Giosuè Carducci: differenze tra le versioni

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|collegio2 = [[Lugo di Romagna]]
|sito2 = {{Deputati Regno}}
 
|carica3 = Membro del Consiglio Superiore dell'Istruzione
|mandatoinizio3 = 12 maggio [[1881]]
|mandatofine3 = 16 febbraio [[1907]]
 
|partito = [[Estrema sinistra storica]]
|titolo di studio = [[Laurea]] in [[filosofia]] e [[filologia]]
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La relazione culminerà nel 1873 con la nascita di [[Gino Piva]], ritenuto figlio legittimo del generale garibaldino Domenico Piva.<ref>La paternità di Carducci è stata dimostrata da [[Guido Davico Bonino]] nell'opera ''Il leone e la pantera. Lettere d'amore a Lidia (1872-1878)'', Roma, Salerno, 2010</ref> Carducci, tuttavia, nutriva una profonda gelosia per l'amico Panzacchi che era in confidenza con Piva e che con lei (dopo che con Torriani) aveva avuto dei trascorsi. Si arrivò addirittura al punto in cui Carducci ruppe con Panzacchi e gli rimandò indietro i suoi libri. Panzacchi, invece, non fece altrettanto, nutrendo una vera e propria venerazione per il ''vate'': con il tempo il dissidio si placò.<ref>C. Mariotti, ''Panzacchi e la buona melica'', in E. Panzacchi, ''Lyrica'', a cura di C. Mariotti, Roma, Salerno editrice, 2008, pp. XLIX-L</ref>
 
Più avanti Carducci ebbe un altro legame extraconiugale: conobbe nel 1890 la scrittrice [[Annie Vivanti]] e con lei instaurò una relazione sentimentale.<ref>{{cita web|url=http://archiviostorico.corriere.it/2005/giugno/11/Annie_Orco_storie_amore_cinismo_co_9_050611033.shtml |titolo=Annie e l'Orco: storie d'amore e cinismo|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20151208150753/http://archiviostorico.corriere.it/2005/giugno/11/Annie_Orco_storie_amore_cinismo_co_9_050611033.shtml }}</ref><ref>{{Cita web|autore=G.Cattaneo|url=http://books.google.es/books?id=M9JLAAAAMAAJ |titolo=Il gran lombardo|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140721045700/http://books.google.es/books?id=M9JLAAAAMAAJ |anno=1991|p=40 }}</ref>
 
=== Poeta nazionale ===
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[[File:Courmayeur 1870.jpg|thumb|upright=1.2|Una foto d'epoca di Courmayeur]]
Dall'estate [[1884]] Carducci inaugurò l'usanza di trascorrere l'estate in località alpine. Quell'anno soggiornò a [[Courmayeur]], dove scrisse la barbara ''Scoglio di Quarto'', ispirata dalla visita genovese che precedette l'arrivo in montagna. L'aria salubre dovette rivelarsi una necessità ancor più forte negli anni successivi, dopo che nel [[1885]] fu colto per alcuni istanti da una semiparalisi del braccio destro mentre era intento agli studi quotidiani.<ref>{{Cita|Chiarini|pp. 258-260}}.</ref>
[[File:Giosuè Carducci.jpg|thumb|Monumento<ref>{{cita web|url=https://turismodantan.wordpress.com/2021/08/13/le-vacanze-valdostane-di-giosue-carducci/|titolo=Le vacanze valdostane di Giosuè Carducci|autore=Chantal Vuillermoz|data=13 agosto 2021}}</ref> inaugurato vicino al Comune di Courmayeur nel settembre del 1912, opera dello scultore [[Cesare Reduzzi|Reduzzi]] con la lapide dell'Ode<ref>"''Salve Pia Courmayeur, che l'ultimo riso d'Italia al piè del Gigante dell'Alpi regni soave! Te datrice di posa e di canti, io reco nel verso d'Italia...''"</ref> dedicata alla località montana composta nel 1889]]
 
Non era una cosa grave, ma i medici gli imposero di prendere un periodo di riposo. Fu così che si recò per la Pasqua a casa della figlia Beatrice, a [[Livorno]], e tornando a [[Bologna]] fece tappa a [[Castagneto Carducci|Castagneto]], ritrovando i luoghi maremmani dell'infanzia, che continuavano a conservare nella sua fantasia un aspetto mitico. Assieme a un gruppo di amici banchettò allegramente a [[Castagneto Carducci|Donoratico]], «circonfuso di calore e di luce, lì all'ombra della fiera torre, in un bosco fresco di lecciuoli e di giovani querce».<ref>A. Borsi, «Il Carducci in Maremma», in ''Rivista d'Italia'', maggio 1901, pp.36-37</ref>
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Le ''[[Odi barbare]]'' sono una raccolta di cinquantasette liriche scritte tra il [[1873]] e il [[1889]]. Rappresentano il tentativo del Carducci di riprodurre la [[Metrica classica|metrica quantitativa]] dei Greci e dei Latini con quella [[Metrica italiana|accentuativa]] italiana. I due sistemi sono decisamente diversi, ma già altri poeti prima di lui si erano cimentati nell'impresa, dal Quattrocento in poi, su tutti [[Leon Battista Alberti]], [[Gabriello Chiabrera]] e specialmente [[Giovanni Fantoni]]. Egli pertanto chiama le sue liriche ''barbare'' perché tali sarebbero sembrate non solo ad un Greco o ad un Latino, ma anche a molti Italiani.
 
Predominano nelle ''Odi barbare'' il tema [[Storia|storico]] e quello [[Paesaggio|paesaggistico]] con accenti più intimi, come nella poesia ''Alla stazione in una mattina d'autunno''. E ancora una volta i temi fondamentali della poesia carducciana sono gli affetti familiari, l'infanzia, la [[natura]], la storia, la [[morte]] accettata con virile tristezza come nella poesia ''Nevicata''. L'esaltazione dei classici si esprime soprattutto nelle due poesie ''Da'' ''Desenzano'' e ''Sirmione'' che sono un omaggio a [[Gaio Valerio Catullo]].
[[File:Trento - Statue of Dante.JPG|thumb|''Rime e Ritmi'' contiene [[:s:Rime e ritmi/Per il monumento di Dante a Trento|una poesia]] dedicata al [[Monumento a Dante a Trento]].]]
 
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=== Edizioni, antologie e commenti ===
Di seguito le edizioni originali di poesie e di prose comparse in volume:
 
* ''Rime'', San Miniato, Tip. Ristori, 1857.
* ''Levia gravia'', Pistoia, Tip. Niccolai e Quaternoni, 1868 (edizione definitiva presso Zanichelli, 1881).