Roberto Bazlen: differenze tra le versioni

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Fu amico di [[Luciano Foà]]<ref>{{Cita web|url=https://www.doppiozero.com/cera-una-volta-ladelphi|titolo=C'era una volta l'Adelphi {{!}} Antonio Castronuovo|sito=www.doppiozero.com|lingua=it|accesso=2024-03-27}}</ref>, [[Adriano Olivetti]], [[Umberto Saba]], [[Giacomo Debenedetti]], [[Italo Calvino]] e [[Eugenio Montale]] (che conobbe nell'inverno del 1923, e che gli dedicò la lirica ''Mediterraneo'', negli ''[[Ossi di seppia]]'' dell'ed. 1928).<ref>''La Poesia di Eugenio Montale: Atti'', Università di Genova, Le Monnier 1984, p.131</ref> Fu proprio Bazlen a consigliare a Montale ''[[La coscienza di Zeno]]'' di [[Italo Svevo]] (di cui fu uno dei primi scopritori),<ref>[http://books.google.it/books?id=Fyg8WEkbY-cC&pg=PR68&dq=Bobi+Bazlen&hl=it&ei=dexjTp_-CvHb4QSIw7i8Cg&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=3&ved=0CD8Q6AEwAg#v=onepage&q=Bobi%20Bazlen&f=false Marisa Strada] introduzione in Italo Svevo, ''Senilità'' Giunti Editore, 1995</ref> e a inviargli la foto di [[Dora Markus]] (invitandolo a scrivere una poesia su di lei).<ref>La foto era stata scattata da [[Gerti Frankl]], che Bazlen aveva conosciuto a casa di Elsa Oblath Dobra (Giulia de Savorgnani, ''Bobi Bazlen. Sotto il segno di Mercurio'', Lint, Trieste, 1998, p.50), di cui frequentava il salotto grazie a [[Scipio Slataper]].</ref> Fu in analisi dallo psicologo junghiano [[Ernst Bernhard]], col quale rimase in rapporto fino alla morte<ref>"Bobi era talmente legato al suo psicoanalista da ripetere spesso che, se Bernhard fosse morto, lui sarebbe morto un mese dopo. Bernhard morì nel giugno 1965 e Bazlen nel luglio dello stesso anno." testimonianza di Anna Foà del 16 dicembre 2020, citata in: Anna Ferrando, ''Adelphi. Le origini di una casa editrice (1938-1994)'', Carocci ed., Roma, 2023, p.328 n. 11.</ref>. Grazie alle sue scelte, fece conoscere in Italia le opere di [[Sigmund Freud]] (pubblicò nel 1952, con la casa editrice romana [[Casa Editrice Astrolabio|Astrolabio]], la prima traduzione italiana dell'''[[L'interpretazione dei sogni|Interpretazione dei sogni]]''), [[Franz Kafka]], [[Robert Musil]] (''[[L'uomo senza qualità]]'') e [[Carl Gustav Jung]]<ref>Katia Pizzi, ''A city in search of an author: the literacy identity of Trieste'', Continuum International Publishing Group, 2001, p.56</ref>.
 
Bazlen non pubblicò nulla in vita, ma nella raccolta ''Scritti'' ([[1984]], che comprende anche le ''Lettere a Montale'') vennero presentate le sue opere postume ''Lettere editoriali'' ([[1968]]), ''Note senza testo'' ([[1970]]) e ''Il capitano di lungo corso'' ([[1976]]); quest'ultimo libro è un romanzo, tradotto dal tedesco da [[Roberto Calasso]], che parla di un ''passante della terra'' in viaggio secondo uno schema-modello d'ispirazione implicitamente omerica.<ref>Elio Pecora, ''La scrittura immaginata'', Guida Editori 2009, p.32</ref> La vita di Bazlen è al centro del romanzo ''[[Lo stadio di Wimbledon]]'' ([[1983]]) di [[Daniele Del Giudice]], romanzo adattato al cinema da [[Mathieu Amalric]] sotto il titolo ''[[LeLo stadestadio dedi Wimbledon (film)|Lo stadio di Wimbledon]]'' (2002). A Bazlen è dedicato il libro ''Bobi'' (2021) di [[Roberto Calasso]], edito da [[Adelphi]], nel quale si intrecciano i ricordi del Bazlen lettore e figura di primo piano nel mondo letterario ed editoriale italiano, e la raccolta di scritti e testimonianze ''Bazleniana'', con i disegni del diario dell’analisi di Roberto Bazlen fatta da Ernst Bernhard (Acquario, Torino, 2022<ref>[https://acquariolibri.it/prodotto/bazleniana/ Acquario Libri, ''Bazleniana'']</ref>).
 
== Opere <ref>Valeria Riboli, ''[http://www.fondazioneadrianolivetti.it/pubblicazioni.php?id_pubblicazioni=257 Roberto Bazlen editore nascosto]'', Fondazione Adriano Olivetti, Collana Intangibili, n.22, 2013.</ref>==