Jacob Burckhardt: differenze tra le versioni
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== La storiografia di Burckhardt ==
Critico nei confronti della moderna [[Rivoluzione industriale|società industriale]] e contrario alle tendenze [[Idealismo|idealistiche]] e [[Storicismo|storicistiche]] dominanti nel mondo accademico dell'epoca, ammiratore del [[realismo politico]] di [[Machiavelli]] e critico di [[Rousseau]]<ref>Da ''La civiltà del Rinascimento in Italia'', traduzione di D. Valbusa, G. C. Sansoni editore, Firenze, 1876, [https://archive.org/details/laciviltdelrin01burc/page/114/mode/1up vol. I, p. 114].</ref><ref>Friedrich Nietzsche Jacob Burckhardt, ''Carteggio'' , a cura di Mazzino Montinari, SE, Milano, 2003, pp. 92-93. ISBN 88-7710-588-7</ref><ref name="Rousseau">"La grande sventura ha avuto inizio nel secolo scorso, principalmente per opera di Rousseau, con la sua teoria della [[Buon selvaggio|bontà della natura umana]]. La plebe e gli intellettuali ne hanno distillato la dottrina di un'[[età dell'oro]], che non avrebbe mancato di giungere, sol che si fosse lasciato dominare l'elemento nobile dell'umanità. Come sanno anche i bambini, la conseguenza fu una completa dissoluzione del concetto di autorità nelle menti dei comuni mortali, e si è periodicamente caduti preda della violenza pura. Negli strati intellettuali delle nazioni occidentali, frattanto, l'idea della bontà naturale si era trasformata in quella del progresso, ossia del guadagno e del comfort assoluto, pacificando la coscienza con la filantropia. [...] L'unico rimedio possibile sarebbe che finalmente l'insensato ottimismo scomparisse dalle menti dei grandi e dei piccini. Neppure il nostro cristianesimo attuale è all'altezza di questo compito, perché, da cent'anni a questa parte, si è troppo compromesso con tale ottimismo. La trasformazione deve venire e verrà, ma Dio sa dopo quante sofferenze. (dalla lettera a Friedrich von Preen da Basilea, 2 luglio 1871; con diversa traduzione, di Luca Farulli, in Sellerio 1993, pp. 180-181.)</ref>, egli elaborò una particolare disamina storiografica, chiamata ''Kulturgeschichte'' ([[Storia culturale|storia della cultura]] - ''cultura'' nel senso di civiltà) nella quale enfatizzava lo studio dell'[[arte]], della cultura e dell'[[estetica]].<br />
Tra le opere postume si ricordano "''Considerazioni sulla storia universale''", pubblicata nel [[1905]], e "Storia della [[Grecia antica|civiltà greca]]" ([[1898]]-[[1902]], edizione italiana [[1955]]), dove la civiltà greca è considerata essere il primo passo sul cammino di sviluppo dell'individualità e spiritualità umane.
Ebbe un ruolo marginale nel panorama dell'[[Ottocento]], ma venne rivalutato tra le due [[guerra mondiale|guerre mondiali]] quando tornarono in auge le opere storiche di carattere [[scetticismo filosofico|scettico]] e [[pessimismo|pessimistico]] del secolo precedente.
Di impostazione moderatamente [[Conservatorismo|conservatrice]]<ref>[https://hls-dhs-dss.ch/it/articles/017458/2010-10-28/ Conservatorismo] - Dizionario storico della Svizzera]</ref><ref name="Rousseau"/>, mostrò freddezza se non opposizione verso le idee [[Liberalismo|liberali]], [[Democrazia|democratiche]] e [[Socialismo|socialiste]], ma anche verso il [[nazionalismo]], in particolare modo [[Nazionalismo tedesco|quello tedesco]], occupandosi intensamente degli sviluppi [[economia|economici]] e [[politica|politici]] contemporanei, e portando l'attenzione ai possibili scenari futuri: giudicava infatti allarmanti i [[Militarismo|militarismi]] e i nazionalismi in crescita in [[Europa]]. Vedeva nella [[rivoluzione francese]] - a suo parere fallita per l'[[ottimismo]] acritico, la troppa fede nel [[progresso]], e, nei suoi aspetti radicali, per la poca attenzione alla vera cultura e ad un "programma positivo"<ref name="Rousseau"/> - l'origine di tale nazionalismo
==Nietzsche e Burckhardt==
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