Ivanoe Bonomi: differenze tra le versioni

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Date e nome del governo Bonomi I e Bonomi II. Fonte il sito del Senato
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==Biografia==
Nato nel [[1873]], dopo il sostanziale completamento dell'[[risorgimento|Unità d'Italia]], appartenne alla cosiddetta ''seconda generazione'' degli uomini politici della giovane nazione italiana, quelli che non avevano partecipato alle lotte armate del [[Risorgimento]]. Fin dal [[1893]] si iscrisse al [[Partito Socialista Italiano#Dalla nascita all'avvento della Repubblica|Partito Socialista dei Lavoratori Italiani]], di cui divenne uno dei membri di spicco. Si laureò nel [[1896]] in [[scienze naturali]] e successivamente nel [[1900]] in [[giurisprudenza]]. Frattanto si era dedicato all'insegnamento, che abbandonò nel [[1898]] per occuparsi di giornalismo socialista, collaborando con i giornali socialisti ''[[Avanti!]]'', ''[[Critica Sociale]]'', ''Tempo'' e ''[[Azione Socialista]]''. La sua attività istituzionale ebbe inizio con l'elezione nel Consiglio comunale di [[Mantova]] tra il [[1899]] e il [[1902]], proseguendo successivamente nel [[Provincia di Mantova|Consiglio provinciale di Mantova]] nel [[1904]]-[[1905]], nel [[1907]]-[[1910]] e nel [[1914]]-[[1920]].
 
Bonomi fu eletto nel 1909 come [[deputato]] nelle file socialiste, ma venne espulso dal partito nel congresso di Reggio Emilia del luglio [[1912]], che vide il successo della corrente massimalista rivoluzionaria, per il suo parziale appoggio alla [[guerra italo-turca|guerra di Libia]], intrapresa dal [[Governo Giolitti IV|quarto governo Giolitti]]. Bonomi aveva affermato che una delle soluzioni possibili all'emigrazione degli italiani in quegli anni verso l'[[America]] e l'[[Europa settentrionale]] poteva essere l'occupazione di nuovi territori per indirizzarvi gli emigranti. In realtà, lo spunto per l'espulsione dal partito furono le felicitazioni di Bonomi, [[Leonida Bissolati]] e [[Angiolo Cabrini]] a [[Vittorio Emanuele III di Savoia|Vittorio Emanuele III]] per lo scampato attentato del 14 marzo [[1912]]. Così, assieme a Bissolati, Cabrini e altri dissenzienti del [[Partito Socialista Italiano]], Bonomi decise di fondare il [[Partito Socialista Riformista Italiano]] (PSRI), con il quale appoggiò i governi [[Giovanni Giolitti|giolittiani]].
 
Durante la [[prima guerra mondiale]] ([[1914]]-[[1918]]) sostenne l{{'}}''interventismo democratico'', recandosi anche volontario al fronte. Dopo che il 12 dicembre 1915 il PSRI di Leonida Bissolati aveva votato la fiducia al governo Salandra, Bonomi divenne [[ministero dei lavori pubblici|ministro dei lavori pubblici]] nei [[Governo Boselli|Governi Boselli]] e [[Governo Orlando|Orlando]] dal [[1916]] al [[1919]], [[Ministri della guerra del Regno d'Italia|ministro della guerra]] dal 14 marzo [[1920]] al 21 maggio [[1920]] ([[Governo Nitti I]]) e di nuovo dal 15 giugno [[1920]] al 2 aprile [[1921]] ([[Governo Giolitti V]]), [[ministero del tesoro|ministro del tesoro]] dal 2 aprile [[1921]] al 4 luglio [[1921]] ([[Governo Giolitti V]]), [[Presidente del Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana|Presidente del Consiglio]] tra il 4 luglio [[1921]] e il 26 febbraio [[1922]], e ''[[ad interim]]'' [[Ministri dell'interno del Regno d'Italia|ministro dell'interno]] e [[ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale|ministro degli affari esteri]].
 
Fece parte della [[Massoneria in Italia|Massoneria]], raggiunse il 33º grado del [[Rito scozzese antico ed accettato]] e fu membro del Supremo Consiglio della [[Gran Loggia d'Italia degli Alam|Gran Loggia d'Italia]] nel triennio 1924-26<ref>{{cita libro|autore= Luca Irwin Fragale| titolo= La Massoneria nel Parlamento. Primo novecento e Fascismo| anno= 2021| editore= Morlacchi Editore|pagine=204-205}}</ref>.
 
Da Presidente fu molto acquiescente verso le formazioni paramilitari [[Fascismo|fasciste]], o perlomeno non mostrò fermezza nella loro dispersione, tenendo peraltro una condotta repressiva nei confronti delle formazioni di difesa [[Antifascismo|antifasciste]], tra cui gli ''[[Arditi del Popolo]]''. Durante il periodo del suo governo, inoltre, il 2 agosto [[1921]] ordinò la soppressione del corpo dei [[bersaglieri]], che durante la [[prima guerra mondiale]] avevano subito perdite ingenti. Appoggiò in seguito il governo guidato da [[Luigi Facta]] e votò la fiducia al [[governo Mussolini]]<ref>Giordano Bruno Guerri in Alfredo Chiappori, ''Storie d'Italia. Dallo stato liberale all'Italia fascista'', Milano Feltrinelli, 1981, pag. 135</ref>.
 
Nel [[1924]] si candidò nuovamente come [[deputato]], ma venne sconfitto dal candidato del [[lista Nazionale|listone Mussolini]]: subito dopo l'esito elettorale scampò ad un'[[Squadrismo|azione punitiva fascista]] durante un discorso programmato all'hotel Commercio di Milano, grazie all'intermediazione di [[Luigi Gasparotto]] con [[Aldo Finzi (politico)|Aldo Finzi]] e [[Cesare Rossi]]<ref>[http://ricerca.archiviodistatoroma.beniculturali.it/dm_0/asRomaxDamsHist9111/allegati//IT/ASROMA/AS9111/0002137/IT.ASROMA.AS9111.0002137.0001.pdf Corte di appello di Roma. Processi Matteotti, Procedimento penale contro Amerigo Dumini e altri per l' omicidio dell' on. Giacomo Matteotti (primo processo), 1922 - 1927, Esami testimoniali (volume 11), Esame di Luigi Gasparotto, f. 770 verso].</ref>. Nel novembre del 1924 aderì all'[[Unione Nazionale (Italia)|Unione Nazionale]] di [[Giovanni Amendola]].
 
Con l'instaurazione della dittatura fascista (1925), tuttavia, si ritirò a vita privata, dedicandosi agli studi storici.
[[File:Orlando Bonomi Nitti.jpg|left|thumb|Da sinistra: [[Vittorio Emanuele Orlando]], Ivanoe Bonomi e [[Francesco Saverio Nitti]] durante le sedute dell'[[Assemblea Costituente (Italia)]], 1946]]
Nel [[1942]] svolse il ruolo di anello di congiunzione tra i [[Casa Savoia|Savoia]] e il maresciallo [[Pietro Badoglio]]: a settembre 1942 fondò, con altri liberali, il giornale clandestino ''Ricostruzione'', e nel luglio [[1943]] aderì al rinnovato [[Partito Liberale Italiano|Partito Liberale]]. Dopo la caduta del [[fascismo]] e l'invasione alleata divenne presidente del [[Comitato di Liberazione Nazionale]] (CLN); fondò successivamente il [[Partito Democratico del Lavoro (Italia)|Partito Democratico del Lavoro]], di ispirazione democratica e riformista; in seguito alla caduta del [[Governo Badoglio II|secondo governo Badoglio]], ottenne il 9 giugno 1944 l'incarico di formare un nuovo governo: il 18 giugno così si insediò a [[Salerno]] il [[Governo Bonomi II|Governo Bonomi I]]<ref>Bonomi ottenne per il suo secondo governo l'appoggio dei seguenti partiti: [[Democrazia Cristiana|DC]], [[Partito Comunista Italiano|PCI]], [[Partito Socialista Italiano|PSIUP]], [[Partito Liberale Italiano|PLI]], [[Partito Democratico del Lavoro (Italia)|PDL]], [[Partito d'Azione|PdA]].</ref>. Il governo rimase in carica fino all' 11 dicembre, giorno in cui Bonomi rassegnò le dimissioni a causa delle divergenze interne ai partiti della coalizione.
 
A causa del veto alleato alla creazione di un altro governo, l'incarico venne confermato a Bonomi, che il 12 dicembre [[1944]] formò il [[Governo Bonomi III|Governo Bonomi II]] (nell'occasione ottenne l'appoggio di DC, PCI, PLI, PDL) che durò fino al 20 giugno [[1945]], giorno in cui Bonomi diede ancora le dimissioni, dopo la liberazione del Nord Italia, per spianare la strada alla creazione di un governo democratico. Durante i suoi governi risolse energicamente il problema dell'arruolamento delle cinque divisioni italiane di supporto agli alleati nella conquista del Nord. Dal [[1947]] partecipò alle conferenze di pace come delegato dell'[[Italia]]. Nel frattempo, assunse la presidenza del [[Partito Socialista Democratico Italiano]] (PSDI), che mantenne fino alla morte.
 
L'8 maggio [[1948]] venne eletto primo [[Presidente del Senato della Repubblica]], carica che mantenne fino alla morte, avvenuta nell'appartamento presidenziale di [[Palazzo Giustiniani (Roma)|palazzo Giustiniani]] a [[Roma]], il 20 aprile [[1951]], all'età di settantasette anni. Il funerale avvenne con rito religioso [[Chiesa cattolica|cattolico]], anche se Bonomi non era praticante<ref>''Visti da vicino'', Giulio Andreotti</ref>. È sepolto nel cimitero di [[Volta Mantovana]].
 
==Onorificenze==
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|collegamento_onorificenza = Medaglia Commemorativa della Consulta Nazionale
|motivazione =
|data = [[Roma]], 17 luglio [[1946]]
}}
 
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|carica = [[Presidente del Senato della Repubblica]]
|immagine =
|periodo = 8 maggio [[1948]] - 20 aprile [[1951]]
|precedente = [[Pietro Tomasi della Torretta]]
|successivo = [[Enrico De Nicola]]
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{{Presidenti del Senato}}
{{Presidenti del Consiglio dei ministri del Regno d'Italia
|periodo = luglio [[1921]] - febbraio [[1922]]
|precedente = [[Giovanni Giolitti]]
|successivo = [[Luigi Facta]]
|periodo2 = giugno [[1944]] - giugno [[1945]]
|precedente2 = [[Pietro Badoglio]]
|successivo2 = [[Ferruccio Parri]]
Riga 211:
{{Box successione|carica=[[Ministri della guerra del Regno d'Italia|Ministro della guerra]] del [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d'Italia]]|immagine=Flag of Italy (1861-1946).svg
|precedente = [[Alberico Albricci]]
|periodo = 14 marzo [[1920]] - 21 maggio [[1920]]
|successivo = [[Giulio Rodinò]]
|precedente2 = [[Giulio Rodinò]]
|periodo2 = 15 giugno [[1920]] - 2 aprile [[1921]]
|successivo2 = [[Giulio Rodinò]]
}}
{{Box successione|carica=[[Ministri del tesoro del Regno d'Italia|Ministro del tesoro]] del [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d'Italia]]|immagine=Flag of Italy (1861-1946).svg
|precedente = [[Filippo Meda]]
|periodo = 2 aprile [[1921]] - 4 luglio [[1921]]
|successivo = [[Giuseppe de Nava]]
}}
{{Box successione
|carica=[[Ministri degli affari esteri del Regno d'Italia|Ministro degli esteri]] del [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d'Italia]]|immagine=Flag of Italy (1861-1946).svg
|periodo = 4 luglio [[1921]] - 7 luglio [[1921]]
|precedente = [[Carlo Sforza]]
|successivo = [[Pietro Tomasi della Torretta]]
|periodo2 = 18 giugno [[1944]] - 10 dicembre [[1944]]
|precedente2 = [[Pietro Badoglio]]
|successivo2 = [[Alcide De Gasperi]]
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| immagine = Flag of Italy (1861-1946).svg
| precedente = [[Giovanni Giolitti]]
| periodo = 4 luglio [[1921]] - 26 febbraio [[1922]]
| successivo = [[Luigi Facta]]
| precedente2 = [[Salvatore Aldisio]]
| periodo2 = 18 giugno [[1944]] - 19 giugno [[1945]]
| successivo2 = [[Ferruccio Parri]]
}}
{{Box successione|carica=[[Ministri dei lavori pubblici del Regno d'Italia|Ministro dei lavori pubblici]] del [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d'Italia]]|immagine=Flag of Italy (1861-1946).svg
|precedente = [[Augusto Ciuffelli]]
|periodo = 18 giugno [[1916]] - 30 ottobre [[1917]]
|successivo = [[Luigi Dari]]
|precedente2 = [[Luigi Dari]]
|periodo2 = 18 gennaio [[1919]] - 23 giugno [[1919]]
|successivo2 = [[Edoardo Pantano]]
}}