Olindo Guerrini: differenze tra le versioni
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Inoltre, la sua opera ebbe vasta risonanza ai suoi tempi per gli atteggiamenti [[Anticlericalismo|anticlericali]] e socialisteggianti e per la polemica contro [[Romanticismo|romantici]] e [[Idealismo|idealisti]]. Di seguito si fornisce l'elenco delle sue opere letterarie:
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[[File:Pietro Pajetta - Der Hass - 1896.jpg|thumb|''L'Odio'' di [[Pietro Pajetta (pittore)|Pietro Pajetta]] (1896), ispirato a ''Il canto dell'odio'' di Guerrini<ref>Fonte: didascalia del dipinto, {{cita web|url=https://www.storiaememoriadibologna.it/certosa/la-grande-magia-la-certosa-e-i-suoi-misteri-simbol-494-evento|sito=Storia e memoria di Bologna|titolo=La Grande Magia. La Certosa e i suoi misteri, simboli e segreti|accesso=2 aprile 2023}}</ref>. Coll. [[Museo del Cenedese]].]]
Si tratta di una raccolta di poesie pubblicate nel [[1877]] fingendo si trattasse dei versi di un cugino, Lorenzo Stecchetti, morto per tisi. Il volumetto procurò all'autore una grande notorietà. Basti pensare che il libro, alla sua uscita, ebbe un successo di vendite maggiore delle ''[[Odi barbare]]'' di Carducci e che, nel corso della vita dell'autore, ne uscirono ben 32 edizioni. Contiene anche la celebre ''Il canto dell'odio'', in cui è evidente l'ispirazione dal [[romanticismo]] e dal [[maledettismo]] di [[Charles Baudelaire]] ed [[E.T.A. Hoffmann]], e l'accostarsi alla poetica della [[scapigliatura]], con il suo gusto dell'orrido, del [[macabro]] e dell'eccessivo.
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Sono due volumetti usciti nel [[1878]] pubblicati ancora sotto lo pseudonimo di Lorenzo Stecchetti in cui l'autore polemizzava con i critici idealisti (fra cui [[Giovanni Rizzi]] e [[Luigi Alberti]]); ottennero un certo successo.
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È un volume pubblicato sulla vita e le opere del bolognese [[Giulio Cesare Croce]] (l'autore del ''[[Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno (Croce)|Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno]]''), opera erudita, scritta nel 1878 per procurarsi un titolo per l'impiego nelle biblioteche governative; rappresenta il primo studio serio sull'autore cinquecentesco.
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Si tratta di un poema burlesco e parodistico scritto nel [[1882]] in collaborazione con [[Corrado Ricci]] e in polemica con [[Mario Rapisardi]], il quale non gradì l'ironia e rispose duramente con una delle sue ''Frecciate''<ref>A UN RIMATORE SOZZO CHE RIPETEA LA FRASE D'UN MIO NEMICO, XII</ref>.
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Pubblicato nel [[1884]] è un saggio che rappresenta la prima rigorosa indagine sulla [[cucina italiana]] del [[Medioevo]].
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È una raccolta di poesie pubblicata nel [[1897]] con lo pseudonimo di "Argìa Sbolenfi". La vena di Guerrini si riduce a licenziosità triviali e ricompare la denuncia violenta dell'ipocrisia e del conformismo morale, religioso e sociale<ref>{{cita web|url=https://www.gutenberg.org/etext/17847|editore=gutenberg.org|accesso=26 maggio 2010|titolo=Testo delle Rime di Argia Sbolenfi|lingua=en|data=24 febbraio 2006}}</ref>. Le Rime, tuttora ristampate da Zanichelli, contengono una sezione di brevissime ''Favolette Morali'', in cui Stecchetti mostra una sua vena paradossale e [[nonsenso|non sense]] ''ante litteram''.
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