IRI: differenze tra le versioni

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*[[Alitalia]]
*[[RAI]]
*[[Iritel]]
|slogan=
|persone_chiave=
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}}
{{quote|...il Mostro, simbolo dell'assistenzialismo, della rigidità, dello spreco del pubblico denaro e di tutti i misfatti possibili...| da un documento anonimo intitolato ''IRI: il testamento del mostro'', citato da M.Pini, ''I giorni dell'IRI'', Arnoldo Mondadori, 2004}}
{{quote|Il vero italiano vede con occhiali Salmoiraghi (Iri), si serve di elettricità della Finelettrica (Iri), ascolta programmi della Rai con dischi Cetra e pubblicità Sipra, (...) telefona con l’Iri,(...), affida i risparmi alle banche dell’Iri, legge giornali sostenuti dalla pubblicità Iri....|S. Ricossa, ''Come si manda in rovina un paese'', Rizzoli, 1996}}
 
L''''IRI''', acronimo di '''Istituto per la Ricostruzione Industriale''', era un [[ente pubblico]] nato nel [[1933]] per volere dell'allora [[governo]] [[fascismo|fascista]] per evitare il fallimento delle principali banche italiane ([[Banca Commerciale Italiana]], [[Credito Italiano]] e [[Banco di Roma]]) e con esse il crollo dell'economia, già provata dalla crisi economica mondiale iniziata nel [[1929]].
 
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Per la maggior parte della sua storia l’IRI è stato un “ente pubblico economico”, che rispondeva formalmente al ministero delle Partecipazioni Statali, ministero che fino agli anni ’80 fu ricoperto da esponenti della [[Democrazia Cristiana|DC]]. A capo dell’IRI vi erano un consiglio di amministrazione ed il “comitato di presidenza”, formato dal presidente e da membri nominati dai partiti di governo; se il presidente dell’IRI fu sempre espressione della [[Democrazia Cristiana|DC]], la vicepresidenza fu spesso ricoperta da esponenti del [[Partito Repubblicano Italiano|PRI]] come [[Bruno Visentini]] (per più di vent’anni) prima e [[Pietro Armani]] poi, come a controbilanciare il peso dei cattolici con quello dei grandi imprenditori privati e laici, di cui i repubblicani erano espressione. Le nomine ai vertici delle banche, delle finanziarie e delle maggiori aziende erano decise dal comitato di presidenza, ma, soprattutto durante la presidenza di Petrilli, i poteri erano concentrati nelle mani del presidente e di poche persone a lui vicine. Dopo la trasformazione dell’IRI in [[società per azioni]] nel 1992, il consiglio d’amministrazione dell’Istituto fu ridotto a tre soli membri , e l’influenza della DC e degli altri partiti, in un periodo in cui molti loro esponenti furono coinvolti nelle indagini di [[Tangentopoli]], fu di molto ridotta. Negli anni delle privatizzazioni., la gestione dell’IRI fu maggiormente accentrata nelle mani del Ministero del Tesoro; un ruolo importante fu svolto dall’allora Direttore Generale del Ministero [[Mario Draghi]].
==Le ”Nuove IRI”==
In linguaggio giornalistico l’IRI è rimasto come paradigma della mano pubblica che raccoglie partecipazioni in aziende senza troppi criteri imprenditoriali. Così, istituzioni statali come la [[Cassa Depositi e Prestiti]] e [[Sviluppo Italia]] e locali come l’[[ASAM]] della [[Provincia di Milano]] sono state soprannominate “nuove IRI” con una certa connotazione negativa, a sottolinearne le finalità politiche e clientelari che tenderebbero, secondo i critici, a prevalere su quelle economiche.<ref>Si veda ad esempio il titolo del seguente articolo sulla Cassa Depositi e Prestiti: F.M. Mucciarelli, ''Verso una nuova IRI ?'', dal sito [http://www.lavoce.info]</ref>
 
==Fonti==
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==Voci correlate==
*[[Partecipazioni statali]]
*[[privatizzazioni]]
*[[Intersind]]
*[[Processo SME]]
*[[Romano Prodi]]
*[[FintecnaAlberto Beneduce]]
*[[IritecnaAldo SpAFascetti]]
 
==Collegamenti esterni==