Castellazzo Bormida: differenze tra le versioni

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==== Chiesa di Santo Stefano ====
[[File:Castellazzo Bormida-municipio2.jpg|thumb|Il palazzo comunale]]
La chiesa di Santo Stefano "extra muros" ha un'origine certamente monastica per la sua lontananza dall'abitato di allora. La fondazione risale all'incirca alla metà dell'[[XI secolo]] dall'impronta romanica che l'edificio conserva: tre [[Abside|absidi]] (rimaneggiate nel corso dei secoli) e la [[cripta]].
Le absidi trovano le loro gemelle nell'[[Sezzadio#Abbazia di Santa Giustina|Abbazia di Santa Giustina di Sezzè (Sezzadio)]] da cui dipese, dello stesso periodo, ma anche a Castellazzo si ha nella storia un'altra chiesa con tre absidi: San Giovanni del Mortuzzo o delle rane. L'antica Santo Stefano vede periodi di abbandono nel [[XVI secolo|500]] e solo alla fine del secolo (1596-97) vengono iniziati i lavori di restauro che si protrarranno fini alla metà del [[XVII secolo|1600]]. La chiesa viene rialzata e la facciata completamente rifatta. La chiesa, oggi di proprietà del comune, ha subito dei restauri nel [[1997]]-[[1998|98]] che hanno portato alla luce che le dimensioni in pianta dell'oratorio originale erano le stesse di quello giunto ai giorni nostri.
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Le mura del quattrocento dette "le mura nuove", formavano un pentagono intorno al comune; oggi il percorso delle mura è ancora visibile dagli spalti che ne ripercorrono fedelmente il percorso dividendo il centro storico dalla periferia.
Il torrione è a pianta circolare, è collegato attraverso ad un sistema di camminamenti sotterranei che portano al Castello. Il torrione è stato in tempo recente un deposito di ghiaccio.
 
===== Palazzo municipale =====
Il Palazzo del Municipio di Castellazzo Bormida iniziò a prendere forma nel [[1883]], sostituendo il vecchio Palazzo del Pretorio e demolendo la storica chiesa di San Giacomo dei Serviti, che si trovava nell'attuale via Emanuele Boidi.
 
Il progetto fu affidato all'ingegnere Giulio Leale di Alessandria e approvato ufficialmente il 7 dicembre 1882. Il nuovo edificio doveva ospitare sia gli uffici comunali che le scuole dell'obbligo. Per realizzare l'opera fu contratto un mutuo di 179.000 lire con la [[Cassa Depositi e Prestiti|Cassa dei Depositi e Prestiti]], da rimborsare in trent'anni, come sancito da un decreto della Deputazione Provinciale di Alessandria il 29 gennaio 1883. Il 2 dicembre 1883, un Regio Decreto firmato da [[Umberto I di Savoia|Umberto I]] ne dichiarò la pubblica utilità.[[File:Castellazzo Bormida-municipio2.jpg|thumb|Il palazzo comunale|sinistra]]Gli uffici comunali, secondo il progetto, comprendevano una serie di locali: una sala riunioni per il [[Consiglio comunale (ordinamento italiano)|consiglio comunale]], una per la [[Giunta comunale|giunta]], l'ufficio del [[Sindaco (ordinamento italiano)|sindaco]], l'ufficio del [[Segretario comunale e provinciale|segretario]], una sala d'archivio, l'ufficio dello stato civile, l'ufficio del catasto, quello del capo della guardia campestre, la pretura, una sala d'udienza, il gabinetto del pretore, l'ufficio dei cancellieri, l'ufficio dell'usciere, l'ufficio dell'archivista, una stanza per i testimoni, l'archivio notarile, stanze per gli inservienti del carcere (distinte per uomini e donne), l'alloggio del custode e una latrina. Era inoltre previsto un alloggio per i carabinieri, dotato di camere da letto e cucina.
 
Per le scuole, il progetto prevedeva una divisione tra la sezione maschile e quella femminile. Ogni sezione era composta da diverse aule, una stanza per le riunioni dei maestri, una per la direzione, l'alloggio del bidello e della bidella e le relative latrine. Inoltre, vi erano due cortili distinti, uno per le scuole femminili e uno per quelle maschili.
 
L'intero complesso copriva una superficie di circa 2.700 metri quadrati. La costruzione fu affidata all'impresa di Sebastiano Ratti, che stipulò il contratto nel 1884. L'edificio venne completato e collaudato nel 1886, con l'utilizzo pieno a partire dal 1890. Il palazzo si trova tra le vie XXV Aprile, via Emanuele Boidi e via Cavour. Il processo di costruzione non fu privo di difficoltà, poiché emersero numerosi reclami e ricorsi da parte degli ex proprietari dei terreni, oltre a un'indagine pubblica sulla regolarità della fornitura delle inferriate dell'edificio e una citazione del Comune contro l'impresario per inadempienze contrattuali.
 
L'edificio si distingue per un lungo porticato al piano terreno e una sezione centrale più elevata, arricchita da [[Parasta|paraste]] ioniche di ordine gigante con un timpano triangolare. Di particolare valore sono lo scalone in pietra e la sala consiliare. Quest'ultima, situata al primo piano del palazzo, conserva ancora oggi gli scranni originali ottocenteschi della Pretura di Castellazzo, soppressa nel 1890.
 
 
 
== Società ==