Secondo triumvirato: differenze tra le versioni
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Intanto [[Sesto Pompeo]], figlio dell'avversario di Cesare, con le forze pompeiane superstiti e una potente flotta, teneva sotto controllo Sicilia, Sardegna e Corsica, e la usava per razziare le coste dell'Italia meridionale seminando il terrore.
L'accordo era necessario soprattutto per Ottaviano, il quale voleva evitare di trovarsi fra due fuochi: da una parte Antonio con 17 legioni (comprese quelle dategli da [[Marco Emilio Lepido|Lepido]], suo partigiano) e dall'altra le già ricordate forze dei cesaricidi in Oriente. Dall'incontro uscì una spartizione delle provincie
Per reperire i fondi necessari per la campagna in Oriente e per vendicare la morte di Cesare, i tre redassero [[liste di proscrizione]] degli avversari da eliminare ed incamerarne così i beni. A Roma e in Italia si scatenò quindi una caccia all'uomo senza eguali e in molti casi più feroce e indiscriminata di quella operata dopo la vittoria di [[Lucio Cornelio Silla|Silla]] su [[Gaio Mario]]. Molte furono le vittime illustri: ben 300 senatori caddero sotto i colpi degli assassini e 2000 [[Cavalleria (storia romana)|cavalieri]] ne seguirono la sorte. Tra questi fu anche Cicerone, al quale Antonio non aveva perdonato le orazioni contro di lui, raccolte nelle ''[[Filippiche (Cicerone)|Filippiche]]''. Ottaviano, pur essendo stato protetto e incoraggiato dal grande intellettuale latino, non fece nulla per salvargli la vita. Altra barbarie decisa dai triumviri fu l'uso di appendere ai [[rostri]] del foro le teste dei nemici uccisi e di dare una ricompensa proporzionale a chi le portava: 25.000 denari agli uomini liberi, 10.000 agli schiavi con l'aggiunta della [[manomissione]] e della [[Cittadinanza romana|cittadinanza]].<ref>AA.VV. La storia, op. cit., p. 405.</ref>
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