Guerra d'Italia del 1521-1526: differenze tra le versioni
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Nel mese di dicembre la Francia iniziò a pianificare la guerra. Francesco non voleva attaccare apertamente Carlo perché Enrico aveva annunciato la sua intenzione di intervenire contro il primo che avesse infranto la precaria pace. Piuttosto, offrì un sostegno più nascosto alle incursioni in territorio imperiale e spagnolo. Un attacco venne effettuato sulla [[Mosa (fiume)|Mosa]], sotto la guida di [[Robert de la Marck]]. Contemporaneamente un'armata franco-navarrese avanzò attraverso la [[Regno di Navarra|Navarra]] dopo la riconquista di [[Saint-Jean-Pied-de-Port]].<ref>{{cita|Monreal e Jimeno, 2012|p. 67}}.</ref> La spedizione venne nominalmente guidata dal diciottenne re di Navarra [[Enrico II di Navarra|Enrico d'Albret]] il cui regno era stato invaso da [[Ferdinando II d'Aragona]] nel 1512, ma effettivamente guidata da [[André de Foix]] e finanziata e armata dai francesi.<ref name="ReferenceA">{{cita|Blockmans, 2002|pp. 51-52}}.</ref><ref>{{Cita|Hackett, 1937|pp. 229-230}}.</ref> I disegni francesi si dimostrarono rapidamente imperfetti visto che l'intervento di [[Enrico III di Nassau-Breda|Enrico di Nassau]] respinse l'offensiva della Mosa, e sebbene de Foix inizialmente fosse riuscito a [[Battaglia di Pamplona|conquistare Pamplona]], fu cacciato dalla Navarra dopo essere stato sconfitto alla [[battaglia di Noáin]] il 30 giugno 1521.<ref>{{Cita|Hackett, 1937|p. 230}}.</ref><ref>{{cita|Oman, 1937|pp. 173-174}}.</ref>
Carlo, nel frattempo, era preoccupato per le idee di [[Martin Lutero]], con il quale si era confrontato alla [[Dieta di Worms (1521)
== Mosse iniziali ==
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La sconfitta di Odet portò l'Inghilterra a entrare apertamente nel conflitto. Alla fine di maggio 1522 l'ambasciatore inglese si presentò a Francesco con un ultimatum enumerando tutte le accuse contro la Francia, in particolare quella di sostenere il [[Giovanni Stewart (1481-1536)|duca di Albany]] in [[Scozia]], ma il re negò ogni addebito.<ref>{{Cita|Hackett, 1937|pp. 256-257}}.</ref> Enrico VIII e Carlo V firmarono il [[Trattato di Windsor (1522)|trattato di Windsor]] il 16 giugno 1522. Il trattato delineava un attacco comune degli eserciti inglese e imperiale contro la Francia, con ogni alleato che si impegnava a fornire almeno {{formatnum:40000}} uomini. Carlo accettò di risarcire l'Inghilterra per le pensioni che si sarebbero perse a causa del conflitto con la Francia, di pagare gli ultimi debiti che dovevano essere incamerati e, per sigillare l'alleanza, acconsentì di sposare l'unica figlia di Enrico, [[Maria I d'Inghilterra|Mary]]. Nel mese di luglio gli inglesi attaccarono la [[Bretagna]] e la [[Piccardia]] da [[Calais]]. Francesco non fu in grado di raccogliere fondi per contrapporre una resistenza significativa e i soldati inglesi bruciarono e saccheggiarono le campagne.<ref>{{Cita|Hackett, 1937|pp. 254-255, 257}}.</ref>
[[File:Charles III, Duke of Bourbon.jpg|left|thumb|upright|Ritratto immaginario di Carlo III di Borbone, di [[Bernard Gaillot]] (1835). Carlo di Borbone tradì Francesco alleandosi con Carlo V.]]
Francesco escogitò diversi metodi per raccogliere fondi ma si concentrò su una causa contro Carlo III di Borbone. Il duca di Borbone aveva ricevuto la maggior parte dei suoi possedimenti attraverso il matrimonio con [[Susanna di Borbone]], che era morta poco prima dell'inizio della guerra. [[Luisa di Savoia]], cugina di Susanna e madre del re, insistette sul fatto che i territori in questione dovessero passare a lei a causa della sua più stretta parentela con la defunta. Francesco era sicuro che il sequestro delle terre contese avrebbe migliorato la propria posizione finanziaria in maniera sufficiente per continuare la guerra e cominciò a confiscare alcune porzioni di esse in nome di Luisa. Il Borbone, irritato da questo trattamento e sempre più isolato a corte, cominciò a fare aperture verso Carlo V tradendo il re francese.<ref>{{Cita|Hackett, 1937|pp. 260-261}}.</ref><ref>{{Cita|Konstam, 2016|pp. 41-43}}.</ref>
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Carlo V invase quindi il Sud della Francia dai [[Pirenei]]. Odet difese con successo [[Bayonne]] contro gli spagnoli, ma Carlo riuscì a riprendersi [[Hondarribia|Fuenterrabia]] nel febbraio 1524.<ref>{{cita|Blockmans, 2002|p. 45}}.</ref> Il 18 settembre 1523, nel frattempo, un'enorme forza armata inglese sotto il comando del [[Charles Brandon, I duca di Suffolk|duca di Suffolk]] avanzava in territorio francese da Calais in combinazione con una forza fiammingo-imperiale. I francesi, dispersi dall'attacco imperiale, non furono in grado di resistere e Suffolk avanzò presto oltre il [[Somme (fiume)|fiume Somme]], devastando le campagne e fermandosi a soli 80 chilometri da [[Parigi]].<ref>{{Cita|Hackett, 1937|pp. 265-276}}.</ref> Quando Carlo non riuscì a sostenere l'offensiva inglese, Suffolk non si sentì di rischiare un attacco alla capitale, allontanandosi da Parigi il 30 ottobre e tornando a Calais verso metà dicembre.<ref>{{cita|Gunn, 1986|pp. 631-633}}.</ref>
[[File:Guillaume Gouffier, Seigneur de Bonnivet.jpg|thumb|upright|[[Guillaume Gouffier de Bonnivet]], disegno di [[Jean Clouet]] (c. 1516). Bonnivet comandò diverse armate francesi durante tutto il periodo della guerra.]]
Francesco volse ora la sua attenzione alla Lombardia. Nell'ottobre 1523, un'armata francese di {{formatnum:18000}} uomini, al comando di Bonnivet, avanzò attraverso il [[Piemonte]] verso [[Novara]], dove raggiunse una forza similare di mercenari svizzeri. Prospero Colonna, che aveva soltanto {{formatnum:9000}} uomini, si ritirò verso Milano.<ref>{{Cita|Konstam, 2016|p. 44}}.</ref> Bonnivet, tuttavia, sopravvalutata la forza delle truppe imperiali, preferì ritirarsi negli acquartieramenti invernali piuttosto che attaccare la città, così i comandanti imperiali furono in grado di radunare {{formatnum:15000}} lanzichenecchi e una grande forza sotto il comando del duca di Borbone entro il 28 dicembre, quando [[Carlo di Lannoy]] sostituì Colonna morente.<ref>{{Cita|Konstam, 2016|pp. 44-45}}.</ref> Molti degli svizzeri abbandonarono i francesi e Bonnivet fu costretto a ripiegare. I francesi, sconfitti alla [[Battaglia di Romagnano (1524)|battaglia del Sesia]], dove Bayard cadde mentre comandava la retroguardia francese, dimostrarono, ancora una volta, la potenza degli archibugieri contro le truppe tradizionali; l'armata francese si ritirò al di là delle [[Alpi]] allo sbando.<ref name="ReferenceC">{{Cita|Hackett, 1937|pp. 281-282}}.</ref><ref name="Konstam">{{Cita|Konstam, 2016|p. 45}}.</ref><ref>{{cita|Taylor, 1973|pp. 53-54}}.</ref>
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A metà ottobre 1524 lo stesso Francesco attraversò le Alpi e avanzò verso Milano alla testa di un esercito di oltre {{formatnum:40000}} uomini, ma Borbone e d'Avalos, le cui truppe non avevano ancora recuperato le forze dopo la campagna di Provenza, non furono in grado di offrire una seria resistenza.<ref name="Konstam4647" /><ref>{{Cita|Hackett, 1937|p. 285}}.</ref> Le armate francesi si divisero in diverse colonne frustrando i tentativi imperiali di bloccare la loro avanzata, ma Francesco non riuscì a portare il corpo principale delle truppe imperiali in battaglia. Tuttavia, [[Carlo di Lannoy]], che aveva concentrato circa {{formatnum:16000}} uomini per resistere ai {{formatnum:33000}} delle truppe francesi di Milano, decise che la città non poteva essere difesa e si ritirò a [[Lodi]] il 26 ottobre.<ref>{{Cita|Konstam, 2016|pp. 50-55}}.</ref> Entrato a Milano e messo [[Louis de la Trémoille]] come governatore, Francesco (sotto la spinta di Bonnivet e contro il parere degli altri suoi comandanti di alto livello, che preferivano un più vigoroso inseguimento alla ritirata di Lannoy) avanzò su [[Pavia]], dove [[Antonio de Leyva]] era rimasto con una piccola guarnigione imperiale.<ref>{{Cita|Konstam, 2016|pp. 55-56}}.</ref>
[[File:Pavia campaign (1524-25).png|upright=1.2|left|thumb|L'avanzata francese in Lombardia nella campagna di Pavia del 1524–25. I movimenti delle truppe francesi sono indicati in blu e quelli imperiali in rosso.]]
Il grosso delle truppe francesi arrivò a [[Pavia]] negli ultimi giorni di ottobre 1524. Entro il 2 novembre Montmorency aveva attraversato il [[Ticino (fiume)|fiume Ticino]] e investito la città da sud, completando il suo accerchiamento. Dentro c'erano circa {{formatnum:9000}} uomini, principalmente mercenari, che Antonio de Leyva era in grado di pagare solo fondendo gli arredi sacri delle chiese.<ref>{{Cita|Konstam, 2016|pp. 36, 56-57}}.</ref> Seguì un periodo di schermaglie, bombardamenti di artiglieria, e diverse brecce erano state create nelle mura alla metà di novembre. Il 21 novembre, Francesco tentò un assalto alla città attraverso due delle brecce, ma fu ricacciato indietro con gravi perdite; ostacolato dalla pioggia e dalla mancanza di polvere da sparo, il francese decise di attendere che i difensori morissero di fame.<ref>{{Cita|Konstam, 2016|pp. 60-64}}.</ref>
Ai primi di dicembre, una forza spagnola comandata da [[Ugo di Moncada]] sbarcò vicino a [[Genova]] con l'intenzione di interferire in un conflitto tra pro-Valois e le fazioni filo-asburgiche della città. Francesco inviò una grossa forza sotto il comando di [[Michele Antonio di Saluzzo]] per intercettarla. Di fronte ai più numerosi francesi e lasciate senza supporto navale per l'arrivo di una flotta pro-Valois comandata da [[Andrea Doria]], le truppe spagnole si arresero.<ref>{{Cita|Konstam, 2016|pp. 65-66}}.</ref> Francesco firmò un accordo segreto con [[papa Clemente VII]], che aveva deciso di non supportare Carlo V in cambio dell'assistenza di Francesco nella conquista di Napoli. Contro il consiglio dei suoi comandanti anziani, Francesco decise di distaccare parte delle sue forze, sotto il comando
[[File:Battle of Pavia.jpg|upright=1.4|thumb|Parte dell{{'}}''Arazzo di Pavia'', tessuto su disegno di [[Bernard van Orley]] (c. 1531)]]
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Carlo chiese non solo la resa della Lombardia, ma anche della Borgogna e della Provenza, costringendo così Francesco a sostenere che la legge francese gli impediva di cedere tutte le terre possedute dalla corona senza l'approvazione del [[Parlamento]], che non sarebbe stata imminente. Le richieste imperiali vennero consegnate a Francesco da Büren, ciambellano dell'imperatore, quando era ancora imprigionato nella fortezza di [[Pizzighettone]] dopo la battaglia di Pavia; Carlo aveva inizialmente previsto che il Borbone gli avrebbe dato una Provenza indipendente come ricompensa per i suoi servizi.<ref>{{Cita|Guicciardini|Vol. IV, pp. 305-307}}.</ref>
[[File:Charles V visits François Ier after the Battle of Pavia.jpg|left|thumb|''Carlo V visita Francesco
In settembre Francesco si ammalò gravemente e sua sorella, [[Margherita d'Angoulême|Margherita di Navarra]], lasciò Parigi per raggiungerlo in Spagna.<ref name="Guicciardini" /><ref>{{Cita|Hackett, 1937|pp. 319-322}}.</ref> I medici imperiali, esaminando il re, credettero che la sua malattia fosse stata causata dal suo dolore per non essere ricevuto dall'imperatore ed esortarono Carlo a fargli visita. Carlo, contro il parere del suo Gran Cancelliere, [[Mercurino Arborio di Gattinara|Mercurino Gattinara]], il quale sosteneva che vedere Francesco sul letto di morte era motivato da preoccupazioni mercantili, piuttosto che da compassione, ed era quindi indegno dell'imperatore, acconsentì, e Francesco presto recuperò la sua salute.<ref>{{Cita|Guicciardini|Vol. IV, pp. 314-315}}.</ref> Un tentativo di fuga si rivelò infruttuoso ed ebbe come conseguenza solo che Margherita venisse rispedita in Francia.<ref>{{Cita|Hackett, 1937|pp. 323-324}}.</ref>
[[File:Frontiers of France (1521).jpg|thumb|Frontiere definitive della Francia dopo la [[pace di Cateau-Cambrésis]] del 1559. Nonostante più di tre decenni di ulteriore guerra, i francesi non riuscirono a riguadagnare alcuno dei loro ex possedimenti in Lombardia.]]
All'inizio del 1526, Carlo ricevette delle richieste da Venezia e dal papa per restaurare [[Francesco II Sforza]] sul trono del [[Ducato di Milano]], ed era diventato ansioso di raggiungere un accordo con i francesi prima dell'inizio di un'altra guerra. Francesco, dopo aver richiesto senza alcun risultato di mantenere la Borgogna, era pronto ad arrendersi per ottenere la sua liberazione.<ref>{{Cita|Guicciardini|Vol. IV, pp. 347-350}}.</ref> Il 14 gennaio 1526 Carlo e Francesco si accordarono con il trattato di Madrid con il quale il re francese rinunciava alle sue pretese sull'Italia, [[Fiandre]] e [[Artois]], cedendo la [[Ducato di Borgogna|Borgogna]] a Carlo, accettando di inviare due suoi figli in ostaggio presso la corte spagnola, e con la promessa di sposare la sorella di Carlo, [[Eleonora d'Asburgo|Eleonora]] restituendo al duca di Borbone i territori che gli erano stati confiscati.<ref>{{cita|Blockmans, 2002|pp. 60, 68}}.</ref><ref>{{Cita|Guicciardini|Vol. IV, pp. 348-353}}.</ref><ref>{{cita|Oman, 1937|p. 211}}.</ref> Francesco, che deteneva il titolo di [[Maestà cristianissima]], accettò anche di convincere Enrico VIII a rinunciare al trono di Navarra a favore di Carlo, "al fine di sradicare gli errori della setta luterana e del resto delle sette condannate".<ref group=N>L'accordo ribadì inoltre la necessità di distruggere "gli infedeli". In {{cita|Urzainqui, 2013|p. 21}}.</ref>
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