Benedetto Croce: differenze tra le versioni

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Viene nominato senatore nel [[1910]] e dal [[1920]] al [[1921]] è ministro della [[Pubblica Istruzione]] nel 5° e ultimo governo [[Giovanni Giolitti | Giolitti]]. Rompe definitivamente col [[fascismo]], solo dopo il delitto [[Giacomo Matteotti |Matteotti]]. Nello stesso anno rompe anche con [[Giovanni Gentile]], il quale gia dal [[1903]] collabora con la sua rivista ''la Critica'', per discrepanze filosofiche e politiche. [[Giovanni Gentile | Gentile]] con la pubblicazione del [[Manifesto degli intellettuali fascisti]] nel [[1925]], si schiera definitivamente dalla parte del [[fascismo]] e Croce risponde, pubblicando a sua volta, un altro manifesto scritto da vari intellettuali antifascisti nel quale viene denunciata la violenza e la soppressione della libertà di stampa da parte del regime.
Si allontana quindi dalla vita politica fino alla fine della [[seconda guerra mondiale]] e, nella confusione politica che essa ha portato cerca di mediare tra i vari partiti antifascisti. È, infatti, Ministro senza portfoglioportafoglio nel secondo Governo [[Pietro Badoglio | Badoglio]] ([[1944]]). Entra anche a far parte del primo Governo
[[Ivanoe Bonomi | Bonomi]] sempre come ministro senza portafoglio, appena dopo la liberazione di [[Roma]], solo per darne le dimissioni qualche mese dopo il 27 luglio.
Dal [[1943]] è segretario del [[Partito Liberale Italiano | Partito Liberale]], ne esce nel [[1946]] per contrasto con la scelta a favore della monarchia.
Fece parte dell'[[Assemblea Costituente]]. Nel 1946 fondò in Napoli l'[[Istituto Italiano per gli Studi Storici]] destinando a sua sede un appartamento di sua proprietà, accanto alla sua abitazione e biblioteca, nel [[Palazzo Filomarino]].
Fece parte dell'[[Assemblea Costituente]].
 
 
===La sua opera===