Giovanni Gentile: differenze tra le versioni

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=== L'impegno per una cultura fascista ===
[[File:Manifesto degl'intellettuali del Fascismo.png|thumb|upright=1.7|Incipit del [[Manifesto degli intellettuali fascisti]].]]
[[File:Gentile e Mussolini esaminano i primi volumi della Treccani.jpg|thumb|Giovanni Gentile e Benito Mussolini mentre esaminano i primi volumi dell'[[Enciclopedia Italiana]]]]
Gentile resta fascista e nel [[1925]] pubblica il [[Manifesto degli intellettuali fascisti]], in cui vede il fascismo come un possibile motore della rigenerazione morale e religiosa degli italiani e tenta di collegarlo direttamente al Risorgimento. Questo manifesto sancisce l'allontanamento definitivo di Gentile da [[Benedetto Croce]], che gli risponde con un [[Manifesto degli intellettuali antifascisti|Antimanifesto]]. Nel [[1925]] promuove la nascita dell'[[Istituto Nazionale di Cultura Fascista|Istituto Nazionale Fascista di Cultura (INFC)]], di cui è presidente fino al [[1937]].
 
In virtù della sua appartenenza organica al regime, Gentile consegue un forte arricchimento in termini economici e già all'inizio degli anni Trenta la sua famiglia si attesta su un tenore di vita parecchio elevato<ref>{{Cita|Franzinelli 2021|pp. 159-61.}}</ref>. Gentile realizza anche un notevole accumulo di cariche culturali, accademiche e politiche<ref>{{Cita|Franzinelli 2021|p. 165.}}</ref>, grazie alle quali esercita durante tutto il ventennio fascista un forte influsso sulla cultura italiana, specialmente nel settore amministrativo e scolastico.
[[File:Gentile e Mussolini esaminano i primi volumi della Treccani.jpg|thumb|left|Giovanni Gentile e Benito Mussolini mentre esaminano i primi volumi dell'[[Enciclopedia Italiana]]]]
 
È il direttore scientifico dell'[[Enciclopedia Italiana]] dell'[[Istituto Treccani]] dal [[1925]] al [[1938]], e vicepresidente di tale istituto dal [[1938]], dove accolse numerosi "collaboratori non fascisti" come il socialista [[Rodolfo Mondolfo]]<ref name=autogenerato2>{{cita|Paolo Simoncelli|p. 41}}.</ref>. A Gentile si devono in gran parte il livello culturale e l'ampiezza della visione dell'opera: invitò infatti «a collaborare alla nuova impresa 3.266 studiosi, di diverso orientamento»<ref name="Benedetti41"/>, poiché «nell'opera si doveva coinvolgere tutta la migliore cultura nazionale, compresi molti studiosi [[ebrei]] o notoriamente [[antifascisti]], che ebbero spesso da tale lavoro il loro unico sostentamento».<ref name="Benedetti41">Amedeo Benedetti, "L'Enciclopedia Italiana Treccani e la sua biblioteca", ''Biblioteche Oggi'', Milano, n. 8, ottobre 2005, p. 41</ref> Egli riesce in tal modo a mantenere una relativa autonomia, nella redazione dell'enciclopedia, dalle interferenze del [[regime fascista]].
La collaborazione di antifascisti all'enciclopedia suscita critiche fra le gerarchie, cui Gentile risponde rassicurando Mussolini in una lettera del luglio 1933, in cui scrive fra l'altro che ai non iscritti al partito nazionale fascista «non è dato di inserire di proprio una sola parola nel testo della ''Enciclopedia''», e che «nessun collaboratore, in nessuna materia, ha mano libera; e tutti gli articoli sono soggetti a rigorosa revisione»<ref>Lettera di Giovanni Gentile a Benito Mussolini, 8 luglio 1933, citata in {{Cita|Franzinelli 2021|pp. 153-4.}}</ref>. Tutte le voci dell'enciclopedia che riguardano il fascismo sono sottoposte all'approvazione preventiva di Mussolini<ref>{{Cita|Franzinelli 2021|pp. 154-5.}}</ref>. La voce sulla dottrina del fascismo, la cui prima parte è in realtà scritta da Gentile, viene firmata dal solo Mussolini<ref>{{Cita|Franzinelli 2021|p. 155.}}</ref>. Il dittatore, costantemente informato dell'andamento dei lavori, legge in bozza i lemmi di suo interesse e talora suggerisce modifiche<ref>{{Cita|Franzinelli 2021|p. 158.}}</ref>.
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Gentile fu ministro della pubblica istruzione e nel [[1923]] mise in atto la sua [[riforma Gentile|riforma scolastica]], elaborata assieme a [[Giuseppe Lombardo Radice]] e definita da Mussolini "la più fascista delle riforme", in sostituzione della vecchia [[legge Casati]].<ref name=rif>{{Cita web |url=http://www.pbmstoria.it/unita/scuola/lariformagentile.php |titolo=''La riforma Gentile'' |accesso=2 novembre 2014 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150214025450/http://www.pbmstoria.it/unita/scuola/lariformagentile.php |dataarchivio=14 febbraio 2015 |urlmorto=sì }}</ref>
 
Essa era fortemente [[meritocrazia|meritocratica]] e [[Classismo|censitaria]]; dal punto di vista strutturale Gentile individua l'organizzazione della scuola secondo un ordinamento gerarchico e centralistico. Una scuola di tipo piramidale, cioè pensata e dedicata «ai migliori» e rigidamente suddivisa a livello secondario in un ramo classico-umanistico per i dirigenti e in un ramo professionale per il popolo. I gradi più elevati erano riservati agli alunni più meritevoli, o comunque a quelli appartenenti ai ceti più abbienti.<ref>Si veda anche ne {{cita pubblicazione|titolo=Il fascismo al governo della scuola|url=https://books.google.it/books?id=hZsbAQAAMAAJ&sitesec=buy&source=gbs_atb|rivista=Annali|editore=Istituto Giangiacomo Feltrinelli|volume=1958-1974 (di 15 voll.)|città=Milano|anno=1974|oclc=1588868}}:
{{Citazione|[Boffi:] ''Qual è il criterio su cui si è fondata Vostra Eccellenza nella limitazione delle iscrizioni?'' — [Gentile:] Questa limitazione non c'è nella scuola complementare come non ci sarà nella scuola d'arte e nelle scuole professionali; essa è propria delle scuole di cultura e risponde alla necessità di mantenere alto il livello di dette scuole chiudendole ai deboli e agli incapaci; dipende anche dalla riduzione del numero degli scolari nelle singole classi fatta per evidenti ragioni didattiche, quelle stesse che hanno consigliato l'abolizione delle classi aggiunte; ma soprattutto dalla necessità di consigliare agli italiani un diverso indirizzo nella loro attività. <br/>
Noi abbiamo troppi ed inutili, quando non son valenti, professionisti, ed abbiamo invece molto bisogno di industriali, di commercianti, di artieri, di minuti professionisti, che portino nella esplicazione delle loro arti e dei loro mestieri quello spirito fine della Nazione che finora li ha spinti a disertare le scuole industriali, commerciali e professionali per seguire la scuola umanistica.|{{cita libro|titolo= Il fascismo al governo della scuola (novembre '22-aprile '24): discorsi e interviste|autore= R.Sandron|curatore= Ferruccio E. Boffi|data= 1924|p=331}} }}</ref>