Engelbert Dollfuß: differenze tra le versioni
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=== L'attentato e la morte ===
{{Vedi anche|Putsch di luglio}}
Dollfuß stava presiedendo il Consiglio dei ministri quando un corteo di [[automobile|automobili]] entrò nella sede della cancelleria. A bordo vi erano uomini che indossavano la [[divisa]] dell'[[Bundesheer|esercito austriaco]]. Dollfuß pensò che i nuovi arrivati fossero i rinforzi della guardia. Si trattava invece dei [[cospirazione|congiurati]] nazisti: 154 uomini che occuparono facilmente il [[palazzo]].<ref>In effetti quegli uomini (erano membri delle [[SS|SS austriache]]) erano travestiti da [[soldato|soldati]] austriaci. Quando videro Dollfuss, gli spararono a bruciapelo sul [[collo]].</ref>
[[File:DollfussEnGinebra1933.jpeg|thumb|Dollfuß a [[Ginevra]] nel 1933.]]
Nonostante la morte di Dollfuß, il colpo di stato fallì. Forze fedeli alla Repubblica austriaca, guidate dal Ministro della Giustizia [[Kurt Alois von Schuschnigg]], ebbero presto ragione dei rivoltosi che furono arrestati<ref>Tredici di loro furono poi fatti giustiziare per [[impiccagione]] sotto il nuovo governo dello stesso Schuschnigg ([[William Shirer]], ''[[Storia del Terzo Reich]]'', pag. 308)</ref>. Mussolini non ebbe esitazioni nell'attribuire l'attentato al dittatore tedesco: la notizia lo raggiunse a [[Cesena]], dove stava esaminando i [[Progetto|progetti]] per un [[ospedale psichiatrico]]. Il Duce diede personalmente l'annuncio alla vedova, che si trovava ospite presso la sua villa di [[Riccione]] con i figli<ref>Si veda per esempio Il Mattino, 29 luglio 1934, pag. 7</ref>. Egli mise anche a disposizione di Starhemberg, che trascorreva un periodo di vacanza a [[Venezia]], un [[aeroplano|aereo]] che consentì al principe di rientrare precipitosamente a Vienna e di fronteggiare con la sua [[milizia]], e con l'[[autorizzazione (diritto)|autorizzazione]] del presidente Miklas, gli assalitori nazisti.<ref name=Lamb1>Richard Lamb, ''Mussolini e gli [[inglesi]]'', Corbaccio, [[Milano]], 1997, pag. 149</ref>
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