Ferruccio Parri: differenze tra le versioni
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In seguito, con la costituzione dei primi gruppi di partigiani, egli divenne capo del [[Partito d'Azione]] nei territori occupati e in seguito lo rappresentò nel [[Comitato di Liberazione Nazionale|Comitato di Liberazione Nazionale dell'Alta Italia]]. Con la costituzione, il 9 giugno [[1944]], del Comando generale dei volontari per la Libertà, una sorta di guida militare dei partigiani, Parri fu nominato vicecomandante, insieme con il futuro dirigente [[Partito Comunista Italiano|comunista]], [[Luigi Longo]], e col generale [[Raffaele Cadorna Jr|Raffaele Cadorna]]. Assunse il nome di battaglia di "Maurizio".
Qualche tempo dopo (il 2 gennaio [[1945]]) Parri venne casualmente fatto prigioniero dalle [[SS]]. Condotto per ulteriori accertamenti nel [[Carcere di San Vittore|campo di concentramento provinciale di San Vittore]], fu duramente percosso da «il Porcaro, la belva umana, il terrore di San Vittore», ovvero dalla SS, Franz Staltmayer e un suo collega che simultaneamente lo presero anche a calci con scarponi chiodati, successivamente interrogato non venne riconosciuto<ref>{{cita libro | nome=Antonio | cognome=Quatela | titolo=Hotel Gestapo, Milano settembre 1943 - aprile 1945, pag. 173-175 | anno=2016 | editore= Ugo Mursia Editore | città=Milano | isbn= 978-88-425-5640-4}}</ref> e venne quindi mandato all'[[Albergo Regina & Metropoli]], sede del comando delle SS, della Gestapo, della Kripo e SIPO-SD e uno fra i principali luoghi del terrore e di torture in Italia per partigiani, oppositori politici ed ebrei, per decidere cosa fare di quell'anonimo partigiano<ref>{{cita libro | nome=Antonio | cognome=Quatela | titolo=Hotel Gestapo, Milano settembre 1943 - aprile 1945, pag. 175 -177 | anno=2016 | editore= Ugo Mursia Editore | città=Milano | isbn= 978-88-425-5640-4}}</ref>. Qui Parri non sarà altrettanto fortunato, e secondo il rapporto che fa lui stesso nel libro ''Due mesi con i nazisti : dal tavolaccio alla branda'' venne riconosciuto non come il professor Pasolini, cognome riportato sui suoi falsi documenti, bensì come il prof. Parri. E questo fra l'euforia dei nazisti dell'Albergo per l'arresto del pluriricercato capo partigiano "comandante Maurizio" (conosciuto anche con l'appellativo "lo Zio"). A riconoscerlo, senza ombra di alcun dubbio, fu un poliziotto italiano che lo aveva già precedentemente arrestato nel 1942 quando fu denunciato con l'accusa di "scritti sediziosi" al [[Tribunale speciale per la difesa dello Stato (1926-1943)
Mentre Parri era ancora prigioniero all'albergo Regina fu fatto un temerario tentativo per liberarlo. L'artefice fu il comandante partigiano [[Edgardo Sogno]] nome di battaglia ''Franco Franchi''<ref>{{Cita web|url=https://www.combattentiliberazione.it/combattenti/edgardo-sogno-franco-franchi|titolo=Sogno, Edgardo (Franco Franchi)|accesso=1º luglio 2022}}</ref>. Sogno si presentò nell'albergo con altre due persone indossando un'uniforme della milizia tedesca, fingendosi latore di messaggi speciali, con il piano di sparare poi direttamente contro i tedeschi, liberare Parri e scappare con lui: ma fu riconosciuto, catturato e torturato dai nazisti;<ref>
Numerose congetture furono fatte sull'arresto di Parri: dopo la guerra voci di popolo asserivano che esso fosse stato favorito dai servizi segreti inglesi per indebolire la componente di sinistra della Resistenza; la maggioranza della [[storiografia]] oggi ritiene invece che quello di Parri fu un arresto fortuito.
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[[File:Liberazione-di-milano 6 maggio.gif|miniatura|Il Comando generale del [[Corpo volontari della libertà|CVL]] apre la sfilata del 6 maggio [[1945]] a [[Milano]]. Il terzo da sinistra è Ferruccio Parri.]]
Di lì a qualche mese, il 25 aprile in Italia terminava la [[seconda guerra mondiale]]; tuttavia gli Alleati mantennero sotto la loro amministrazione tutto il Settentrione. Il CLN si adeguò alle disposizioni alleate prendendo in giurisdizione tutto il Centro-Sud, mentre al Nord continuava a operare il CLNAI. Parri, rientrato finalmente a [[Milano]], fu confermato come rappresentante del [[Partito d'Azione]]. Sebbene favorevole alla condanna a morte di Mussolini,{{Senza fonte}} definì una "[[macelleria messicana]]" l'oltraggio riservato a [[Morte di Mussolini#Piazzale Loreto|Piazzale Loreto]] al corpo di [[Benito Mussolini]], della [[Claretta Petacci|Petacci]] e degli altri [[Morte di Benito Mussolini|fucilati]] a [[Dongo]]<ref>{{Cita web|url=https://www.corriere.it/cultura/25-aprile-1945-festa-liberazione-milano/notizie/piazzale-loreto-macelleria-messicana-che-indigno-anche-partigiani-47fd87ec-eac0-11e4-850d-dfc1f9b6f2f5.shtml|titolo=Piazzale Loreto, la «macelleria messicana» che indignò anche i partigiani|sito=Corriere della Sera|data=
=== Ruolo nell'Assemblea Costituente e la politica ===
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=== Politica estera ===
{{Vedi anche|Questione giuliana}}
È l'ultimo Presidente del Consiglio della storia d'Italia ad aver ufficialmente dichiarato guerra a un altro Stato: ciò accadde il 14 luglio 1945, quando il suo governo dichiarò aperte le ostilità contro l'[[Impero giapponese]].<ref>
In [[politica estera]] dovette seguire il delicato tema delle trattative di pace: l'Italia era considerata un paese "provocatore della guerra". Per questo venne esclusa dalla Conferenza di San Francisco dove Parri e De Gasperi, [[ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale|ministro degli Esteri]], tentarono di partecipare. Fu totalmente vano il tentativo di far entrare l'Italia nel novero dei paesi alleati con la dichiarazione di guerra all'ormai sconfitto [[Giappone]] avvenuta il 15 luglio<ref>
Anche alla successiva [[Conferenza di Potsdam]], dove doveva essere deciso come risolvere la [[questione giuliana]], ovvero se assegnare [[Trieste]] e l'[[Istria]] all'Italia o alla Jugoslavia, la partecipazione dell'Italia fu esclusa per un veto esplicito posto da [[Winston Churchill]]. A Potsdam la [[questione giuliana]] non fu discussa e in un comunicato venne riconosciuto all'[[Italia]] di essere stato il primo Paese a rompere l'alleanza con la [[Germania]].
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* Guido Quazza, Enzo Enriques Agnoletti, Giorgio Rochat, Giorgio Vaccarino, Enzo Collotti, ''Ferruccio Parri, sessant'anni di storia italiana'', Bari, De Donato, 1983
* Ferruccio Parri, ''Scritti 1915/1975'', a cura di Enzo Collotti, Giorgio Rochat, Gabriella Solaro Pelazza, Paolo Speziale, Milano, Feltrinelli Editore, 1976
* Carlo Piola Caselli, ''
* Andrea Ricciardi, ''Ferruccio Parri.'' ''Dalla genesi dell'antifascismo alla guida del governo'', Biblion, 2023
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* {{Collegamenti esterni}}
* {{Camera.it|28300|costituente}}
* INSMLI - Istituto Nazionale per la Storia del Movimento di Liberazione in Italia ''
* Giancarlo Iacchini, ''
* {{cita web|url=http://www.radicalidisinistra.it/2008/atelier.php?codice=22|titolo=Ricordo di Ferruccio Parri|urlmorto=sì|urlarchivio=http://archive.wikiwix.com/cache/20110224045847/http://www.radicalidisinistra.it/2008/atelier.php?codice=22|dataarchivio=24 febbraio 2011}}
* {{cita web|url=http://dati.acs.beniculturali.it/CPC/CPCdetail.html?P03070|titolo=Parri Ferruccio}}
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