Vincenzo Calmeta: differenze tra le versioni
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Al principio del 1504 si stabilì alla corte di [[Urbino]], dove rimase, pare, quasi fino alla morte. Nel marzo 1507 figura nella compagnia dei gentiluomini del prefetto di Roma [[Francesco Maria I della Rovere|Francesco Maria della Rovere]]. Nonostante proseguisse la sua corrispondenza con [[Isabella d'Este]], alla quale nel 1504 mandò un'epistola sulle elegie volgari,<ref name=":4" /> egli non poté mai tornare a Mantova per via dell'odio feroce che gli portava il marchese [[Francesco II Gonzaga|Francesco Gonzaga]], non si capisce per quale ragione. Quest'ultimo pregò la sorella [[Elisabetta Gonzaga|Elisabetta]] di non nominargli più Vincenzo neppure per sbaglio, dicendo: "io non potria sentire né ricever il magior dispiacer che vedermi ricerchato [raccomandato] da V. S. [Vostra Signoria] in favore de Vincentio Calmetta, quale non sento nominare senza mio gran disturbo et molto fastidio, per causa ho de non volerli bene [...] et sij certa che alla sua prima [lettera] non feci resposta solum per l'odio [che] porto ad esso Vincentio".<ref name=":2">[https://www.google.it/books/edition/Mantova_e_Urbino/ezzczUKkbx8C?hl=it&gbpv=0 Mantova e Urbino: Isabella d'Este et Elisabetta Gonzaga nelle relazioni famigliari e nelle vicende politiche: Narrazione storica documentata], Alessandro Luzio, 1893, pp. 100-102 e 290.</ref> Egli trafficò in modo tale da fargli perdere i favori del fratello cardinale [[Sigismondo Gonzaga]] che, pur desiderando tenerlo a proprio servizio, fu costretto a rinunciarvi. A questi infatti Francesco scriveva, come già per la sorella, un aspro rimprovero: "Circa il Calmetta non posso già far che non me resenti [risenta] alquanto, perché una persona tanto odiata da noi, quanto è il Calmetta, sia accarezata et ben vista da quelloro [coloro] che mi doverieno [dovrebbero] amare, et odiar quelli che odio e non tenirne tanto conto".<ref name=":2" />  
Secondo [[Alessandro Luzio]], già prima del 1502 Vincenzo si pavoneggiava del favore accordatogli da [[Isabella d'Este]], moglie di Francesco. Secondo Stephen Kolsky, l'odio del marchese non sarebbe derivato da gelosia ma, al contrario, da una difesa della moglie e della sorella, le quali sarebbero state infamate da Vincenzo: in seguito alle feste ferraresi per le nozze di [[Lucrezia Borgia]] con [[Alfonso I d'Este|Alfonso d'Este]] fu diffusa una lettera, proveniente dall'Accademia romana e diretta proprio alle due donne, in cui la marchesa Isabella era descritta come una mangiona, avida e sciatta che, pur non essendo più tanto giovane, si conciava in modo tale da volere sembrare  
Certamente da ciò si comprende "quanto interesse doveva portargli Elisabetta",<ref name=":2" /> se per causa sua correva persino il pericolo di entrare in contrasto con l'amato fratello, come in effetti accadde.<ref>Archivio ..., Volume 16, Società romana di storia patria, 1893, p. 528.</ref> Difatti "la relazione del Calmeta con Elisabetta durò inalterata per anni parecchi", fino alla sua morte.<ref name=":2" /> Anche Pietro Bembo, che all'epoca stimava molto Vincenzo (essendo stato da lui lodato in alcune sue opere) nel gennaio 1507 scriveva da Urbino al fratello Bartolomeo che Vincenzo stavasi recando a Venezia per stampare alcune sue opere, e perciò gli raccomandava di onorarlo convenientemente ospitandolo in casa loro, e precisava che "egli [Vincenzo] è qui già buon tempo stato con Mad. Duchessa [Elisabetta], e ha onore assai da lei ricevuto".<ref>La Letteratura italiana: Storia e testi, Volume 25, Edizione 1, Riccardo Ricciardi Editore, 1951, p. 389.</ref>   
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