Giufà: differenze tra le versioni

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=== Tradizione giudaico-spagnola ===
Nella tradizione giudaico-spagnola Giufà è un ragazzo intelligente e stupido, furbo e credulone, onesto e disonesto, triste e allegro, povero e ricco, credente e miscredente. Lo si ritrova in ogni situazione possibile: realistica, fantastica, assurda. Non sa comprare nemmeno un pomodoro ma sa vendere una pecora brutta e magra a un prezzo favoloso. È figlio di un ricco ma non ha neppure una camicia. Non ha da mangiare ma nutre gli affamati. Insomma, è un saggio, ma di una saggezza che non si riconosce a prima vista. Giufà incarna anche il ribelle alle [[Norma (scienze sociali)|convenzioni sociali]], il burlone che si fa gioco di tutto e di tutti, che irride l'[[autorità]], la [[paura]], la [[morte]] stessa; e in questa sua incontenibile, [[Pagliaccio|claunesca]] provocazione sta forse l'[[catarsi|effetto catartico]] delle sue storie.<ref>{{Cita libro|titolo = Storie di Giochà. Racconti popolari giudeo-spagnoli|curatore = Matilde Cohen Sarano|altri = prefazione di [[Cesare Segre]], postfazione di Tamar Alexander|città = Firenze|editore = [[Sansoni]]|anno = 1990|isbn = 88-383-1181-1}}</ref>
 
=== Origini storiche ===