Fortune plango vulnera: differenze tra le versioni
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Il narratore si lamenta delle ferite inflittegli dalla Fortuna, che gli ha tolto i suoi doni. La menzione di "occhi che stillano lacrime" sottolinea il dolore e il senso di perdita. L'allusione alla Fortuna che ha "capelli lunghi davanti" ma è "calva dietro" fa riferimento alla fugacità delle opportunità: è facile afferrare la fortuna quando si presenta, ma una volta persa, non si può più recuperare. Nella seconda parte, il narratore ricorda un tempo in cui era esaltato, seduto sul trono della Fortuna e coronato dal fiore della prosperità. Tuttavia, questa felicità era temporanea, e ora si trova caduto dall'alto, privato della sua gloria. Questo passaggio riflette l'idea che la fortuna e la prosperità sono transitorie. La terza parte descrive la ruota della Fortuna, un'immagine comune nel medioevo per rappresentare la ciclicità della sorte umana. Il narratore, una volta in alto, ora si trova in basso, mentre altri vengono elevati. L'avvertimento al re che siede in cima alla ruota è significativo: anche chi è al massimo del potere deve temere la caduta, come la regina [[Ecuba]], che da sovrana divenne schiava dopo la [[caduta di Troia]].<ref>{{Cita web|url=https://www.hs-augsburg.de/~harsch/Chronologia/Lspost13/CarminaBurana/bur_cmo1.html#014|titolo={{BASEPAGENAME}}|lingua=la}}</ref><ref>{{cita|Rossi|20-21}}</ref>
Il brano è celebre per essere stato musicato nel 1935/36 dal compositore tedesco [[Carl Orff]] come parte dei [[Carmina Burana (Orff)|suoi Carmina Burana]], che debuttarono all'[[Alte Oper|Opera di Francoforte]] l'8 giugno 1937. All'interno dei Carmina Burana di Orff, questa canzone è il secondo movimento nel prologo, ''Fortuna Imperatrix Mundi'' (Fortuna imperatrice del mondo).
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