Polifemo: differenze tra le versioni

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== Nell'''Odissea'' ==
[[File:Polyphemos-MuseumOfFineArtsBoston-March25-07.png|thumb|right|Testa di Polifemo.]]
Polifemo è figlio del dio del mare [[Poseidone|Nettuno]] e di [[Toosa]], una bellissima [[Ninfa (mitologia)|ninfa]]. Ma non assomiglia alla madre. È altissimo, ha il corpo massiccio coperto di peli rossi, i capelli aggrovigliati e un unico occhio in mezzo alla fronte. Appartiene alla famiglia dei [[Ciclopi]], giganti con un occhio solo. Polifemo si nutre con il [[formaggio]] che ricava dal [[latte]] delle sue [[Ovis aries|pecore]]. Quando però capitano dalle sue parti degli stranieri, li divora senza pietà.
 
{{citazione|Qui un uomo aveva tana, un mostro,<br />
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ὑψηλῶν ὀρέων, ὅ τε φαίνεται οἶον ἀπ' ἄλλων.}}}}
 
Omero narra che [[Ulisse]], durante il suo lungo viaggio di ritorno dalla [[guerra di Troia]], sbarcò nella Terra dei Ciclopi. Spinto dalla curiosità, Ulisse raggiunse e visitò la grotta. Curioso di conoscere il padrone di casa di tale rifugio, Ulisse decise di restare in attesa. Al sentire la terra tremare sotto i passi del gigante, l'eroe e i suoi compagni si nascosero, venendo però presto scoperti. Ulisse si fece pertanto avanti, chiedendo ospitalità al ciclope. Polifemo era tuttavia il più grande, il più forte e il più feroce della sua specie e in quanto figlio di [[Poseidone]] si vantava di essere più forte persino di [[Zeus]] (dimostrando di peccare di ''hybris''). In segno di disprezzo verso la [[Xenia (antica Grecia)|Xenìa]], afferrò e divorò sei compagni del re di Itaca, tra i quali [[Antifo (compagno di Ulisse)|Antifo]], e imprigionò i Greci nella grotta, intenzionato a mangiarli uno per uno.
 
Intrappolato con i suoi compagni nella caverna del Ciclope, il cui ingresso era bloccato da un masso enorme, Ulisse escogitò un piano per sfuggire alla prigionia di Polifemo. Come prima mossa, egli offrì del vino dolcissimo e molto forte al Ciclope, per farlo cadere in un sonno profondo. Polifemo gradì così tanto il vino che promise a Ulisse un dono, chiedendogli però il suo nome. Ulisse, astutamente, gli rispose allora di chiamarsi "Nessuno". "E io mangerò per ultimo Nessuno", fu il dono del ciclope.