Nel villaggio minerario vi si trovavano il palazzo della direzione, chiamato ''“Il castello”'', costruito verso il [[1870]], in [[Architettura neogotica|stile neomedievale]], a imitazione di un palazzo tedesco, in posizione dominante rispetto al resto del complesso, che comprende abitazioni di impiegati, la chiesa, lo spaccio, la [[posta]], il [[cimitero]] e persino un [[ospedale]].
Lungo la vallata che collega il villaggio al mare si trovano alcuni [[pozzo minerario|pozzi minerari]], tra cui il Pozzo Gal<ref>{{Cita web |url=http://www.miniereingurtosu.it/ |titolo=Benvenuto ad Ingurtosu<!-- Titolo generato automaticamente --> |accesso=18 giugno 2008 |dataarchivio=3 maggio 2009 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20090503041952/http://www.miniereingurtosu.it/ |urlmorto=sì }}</ref>, recentemente restaurato e trasformato in area museale sulla vita degli operai, e gli imponenti ruderi della laveria Brassey, costruita in località Naracauli nel [[1900]], quando proprietario della miniera era il nobile inglese Lord Brassey. La vallata termina poi nelle splendide "''[[Dune di Piscinas]]''" dove iil minerale estratto veniva trasportato, grazie a una piccola [[ferrovia]] costruita nel [[1871]], per essere poi imbarcato.
Oggi Ingurtosu è un monumento di [[archeologia industriale]] mineraria e fa parte del ''Parco Geominerario Storico e Ambientale'' della [[Sardegna|Regione Sardegna]], inserito nella rete GEO-PARKS dell'[[UNESCO]].
== La Rapina al Palazzo della Direzione della miniera. ==
La sera del 9 febbraio 1948, alle ore 18.:45, una banda di 9nove malviventi, in parte mascherati ed armati di moschetti, mitra, fucili da caccia e bombe a mano, prese d’assalto il Palazzo della Direzione della Miniera di Ingurtosu. In quegli anni immediatamente successivi al Secondo Conflitto Mondiale, il settore minerario era in ripresa economica e ciò dava una boccata d’ossigeno ai tanti operai e alle rispettive famiglie. La miniera dava lavoro a circa 1000 mille minatori, agli addetti alle officine, alle laverie, ai servizi di guardia, al trasporto sui vagoni dai cantieri fino al pontile di Piscinas. Quella sera, all’interno della cassaforte vi erano ben 19 milioni di Lirelire, in contanti e assegni (l’equivalente a circa 1un milione di Euroeuro), ovvero le paghe destinati ai minatori dell’omonima miniera. La rapina fu portata a termine, tanto che i giornali dell’epoca la definirono ''“rapina'' ''del secolo”''. Essa venne organizzata a tavolino e compiuta nel più breve tempo possibile. Morirono, eroicamente, il giovanissimo Carabiniere Giulio Speranza, decorato con medaglia d’Argento al valor Militare alla memoria e il Capo delle guardie di Miniera Vincenzo Caddeo. Al coraggioso Carabiniere Speranza, testimonianza di fedeltà al giuramento fino all’estremo sacrificio, che ogni carabiniere pronuncia e fa proprio per tutta la vita, è stata intitolata la Caserma Carabinieri di San Gavino Monreale (Sud Sardegna) e una pubblica via a Sois (Belluno). Omicidi, rapine su commissione, traffico di armi erano i reati che si verificavano nella Sardegna post fine Seconda Guerra Mondiale. I Carabinieri della Stazione di Ingurtosu, della Sezione di Guspini e della Compagnia di Iglesias si metteranno fin da subito alla ricerca dei malfattori, riuscendo ad arrestare i responsabili dell’efferato delitto che sconvolse non solo Ingurtosu, ma l’intero Medio Campidano ed a smantellare l’agguerrita banda, riconducibile a quel fenomeno storico-sociale denominato Banditismo Sardo.
=== Il Carabiniere a piedi Giulio Speranza. ===
Giulio Speranza nacque il 15 ottobre 1925 a Sois (Belluno), frazione di circa 700 abitanti sita su un’altura da cui domina tutta la Valbelluna. Giulio era un giovine aitante e distinto, di carattere forte ed energico e tendenzialmente umile e rispettoso. Trascorse la sua prima giovinezza nel paese d’origine, lavorando come operaio in diversi settori, per prima in una fabbrica di mattoni, poi in galleria, accettando lavori umili pur di sostenere economicamente il suo nucleo familiare.
Il 23 Aprile 1946 Speranza, all’età di vent’anni, decise di arruolarsi nei Carabinieri Reali. Frequentò il corso applicativo presso la Scuola Allievi Carabinieri di Roma. Il 14 Gennaio del 1948 venne assegnato alla Stazione di Ingurtosu. Il Carabiniere riuscì a prestarvi servizio per 26 giorni, fino al giorno della sua tragica morte.
A causa dello strano rumore di spari, su ordine del Comandante di Stazione, Speranza e il collega, Carabiniere Buttule si recarono al centro del Borgo per verificare cosa stesse succedendo. Giunti nella Piazza i due Carabinieri furono quasi investiti da una pioggia di colpi. Era in atto una rapina all’interno della direzione. Speranza, cercò una posizione favorevole per sorprendere i rapinatori ed immaginando che all'interno vi erano i dipendenti presi come ostaggi, ma venne colto all'improvviso da un bandito. Costui, appostato sotto un andito nel buio della strada che domina sulla Piazza Cantina all’esterno del Palazzo della Direzione, lo colpì con un colpo di fucile da caccia sul fianco destro. Nonostante la grave ferita riportata, il Carabiniere riuscì a colpire di striscio il suo assalitore, pare con due proiettili, ad una spalla.
Il suo comportamento prima di morire fu valoroso e degno delle migliori tradizioni dell’Arma dei Carabinieri. Nel letto dell’ospedale traumatologico di Ingurtosu e rivolto al suo comandante di Stazione, alla presenza del medico e degli infermieri, esclamò: ''‘Maresciallo, sono contento di morire perché ho fatto tutto quello che potevo. Mi spiace solo di non aver potuto impedire che quei vigliacchi mi portassero via il mitra.’''
Come giusto riconoscimento per il comportamento tenuto dal Carabiniere Speranza, caduto nell’adempimento del proprio dovere, gli venne concessa la Medaglia d’Argento al Valor Militare alla memoria con la seguente motivazione:
''Trasportato all’ospedale confermava le sue belle doti di coraggio e di attaccamento al dovere dichiarandosi contento di morire per l’adempimento del servizio’''
''-Ingurtosu (Cagliari) 9.2.1948-''
==Cultura==
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