Discesa di Carlo VIII in Italia: differenze tra le versioni

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è dopo stata, et è per star molt’anni.|Ludovico Ariosto, [[Orlando Furioso]], Canto XXXIV, ottava seconda.}}
 
Gli eventi di questa guerra, e specialmente la conflittualità tra Aragona di Napoli e Sforza di Milano, ispirarono poi il dramma di Shakespeare ''[[La tempesta|La Tempesta]]''.<ref>[https://www.google.it/books/edition/La_tempesta/zaOgkczIGYQC?hl=it&gbpv=0 La tempesta], William Shakespeare, 2011, Newton Compton Editori, Nota al testo: La storia e le fonti; [[La tempesta]], William Shakespeare, 2014, E-text, Nota introduttiva. </ref>
 
== Antefatti ==
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==== Il sacco di Mordano ====
{{Vedi anche|Sacco di Mordano}}
Ferrandino sfidò più volte apertamente i francesi a venire alle mani, o in duello singolo o con tutto l'esercito, ma questi non vollero mai accettare battaglia né campale né singola, sicché gli scontri constarono di sole scaramucce.<ref>{{Cita|Sanudo|p. 77}}.</ref><ref name=":12">{{Cita libro|autore=Benedetto Croce|titolo=Storie e leggende napoletane|anno=1990|editore=Gli Adelphi|pp=157-179}}</ref> Nel frattempo i francesi andavano accrescendosi di numero e decisero di attirare il duca di Calabria in una trappola: tra il 20 e il 21 ottobre attorno alla cittadina di [[Mordano]] si radunarono tra i quattordicimila ai sedicimila francesi per cingerla d'assedio. Caterina chiese il soccorso dei napoletani per difenderla, ma Ferrandino, disponendo di molti meno uomini e prevedendo una sconfitta, su consiglio dei propri generali decise di non rispondere alle richieste di aiuto della contessa. Ne seguì una [[Sacco di Mordano|strage]] di civili solo in parte mitigata dalle premure del capitano [[Gaspare Sanseverino|Fracasso]].<ref>Bernardino Zambotti, Diario Ferrarese dall'anno 1476 sino al 1504, in Giuseppe Pardi (a cura di), Rerum italicarum scriptores, p. 236.</ref> Caterina, adiratissima, passò dalla parte dei francesi, rompendo l'alleanza coi napoletani; pertanto Ferrandino lasciò [[Faenza]] per dirigersi verso [[Cesena]]. Stando ai cronisti coevi, il sacco non avvenne per negligenza di Ferrandino, ma per una sua effettiva impossibilità di sconfiggere i francesi, fortificati in "boni bastioni".<ref>{{Cita libro|titolo=Raccolta di cronisti e documenti storici lombardi inediti, vol. 1, Cronaca di Antonio Grumello Pavese|editore=Giuseppe Muller|p=5}}</ref> Egli lasciò comunque presso i forlivesi il ricordo di sé come capitano onorato, onesto e rispettoso dei civili.<ref name=":0302">{{Cita libro|autore=conte Pier Desiderio Pasolini|titolo=Caterina Sforza|url=https://archive.org/details/caterinasforza00pasouoft|anno=1913}}</ref>
 
Carlo, dapprima intenzionato a percorrere la via Emilia fino alla Romagna, mutò proposito e, dopo una tappa a [[Piacenza]], si diresse verso [[Firenze]]. La città era tradizionalmente filofrancese, ma la politica incerta del suo signore, [[Piero di Lorenzo de' Medici]], figlio di [[Lorenzo il Magnifico]], l'aveva schierata in difesa degli [[Aragonesi]] di [[Napoli]].
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Ludovico si rifugiò allora con la propria famiglia nella Rocca del Castello di Milano ma, non sentendosi ugualmente al sicuro, meditò di abbandonare il ducato per rifugiarsi in Spagna. La ferma opposizione della moglie [[Beatrice d'Este]] e di alcuni membri del consiglio lo convinsero tuttavia a desistere.<ref name="Corio, p. 10772" /> Lo stato soffriva comunque di una grave crisi finanziaria, non v'era denaro per pagare l'esercito e il popolo, esasperato dalle tasse, minacciava la rivolta. Scrive il [[Filippo de Commynes|Comines]] che, se il duca d'Orleans avesse avanzato solo di cento passi, l'esercito milanese avrebbe ripassato il Ticino, ed egli sarebbe riuscito ad entrare a Milano, poiché alcuni nobili cittadini si erano offerti di introdurvelo.<ref name=":2">{{Cita|Dina|p. 366}}.</ref>
Secondo il cronista veneziano [[Domenico Malipiero|Malipiero]], Ludovico non resse alla tensione e cadde ammalato, forse a causa di un [[ictus]] (secondo l'ipotesi di alcuni storici), poiché era divenuto paralitico di una mano, non usciva mai dalla camera da letto e si faceva vedere raramente, dubitando che il popolo gli si rivoltasse contro: "El Duca de Milan ha perso i sentimenti; se abandona sé mede[s]mo; no fa le provision a tempo".<ref>Annali veneti dall'anno 1457 al 1500, Domenico Malipiero, Francesco Longo (Senatore.), Agostino Sagredo, 1843, pp. 347 e 351.</ref><ref name=":222" />
 
Malipiero è tuttavia il solo a riferire di questa sua strana malattia, inoltre la sua cronologia è discordante da quella del [[Sanudo]], il quale non vi fa alcun accenno. L'anonimo cronista ferrarese si limita a dire che "il duca de Milano era amalato in questo tempo in Milano";<ref>{{Cita|Anonimo ferrarese|p. 162}}.</ref> ma la malattia era forse una scusa per giustificare il fatto che la moglie Beatrice d'Este avesse, come in una sorta di [[reggenza]], preso in mano il governo dello stato e della guerra al suo posto e che, come riferisce Bernardino Zambotti, fosse stata nominata [[Governatore|governatrice]] di Milano insieme al fratello [[Alfonso I d'Este|Alfonso]],<ref>{{Cita|Zambotti|p. 252}}.</ref> il quale tuttavia cadde ben presto ammalato di [[sifilide]]. Ella si assicurò l'appoggio e la fedeltà dei nobili milanesi, prese i necessari provvedimenti per la difesa e abolì alcune tasse in odio al popolo.<ref name=":222">{{Cita|Dina|p. 366}}.</ref> Una lettera di Beatrice del 17 luglio testimonia in effetti di una malattia piuttosto grave di Ludovico,<ref>L'Orlando furioso e la rinascenza a Ferrara, Giulio Bertoni, Modena U. Orlandini, 1919, p. 344.</ref> ma non è chiaro quando fosse cominciata, poiché fonti milanesi, fra cui l'ambasciatore [[Giacomo Trotti]], risulta che ancora alla fine di giugno Ludovico fosse attivo e in salute, riunisse il consiglio, visitasse gli ambasciatori veneziani e prendesse provvedimenti di natura militare e sociale, quali appunto lo sgravio delle tasse, sebbene fosse a dir poco disperato.<ref name=":13">Gli Sforza a Milano, Cassa di risparmio delle provincie lombarde, 1978, pp. 85-88.</ref>
 
L'esercito sforzesco si era nel mentre spostato nei pressi di Vigevano, sotto il comando del capitano generale [[Galeazzo Sanseverino]], mentre la Serenissima inviò in soccorso di Milano [[Bernardo Contarini]], [[Provveditore (Repubblica di Venezia)|provveditore]] degli [[Stradioti|stradiotti]]. L'esercito della Lega, guidato da Francesco Gonzaga, non si unì se non dopo la [[Battaglia di Fornovo]], il 19 luglio. A giugno la Signoria di Venezia - stando a Malipiero - aveva nel frattanto scoperto che il [[Ercole I d'Este|duca di Ferrara]], padre di Beatrice, assieme ai fiorentini riforniva in segreto il duca d'Orléans a Novara e teneva quotidianamente avvisato re Carlo di tutte le operazioni belliche a Venezia come in Lombardia, poiché il re gli aveva promesso in cambio di fargli recuperare il [[Polesine|Polesine di Rovigo]],<ref>{{Cita web|url=https://www.google.it/books/edition/Annali_veneti_dall_anno_1457_al_1500/QNQFAAAAQAAJ|titolo=Annali veneti dall'anno 1457 al 1500|autore=Domenico Malipiero|editore=Francesco Longo|volume=1|p=352}}</ref> territorio sottrattogli dai veneziani al tempo della [[Guerra di Ferrara (1482-1484)|Guerra del Sale]]. In aggiunta, il condottiero [[Gaspare Sanseverino|Fracasso]], fratello di Galeazzo, venne accusato di doppio gioco col re di Francia.<ref name=":0">Annali veneti dall'anno 1457 al 1500, Domenico Malipiero, Francesco Longo (Senatore.), Agostino Sagredo, 1843, p. 389.</ref>
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=== Il libro delle donne di Carlo VIII ===
Sintomatico di ciò è il nascere di una serie di manoscritti francesi illustrati che hanno per oggetto donne italiane e riguardanti i tre sovrani protagonisti delle guerre: Carlo VIII, [[Luigi XII di Francia|Luigi XII]] e [[Francesco I di Francia|Francesco I]]. I contemporanei italiani polemizzarono contro l'esistenza di queste immagini, poiché le intesero come segno della conquista: "tutti raffiguravano le donne italiane come oggetti del desiderio nell'espansionismo francese".<ref name=":05" /> Nel caso di Carlo si trattò soprattutto di un album che il re portava sempre con sé, e che gli fu poi sottratto nel corso della battaglia di Fornovo, rinvenuto nella sua tenda insieme ad altri oggetti di valore.<ref name="Luzio e Renier, p. 87" /> In esso egli raccoglieva i ritratti licenziosi di tutte le amanti avute in Italia. Si trattava, come pare, di donne nude diverse per città e per età, sebbene le fonti non siano concordi nel giudicare se si trattasse di amanti consenzienti o di giovani violentate.<ref name=":05" />
[[File:La_duchesse_de_Bar.jpg|miniatura|''La duchesse de Bar'', probabilmente [[Beatrice d'Este]], accompagnata da una didascalia in rima: "Per portamento fiero e volto allegro / Costume sontuoso nel nuovo stile / Per gentile benvenuto e scelta bellezza / Non c'è nessuno nella memoria / che abbia mai così tanto compiaciuto Carlo il re di Francia."''<ref>“Pour haultain port pour gaye contenance / Riche acoultrure en nouuelle ordonnance / Pour bel acueil et beaulte prinse au chois / Nulle nen est dont on a souuenance / Qui tant pleust onc a Charles roy francoys”</ref>''