Dialetto guardiolo: differenze tra le versioni

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Da una ricerca condotta sul campo da Agostino Formica nel [[1999]] e pubblicata nel saggio "Spettro di frequenze e varianti nel linguaggio di Guardia Piemontese d'oggi: sfaldamento, contaminazione o evoluzione?" (contenuto nel volume: AA.VV., ''Guardia Piemontese le ragioni di una civiltà. Indagine sul mondo occitanico calabrese'', Gnisci, Paola, 1999, pagg. 53-87) risulta che la "tenuta" della lingua occitana ("guardiola") ancora oggi si mantiene su buoni standard di coerenza, in quanto emerge dal riscontro delle "risposte" degli abitanti di Guardia Piemontese (suddivisi per fasce generazionali) il dato significativo che la popolazione locale usa ancora la lingua di tradizione. La metodologia di approccio per questa indagine sul campo è stata la somministrazione del testo di un racconto popolare, inizialmente in lingua guardiola, proposto in italiano a un numero congruo e rappresentativo di abitanti di Guardia Piemontese, con preghiera di volgerlo simultaneamente in guardiolo (la registrazione ha fissato le "versioni", poi studiate e confrontate, pure in relazione alle fasce d'età dei parlanti-intervistati).
Guardia Piemontese hablar occitan gardiol
 
Anche Pietro Monteleone, nel suo saggio "Per una identità di Guardia Piemontese tra dati demografici, riscontri, memoria e territorio" (contenuto sempre nel volume prima citato) dalle risposte del questionario (rigorosamente anonimo) proposto agli abitanti di Guardia Piemontese arriva alla conclusione che la popolazione locale, per i suoi due terzi, si esprime "sempre in casa e con gli amici" nella lingua di "tradizione" e che il guardiolo "costituisce ancora oggi lo strumento abituale di gran parte della popolazione del centro calabrese".