Barocco: differenze tra le versioni
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In Italia il contatto fra le due accezioni, vale a dire l'applicazione del concetto di “(argomento in) baroco” all'ambito dello stile, si deve a [[Francesco Milizia (scrittore d'arte)|Francesco Milizia]], che nel suo ''Dizionario delle belle arti e del disegno'' (1797) scrive: «Barocco è il superlativo del bizzarro, l’eccesso del ridicolo. [[Francesco Borromini|Borromini]] diede in delirii, ma [[Guarino Guarini|Guarini]], [[Andrea Pozzo|Pozzi]], [[Carlo Marchionni|Marchione]] nella sagrestia di S. Pietro ecc. in barocco».<ref>Francesco Milizia, ''Dizionario delle belle arti e del disegno'', II, 131. Per una storia del termine "barocco" si veda Bruno Migliorini, ''Etimologia e storia del termine "barocco"'', in ''Manierismo, barocco, rococò'', Roma 1962, pp. 39 e segg. Migliorini segnala anche un terzo etimo, che riconduce il vocabolo a una tipologia di contratto usuraio ("barocchio" o "baroccolo").</ref>
In ogni caso − sia che si faccia riferimento alle tre sillabe ba-ro-co usate nella [[Scolastica (filosofia)|scolastica]] medievale per indicare un [[sillogismo]] della "seconda figura"<ref>[[Benedetto Croce]], ''Il concetto di Barocco'', in ''La Critica. Rivista di Letteratura, Storia e Filosofia'', 23, 1925, pp. 129-143.</ref> sia che si guardi al francese ''baroque'' (cfr. ''[[Dictionnaire de l'Académie française]]'', edizione del 1694) con riferimento ad una perla irregolare (l'italiana "scaramazza"), dallo spagnolo ''barueco'' o dal portoghese ''barroco''<ref>[[René Wellek]], ''The Concept of Baroque in Literary Scholarship'', in ''“The Journal of Aesthetics and Art Criticism”'', vol. 5, n. 2, ''Special Issue on Baroque Style in Various Arts'' (dicembre 1946), pp. 77-109.</ref> ''−'' resta evidente l'originario significato derisorio con cui il termine veniva utilizzato.
L'uso del vocabolo da parte dei critici e degli storici dell'arte risale comunque alla seconda metà del [[XVIII secolo|Settecento]] (si veda il già citato [[Francesco Milizia (scrittore d'arte)|Francesco Milizia]]). Riferita inizialmente alle [[arti figurative]], l'espressione viene successivamente applicata anche alla [[letteratura]] e ad altri ambiti, e verso la fine dell'Ottocento inizia a perdere, almeno parzialmente, la sua connotazione negativa.
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