==L'assedio==
LIl 27 ottobre 1174, l'armata imperiale giunsedi ad[[Federico AlessandriaBarbarossa]] ilraggiunse 27 ottobre 1174Alessandria. I rappresentanti della città proposerooffrirono fin da subitoimmediatamente la resa in cambio della pace, ma Federico Barbarossa rifiutò,declinò. probabilmenteAccettare perché unala trattativa avrebbe legittimato la posizione di Alessandria;. inoltreInoltre, considerandodato che lale costruzionemura della cinta murariacittadine non eraerano stataancora conclusa,complete e che solamentesoltanto 150 fanti di [[Piacenza si]] erano presentati per rinforzare lagiunti guarnigionecome cittadinarinforzi, l'assedio nonsembrava potevaun sembrarerischio uncalcolabile grossoper azzardol'imperatore.
Per compensare la fragilità delle mura, gli abitanti di Alessandria avevano scavato un ampio e profondo [[fossato]] davanti a esse, riempito con le acque del fiume [[Tanaro]]. Questa difesa naturale presentò significative difficoltà per le [[macchine d'assedio]] nemiche, che si trovarono impossibilitate a avvicinarsi alle fortificazioni. Di conseguenza, Barbarossa optò per una strategia di assedio indiretto, bloccando i rifornimenti alla città nella speranza di costringerla alla resa per fame.
Tuttavia, per rimediare alla debolezza della cinta muraria, gli alessandrini avevano scavato di fronte a questa un profondo e largo [[fossato]], riempiendolo con le acque del fiume [[Tanaro]]; ciò creò grosse difficoltà alle [[Armi da assedio medievali|macchine d'assedio]] nemiche, impossibilitate ad avvicinarsi alle mura. L'Imperatore decise quindi di limitare le azioni offensive limitandosi a bloccare i rifornimenti, così da prendere la città per fame. A suo svantaggio, però, l'inverno fu freddo e umido; oltre ad un rinforzamento del fossato, ciò trasformò tutta la zona intorno al suo accampamento in una grossa palude. Durante l'inverno, inoltre, [[Pavia]] e il Monferrato si rivelarono incapaci di rifornire l'esercito imperiale, equivalente ad una città medio-grande; verso dicembre il numero di soldati cominciò a diminuire drasticamente, soprattutto considerando che, durante le festività natalizie, le truppe morave di Ulrico di [[Olomouc]] disertarono.
Tuttavia, l'inverno si rivelò freddo e umido, aggravando la situazione per l'esercito imperiale. Le condizioni atmosferiche rinforzarono il fossato e trasformarono l'area circostante il campo imperiale in un'insidiosa palude. Le difficoltà logistiche furono accentuate dall'incapacità di Pavia e del Monferrato di sostenere le esigenze dell'esercito, che era numeroso quanto una città medio-grande. La posizione degli assedianti si aggravò ulteriormente verso dicembre, quando il numero dei soldati imperiali cominciò a diminuire drasticamente, specialmente dopo che le truppe morave di Ulrico di [[Olomouc]] disertarono durante le festività natalizie.
Giunta la primavera la situazione ad Alessandria era in stallo, e l'esercito della Lega si mise quindi in marcia per tentare di risolverla spezzando l'assedio. Il Barbarossa ordinò quindi a [[Cristiano di Magonza]], il cui contingente era stanziato in Romagna, di rallentare i Lombardi con azioni di disturbo. Durante la tregua pasquale, dopo aver ricevuto la notizia che l'esercito dei comuni era giunto a [[Broni]], a circa {{M|50|u=km}} da Alessandria, l'Imperatore ordinò un attacco sotterraneo alla città, tramite le gallerie che correvano sotto le mura; gli alessandrini però, allarmati da [[San Pietro]] secondo una leggenda popolare, si accorsero di cosa stava accadendo e respinsero gli invasori facendo crollare la galleria in cui si trovavano. In risposta all'attacco, un contingente di fanti e cavalieri alessandrini si scagliò fuori dalle mura, riuscendo a dare alle fiamme una torre d'assedio.
La situazione rimase in stallo fino all'arrivo della primavera, quando l'esercito della [[Lega Lombarda]] cominciò l'avanzata per tentare di rompere l'assedio. Durante la tregua pasquale, il Barbarossa ricevette la notizia che l'esercito dei comuni era giunto a [[Broni]], a circa 50 km da Alessandria, e decise di tentare un assalto finale. L'attacco prevedeva di infiltrare una squadra di soldati all'interno della città sfruttando un tunnel scavato sotto le mura. Tuttavia, gli alessandrini, allertati secondo la leggenda da un intervento miracoloso di [[San Pietro]], scoprirono il piano e fecero crollare la galleria, intrappolando gli assalitori. In risposta a questo tentativo, un contingente di fanti e cavalieri alessandrini lanciò un contrattacco, uscendo dalle mura e incendiando una torre d'assedio.
Questo fallimento, per di più arrivato con il disonore di aver violato una tregua, convinse l'Imperatore alla resa: nella domenica di [[Pasqua]] diede alle fiamme l'accampamento e decise di trattare la pace con l'esercito comunale.
In seguito a questo fallimento e al disonore della violazione della tregua pasquale, Barbarossa fu costretto a ritirarsi. Nella domenica di [[Pasqua]], ordinò di incendiare l'accampamento e avviò ciò che rimaneva del suo esercito verso quello dei lombardi, per trattare la pace.
==Conseguenze==
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