Emilio Canzi: differenze tra le versioni
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[[Anarchismo|Anarchico]] e combattente [[antifascismo|antifascista]] nella [[Guerra di Spagna]], fu comandante unico della [[XIII Zona operativa]]<ref>Fascicolo: Brigate dipendenti Busta 4, Fascicolo 13 Corrispondenza con la 1ª brigata Diego; carte relative alla 2ª brigata, 3ª brigata, 7ª brigata, 9ª brigata Valoroso, 10ª brigata, alla 11ª brigata mobile Monte Santo, brigata di manovra Pippo. Tra le carte relative alla 3ª brigata si trovano due lettere del comandante della XIII zona Emilio Canzi. cc. 40
Date: 06/12/1944 - 12/04/1945; da
== Biografia ==
Abbandonati presto gli studi per lavorare come commesso in un negozio d'abbigliamento, nel [[1913]] fu richiamato alle armi, aggregato al [[12º Reggimento bersaglieri]] e inviato in [[Libia]]. Nell'esercito raggiungerà il grado di [[sergente]] poi, nel [[1916]], è fatto rimpatriare per questioni di salute. Ripresosi, Canzi è inviato in zona di guerra e partecipa alla [[battaglia di Vittorio Veneto]].
Assunto come impiegato nell'Officina automobilistica del Regio esercito, partecipa attivamente alle agitazioni del [[primo dopoguerra]], aderendo al movimento anarchico. Nel [[1921]] è istruttore e capo degli [[Arditi del popolo]] piacentini, inquadrati nel "Battaglione Cantarana"<ref>Tagliaferri Ivano, ''Morte alla morte. Gli [[Arditi del popolo]] a Piacenza 1921-1922'', Piacenza, Vicolo del Pavone, 2004. libro dove si narra la vicenda degli [[Arditi del Popolo]] nel piacentino.</ref><ref name="anarca-bolo.ch">
Il 9 agosto [[1927]] rientrò a Piacenza e in settembre è arrestato a [[Crespellano]], in [[provincia di Bologna]]. Durante la sua permanenza a Piacenza riprende i contatti con i vecchi compagni rimasti. Di conseguenza la polizia fascista gli sequestra il passaporto. Dopo alcuni tentativi, andati a vuoto, fatti per recuperare il documento, Canzi espatria clandestinamente nell'aprile del [[1928]].
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Raggiunta nuovamente la Francia si stabilì nel sobborgo parigino di [[Saint-Cloud]]. Qui riprese a frequentare gli ambienti dei fuoriusciti politici italiani aderendo alla sezione dell'Unione comunista anarchica dei profughi italiani e, nell'ottobre del 1933, al Comitato anarchico pro vittime politiche di Parigi, dove emerge ben presto come figura di riferimento<ref name="bfscollezionidigitali.org" />.
Nel [[1935]] è tra i protagonisti della mobilitazione contro le espulsioni dei militanti anarchici dalla Francia e per il diritto d'asilo, e partecipa alle iniziative contro la [[guerra d'Etiopia]]. Nel settembre 1936 entra in [[Spagna]], dove nel frattempo è scoppiata la [[guerra civile spagnola|guerra civile]]. Si unisce alla Colonna Italiana della [[Colonna Ascaso]], operante in [[Aragona]]. La Colonna Italiana era comandata da [[Giuseppe Bifolchi]]<ref>{{cita web|url=http://www.geocities.com/soho/den/7257/numero3/antg2.html|titolo=LA RISVEGLIA/Dal 17 luglio 1936 alla battaglia di monte Pelato <!-- Titolo generato automaticamente -->|urlarchivio=https://www.webcitation.org/query?url=http://www.geocities.com/soho/den/7257/numero3/antg2.html&date=2009-10-26+02:55:30|accesso=20 luglio 2007|dataarchivio=26 ottobre 2009|urlmorto=sì}}</ref>, ed era presente la 29ª Divisione (prima denominata Colonna Lenin del [[POUM]]). Fra i combattenti italiani vi erano [[Etrusco Benci]],<ref name="geocities.com">{{cita web|url=http://www.geocities.com/soho/den/7257/numero3/benci.html|titolo=LA RISVEGLIA/Etrusco Benci <!-- Titolo generato automaticamente -->|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20090830111042/http://geocities.com/SoHo/Den/7257/numero3/benci.html|accesso=20 luglio 2007
Arrestato dalla polizia nazista il 26 ottobre [[1940]], dopo tre mesi trascorsi in carcere a Parigi e a [[Treviri]], è inviato nel campo di concentramento nei pressi della cittadina tedesca di [[Hinzert-Pölert]]. Nel marzo 1942 è tradotto in Italia, dove è condannato a cinque anni di confino<ref>Commissione di Piacenza, ordinanza del 20.4.1942 contro Emilio Canzi (“Combattente antifranchista in Spagna”). In: Adriano Dal Pont, Simonetta Carolini, ''L'Italia al confino 1926-1943. Le ordinanze di assegnazione al confino emesse dalle Commissioni provinciali dal novembre 1926 al luglio 1943'', Milano 1983 (ANPPIA/La Pietra), vol. III, p. 991</ref>, e trasferito nell'[[isola di Ventotene]]. Alla [[caduta del fascismo]] come tanti altri anarchici Canzi non è liberato ma inviato nel [[campo di internamento di Renicci]] di [[Anghiari]] (AR)<ref>Renicci. Un campo di concentramento in riva al Tevere, 1ª ed. Italiano, Carlo Spartaco Capogreco, [[Mursia]], 2003;
Nelle settimane successive riceve l'incarico dal [[Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia]] di unificare le formazioni partigiane in un Comando unico, che si costituisce in agosto<ref name="bfscollezionidigitali.org" />. Canzi diviene così comandante della XIII zona, con il nome di battaglia di "Ezio Franchi".
A seguito della seconda fase del rastrellamento invernale, che colpisce pesantemente le formazioni piacentine, si apre una grave crisi nel Comando unico tra chi sostiene la necessità dell'apoliticità delle formazioni, o di chi invece vuole operare per la loro politicizzazione. Il mantenimento di un equilibrio tra le diverse componenti politiche della Resistenza locale è un problema rilevante nel piacentino, una terra dove le formazioni moderate o badogliane sono maggioranza mentre quelle [[Brigate Garibaldi|garibaldine]], al contrario di altre province vicine, sono poche o quasi irrilevanti. Il ruolo di Canzi è messo in discussione proprio dai [[Partito Comunista Italiano|comunisti]] che lo additano come il punto debole del Comando, dal momento che egli non rappresenta alcuna forza politica organizzata<ref name="bfscollezionidigitali.org" />. Il PCI tenta in più di un'occasione di prendere il controllo del comando generale, trovando persino – a pochi giorni dalla Liberazione – il sostegno della missione inglese, favorevole alla sostituzione di Canzi.
Il 20 aprile 1945 un gruppo di partigiani [[Unione Sovietica|sovietici]], guidato da ufficiali garibaldini, arrestano Canzi e i suoi sottoposti. Liberato da un altro reparto partigiano facente capo a [[Giustizia e Libertà]].<ref>"Il tentativo di dare la spallata al posto di Comandante Unico incontra la resistenza dell'anarchico, che tenta di appellarsi al sostegno del Comando generale Alta Italia. Del resto i comandanti non comunisti non se la sentono di impegnarsi a fondo nel sostegno a Canzi se questo può significare indebolire la propria posizione. Questa situazione conferma che a sostenere Canzi fino a questo momento non c'è stato un vero e proprio movimento di pressione, ma solo e soprattutto la grande statura morale, etica e politica del vecchio combattente anarchico. La partita della sua destituzione viene giocata all'interno del CU Nord Emilia dove i comunisti hanno la netta maggioranza e decidono di sostituirlo con il colonnello Luigi Marzioli. Marzioli ha vissuto la Resistenza da spettatore e più volte chiamato in causa ha sempre rifiutato di impegnarsi direttamente. Ora, in previsione della Liberazione e dei rapporti di forza successivi, il Partito Comunista non ha uomini adatti al ruolo e pensa di affidarsi a un ex alto ufficiale dell'esercito. Questa è una delle questioni della Resistenza piacentina che più lascia perplessi, soprattutto per la condotta dei comunisti filomoscoviti. Canzi tenta di resistere alle impositive disposizioni del CU Nord Emilia appellandosi all'illegalità del provvedimento di sostituzione. Da una parte contesta la legittimità del documento con cui viene sostituito da Marzioli, dall'altra ritiene che tale provvedimento debba essere eventualmente avallato dal Comando generale della Resistenza" da
Nei mesi dell'[[secondo dopoguerra|immediato dopoguerra]] Canzi s'adoperò per assistere gli ex-partigiani. Riprese inoltre a militare nel movimento anarchico partecipando al convegno interregionale di Milano della Federazione comunista libertaria del luglio 1945 e al congresso di [[Carrara]] della [[Federazione anarchica informale|FAI]] nel settembre dello stesso anno.
Investito da una camionetta dell'esercito inglese il 2 ottobre, dopo essergli stata amputata una gamba, morì per una broncopolmonite all'ospedale di Piacenza il 17 novembre successivo<ref>
=== Omaggi ===
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== Collegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}
* {{cita web|url=http://www.anarca-bolo.ch/a-rivista/316/img/DOSSIER23.jpg|titolo=da Dossier foto del giornale con avviso del ferimento di Canzi}}
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* {{cita web|url=http://www.anarca-bolo.ch/a-rivista/316/dossier.htm|titolo=dossier}}
* {{cita web |
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* {{cita web|url=http://www.ngvision.org/mediabase/453|titolo=gli anarchici e la Resistenza,cd con interviste dei comandanti partigiani anarchici commentati dallo storico,si può scaricare liberamente}}
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* {{cita web|url=http://www.anarca-bolo.ch/a-rivista/316/dossier19.htm|titolo=Lassù sull’Appennino di Franco Sprega}}
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{{antifascismo}}
{{Controllo di autorità}}
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