Policlinico Umberto I: differenze tra le versioni
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== Storia ==
Dopo la [[presa di Roma]] nel 1870 e la proclamazione di quest'ultima a capitale del [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d'Italia]], si rese evidente la necessità di dotare la città di un moderno grande ospedale universitario; gli studenti universitari della Facoltà di Medicina erano infatti sparsi in più ospedali romani tra cui [[Arcispedale di Santo Spirito in Saxia|Santo Spirito in Sassia]], [[Ospedale di San Giacomo degli Incurabili|San Giacomo degli Incurabili]], [[Ospedale di San Rocco|San Rocco]], [[Ospedale San Gallicano|San Gallicano]] e [[Ospedale di Santa Maria della Consolazione|Santa Maria della Consolazione]].<ref>{{Cita web|url=https://www.policlinicoumberto1.it/la-storia-nella-storia-un-policlinico-europeo/|titolo=La storia nella storia: un Policlinico "Europeo"|accesso=1° agosto 2024}}</ref> Principali promotori dell'iniziativa furono [[Guido Baccelli]], medico, docente universitario presso [[Università degli Studi di Roma "La Sapienza"|La Sapienza]] nonché [[Camera dei deputati del Regno d'Italia|deputato del Regno]] dal 1874<ref>{{Cita libro|curatore=Carla Serarcangeli|titolo=Il Policlinico Umberto I. Un secolo di storia|anno=2006|editore=[[Università degli Studi di Roma "La Sapienza"|Sapienza Università Editrice]]|pp=17-18}}</ref>, e [[Francesco Durante (politico)|Francesco Durante]], chirurgo e docente universitario della Sapienza. Nominato [[Ministri della pubblica istruzione del Regno d'Italia|Ministro della pubblica istruzione]] nel 1881, Baccelli poté sponsorizzare la realizzazione del nuovo nosocomio ed istituì un'apposita commissione di illustri clinici per esaminare i vari aspetti della nuova costruzione.
Con la promulgazione della legge 14 maggio 1881, n. 209 sull'approvazione del concorso dello Stato nelle spese per lo sviluppo edilizio di Roma, il nuovo policlinico ricevette i primi fondi sebbene dovesse ancora essere individuato il sito per la sua costruzione. Il progetto fu affidato agli architetti [[Giulio Podesti]] (a cui subentrò poi il figlio Luigi) e Filippo Laccetti<ref name=":2">{{Cita web|url=https://mostrevirtuali.uniroma1.it/mostra/luigiconcetti/it/7/storia-del-policlinico-umberto-i|titolo=Storia del Policlinico Umberto I|accesso=1° agosto 2024}}</ref> e la prima pietra del complesso, esteso su un'area di 160 000 metri quadrati (dei quali solo 40 000 coperti da edifici) isolata dal resto della città, fu posta il 19 gennaio 1888 alla presenza di re [[Umberto I di Savoia]] e della regina [[Margherita di Savoia|Margherita]] oltre che del [[Principe di Napoli]] [[Vittorio Emanuele III di Savoia|Vittorio Emanuele]] e di numerosi ministri, parlamentari, professori e funzionari pubblici. Durante la cerimonia Baccelli apostrofò così i due sovrani: "A Voi dunque spetta o Sire, (…) porre la prima pietra di questo grande istituto, a Voi decorarlo del vostro nome, perché qui verranno i derelitti della fortuna, a sentire gli effetti benefici di quell'amplesso immortale che si daranno nel vostro nome augusto la Scienza e la Carità. (...) Mentre la pietra, spalmata di calce da Re Umberto, calava nella fossa preparata a custodirla (...) dalla circostante immensa folla, composta per la maggior parte di medici e di studenti universitari, si elevavano entusiastiche grida plaudenti alla nobile istituzione e bene auguranti al prospero suo avvenire"; in risposta il re puntualizzò che "per quanto gratificante potesse essere quell’occasione, sarebbe stato per lui un giorno più felice quello in cui, completato l’edificio, vi avrebbe potuto visitare i malati".<ref name=":0">{{Cita web|url=http://www.sovraintendenzaroma.it/cosa_facciamo/attivita_sul_territorio/didattica/incontro_sul_tema_la_storia_del_policlinico_umberto_i_quando_scienza_e_carita_si_diedero_appuntamento_a_roma|titolo=Incontro sul tema "La storia del Policlinico Umberto I: quando scienza e carità si diedero appuntamento a Roma" {{!}} Sovrintendenza|editore=[[Sovrintendenza capitolina ai beni culturali]]|accesso=1 gennaio 2022}}</ref> I lavori iniziarono infatti nel settembre 1889 e si protrassero per i successivi 12 anni, a causa soprattutto della carenza di fondi. Il policlinico fu inaugurato nel 1902 alla presenza del rettore della Sapienza [[Luigi Galassi]] e del re Vittorio Emanuele III, iniziando ad essere operativo nei primi mesi del 1903.<ref name=":2" /> Il complesso ultimato comprendeva sei padiglioni col palazzo dell'amministrazione, realizzati in uno stile monumentale neo-rinascimentale, oltre che bagni, cucine, una cappella, un locale caldaie ed una ciminiera.<ref name=":3">{{Cita web|url=https://www.policlinicoumberto1.it/il-policlinico/storia-e-futuro/|titolo=Storia e futuro|accesso=1° agosto 2024}}</ref>[[File:Umberto I old.jpg|thumb|L'atrio del palazzo dell'amministrazione nel 1902.|270x270px]]Contestualmente, sempre su iniziativa di Baccelli, nacque un giornale di medicina denominato, per l'appunto, ''Il Policlinico'', il cui primo numero uscì il 15 dicembre 1893.<ref>{{Cita web|url=http://www.edizioniluigipozzi.it/riviste/0439337297/Il_Policlinico_-_Sezione_Pratica|titolo=Il Policlinico - Sezione pratica|accesso=1 gennaio 2022}}</ref>
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[[File:Clinica_chirurgica_oggi.jpg|miniatura|338x338px|Clinica chirurgica]]Sul finire dell’Ottocento le Cattedre di Clinica Medica e di Clinica Chirurgica della Sapienza sono dirette da due personalità di grande rilievo accademico: Guido Baccelli e [[Francesco Durante (politico)|Francesco Durante]], quest’ultimo già Presidente della neo costituita Società Italiana di Chirurgia. Sotto la loro influenza si realizza la progettazione e la costruzione del nuovo Policlinico Universitario Umberto I dove la Clinica Chirurgica vi si trasferisce nel 1904. La Clinica Chirurgica del Policlinico consta di ampi reparti di degenza, sale operatorie e laboratori di ricerca, nel sotterraneo dell’edificio trova sede un’officina per la costruzione di strumenti chirurgici dove fu realizzata la famosa ‘''pinza di Durante''’.
La struttura rappresentava quanto di più moderno ed efficiente si potesse trovare in quel periodo. In essa [[Francesco Durante (politico)|Francesco Durante]] realizza la più importante scuola Chirurgica Italiana del primo Novecento. Nel 1919, Durante lascia la direzione della Clinica al suo allievo [[Roberto Alessandri]], laureato presso l’università di Roma che diviene professore d’Ortopedia e di Patologia Chirurgica dell’istituto universitario, e fu anche primario chirurgo dei nuovi padiglioni ospedalieri del Policlinico. Rilevanti sono stati i suoi studi sulla chirurgia urologica. Allievo di Alessandri fu [[Pietro Valdoni]] che gli successe alla direzione della Clinica Chirurgica della Sapienza. Valdoni fu un chirurgo di eccezionale abilità e tecnica: nel 1935 con l’aiuto di Alessandri, esegue per la prima volta al mondo un eccezionale intervento di embolectomia dell’arteria polmonare con guarigione del paziente. Nel 1948 [[Palmiro Togliatti|Togliatti]], Segretario Generale del [[Partito Comunista Italiano]], subisce un attentato e viene colpito da un proiettile al polmone. Il politico viene prontamente condotto al Policlinico Umberto I dove il Prof. Valdoni esegue una toracotomia con estrazione del proiettile e sutura del polmone. Togliatti guarisce in maniera eccellente e la figura di Valdoni spicca a livello accademico e medico. Dotato di notevole carisma, Valdoni riesce presto a portare nella Scuola romana i più brillanti giovani chirurghi da tutta Italia; avvia uno dei suoi più brillanti allievi, [[Piero Mazzoni]], verso l’anestesiologia e la [[rianimazione]], creando la scuola di specializzazione in questa disciplina e affidando a se stesso la direzione della cattedra. Ai tempi di Valdoni l’istituto di Clinica Chirurgica era rimasto più o meno nelle condizioni nelle quali l’aveva creato Durante, inadeguato per il livello di Chirurgia praticata da Valdoni e per il numero di pazienti che si presentavano al Policlinico. Negli anni 50 del [[Novecento]] iniziano i lavori del nuovo edificio nello spazio retrostante il vecchio edificio su via Baglivi. La Clinica entra in funzione alla fine degli anni 60 e diviene ben presto un modello d’eccellenza. Valdoni comprende il ruolo che le moderne tecnologie diagnostiche stanno assumendo in quegli anni e realizza all'interno dell’istituto una moderna radiologia con tre sezioni diagnostiche di cui una angiografica.<ref>{{Cita web|url=http://www.attidellaaccademialancisiana.it/280/19/articolo/Luoghi-e-personaggi-della-Scuola-Chirurgica-Romana|titolo=Atti della Accademia Lancisiana - Numeri della Rivista|accesso=
=== Clinica di medicina interna ===
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L’origine della disciplina viene riconosciuta a partire dalla seconda metà del secolo XIX e l’inizio del XX secolo, durante cui si assiste alla massima espansione coloniale delle potenze europee; un processo cui l’Italia partecipa stabilendo la propria egemonia sull'Eritrea, sulla Somalia centrale e meridionale e, successivamente, sulla Libia. Con questa fase storica coincide una sempre maggiore attenzione per quelle patologie esotiche indicate con i termini di “Malattie Tropicali”, “Malattie Coloniali”, “Malattie dei Paesi Caldi”. Queste erano fonte di notevole preoccupazione negli occupanti, non tanto verso le popolazioni autoctone, quanto, invece, per la salute dei militari, dei funzionari civili e degli altri espatriati residenti nei paesi assoggettati e, inoltre, per il timore di importare le forme trasmissibili sul territorio metropolitano; problema assai ampio ed articolato nei suoi complessi aspetti diagnostici, curativi e preventivi in quanto, come sosteneva [[Aldo Castellani]], “la medicina tropicale comprende lo studio di tutte quelle malattie che occorrono comunemente nei climi tropicali: se si intendessero quelle limitate nella loro estensione geografica, non vi sarebbero ragioni di fare assurgere la medicina tropicale ad una branca specialistica della scienza medica. Tenuto conto dell’effetto potenziante svolto sulla morbosità dal drammatico stato di povertà delle zone depresse, ne deriva che gli argomenti oggetto della “Medicina Tropicale” possano trovare punti di contatto con le basi teoriche e gli sviluppi pratici della “Medicina di Comunità” e della “Medicina Internazionale”; con la Medicina di Comunità in quanto propone sotto l’aspetto metodologico: la globalizzazione dell’intervento, la definizione dei bisogni sanitari effettivi e preminenti, il privilegio delle attività sanitarie di tipo ambientale e collettivo, la promozione della partecipazione attiva degli utenti, l’adozione di sistemi di lavoro di gruppo da parte degli operatori. Tuttavia bisogna attendere il 1931 per vedere istituita, con provvedimento legislativo, presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia di Roma, una “nuova” Clinica per l’insegnamento delle Malattie Tropicali e Subtropicali e l’omonimo Istituto di ricerca, ricovero e cura.
Come figura emergente si cita Aldo Castellani, il quale fu nominato “stabile” (ordinario di I fascia), della Clinica delle Malattie Tropicali e Subtropicali, a decorrere dal 1º febbraio 1931. Castellani era conosciuto in tutto il mondo per i suoi studi in dermatologia, per le sue ricerche microbiologiche e parassitologiche, per la realizzazione dei vaccini polivalenti.<ref>{{Cita web|url=https://www.microbiologiaitalia.it/guru-della-microbiologia/aldo-castellani-e-il-suo-contributo-scientifico/|titolo=Aldo Castellani e il suo contributo scientifico|autore=Veronica Nerino|sito=Microbiologia Italia|data=
[[File:Clinica ostetrica.jpg|miniatura|302x302px|Clinica ostetrica e ginecologica]]
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Girolami tenne la cattedra dal 1871 al 1875, anno in cui dovette rinunciare all’insegnamento a causa di una malattia. Fu da sempre molto vicino alle ideologie di [[Joseph Guislain|Guislain]] a cui dedica un trattato intitolato "Sulla pazzia. Studi psicologici e patologi", dove traspare l’atteggiamento critico di Girolami sul sistema psichiatrico del tempo, che cercava di ‘contenere’ il comportamento dei pazienti piuttosto che cercare un trattamento adeguato per la loro salute psico-fisica.
Girolami riteneva che la causa della maggior parte delle malattie mentali potesse essere causata dal trauma di un evento passato perciò fu sempre attento all’aspetto morale tanto che viene annoverato fra i cosiddetti ‘psichiatri spiritualisti’; portò le sue ideologie al corso di Malattie Mentali dell’Università pur valorizzando lo studio anatomo-patologico ed istologico del sistema nervoso.<ref>{{Cita pubblicazione|nome=Maria Antonietta Coccanari de’|cognome=Fornari|nome2=Angela|cognome2=Iannitelli|nome3=Massimo|cognome3=Biondi|data=1º gennaio 2017
La cattedra di psichiatria restò vacante sino al 1881, anno in cui si insidiò Alessandro Solivetti, medico del Manicomio che rese possibile la creazione di due sale di Psichiatria per l’osservazione e la cura dei pazienti. Le sale rimasero attive anche dopo la rinuncia di Solivetti alla cattedra, prontamente sostituito dal direttore del manicomio Clodomiro Bonifigli.
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Alla morte di De Sanctis nel 1935 fu chiamato a Roma Ugo Cerletti che fu incaricato della Cattedra di Malattie Mentali e Nervose fino al 1948.
Già dal 1933 Cerletti lavorava sull’[[epilessia]], cercando di provocare attacchi convulsivi nei cani e nelle cavie attraverso l’elettrostimolazione. L’idea di Cerletti era che l’epilessia fosse la sindrome complementare della [[schizofrenia]] e le convulsioni provocate dall’[[Terapia elettroconvulsivante|elettroschock]] potessero diventare un’efficace terapia. Effettuò centinaia di esperimenti in un macello romano dove i maiali venivano trattati con shock elettrico per renderli più docili prima di ucciderli, Cerletti racconta: <nowiki>''</nowiki>Queste evidenti prove fecero svanire alla fine tutti i miei dubbi, e senza ulteriori indugi diedi istruzioni alla clinica di intraprendere l’esperimento sull’uomo. Molto probabilmente, se non ci fosse stata questa circostanza fortuita e fortunata del macello l’ECT non sarebbe nato.<nowiki>''</nowiki><ref>{{Cita web|url=https://www.ccdu.org/tec/origini-elettroshock|titolo=Elettroshock: le origini {{!}} CCDU|data=
Cerletti applicò per la prima volta l’elettrostimolazione sull’uomo nel 1938, anno in cui al Policlinico Umberto I venne portato dalla polizia un vagabondo che vagava con atteggiamenti vivaci presso la stazione Termini di Roma. Cerletti diagnosticò la schizofrenia e il paziente venne sottoposto a 12 cicli di terapia prima di essere dimesso con un notevole miglioramento dei sintomi schizofrenici. Cerletti comunicò il resoconto del caso all’Accademia Medica Romana ed in breve tempo la nuova terapia sostituì gli approcci tradizionali.
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