Vincenzo Monti: differenze tra le versioni

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Gli ultimi anni: "Proposta" non "Proposte", mai stata plurale...
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Contemporaneamente, Monti scriveva anche canzoni più intime e familiari, come il dolcissimo sonetto ''Per un dipinto dell'Agricola'', dedicato alla figlia Costanza, che era stata ritratta dal [[Filippo Agricola|pittore]], o come la [[Canzone leopardiana|canzone libera]] ''Pel giorno onomastico della mia donna Teresa Pikler'', composta tra il settembre e l'ottobre del 1826. Qui, la moglie e la figlia vengono definite solo conforto alla vecchiaia del poeta, e solo motivo di dispiacere per il prossimo abbandono di un mondo che riserva solo sofferenze. Era come se "la vecchiezza, non che inaridisse la vena dell'affetto, anzi le fece più abbondante. Così, negli ultimi anni del suo vivere, egli era l'aquila che, stanca di tanti arditissimi voli, stanca di alzar le penne fino al sole o di mescersi coi nembi e le procelle, ritornava al nido per riposarvisi, chiudendo le grandi ali sul capo dei suoi cari". Nell'opera Monti ripercorre anche la propria vicenda letteraria e umana.<ref>Zumbini, p.250</ref>
 
Si schierò quindi in difesa dell'uso in letteratura della mitologia e della tradizione classica, ma al tempo stesso mantenne buoni rapporti con gli esponenti delle nuove tendenze romantiche e nel [[1827]] espresse giudizi entusiastici sulla lettura dei ''[[Promessi Sposi]]''. Si inserì nella disputa sulla questione della lingua, ponendosi su posizioni fortemente avverse al padre [[Antonio Cesari]] e ai [[Purismo (letteratura)|puristi]], sminuendo il [[XIV secolo|Trecento]] per passare in rassegna tutti gli uomini di cultura del [[XVIII secolo|Settecento]].<ref>Muscetta, p.XLV-I</ref> In questa linea si situano i sette volumi didella ''ProposteProposta di alcune correzioni ed aggiunte al Vocabolario della Crusca'', in cui, variando con maestria i toni del discorso, attacca i cruscanti mostrando molti errori da loro commessi in merito a singoli vocaboli.
 
Negli ultimi anni di vita, a partire dal 1816 e fino alla morte, ritornò sul poema in tre canti in endecasillabi sciolti ''La Feroniade'', iniziato già nel periodo romano per esaltare i progetti di bonifica delle paludi pontine, e ora ripreso con ossessiva cura formale, ma comunque non concluso e stampato postumo nel [[1832]]. ''La Feroniade'' è anche un modo di affermare una sua estraneità alla storia e al presente, proprio da parte di uno scrittore che aveva costruito la sua carriera sulla partecipazione della letteratura alle trasformazioni politiche.