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* [[Santa Maria della Consolazione (Todi)|Tempio di Santa Maria della Consolazione]], sorge fuori dalle mura cittadine, è una chiesa rinascimentale eretta forse su progetto del [[Bramante]].
* Chiesa di San Nicolò de Criptis, venne costruita nel [[1093]] sulla [[cavea]] e la platea dell'[[anfiteatro]] romano. Il nome "''criptis''" pare derivare da "[[grotta|grotte]] ([[cripta|cripte]])" abbondanti nel terreno della zona che sosteneva l'anfiteatro. Della costruzione originaria rimangono il [[rosone]], il fonte battesimale e tre porte relative ad una [[navata]]. Ora la chiesa è spoglia degli affreschi, in parte portati ad alcune raccolte comunali ed in parte distrutti nel [[dopoguerra]]);
*Oratorio della Nunziatina, edificio seicentesco un tempo appartenuto a Confraternite cittadine e poi caduto in rovina, fu ristrutturato e riccamente decorato a più riprese da [[Andrea Polinori]] e da altri artisti; all'interno sono due tele settecentesche di [[Francesco Maria Mannucci]] raffiguranti ''San Francesco che riceve le stimmate'' e ''L’estasi di San Bernardo da Chiaravalle''. [[Giuseppe Stufelli]] è invece l'autore della decorazione settecentesca dell'altare del Beato Jacopone. All'altare era in origine una tela con l'Annunciazione, attribuita a [[Lazzaro Baldi]] ed oggi nel Palazzo Vescovile.<ref>Francesco Campagnani, ''Note sulla pittura del Settecento a Todi: il caso di Giacinto Boccanera da Leonessa'', in ''Colligite Fragmenta'. Bollettino di storia, arte e cultura della Diocesi di Orvieto-Todi'', X (2018), pag. 319, n. 3 e 4.</ref>
* Chiesa di San Filippo (costruita dal [[1490]] al [[1507]] per ordine dei [[Cavalieri Ospitalieri|Cavalieri di San Giovanni in Gerusalemme]]), nel [[1590]] venne ceduta dall'ordine dei Servi di Maria, poi divenuti in pieno possesso proprietari. All'interno vi è una vergine con bambino, del [[XIV secolo]], la più antica immagine della [[Madonna delle Grazie]], sotto l'altare vi sono le ossa di [[san Filippo Benizi]]);
* Chiesa dei Santi Filippo e [[Giacomo il Minore|Giacomo]], le prime notizie risalgono al [[1276]], mentre la cripta all'[[XI secolo]] (adibita a luogo di sepoltura). Nel [[XVII secolo|1600]] fu annessa all'adiacente [[monastero]] benedettino. Una volta chiusa la [[cripta]] vi fu adibito un ossario. Anche l'abside fu chiusa per consentire l'apertura di tre finestre e la copertura di due [[volte a crociera]] e la costruzione del [[campanile]] a vela. Nel periodo della sconsacrazione la chiesa venne adibita a falegnameria. Recentemente, in un restauro, si è riportato l'aspetto più o meno originario con gli [[affresco|affreschi]] e gli [[ex voto]] quattrocenteschi.
* [[Chiesa di Santo Stefano (Todi)|Chiesa di Santo Stefano]], situata presso la ''Porta Fratta'', ospitava, secondo la tradizione tuderte, le spoglie dei [[San Felicissimo|santi Felicissimo]], [[Sant'Eraclio|Eraclio]] e Paolino. Solo nel [[1584]], con un'ordinanza comunale, si iniziò la ricerca dei resti sacri, impresa che pare riuscire secoli più tardi, nel [[1766]], quando vennero trovati addirittura 23 corpi. La chiesa è ordinata in modo da raccogliere attraverso la porta d'ingresso le prime luci del mattino, simbolo ecclesiastico della luce divina;
* Chiesa di San Carlo e Sant'Ilario, le prime notizie della chiesa risalgono al [[1112]], in un elenco che il conte tuderte [[conte Guazza|Guazza]] diede all'[[Abbazia di Farfa]]. Nel [[1623]] appartenne alla compagnia di San Carlo. La facciata è in [[Arte romanica|stile romanico]] umbro, così come la facciata della cattedrale di Piazza del Popolo, con cinque dentellature orizzontali simil-coronamento. Il rosone, a otto colonne a raggiera che si uniscono in un anello perfettamente sito nel centro del rosone stesso, creando 8 coni con la punta mozzata, è centrale, posto nel [[XII secolo]] sulla facciata; nella lunetta sopra l'ingresso si possono ammirare i resti di un [[affresco]] raffigurante san Carlo; mediante un gradino si accede all'interno, suddiviso tra spazio per fedeli e spazio sacerdotale. Altri 4 gradini fanno accedere al presbiterio, con altare centrale con lastra principale di [[travertino]]; a sinistra dell'altare vi è un affresco di probabile fattura dello Spagna;
* Chiesa di Santa Prassede ([[XIV secolo]]), con facciata in pietra bianca e rossa. All'interno una tela raffigurante l’''Estasi di Santa Rita da Cascia'' di [[Giacinto Brandi]], replica dall’originale dello stesso artista conservata nella [[Basilica di Sant'Agostino in Campo Marzio|Basilica di Sant’Agostino in Campo Marzio]] a [[Roma]].<ref>Francesco Campagnani, ''Note sulla pittura del Settecento a Todi...'' Cit., in ''Colligite Fragmenta....'' Cit., X (2018), pag. 320, n. 8.</ref>
* Chiesa di Santa Prassede ([[XIV secolo]]), con facciata in pietra bianca e rossa;
* [[Chiesa di San Giorgio (Todi)|Chiesa di San Giorgio]], secondo gli storici venne costruita nel [[1107]], nell'interno si conservano vari affreschi, tra cui uno sulla [[Maria (madre di Gesù)|Madonna]] che chiede ad un [[angelo]] di salvare le ''Anime del Purgatorio'' dalle fiamme e un brandello di affresco recentemente restaurato); in chiesa è anche una tela settecentesca firmata dal tuderte Domenico Pentini raffigurante i ''Dolenti'', proveniente dall’altare maggiore della [[Chiesa del Santissimo Salvatore (Todi)|chiesa del Santissimo Salvatore di Todi]].<ref>Francesco Campagnani, ''Note sulla pittura del Settecento a Todi: il caso di Giacinto Boccanera da Leonessa'', in ''Colligite Fragmenta'. Bollettino di storia, arte e cultura della Diocesi di Orvieto-Todi'', X (2018), pag. 319, n. 5.</ref>
* Convento della Santissima Trinità: la chiesa conserva una decorazione settecentesca ad affresco nella volta ed alcune tele coeve tutte di [[Niccolò Ricciolini]], figlio del pittore [[Michelangelo Ricciolini|Michelangelo]].<ref>Francesco Campagnani, ''Note sulla pittura del Settecento a Todi: il caso di Giacinto Boccanera da Leonessa'', in ''Colligite Fragmenta'. Bollettino di storia, arte e cultura della Diocesi di Orvieto-Todi'', X (2018), pag. 320, n. 7.</ref>
* [[Convento di Montesanto]];
* [[Monastero delle Lucrezie]], nel rione Nidola, chiamato così in onore della nobile anconetana che lo abitò agli inizi del [[XV secolo]], Lucrezia della Genga, insieme ad altre 12 consorelle. Nel testamento, Lucrezia lasciò lo stabile all'Ordine Terziario femminile (nel [[1425]]); in seguito, causa depauperamento dello stabile dovuto a crolli del terreno sottostante, le suore furono costrette ad abbandonare il palazzo nel [[1897]]. Durante la prima guerra mondiale alcuni locali furono usati come magazzino mentre altri furono affittati al famoso laboratorio di artigianato dell'Istituto Crispolti. Negli anni novanta del Novecento, il complesso è stato sottoposto a opere di consolidamento e restauro che hanno portato alla luce un antico torcularium e un ciclo seicentesco di affreschi nell'abside della Chiesa di San Giovanni, oggi Museo Lapidario. Attualmente, oltre al Museo Lapidario della città di Todi, il complesso delle Lucrezie ospita il cinema-teatro Nido dell'Aquila, così chiamato in ricordo della leggendaria fondazione della città;