regno.<ref>Decreto 24 maggio 1806</ref> Con la [[convenzione di Fontainebleau]], stabilita il 10 ottobre [[1807]], il Regno d'Italia napoleonico cedette [[Monfalcone]] all'Austria, ottenendo in cambio la città di [[Gradisca d'Isonzo|Gradisca]]<ref>[http://www.maas.ccr.it/h3/h3.exe/aguida/d50401 « Atti amministrativi di Gorizia » , 1803-1809, bb. 102. ,vol. IV, pag. 764]</ref> e spostando così il confine con l'Austria lungo il fiume [[Isonzo]].
 
Il Regno d'Italia napoleonico includeva così fin dal [[1806]] tutti i territori adriatici della [[Repubblica di Venezia]], ossia anche l'[[Istria]] e la [[Dalmazia]]. Nel [[1808]] il generale Marmont vi annesse anche il territorio della [[Repubblica di Ragusa]]: per quasi due anni Ragusa fece parte politicamente dell'Italia e, per decreto del governatore [[Vincenzo Dandolo]], la lingua italiana - già utilizzata nei secoli precedenti assieme al latino - vi divenne ufficiale nell'amministrazione e nelle scuole, come in tutta la Dalmazia.
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Del Consiglio di Stato, dotato di un segretario generale e di alcuni sostituti, facevano parte anche gli stessi ministri, che potevano inoltre partecipare alle sedute dei tre consigli degli otto consultori, dei dodici legislatori e dei quindici uditori, quando fossero in trattazione oggetti riguardanti i loro dipartimenti. Il Consiglio di Stato fu dichiarato cessato con proclama del commissario plenipotenziario austriaco conte di Bellegarde del 25 maggio 1814.<ref name="archivi">[http://www.lombardiabeniculturali.it/istituzioni/storia/?unita=04.05 Regno d'Italia - Archivi storici - Lombardia Beni Culturali] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20160305142312/http://www.lombardiabeniculturali.it/istituzioni/storia/?unita=04.05 |data=5 marzo 2016 }}.</ref>
 
Il Ministero dell’internodell'interno fu affidato il 16 gennaio 1806 a [[Ludovico Arborio di Breme]]. La sua gestione fu ritoccata con le direzioni della polizia, dei comuni, delle scuole e lavori pubblici, della beneficenza.<ref>[https://www.lombardiabeniculturali.it/istituzioni/schede/8000274/?view=toponimi&hid=0 Interno ]</ref>
 
Il Ministero della guerra fu affidato al generale [[Marie-François Auguste de Caffarelli du Falga|Augusto Caffarelli]].
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{{vedi anche|Dipartimenti italiani#Dipartimenti del Regno d'Italia}}
[[File:1807KingdomItaly.jpg|thumb|right|Il Regno d'Italia nel [[1807]], quando includeva anche l'[[Istria]] e la [[Dalmazia]] anteriormente [[Repubblica di Venezia|veneziane]]. La [[Repubblica di Ragusa]] venne annessa nella primavera del [[1808]] dal generale Marmont: fu l'unica volta nella storia moderna che [[Ragusa di Dalmazia]] venne annessa all'Italia.]]
Il decreto sull’amministrazionesull'amministrazione pubblica dell’8dell'8 giugno [[1805]] regolò gli enti locali del Regno. Il governo dei dipartimenti fu affidato unicamente ai prefetti coi loro consigli di prefettura, sciogliendo le amministrazioni centrali repubblicane. Veniva invece confermata la rappresentanza oligarchica dei consigli generali di 30 o 40 membri. Le viceprefetture, su cui nel precedente quinquennio c’erac'era stata molta indecisione, vennero definitivamente riattivate col nuovo nome di distretti, affiancandole da consigli distrettuali di 11 membri. I vecchi distretti invece vennero ribattezzati cantoni e limitati agli ambiti dei giudici di pace e dei cancellieri del censo. I comuni furono finalmente tutti dotati di una municipalità e di un consiglio comunale, la cui numerosità era individuata da tre soglie.<ref>Trattavasi delle soglie di {{formatnum:3000}} e {{formatnum:10000}} abitanti della Repubblica Cisapina, e che sussistono ancora oggi nel Testo unico degli enti locali della Repubblica Italiana. I consigli comunali erano di 40, 30 o 15 membri.</ref> Nei grandi e medi comuni c’erac'era un podestà nominato dal re per tre anni con sei o quattro savi ad assisterlo, i piccoli comuni avevano un [[sindaco]] annuale con due anziani, tutti scelti dal prefetto fra i cittadini più ricchi. In generale, tutti gli amministratori erano nominati dall’altodall'alto.<ref>[https://books.google.it/books?id=l8cGcpIS-RIC&pg=PA151&hl=it&source=gbs_toc_r&cad=2#v=onepage&q&f=false Decreto 8 giugno 1805]</ref>
 
Nel [[1806]] i territori del Regno d'Italia furono suddivisi in sei Divisioni Territoriali Militari, con comando a [[Milano]], [[Brescia]], [[Mantova]], [[Ancona]], [[Venezia]] e [[Bologna]].