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==== Aprile ====
[[File:Craxi De Mita 1986.jpg|thumb|150px|Craxi e De Mita]]
*3-6 aprile: in vista dell'incontro collegiale per la definitiva approvazione [[De Mita]] avvia un ennesimo giro di consultazioni coi partiti della maggioranza per valutare le richieste di correzioni e cancellazioni dalla bozza di programma. L'agenda del nuovo esecutivo pone tra le priorità le leggi sull'emitteza radiotelevisiva e sulla responsabilità civile dei magistrati, la conversione della centrale nucleare di [[Montalto di Castro]] e un rinnovato piano per le infrastrutture e l'occupazione del mezzogiorno.</br>Il ministero del tesoro rende noto che il disavanzo pubblico ha raggiunto i 10.332 miliardi a febbraio e che il fabbisogno di cassa per l'anno in corso ammonta a 36.119 miliardi, con un saldo da finanziare di 907 miliardi.<ref>Il messaggero, 4-7 aprile 1988</ref>
*7 aprile: per effetto del referendum abrogativo scadono i poteri della Commissione parlamentare inquirente.</br>Mentre [[De Mita]] riferisce alla direzione democristiana l'esito delle consultazioni i socialisti chiedono che nel programma del governo sia compresa la concessione della diretta televisiva a uno dei tre canali di [[Silvio Berlusconi]]. La proposta giunge con diversi mesi di anticipo sulla sentenza della [[Corte costituzionale]] che deve decidere sulla legalità dei network formati da un agglomerato di emittenti regionali. Nonostante siano previste misure per prevenire il monopolio il PCI e diversi settori della DC dichiarano subito la propria contrarietà.<ref>Il messaggero, 8 aprile 1988</ref>
*9 aprile: [[De Mita]] annuncia che i cinque partiti della maggioranza hanno raggiunto l'accordo sul programma, in particolare sull'abolizione del voto segreto. Restano dei punti da chiarire per la legge di regolamentazione delle TV private, di parziale riforma della RAI e dell'editoria, che saranno chiariti nel confronto parlamentare. Viene previsto un forte contenimento della spesa pubblica, 7.000 miliardi per l'anno in corso, 8.000 per gli anni successivi. Su precisa richiesta dei socialisti non vi saranno investimenti sulla materia del nucleare per non meno di cinque anni. Annunciata una legge per la regolamentazione dello sciopero.<ref>Il messaggero, 10 aprile 1988</ref>
*12-13 aprile: [[De Mita]] scioglie definitivamente la riserva e presenta la lista dei ministri. Vice-presidente è [[Gianni De Michelis]], la triade economica è affidata a [[Giuliano Amato]] (tesoro) [[Emilio Colombo]] (finanze) e [[Amintore Fanfani]] (bilancio), gli esteri e gli interni ad [[Andreotti]] e a [[Gava]].</br>Nelle stesse ore in cui al Quirinale è in corso la cerimonia del giuramento si apre un fronte polemico nel [[PSDI]] per la scelta dei ministri effettuata da [[Antonio Cariglia]]. Il segretario viene messo in minoranza da una nuova maggioranza che fa capo a [[Giuseppe Romita]]. <ref>Il messaggero, 13-14 aprile 1988</ref>
[[File:Roberto Ruffilli.jpg|thumb|150px|Roberto Ruffilli]]
*15-18 aprile: le [[Brigate Rosse]] uccidono il senatore [[Roberto Ruffilli]], consigliere di [[De Mita]] per le riforme istituzionali. Sulla stampa e tra i partiti viene adombrata l'ipotesi di un attacco alla formazione del governo. [[Giuseppe Gargani]], a nome del presidente incaricato, dichiara che il cammino del nuovo esecutivo non si ferma. Il neo-ministro degli interni, [[Antonio Gava]], viene chiamato a riferire in parlamento sull'episodio e su quanto si è fatto per arrestare gli ultimi brigatisti ancora liberi.<ref>Il messaggero,16-19 aprile 1988</ref>
*19-23 aprile: [[De Mita]] presenta il governo alle camere. La priorità è traghettare l'Italia all'appuntamento con l'[[Europa]] del 1992 e la riduzione del [[debito pubblico]]. Entro l'anno sarà operato un taglio alle spese tra i 6.000 e gli 8.000 miliardi, e si procederà negli anni successivi con non meno di 7.000 miliardi all'anno. Verrà abolito il voto segreto, che rimarrà in vigore per le votazioni che riguardano le persone e diritti di libertà. A nome del PSI [[Craxi]] assicura una piena e leale collaborazione ma il suo discorso è contestato dai repubblicani nel punto in cui chiede il riconoscimento dell'[[Organizzazione per la liberazione della Palestina]]. Dichiarazioni di circostanza dei liberali e dei socialdemocratici, alle prese con problemi interni per la crisi della segreteria di [[Antonio Cariglia]]. Alla camera la fiducia passa con 366 voti a favore e 215 contrari. Al senato è approvata con 177 voti a favore e 106 contrari.<ref>Il messaggero, 20-24 aprile 1988</ref>
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==== Maggio ====
[[File:Aldo Tortorella.jpg|thumb|150px|Aldo Tortorella]]
*4 maggio: dopo un incontro col Governatore della Banca d'Italia De Mita convoca un vertice coi ministri finanziari per decidere modi e termini di una manovra economica mirata a raccimolare almeno 7.000 miliardi entro l'estate. Il mancato annuncio dei provvedimenti viene contestato dalle opposizioni, per le quali il governo vuole prendere tempo fino al turno amministrativo di fine mese.<ref>Il messaggero, 5 maggio 1988</ref>
*4-5 maggio: comitato centrale PCI: viene approvata la relazione di [[Aldo Tortorella]] che riconosce nel governo negativi elementi di continuità e significativi elementi di novità. Il PCI è pronto a rispondere all'invito di [[De Mita]] per le riforme istituzionali ma non accorderà concessioni sulla necessità di procedere ad un risanamento economico che colpisca allo stesso modo tutti i redditi.<ref>Il messaggero, 5-6 mggio 1988</ref>
*5 maggio: dalle colonne de [[La civiltà cattolica]] i [[gesuiti]] prendono posizione contro l'abolizione del voto segreto. Secondo la rivista sarebbe preferibile limitarne l'utilizzo ed escluderlo da votazioni particolari come le leggi di spesa, in modo da impedire la formazione di gruppi di interesse. La stessa rivista, inoltre, definisce un grave errore il cedimento del governo sulla centrale nucleare di [[Montalto di Castro]].</br>Il ministero del tesoro rende noto che il deficit pubblico per il primo trimestre del 1988 ammonta a 26.000 miliardi, con un +670 miliardi rispetto allo stesso periodo del 1987. Nelle stesse ore socialisti e liberali espongono le loro idee contrapposte in materia economica; i primi tornano a chiedere una patrimoniale sui redditi attraverso un'imposta progressiva sulla casa (esclusa la prima), una revisione delle aliquote IRPEF e una più decisa tassazione dei redditi societari, i secondo chiedono forti tagli alla spesa sociale, particolarmente sulla sanità, e misure di sostegno alle imprese.<ref>Il messaggero, 6 maggio 1988</ref>
[[File:Berlusconi Andreotti.jpg|thumb|150px|Silvio Berlusconi con Giulio Andreotti]]
*7 maggio: [[Craxi]] smentisce il documento sull'economia presentato dal dipartimento economico del PSI. Con un breve comunicato di tre righe il segretario socialista fa sapere che le proposte devono ancora passare il vaglio della segreteria nazionale.</br>In vista di un vertice sulla materia dell'emittenza radio-televisiva i repubblicani ufficializzano una proposta che sconfessa l'accordo di governo sulla cosiddetta "opzione zero", ovvero il divieto di possedere contemporaneamente TV e giornali. Secondo il PRI, sostenuto anche dai liberali, la norma ratifica il duopolio tra la [[RAI]] e le reti di [[Silvio Berlusconi]] e impedisce al gruppo Fiat (proprietario de [[La Stampa]] e di altri periodici) di entrare nel mercato televisivo. La proposta alternativa propone di consentire il possesso contemporaneo in quote variabili tra la televisione e la carta stampata, senza eccedere nell'uno o nell'altro settore oltre un certo limite. La proposta è ben accolta dal PCI e da alcuni settori della DC, contrari a ratificare la situazione di monopolio sul settore privato da parte della [[Fininvest]].<ref>Il messaggero, 8 maggio 1988</ref>
*9 maggio: in vista del vertice di governo sulla manovra economica da 7.000 miliardi Enzo Viganò, segretario del Sindacato autonomo dei lavoratori finanziari, dichiara in una conferenza stampa che ci sono ricorsi pendenti per 50.000 miliardi, dei quali il fisco potrebbe incamerarne almeno la metà, e che lo stato ha crediti da esigere per 7.500 miliardi da imposte di successione non pagate. Il sindacato punta il dito contro l'inefficienza dell'amministrazione finanziaria che, a causa dei ritardi, deve onorare 300 miliardi all'anno di interessi.<ref>Il messaggero,10 maggio 1988</ref>
[[File:Partito Comunista Italiano - Walter Veltroni + Achille Occhetto.jpg|thumb|150px|Walter Weltroni con Achille Occhetto]]
*11 maggio: un vertice di maggioranza approva il testo del disegno di legge sull'emittenza radio-televisiva col voto favorevole di repubblicani e liberali. A poche ore dall'audizione del direttore centrale della FIAT [[Francesco Paolo Mattioli]] alla commissione cultura della camera il testo da il via libera all'opzione zero e rende più favorevoli alla [[Fininvest]] alcuni articoli. A nome del PCI [[Walter Veltroni]] dichiara che l'accordo di maggioranza è incostituzionale perché riconosce situazioni di monopolio già bocciate dalla [[Corte Costituzionale]].<ref>Il messaggero, 12 maggio 1988</ref>
*18-19 maggio: nei due rami del parlamento si svolge il dibattito sulle riforme istituzionali. I partiti si dividono sull'ipotesi di ridurre il parlamento a una sola camera, sull'abolizione del voto segreto e sul presidenzialismo. Nella discussione si inserisce una critica alle preferenze elettorali mossa da [[Mino Martinazzoli]], secondo il quale nella vasità dele circoscrizioni non rappresenta un vero legame tra eletto ed elettori.</br>In una intervista concessa all'espresso il presidente del senato giudica un errore fissare limiti di incompatibilità tra emittenza radiotelevisiva e carta stampata. Secondo [[Spadolini]] occorre una regolamentazione anti-monopolista che consenta la creazione di più network senza posizioni di predominio.<ref>Il messaggero, 19-20 maggio 1988</ref>
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==== Giugno ====
*3 giugno: consiglio dei ministri: all'ordine del giorno il disegno di legge sul riordino del sistema radio-televisivo. La normativa recepisce l'accordo tra DC e PSI che legittima il duopolio tra [[RAI]] e [[Fininvest]]. Viene confermata l'opzione zero, ovvero il divieto di possedere contemporaneamente giornali e TV, una norma che secondo i partiti minori della maggioranza e le opposizioni impedisce la nascita di emittenti nazionali concorrenti al monopolio privato di [[Silvio Berlusconi]]. Il canone di abbonamento RAI viene abolito e sostituito da una tassa di possesso sugli apparecchi riceventi, quale ne sia il numero e la tipologia. Verrà ammessa la diretta per tutti, pubblico e privato, e sono stabiliti tetti sugli spot pubblicitari.<ref>Il messaggero, 1988</ref>
[[File:Fantastico 8 (1987) - Adriano Celentano.jpg|thumb|150px|Adriano Celentano durante il monologo incriminato]]
*7 giugno: il tribunale di Roma assolve [[Adriano Celentano]] per il monologo sui referendum pronunciato durante la trasmissione Fantastico. Il cantante, accusato di violazione dei diritti politici dei cittadini e di violazione della legge elettorale, secondo la corte non ha impedito agli elettori di esercitare il proprio diritto di voto.</br>Alla camera il governo viene messo in minoranza a voto palese sulla richiesta di anticipare il dibattito sul trasferimento di bombardieri F16 americani dalla Spagna all'Italia.<ref>Il messaggero, 8 giugno 1988</ref>
*11 giugno: a poco meno di un mese dalla riunione del comitato centrale il segretario del PCI, [[Alessandro Natta]], presenta le proprie dimissioni. E' la prima volta per un segretario comunista, che motiva il gesto con ragioni di salute. Dalla direzione nazionale [[Paolo Bufalini]] sostiene che l'ex segretario non lascia per la sconfitta elettorale di fine maggio.</br>Muore [[Giuseppe Saragat]]<ref>Il messaggero, 12 giugno 1988</ref>
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*21 giugno: [[Achille Occhetto]] è eletto nuovo segretario del PCI.<ref>Il messaggero, 22 giugno 1988</ref>
*26-27 giugno: elezioni amministrative in [[Valle d'Aosta]] e [[Friuli Venezia Giulia]]. In Friuli il mini test elettorale vede la DC in aumento, il PCI in ribasso, superato di poco dal PSI, e una generale stabilità degli altri partiti. In Val d'Aosta l'[[Union Valdotain]] fa il pieno col 34,2% dei voti a spese di tutti gli altri partiti, lasciando fuori dal nuovo consiglio PSDI e PRI.<ref>Il messaggero, 29 giugno 1988</ref>
[[File:Presidente Confalonieri.jpg|thumb|150px|Fedele Confalonieri]]
*28 giugno: [[De Mita]] scrive ai presidenti delle camere per sollecitare la revisione dei regolamenti parlamentari (che comprende l'abolizione del voto segreto) entro il mese di luglio. La richiesta provoca proteste e malumori tra tutte le opposizioni e riserve di repubblicani e liberali.</br>Ascoltato dalla commissione cultura della camera [[Fedele Confalonieri]] definisce le proposte congiunte di PCI e Sinistra Indipendente sugli spot pubblicitari "una legge anti-[[Berlusconi]]". L'amministratore delegato della [[Fininvest]] quantifica in 600 miliardi la perdita per i tetti e i limiti sulla pubblicità e in 320 miliardi quella per la rinuncia ad un canale. Nelle stesse ore [[Ugo Intini]], portavoce del PSI, ribadisce che l'opzione zero serve ad impedire alla Fiat l'accesso al mercato radio-televisivo e che dalla sua approvazione dipende la prosecuzione del governo.<ref>Il messaggero, 29 giugno 1988</ref>
==== Luglio ====
[[File:Costante Degan.jpg|thumb|150px|Costante Degan]]
*1 luglio: muore l'ex ministro [[Costante Degan]].</br>Ascoltato dalla commissione cultura della camera il garante per l'editoria, [[Giuseppe Santaniello]], sostiene che la pubblicità è un fattore condizionante dell'emittenza radiotelevisiva e si devono assolutamente evitare le concentrazioni da parte dei grandi gruppi industriali.<ref>Il messaggero, 2 luglio 1988</ref>
*2 luglio: parlando all'inaugurazione della nuova sede centrale della [[Banca di Novara]] il ministro del tesoro, [[Giuliano Amato]], sostiene che ogni nuovo nato in Italia si ritrova con una quota di 17 milioni di un [[debito pubblico]] in continua crescita. In vista della legge finanziaria e di una ulteriore manovra correttiva il ministro sostiene che per arrivare all'appuntamento con l'Europa del 1992 il governo dimostrerà uguale autorità verso tutte le parti sociali, che saranno chiamate ad uguali sacrifici.<ref>Il messaggero, 3 luglio 1988</ref>
*5 luglio: alla Camera la DC e il governo sono isolati col MSI contro una mozione che impegna il governo alla piena applicazione della [[legge 194]], votata da PCI, PSI, PSDI, PRI, PLI e DP.</br>Il vice-presidente del consiglio, [[Gianni De Michelis]], smentisce che nella manovra correttiva che il governo dovrebbe approvare entro la fine del mese, sia previsto un aumento del prezzo della benzina. Conferma che i provvedimenti fiscali incideranno sull'aliquota IVA più bassa (pane, pasta, formaggi, frutta e verdura) e che il provvedimento mira ad un risparmio di 7.000 miliardi.<ref>Il messaggero, 6 luglio 1988</ref>
*8 luglio: il ministero delle finanze rende noti i dati delle dichiarazioni dell'[[IVA]] presentate nel 1986. I redditi da lavoro autonomo del 1985, primo anno di applicazione della legge [[Visentini]], confermano l'allarme lanciato qualche giorno prima dal ministro [[Giuliano Amato]], che ha parlato di evasione elevatissima e di guadagni al lordo delle spese inferiori alla somma degli stipendi pagati ai dipendenti.</br>Il ministro per le riforme istituzionali, [[Antonio Maccanico]], risponde alle polemiche sullabolizione del voto segreto sostenendo che sulla questione si gioca la sopravvivenza dell'esecutivo. L'abolizione è un impegno sottoscritto nell'accordo di maggioranza, aggiunge l'esponente repubblicano, e fatte salve le questioni su persone e diritti di libertà, deve essere onorato.<ref>Il messaggero, 9 luglio 1988</ref>
[[File:Oronzo Reale.jpg|thumb|150px|Oronzo Reale]]
*14 luglio: muore l'ex ministro [[Oronzo Reale]].</br>Parlando all'assemblea nazionale del PSI [[Craxi]] sostiene che il governo è impaludato in rinvii, compromessi e mezze misure. L'alleanza DC-PSI è dettata dalla mancanza di alternative ma può proseguire e rafforzarsi seguendo obiettivi comuni. I socialisti ritengono gli alleati minori dell'esecutivo un guazzabuglio di bastian-contrari.</br>Nelle stesse ore il consiglio nazionale della DC convoca il congresso del partito per il 25 gennaio a Roma.<ref>Il messaggero, 15 luglio 1988</ref>
*20 luglio: con l'astensione della DC e il voto favorevole di tutti gli altri partiti la commissione parlamentare inquirente decide di deferire al giudizio del parlamento in seduta comune gli ex ministri [[Franco Nicolazzi]] e [[Clelio Darida]] per lo scandalo delle carceri d'oro. Archiviata la posizione di [[Vittorino Colombo]].</br>In vista delle discussione del disegno di legge sull'emitteza radio-televisiva, e col voto contrario dei commissari socialisti, la commissione Lavori pubblici e telecomunicazioni decide di svolgere un'indagine conoscitiva sul sistema dell'informazione in Italia.<ref>Il messaggero, 2o luglio 1988</ref>
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*1 agosto: mentre infuriano le polemiche sulla effetti della manovra, con [[Democrazia Proletaria]] che minaccia un ricorso alla [[Corte costituzionale]] sulla mancata progressività delle imposte, sono annunciati un vertice dei ministri finanziari con [[De Mita]] e un consiglio dei ministri che metta a punto il secondo pacchetto delle misure prima della pausa estiva.<ref>Il messaggero, 2 agosto 1988</ref>
*9 agosto: consiglio dei ministri: dopo il fallimento delle trattative tra i ministri finanziari e quello della funzione pubblica la riforma del sistema fiscale per i lavoratori autonomi e dell'amministrazione finanziaria sono rinviati ad una nuova riunione convocata per il 26 agosto. E' approvato il nuovo piano energetico nazionale, che segna il definitivo accantonamento dell'energia nucleare e costerà oltre 1000 miliardi fino al 2000. L'Italia parteciperà comunque alla ricerca sul cosiddetto [[Fusione nucleare|nucleare pulito]] con uno stanziamento iniziale di 150 miliardi a partire dall'esercizio del 1990.<ref>Il messaggero, 10 agosto 1988</ref>
[[File:Renato Ruggiero.jpg|thumb|150px|Renato Ruggiero]]
*10 agosto: in una conferenza stampa convocata in vista della pausa di agosto [[De Mita]] traccia un bilancio positivo dei primi quattro mesi del governo e definisce illazioni giornalistiche le difficoltà e i contrasti dell'esecutivo. I presunti litigi dei ministri sono differenti punti di vista che si intrano, e qualche volta si scontrano, alla ricerca di un compromesso. In vista della ripresa d'autunno il presidente del consiglio elenca come prioritarie la modifica dei regolamenti parlamentari - con l'abolizione del voto segreto - la riforma tributaria e una nuova regolamentazione dello [[sciopero]].</br>Nella stessa occasione il ministro per il commercio con l'estero, [[Renato
*18 agosto: Con un corsivo su [[l'Avanti]] Craxi avverte il governo che si sono strette troppe alleanze locali tra Dc e PCI. La sua contrarietà è condivisa dai repubblicani ma la DC mette le mani avanti, e sostiene che se ne può discutere senza minacciare la crisi. [[De Mita]], da parte sua, sostiene che le alleanze locali non sono prefissate dall'alleanza di governo e che dekka la stabilità dell'esecutivo ne deve rispondere chi la mette in discussione.<ref>Il messaggero, 19 agosto 1988</ref>
*26 agosto: consiglio dei ministri: il ministro del tesoro, [[Giuliano Amato]] illustra il piano di contenimento della [[spesa pubblica]]. I provvedimenti proposti aumentano le tariffe per ferrovie e trasporti urbani, elimina almeno 10,000 posti letto negli ospedali, intende affidare al privato gran parte delle consegne effettuate dalle Poste e introduce severi divieti nel cumulo delle pensioni. Incalzato dai giornalisti Amato sostiene che senza immediati provvedimenti il deficit di bilancio sfonderà di 25.000 miliardi il tetto fissato dalla finanziaria per il 1988 e di stare lavorando ad un taglio generalizzato delle spese nei settori in cui predomina l'assistenzialismo clientelare.</br>Il ministro per i rapporti col parlamento, [[Sergio Mattarella]], assicura in una intervista che la riforma dei regolamenti parlamentari - che comprende l'abolizione del voto segreto - è uno dei temi prioritari nella imminente ripresa dei lavori parlamentari.<ref>Il messaggero, 27 agosto 1988</ref>
[[File:Emilio Colombo crop.jpg|thumb|150px|Emilio Colombo]]
*29 agosto: intervistato da [[la Repubblica]] il ministro delle finanze, [[Emilio Colombo]], sostiene che la riforma fiscale rischia di rimanere la grande incompiuta del governo. Tra i problemi c'è l'opposizione dei repubblicani al condono sulle tasse dei lavoratori autonomi, parte del progetto di riforma per artigiani, commercianti e liberi professionisti. DC e PSI sostengono che si tratta di una tassa per l'avvio del nuovo regime ma i veti incrociati della maggioranza rischiano di far saltare l'approvazione al momento prevista per il 3 settembre.<ref>Il messaggero, 30 agosto 1988</ref>
*30 agosto: il [[Consiglio di stato]] ribalta la sentenza del [[TAR]] del Lazio che consente di uscire da scuola agli studenti che non si avvalgono dell'insegnamento della religione cattolica. La materia è parte integrante dei programmi, chi non frequenta queste lezioni deve optare per materie alternative. L'accordo tra il cardinale [[Ugo Poletti]] e l'ex ministro [[Franca Falcucci]] inasprisce ulteriormente i rapporti nella maggioranza, incalzata dalle proteste dell'Unione delle comunità ebraiche e della Tavola Valdese sull'inerzia del ministro [[Giovanni Galloni]] sul tema delle materie alternative.<ref>Il messaggero, 31 agosto 1988</ref>
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==== Settembre ====
*2 settembre: consiglio dei ministri: viene approvato il piano del ministro [[Giorgio Ruffolo]] per lo smaltimento dei rifiuti tossici su base comunale, con divieto assoluto di esportazione in paesi poco o nulla industrializzati. Ogni regione dovrà avere un impianto inceneritore e presso il ministero dell'ambiente è istituita un'"anagrafe" delle industrie che producono scorie pericolose. E' inoltre approvato il disegno di legge che affida speciali poter di indaginei all'alto commissariato antimafia, in particolare sulle banche e sugli appalti.<ref>Il messaggero, 3 settembre 1988</ref>
[[File:Bruno Visentini Camera VI Legislatura.jpg|thumb|150px|Bruno Visentini]]
*6-9 settembre: il ministro del tesoro, [[Giuliano Amato]], impegnato in un giro di consultazioni sulla seconda parte della manovra correttiva, incassa tre no dai ministri delle partecipazioni statali, della sanità e delle finanze sull'ipotesi di contenere la [[spesa pubblica]] con semplici tagli ai bilanci dei tre ministeri.</br>Il ministro delle finanze si incontra col suo predecessore [[Bruno Visentini]] e annuncia un accordo che fa rientrare l'opposizione del PRI. I termini del provvedimento dovrebbero essere discussi ed approvati nel primo consiglio dei ministri utile ma Visentini smentisce che sia stato stretto un patto e rinvia la posizione ufficiale repubblicana alla pubblicazione del provvedimento. Da una successiva riunione dei tre ministri finanziari emerge la mancanza di 7-8.000 miliardi di nuove entrate per il 1989. Questo dato, unito all'allarme della [[Banca d'Italia]] sul [[debito pubblico]], che ha superato la soglia dei 900.000 miliardi, porta a considerare il condono fiscale per i lavoratori autonomi l'unica alternativa alla prospettiva di dover tagliare le spese ovunque sia possibile. Il segretario liberale [[Renato Altissimo]] esclude l'ipotesi di un condono generalizzato ma apre alla cosiddetta "tassa di ingresso" per i contribuenti che intendono mettersi in regola.<ref>Il messaggero, 7-10 settembre 1988</ref>
*14 settembre: la conferenza dei capigruppo della camera decide 5 voti contro 4 di dare la precedenza all'abolizione del voto segreto. Il governo esclude qualsiasi accordo con le opposizioni, che annunciano manovre ostruzionistiche.<ref>Il messaggero, 15 settembre 1988</ref>
*16 settembre: consiglio dei ministri: viene approvato il nuovo regime fiscale per lavoratori autonomi e imprese minori. Il ministro delle finanze conferma l'intenzione del governo di incoraggiare il passaggio con un provvedimento di condono che frutterà un gettito tra i 5.000 e i 20.000 miliardi. Viene pesantemente contestata la proposta del ministro della sanità per il passaggio dell'assistenza degli autonomi da diretta a indiretta.</br>L'aula della camera fissa al 27 settembre l'avvio della discussione sull'abolizione del voto segreto.<ref>Il messaggero, 17 settembre 1988</ref>
*22-23 settembre: consiglio dei ministri: convocato per discutere ed approvare la legge finanziaria il governo riesce solo a fissare a 117.250 miliardi il deficit per il 1989, a 15.400 milliardi la riduzione delle spese e a 14.800 miliardi le nuove entrate. Secondo il ministro del tesoro il problema è la mancata approvazione delle leggi di accompagnamento ma sulla stampa si fa avanti l'idea di un contrasto sul voto segreto tra la DC (che vorrebbe stringere un accordo con le opposizioni) e il PSI (che ne chiede l'abrogazione totale). Dopo un colloquio tra Craxi e De Mita quest'ultimo convoca i capigruppo della maggioranza e mette definitivamente a punto l'accordo per l'abrogazione. Il voto segreto sarà mantenuto in pochi e determinati casi.<ref>Il messaggero, 23-24 settembre 1988</ref>
[[File:Antonio Maccanico.jpg|thumb|150px|Antonio Maccanico]]
*27 settembre: inizia la discussione alla camera sull'abolizione del voto segreto. Il governo si salva per nove e tredici voti su due votazioni di carattere preliminare (mozione di incostituzionalità e sospensiva del dibattito). In una riunione convocata dal ministro delle riforme, [[Antonio Maccanico]], i capigruppo di PLI, PRI e PSDI chiedono di mantenere la votazione segreta anche sulle norme di modifica della Costituzione e della legge elettorale. I socialisti non recedono dalla propria posizione e accusano la presidente [[Nilde Jotti]] di voler procedere con votazioni a maggioranza semplice che consentirebbero la somma di voti delle opposizioni e franchi tiratori.<ref>Il messaggero, 28 settembre 1988</ref>
*28 settembre: il governo approva la legge finanziaria per il 1989, che prevede di ridurre il deficit di bilancio da 149.000 a 117.000 miliardi. Le leggi di accompagnamento sono dieci, e realizzano 30.000 miliardi tra tagli alla spesa e nuove entrate. Confermato il condono per gli autonomi, che realizzerà potenzialmente 4.400 miliardi nel solo 1989 e viene definito un pedaggio per entrare nel nuovo regime fiscale. Non sono istituiti nuovi ticket sanitari o aumenti di quelli in vigore: viene fissato un tetto alla spesa delle USL, oltre il quale le regioni dovranno coprire la spesa con nuovi ticket.<ref>Il messaggero, 29 settembre 1988</ref>
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==== Febbraio ====
*2 febbraio: il ministro del bilancio, [[Amintore Fanfani]], chiede una verifica nella maggioranza sul piano per l'economia presentato da [[Giuliano Amato]]. Fanfani è il primo democristiano ad appoggiare in pieno la politica dei tagli alla spesa pubblica nei settori della sanità (assistenza indiretta per i titolari di reddito alto, gestione aziendale delle USL), delle ferrovie (rinvio del piano dell'altà velocità, abolizione delle tariffe agevolate e chiusura delle tratte non redditizie) e della previdenza (aumento dell'età pensionabile, allungamento del periodo contributivo minimo). Il ministro della sanità, [[Carlo Donat Cattin]], ribatte che la riduzione degli sprechi non deve corrispondere a un taglio indiscriminato nel settore sanitario, e che il malfunzionamento del sistema viene esagerato da chi ha interesse a sostituire il sistema pubblico con le assicurazioni private.</br>La commissione parlamentare della camera incaricata di analizzare i problemi del sistema dell'informazione radio-televisiva presenta la relazione conclusiva. La legge che deve regolamentare il settore deve puntare principalmente ad evitare le concentrazioni con decise norme anti-trust e la creazione di un organo che sovrintenda l'evoluzione del sistema. Nella relazione si portano gli esempi della [[Fininvest]] (che controlla l'85% dell'emittenza privata e raccoglie il 60% del mercato pubblicitario) e della [[Rizzoli]] (che supera da sola il 25% delle copie vendute dei quotidiani e il 60% nel settore dei periodici) e si ritiene indispensabile superare la figura del garante per l'editoria in favore di un organo collegiale. <ref>Il messaggero, 3 febbraio 1989</ref>
*8 febbraio: il governatore della [[Banca d'Italia]], [[Carlo Azeglio Ciampi]], presenta alla commissione bilancio della camera un rapporto che rimprovera al governo di aver perso molte buone occasioni sul fronte del risparmio e del riordino dei conti pubblici. Secondo Ciampi i giusti obiettivi sono stati perseguiti con strumenti sbagliati come i condoni e il drenaggio fiscale, automatismi che non consentono un margine di manovra.<ref>Il messaggero, 9 febbraio 1989</ref>
*9 febbraio: alla camera si svolge il dibattito su una mozione di sfiducia presentata dalle opposizioni di sinistra contro il ministro della sanità. [[Carlo Donat Cattin]] viene invitato a dimettersi per cattiva condotta sui temi dell'aborto, dell'AIDS e dell'inquinamento delle acque. La mozione è respinta da 278 voti (la maggioranza più i voti missini) contro 179.</br>Nel discorso tenuto a difesa di Donat Cattin De Mita difende l'operato del governo e anticipa alcune ipotesi in materia di riduzione della spesa pubblica. Ribattendo alla relazione presentata da Ciampi fa presente che sono già allo studio misure per sprendere meno in tema di sanità, previdenza, pubblico impiego e trasporti.</br>Il ministero delle finanze diffonde i dati delle entrate tributarie per il 1988. Il fisco ha incassato 259.681 miliardi, 33.000 in più rispetto al 1987.<ref>Il messaggero, 10 febbraio 1989</ref>
*15 febbraio: De Mita presenta le proposte ufficiali per i tagli alla spesa pubblica. Le proposte sono lo spostamento dell'età pensionabile a 61 anni per gli uomini e 58 per le donne già dal 1990, con l'obiettivo di arrivare gradualmente a 65. Viene accantonata l'idea dell'assistenza sanitaria indiretta in favore di un aumento dei ticket e una retta giornaliera di 10-20.000 lire giornaliere per i ricoveri e si prevede di aumentare le tariffe ferroviarie arrivando al raddoppio entro il 1994. La discussione ufficiale è rinviata a dopo il congresso nazionale della DC.<ref>Il messaggero, 16 febbraio 1989</ref>
*18-22 febbraio: congresso nazionale DC: l'assise si apre dopo un dibattito precongressuale avviato fin dalla formazione del governo De Mita, quando si pone la questione del doppio incarico. Il partito si presenta diviso in sei correnti: area del confronto (De Mita, Mastella Mancino), Alleanza Popolare (Gava, Colombo, Piccoli; ex dorotei), Andreottiani, Forze Nuove (Donat Cattin, Fontana) e Nuove cronache (Fanfani-Gava). De Mita si presenta dimissionario e sostiene la candidatura unica di [[Arnaldo Forlani]] in cambio della presidenza del consiglio nazionale. Forlani è eletto col l'85% dei voti. Una mozione che raccoglie 1.248 delegati su 1.250 indica il segretario uscente alla presidenza. De Mita chiede alla DC di sostenere unitariamente l'azione del governo sul delicato tema del risanamento della finanza pubblica.<ref>Il messaggero, 19-23 febbraio 1989</ref>
*23-24 febbraio: consiglio dei ministri: contro la previsione del 4% diffusa dal [[governo Goria]] il tasso di [[inflazione]] dei primi 20 giorni di febbraio sale da 5,8 a 6,1%, un incremento che non si registrava da tre anni. L'aumento è la conseguenza dei provvedimenti fiscali entrati in vigore dal 1 gennaio, in particolare il maggior peso dell'[[IVA]] sui prodotti di largo consumo e sulle tariffe dei servizi pubblici. Il governo non prende al momento decisioni ma si parla con isistenza di un ribasso del prezzo dei [[Bot]], allo scopo di favorirne l'acquisto ma che avrà come conseguenza un rialzo del debito, e un rialzo dei [[tassi di interesse]]. Le difficoltà economiche accantonano le ipotesi di un rimpasto dell'esecutivo. Il segretario liberale Altissimo, parlando al consiglio nazionale del partito, chiede un chiarimento tra i partiti della maggioranza.<ref>Il messaggero, 24-25 febbraio 1989</ref>
==== Marzo ====
*1-3 marzo: mentre i ministri non trovano un accordo sulle correzioni al decreto fiscale, che deve comunque essere rinnovato per la scadenza ormai imminente, il governatore della [[Banca d'Italia]], [[Carlo Azeglio Ciampi]], avverte che in mancanza di validi interventi governativi si renderà necessaria una stretta creditizia, finalizzata a ridurre il fabbisogno del fisco e i consumi. Secondo Ciampi nell'attuale situazione il fabbisogno dello stato per il 1989 crescerà da 117.000 a 140.000 miliardi. Il consiglio dei ministri ne prende atto ma a causa di contrasti tra i ministri economici si limita a rinnovare il decreto a prezzo di malumori ma prende anche la decisione di aumentare il [[tasso di sconto]] dal 12,50 al 13,50%. Presidente del consiglio e ministro del tesoro sostengono che si è scelto il male minore anche se avrà ripercussioni sull'occupazione e la produttività industriale, allo scopo di fronteggiare anche il deficit della [[bilancia dei pagamenti]] (1.300 miliardi) e della [[bilancia commerciale]] (4.829 miliardi).<ref>Il messaggero, 2-4 marzo 1989</ref>
*3 marzo: in un discorso alla sede [[Fiat]] di Cassino il presidente del consiglo sostiene che i problemi economici sono principalmente dovuti alla lentezza dei lavori del parlamento, che fatica a ratificare i provvedimenti del governo, e chiede che sia sostenuta da tutti (industria, parti sociali, cittadini) l'azione del governo sulle misure prese a da prendere. Nell'assicurare che l'aumento del tasso di sconto è una misura provvisoria e che l'inasprimento del prelievo fiscale non è una strada percorribile, aggiunge che è necessario procedere sulla strada dei tagli alla spesa.<ref>Il messaggero, 4 marzo 1989</ref>
*8-9 marzo: la [[Corte costituzionale]] ribalta la sentenza del [[Consiglio di stato]] sull'ora di religione. Per i giudici della consulta gli studenti devono essere liberi di scegliere se frequentare o meno l'ora alternativa all'insegnamento religioso. La decisione mette la parola fine all'intesa a suo tempo sottoscritta dal ministro [[Franca Falcucci]] e dal cardinale [[Ugo Poletti]] ed è accolta con favore dai laici della maggioranza e dal PCI. Mentre la [[CEI]] parla di violazione del concordato De Mita e il ministro della pubblica istruzione, [[Giovanni Galloni]], prendono tempo e rinviano ogni decisione al deposito delle motivazioni della sentenza. Il presidente della consulta, [[Francesco Saja]], annuncia un inchiesta sui due anni di ritardo nell'invio degli atti. Mons. [[Ersilio Tonini]], della commissione scuola della [[CEI]], sostiene che gli studenti che s avvalgono dell'insegnamento della religione sarebbero discriminati in quanto dovrebbero fare un'ora in più in condizioni sfavorevoli.<ref>Il messaggero, 9-10 marzo marzo 1989</ref>
*10-11 marzo: parlando ad un convegno sulla figura di don [[Luigi Sturzo]] il nuovo segretario della DC, [[Arnaldo Forlani]], mette le mani avanti sulle pressioni che il partito sta subendo da varie realtà cattoliche nel merito di aborto e ora di religione. La DC, dice Forlani, non farà crociate pur senza rinnegare il suo retroterra culturale. La volontà di separare l'ispirazione religiosa e la laicità dell'impegno politico dei cattolici è appoggiata da [[Luigi Cesana]], presidente del [[Movimento Popolare]] ma è contestata da [[Comunione e liberazione]] e dalla destra del partito.<ref>Il messaggero, 11-12 marzo 1989</ref>
*14-16marzo: consiglio di gabinetto: dopo due mesi di polemiche e di veti incrociati viene annunciato un accordo di maggioranza per la spesa sanitaria. I ticket verranno aumentati per le confezioni di medicinali, reintrodotti per gli esami diagnostici ed istituiti in via sperimentale per i ricoveri ospedalieri. Il ministro della sanità ritira ogni contrarietà ma insiste sulla necessità di assumere personale infermieristico. Restano in discussione il rinnovo del contratto per il pubblico impiego (che si pensa di rinviare al 1990), i tagli alla previdenza e alle spese correnti dei ministeri. Il ministro del tesoro sostiene che allo stato attuale il deficit di bilancio per il 1989, fissato a 117.850 miliardi, salità di poco oltre i 134.000. In una successiva riunione il contrasto tra i partiti tuttavia si riacutizza. Il taglio preventivato in 12.000 miliardi sembra doversi ridurre a 7-8.000 per la diversità di vedute dei tre ministri finanziari e per i timori sull'impatto politico dei provvedimenti.</br>[[Giorgio La Malfa]] e [[Renato Altissimo]] annunciano in una conferenza stampa che repubblicani e liberali presenteranno liste comuni alle elezioni europee.<ref>Il messaggero, 15-7marzo 1989</ref>
*17-22 marzo: congresso PCI: nella relazione di apertura [[Achille Occhetto]] è riconfermato segretario con 235 si, 2 no e 6 astensioni. [[Alessandro Natta]] è eletto presidente del comitato centrale. L'assise approva a larghissima maggioranza le proposte della segreteria di abbandonare il [[centralismo democratico]] e porsi in un ruolo di alternativa di governo rispetto al PSI. La prima elezione diretta del comitato centrale segna un successo della sinistra di [[Ingrao]] e un risultato deludente per i miglioristi che fanno capo a [[Giorgio Napolitano]] e i contrari alla svolta di [[Armando Cossutta], il cui ordine del giorno è l'unico ad essere stato respinto. Viene respinta anche l'idea di adottare un nuovo nome per il partito.<ref>Il messaggero, 18-23 marzo 1989</ref>
*23 marzo: consiglio dei ministri: nelle stesse ore in cui sono diffusi i dati sul tasso di [[inflazione]] del mese di marzo, salita da 6,3 a 6,4%, il governo fissa in via definitiva un pacchetto di misure in due fasi che consente di ricavare 12.000 miliardi. Confermati i provvedimenti sulla sanità (2.600 miliardi), l'esecutivo conta di ricavare 2.000 miliardi dalla riduzione della fiscalizzazione degli inero sociali, altri 2.000 da un condono edilizio (che prevede il divieto di vendita degli immobili se non si è in regola con le tasse arretrate) e 400 miliardi dalla riduzione delle spese ministeriali. In un secondo tempo si conta di ricavare 2.000 miliardi attraverso la riduzione dei trasferimenti agli enti locali, 2.500 miliardi da minori apporti alle USL e al Fondo nazionale dei trasporti e 1.000 miliardi dall'abolizione degli anticipi sulle opere nel mezzogiorno). Opposizioni e parti sociali contestano al governo una manifesta debolezza nel colpire i veri sprechi della spesa pubblica come gli enti economici inutili, che costano migliaia di miliardi all'anno (7.000 nel solo 1987), messi sotto accusa dalla [[Corte dei conti]] perché non rendono nulla.<ref>Il messaggero, 24 marzo 1989</ref>
*29-30 marzo: parlando a [[tribuna politica]] De Mita sostiene che il parlamento deve approvare al più presto il decreto fiscale di dicembre e la più recente manovra da 12.000 miliardi. Aggiunge che la decadenza di uno o entrambi i provvedimenti vanificherebbe la legge finanziaria. L'appello, ribadito al direttivo dei deputati democristiani, è legato ai tempi ristretti che camera e senato hanno a disposizione tra vacanze di Pasqua e pause per i congressi di PSI e PRI. In un successivo vertice del presidente del consiglio coi capigruppo della maggioranza viene deciso di porre la questione di fiducia al manifestarsi di ogni minima difficoltà.<ref>Il messaggero, 30-31 marzo 1989</ref>
==== Aprile ====
*1 aprile: il ministro del bilancio, [[Amintore Fanfani]], presenta al parlamento la relazione sulla situazione economica del paese nel 1988. Il documento sottolinea l'aumento del [[prodotto interno lordo]] (+3,9%) grazie all'incremento del 5,1% nella produzione industriale e del 4,8% nel settore dei servizi. Le entrate dello stato nel 1988 sono cresciute del 12% ma sono allo stesso tempo vanificate da una crescita del 10,4% delle uscite (437.000 miliardi contro 552.000). Secondo Fanfani destano preoccupazione la crescita degli interessi sul debito pubblico (+12,7%) e l'aumento della spesa dei dipendenti pubblici (+11,7%). <ref>Il messaggero, 2 aprile 1989</ref>
*2-4 aprile: nel primo giorno di applicazione delle nuove disposizioni sanitarie si registrani problemi e incidenti in ospedali, ambulatori e Usl a causa della mancanza di indicazioni sull'applicazione delle nuove direttive, in particolare su chi e come deve incassare il nuovo ticket sui ricoveri, che a loro volta potrebbero aumentare a dismisura. Secondo molti direttori sanitari, infatti, pagare 10.000 lire al giorno sarebbe più conveniente che sborsare cifre maggiori per ogni visita o prestazione. Della mancata emanazione delle norme di attuazione è incolpato il ministro [[Carlo Donat Cattin]], fatto oggetto di critiche anche all'interno della maggioranza e che, a sua volta, ribatte che gli ospedali non sono sprovvisti di esperienza e personale.</br>Il caos provocato dalle novità in materia sanitaria si ripercuote sulla stabilità della maggioranza di governo. [[Giorgio La Malfa]] sostiene che se DC e PSI non sono in grado di concordare tra loro le strategie il PRI potrebbe decidere di uscire dalla maggioranza sostenendo l'esecutivo dall'esterno. I socialisti ribattono che se i repubblicani vogliono la crisi devono prendersene la responsabilità. Per i liberali l'azione di governo è debole e incerta ma le dimissioni di De Mita creerebbero un vuoto politico inaccettabile. I tre partiti concordano comunque con le rappresentanze dei medici e chiedono l'abolizione della tassa sui ricoveri.<ref>Il messaggero, 3-5 aprile 1989</ref>
*7 aprile: la camera approva la conversione del decreto fiscale. Grazie ad un accordo con le opposizioni di sinistra, che stralcia le norme anti-evasione per ridiscuterle in sede di commissione, non si ricorre al voto di fiducia.<ref>Il messaggero, 8 aprile 1989</ref>
*11 aprile: la [[Corte costituzionale]] pubblica le motivazioni della sentenza con cui ha dichiarato l'incostituzionalità dell'obbligo dell'ora alternativa a quella di religione. Secondo la consulta l'imposizione di scegliere una materia alternativa contravviene alla libertà costituzionale di poter liberamente professare il proprio culto o di non professarne nessuno. La decisione di non avvalersene porta ad uno stato di non obbligo. La parola passa al ministro della pubblica istruzione, [[Giovanni Galloni]], che dovrà regolamentare la materia con apposita circolare ai provveditori e ai presidi, non escludendo l'ipotesi di sottoscrivere una nuova intesa con la [[CEI].</br>A Palazzo Chigi una riunione convocata da De Mita, presenti il ministro della sanità e i segretari dei partiti della maggioranza, si conclude in un nulla di fatto. Le modifiche ai ticket sanitari sono rinviate al parlamento. Sulla stampa il fallimento dell'incontro è attribuito al fuoco di fila aperto da Craxi contro l'esecutivo dopo la formazione della giunta di [[Leoluca Orlando]] a Palermo, dove la DC è in maggioranza col PCI e il PSI è relegato all'opposizione. Lo stesso Craxi lancia un ultimatum: o si ritirano i provvedimenti sui ticket o il governo cade.<ref>Il messaggero, 12 aprile 1989</ref>
*13 aprile: il presidente della [[RAI]], [[Enrico Manca]], denuncia in una conferenza stampa che l'azienda è oberata da un forte indebitamento con le banche (996 miliardi che salirano a 1.043 nel 1990) e non dispone dei 1.575 miliardi necessari al piano degli investimenti fino al 1992 e dei 480 miliardi necessari nell'immediato per le dirette dei campionati mondiali di calcio del 1990. Il governo, secondo i vertici aziendali, trattiene senza un valido motivo oltre 850 miliardi di canone riscosso, fa scena muta alla richiesta di fondi straordinari e continua a tergiversare sul problema della suddivisione delle quote pubblicitarie tra servizio pubblico ed emittenza privata. Se l'esecutivo non provvederà altrimenti la RAI sarà costretta a contrarre ulteriori debiti e chiederà all'[[IRI]] di aumentare il suo capitale sociale.<ref>Il messaggero, 14 aprile 1989</ref>
*21 aprile: consiglio dei ministri: nonostante sia stato annunciato un accordo di maggioranza l'esecutivo decide di rinviare di una settimana l'approvazione del decreto-legge che mitiga i ticket sanitari. La motivazione ufficiale è l'attesa di un parere della commissione affaro sociali della camera, convocata per il 26 aprile. Le opposizioni accusano il governo di operare manovre elettorali, dal momento che le riduzioni concordate comportano un esborso di 500 miliardi che devono essere accollati al [[bilancio dello stato]] per evitare conseguenze in sede di voto.<ref>Il messaggero, 22 aprile 1989</ref>
[[File:Francesco Saja.jpg|thumb|150px|Francesco Saja]]
*22 aprile: il presidente della [[Corte Costituzionale]], [[Francesco Saja]], sostiene in una intervista che l'iter di approvazione delle leggi è viziato da spinte emotive e interessi particolari, oltretutto gravato da decine di decreti legge che si contraddicono l'uno con l'altro.Secondo Saja il governo non rispetta i principi costituzionali dell'uguaglianza dei cittadini e della tassazione secondo la capacità contributiva dei singoli e gli organi dello Stato hanno la deleteria abitudine di lavorare in compartimenti stagni, senza collaborare.</br>Il ministro delle finanze, [[Emilio Colombo]], assicura che all'aggravio di 500 milardi dovuto alla riduzione dei ticket non corrisponderà un aumento del prelievo fiscale. Le maggiori entrate introdotte dal decreto di fine anno e il riordino della tassazione dei redditi previsto per l'estate consentiranno di coprire la maggiore spesa.<ref>Il messaggero, 23 aprile 1989</ref>
*27 aprile: consiglio dei ministri: il governo approva i nuovi ticket sanitari dopo una riunione durata oltre otto ore. Il ticket sui ricoveri viene mantenuto con applicazione ai primi dieci giorni di degenza e col pagamento differito alla dimissione del paziente. De Mita ha ottenuto il risultato minacciando le dimissioni e dichiara di voler sbarrare la strada ad ogni modifica ponendo la questione di fiducia al momento del voto in aula e che i ministri dissenzienti possono rassegnare le dimissioni.<ref>Il messaggero, 28 aprile 1989</ref>
*29 aprile: parlando ad un convegno del PSI a [[Napoli]] [[Bettino Craxi]] sostiene che il governo è ormai in preda all'incertezza, a valutazioni errate e a ripensamenti che portano ad un clima di confusione che va a scapito del paese. Secondo Craxi inflazione, debito pubblico e conflittualità sociale sono tornati a puntare pericolosamente verso l'alto, col risultato che lo spazio di manovra e la ragione finiscono con l'averli chi fa la voce più grossa. [[Claudio Martelli]] si spinge oltre e sostiene che l'esecutivo potrebbe avere vita breve ma che ogni decisione è rinviata al congresso nazionale del partito.<ref>Il messaggero, 30 aprile 1989</ref>
==== Maggio ====
*3 maggio: l'[[Istat]] diffonde i dati economici dei primi tre mesi del 1989. Il tasso di [[inflazione]] è al 6,7% (+3 rispetto alla precedente rilevazione), la [[bilancia commerciale]] ha un passivo di 9.608 miliardi contro i 6.465 dello stesso periodo del 1988), con una impennata di 3.229 miliardi contro i 2.285 precedenti. Il consigliere economico di De Mita minimizza i dati parlando di ultimi colpi di coda dell'aumento dei prezzi, [[Guido Carli]] (ex governatore della [[Banca d'Italia]]) ritiene che la situazione non è rosea ma si può tenere sotto controllo.<ref>Il messaggero, 4 maggio 1989</ref>
*4-5 maggio: in vista del dibattito parlamentare sull'ora di religione nelle scuole il [[cardinale vicario]] [[Ugo Poletti]], presidente della [[CEI]], sostiene in una intervista che c'è il rischio concreto che possa saltare il nuovo concordato sottoscritto nel 1984. I vescovi temono che si formi una maggioranza anti-concordataria con PCI, PRI, radicali e demoproletari che sostengono l'uscita dalla scuola dello studente che non si avvale dell'insegnamento religioso. [[La voce repubblicana]] risponde che l'insegnamento religioso non deve essere inserito nell'orario ordinario delle lezioni, e su questo punto la posizione dei partiti contrari all'ora alternativa potrebbe prevalere sulla risicata maggioranza a disposizione di democristiani e socialisti con l'appoggio ulteriore del MSI.<ref>Il messaggero, 5-6 maggio 1989</ref>
*10 maggio: alla camera la maggioranza di governo si spacca su una risoluzione che inserisce l'ora di religione nel curriculum scolastico degli studenti e non garantisce la libertà di non avvalersi di tale insegnamento. Repubblicani e liberali votano contro assieme a PCI, radicali, sinistra indipendente e demoproletari, DC, PSI e PSDI, col sostegno del MSI, fanno prevalere un orientamento che va contro la sentenza della [[Corte costituzionale]] e accoglie i timori del cardinale Poletti. Nel mentre si preannuncia un nuovo ricorso alla [[Corte costituzionale]] al ministro della pubblica istruzione, [[Giovanni Galloni]], viene chiesto di emanare le direttive e predisporre la necessaria modulistica entro il 3 luglio.<ref>Il messaggero, 11 maggio 1989</ref>
*11-15 maggio: congresso PRI: [[Giorgio La Malfa]] rilancia il progetto di un quarto polo politico, la stessa federazione laica già decisa per le elezioni europee e che unisca repubblicani, liberali e radicali nella politica quotidiana. L'azione del governo è debole, caratterizzata dall'indecisione, e non è escluso che il PRI possa uscire dalla maggioranza. Il presidente del partito, [[Bruno Visentini]], si candida alla guida di un governo laico o all'alternativa del ricorso a nuove elezioni. Prudente [[Giovanni Spadolini]], che di fronte alle fibrillazioni interne alla maggioranza, allude alla necessità di un «governo di garanzia» fino alla conclusione della legislatura. La linea La Malfa ottiene oltre il 96% dei voti, lasciando in minoranza solo la piccola componente di [[Francesco Scattolin]].<ref>Il messaggero, 12-16 maggio 1989</ref>
*13-19 maggio: congresso PSI: nella sua relazione introduttiva Craxi non invoca la crisi di governo ed espone un programma in dieci punti per una riflessione programmatica e politica. Invoca una verifica nella maggioranza per decidere se il governo è in condizione di proseguire, ed è in questo sostenuto da tutte le componenti interne del partito. Nel dibattito congressuale emerge una forte critica sugli scarsi risultati dell'esecutivo in termini di situazione economica, conflittualità sociale e riforme istituzionali. Nella replica il segretario socialista, rieletto per la sesta ad acclamazione, da ragione alle previsioni del PCI (tutto si ridurrà all'introduzione del voto segreto) e sostiene che la maggioranza non è mai stata davvero unita sul programma di un governo che doveva durare per il resto della legislatura.</br>A tre ore dalla chiusura del congresso socialista De Mita riunisce il consiglio dei ministri. Preso atto della situazione alle 17 sale al Quirinale e rassegna le dimissioni.<ref>Il messaggero, 14-20 1989</ref>
== Note ==
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