Giovanni di Salisbury: differenze tra le versioni
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|Attività3 = vescovo
|Nazionalità = inglese
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== Biografia ==
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La primissima educazione di Giovanni avvenne nella sua città natale, ad [[Old Sarum]], mentre studi più avanzati furono compiuti ad [[Exeter]]<ref>Ciò si può evincere dal fatto che sia Giovanni che i suoi fratelli ebbero rapporti con Exeter fino agli anni ’70 del 1100 e perché molti degli amici più vicini del nostro sono in un qualche modo connessi con l’ambiente di Exeter.</ref>. Le pochissime informazioni che abbiamo su questo periodo risalgono a Giovanni stesso, che nella sua opera maggiore, ''[[Policraticus]]'' II, 28, ci dice che fu affidato ad un prete locale per imparare i [[Salmi]]; tuttavia, questo si servì di lui per compiere pratiche di [[divinazione]], in particolare connessi con la [[Negromanzia|necromanzia]] e la [[cristallomanzia]], ma la mancata abilità del piccolo Giovanni lo fece presto escludere. A posteriori, si dice molto sollevato e ringrazia il [[Dio|Signore]], dal momento che tutti coloro che hanno messo in atto questi tipi di pratiche si sono ritrovati a doverle rinnegare e cercare soccorso in seno a ordini religiosi. È tipico di Giovanni dare aneddoti personali per dare degli ''exempla'': in questo caso voleva illustrare la teoria della pratica magica e sottolinearne il pericolo. Leggendo le sue opere, bisogna sempre ricordare che la sua volontà, quando parla di sé, non è quella di dare elementi autobiografici, quanto piuttosto quello di fornire un ''exemplum'', il cui valore è rafforzato dalla diretta esperienza di chi lo racconta<ref>Christophe Grellard-Frédérique Lachaud, ''Introduction'', in ''A Companion to John of Salisbury'', cur. Frédérique Lachaud - Christophe Grellard, Leiden-Boston, 2015, pp. 2-4.</ref>.
La prima data certa della vita di Giovanni è il 1136, identificata da lui come l’anno successivo alla morte del re [[Enrico I d'Inghilterra|Enrico I]]: in quell’anno, egli lasciò la sua terra natia, l’[[Inghilterra]], e si trasferì a [[Parigi]] per compiere gli studi superiori. Nella carriera scolastica di Giovanni si vede bene una delle caratteristiche tipiche del [[XII secolo]], cioè il viaggiare per motivi di studio. È importante sottolineare come questa “geografia dell’educazione” venisse a crearsi soprattutto grazie alla fama dei maestri che attraevano gli studenti dall’estero, nello specifico nella direzione dall’Inghilterra alla [[Francia]]. Nel XII secolo, il corso di studi superiori, che iniziava attorno ai 15 anni, prevedeva l’insegnamento delle sette [[arti liberali]], che erano divise nelle materie di base del ''[[Trivio|trivium]]'' ([[grammatica]], [[retorica]] e [[dialettica]]) e nelle materie più avanzate del ''[[Quadrivio|quadrivium]]'' ([[aritmetica]], [[musica]], [[geometria]] e [[astronomia]]): nonostante le prime siano considerate propedeutiche alle seconde, non ci sono evidenze che dimostrano che vadano studiate in quest’ordine, come è evidente nel caso di Giovanni stesso. In ogni caso, la materia principe che doveva essere studiata come ultima, ma più importante, era sicuramente la [[teologia]]. A Parigi iniziò dunque a studiare la dialettica sotto la guida di [[Pietro Abelardo]], nello specifico sul [[Monte di Santa Genoveffa]], dove sarebbe poi sorta l’[[Università]]<ref>Cédric Giraud-Constant Mews, ''John of Salisbury and the 12th'' Century, in ''A Companion to John of Salisbury,'' cur. Frédérique Lachaud - Christophe Grellard, Leiden-Boston, 2015, pp. 31-39.</ref>.
L’anno successivo, nel 1137, Abelardo lasciò Parigi e Giovanni iniziò a seguire le lezioni di [[Alberico di Reims]] e [[Roberto di Melun]], fino a quando, nel 1138-1139 anche loro lasciarono la città; egli seguì quindi le lezioni di [[grammatica]] di [[Guglielmo di Conches]], che gli fu insegnante fino al 1141. Non è molto chiaro dove Giovanni seguì le lezioni di Guglielmo, se a [[Chartres]] o a [[Parigi]], e non si può dare una risposta definitiva: la soluzione più prudente è ammettere l’ignoranza in merito, dato che egli non ci dice esplicitamente dove compì questi studi. Dopo il 1141 ritornò allo studio della grammatica sotto Riccardo Vescovo, della [[retorica]] sotto [[Teodorico di Chartres]] e Pietro Elia e delle arti del quadrivio sotto Hardewin il Germanico. Questi sono anche gli anni in cui Giovanni stringe amicizie molto importanti. Nel 1141, sicuramente a Parigi, sopraggiunse per lui un periodo di ristrettezza economica, che lo obbligò a fare da tutore ai figli di famiglie aristocratiche, una pratica frequente a cui gli studenti dovevano ricorrere per pagarsi gli studi se non erano di famiglie di estrazione elevata. Contemporaneamente tornò a studiare la dialettica fino al 1142 con [[Gilberto Porretano]] e la teologia, in particolare con [[Robert Pullen|Roberto Pullen]] prima e con Simone di Poissy poi, fino al 1147<ref>Olga Weijers, ''The chronology of John of Salisbury’s studies in France (Metalogicon, II.10)'', in ''The World of John of Salisbury'', Oxford, 1984, pp.109-116.</ref>.
È Giovanni stesso che in ''[[Metalogicon]]'' II,10 ci racconta dei suoi studi e dei suoi insegnanti, non tanto per informarci della cronologia dei suoi studi o del funzionamento delle scuole, quanto per mostrare ciò che costituisce una buona educazione, cioè imparare da maestri diversi, non limitarsi ad una sola disciplina e riconsiderare ciò che si pensa di sapere<ref>Giraud- Mews, ''John of Salisbury and the 12th'' Century, in ''A Companion to John of Salisbury,'' cit. pp. 31-39.</ref>. Studiò per quasi dodici anni, cioè fino al 1147. Poco si sa degli anni 1147-1148, ma pare che Giovanni, per motivi economici, si trasferì da Parigi per risiedere e lavorare in una posizione temporanea come [[chierico]] presso [[Pietro di Celle]], che era diventato abate di [[Moûtier-la-Celle]], attorno al 1145<ref>Cary J. Nederman, ''John of Salisbury,'' Tempe, 2005, p. 11.
=== Giovanni al servizio di Canterbury ===
Fu probabilmente tramite la mediazione dell’amico Pietro di Celle<ref>Ivi, p.12.
Quello che è certo è che Giovanni di Salisbury fu presente al Concilio di Reims del 1148, indetto da papa [[Papa Eugenio III|Eugenio III]] nella [[Cattedrale di Reims|Chiesa di Santa Maria]] a [[Reims]], probabilmente già al seguito di Teobaldo, il quale si recò nonostante l’esplicito veto di re Stefano: Giovanni stesso nei capitoli 8, 9 e 12 della sua ''[[Historia pontificalis|Historia Pontificalis]]'', scritta anni dopo, diede un resoconto attendibile delle fasi del concilio e del Concistorium, durante il quale venne discusso il caso del maestro Gilberto Porretano, sospettato di [[eresia]] per la sua dottrina trinitaria<ref>Maria Lodovica Arduini, ''«Sola ratione» in Giovanni di Salisbury,'' Rivista di Filosofia Neoscolastica 89, (1997), pp. 243-245.</ref>.
Giovanni entrò alla corte di Teobaldo come intellettuale brillante, ma alla fine dei suoi studi era piuttosto povero e senza una rete familiare influente a sostenerlo. Non conosceva le minuzie dell’amministrazione e della politica di corte e probabilmente non aveva mai compiuto studi di diritto: all’inizio, la sua posizione a [[Canterbury]] non fu ben definita; tuttavia, il suo non è un caso isolato, dal momento che la maggior parte degli uomini al seguito dell’arcivescovo non avevano un incarico o un titolo preciso. Ciò è rivelatore di quello che l’amministrazione della Chiesa era all’epoca, un’attività di non specialisti e dove molte nuove pratiche giudiziarie e legali si stavano sviluppando: un contesto adatto a Giovanni, che non sembra essere specializzato in nessuno di questi campi<ref>Julie Barrau, ''John of Salisbury as Ecclesiastical Administrator'', in ''A Companion to John of Salisbury,'' cit., pp. 109-111.</ref>.
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Nel 1164 [[Tommaso Becket|Thomas Becket]] rifiutò di firmare le [[Costituzioni di Clarendon]] impostagli dal re: [[Enrico II d'Inghilterra|Enrico II]] cercava di ridurre i poteri della Chiesa in Inghilterra e, tra le varie clausole, imponeva che gli uomini di Chiesa dovessero essere processati, oltre che da un tribunale ecclesiastico, anche da un tribunale laico. Inoltre, le nomine più importanti della Chiesa dovevano essere approvate dal re. Per questa ragione, Thomas Becket e i suoi sostenitori furono mandati in esilio. L’arcivescovo trovò rifugio in Francia prima nell’[[abbazia di Pontigny]], poi nell’[[abbazia di Sainte Colombe]] a [[Sens]], entrambe località piuttosto distanti da [[Reims]], dove viveva Giovanni: si può affermare con abbastanza certezza che i due trascorsero gli anni in esilio lontani, scambiandosi molte lettere, e ciò appare come un’ulteriore dimostrazione che Giovanni fosse un servitore di Canterbury, non un assistente personale di Becket. L’atteggiamento di Giovanni, nei primi anni dell’esilio, di Becket risultò essere piuttosto ambiguo, dal momento che in più occasioni cercò il confronto e il colloquio con il re per ottenere il suo perdono e poter rientrare dall’esilio. Allo stesso modo, Giovanni, in diverse occasioni, si rivolse a Becket, invitandolo alla moderazione: in questa prima fase, il conflitto tra i due sembrava essere, agli occhi del nostro, un conflitto tra due personalità e non riteneva che potesse essere coinvolta tutta la Chiesa inglese<ref>Nederman, ''John of Salisbury'', cit., pp. 28-34.</ref>.
Un cambiamento significativo nel pensiero e nella posizione di Giovanni si registra a partire dal 1166: nell’aprile-maggio di quell’anno Giovanni incontrò re Enrico, ma fu proprio con questo incontro che si rese conto che in gioco c’era la questione della ''libertas ecclesiae'', la libertà della Chiesa. Enrico si diceva pronto a perdonare Giovanni solo a patto che egli giurasse fedeltà alla corona, rinnegando quindi la sua fedeltà a Canterbury. Giovanni si rese così finalmente conto del controllo che Enrico sperava di imporre sulla Chiesa inglese, interferendo con il buon ordine e la libertà, chiedendo ai suoi sostenitori lealtà alla corona piuttosto che alle gerarchie ecclesiastiche<ref>Ivi, pp. 33-34.</ref>. Come risulta in molti momenti della sua vita, la fermezza e coerenza di Giovanni non gli permisero di agire contro i suoi stessi principi. Fu a questo punto che Giovanni iniziò ad impegnarsi più attivamente per la causa di Becket, scrivendo, nel 1166, un numero di corrispondenze di gran lunga maggiore rispetto a quello degli anni precedenti e si servì del cosiddetto “linguaggio della [[persecuzione]]” per ritrarre la lotta di [[Tommaso Becket|Thomas Becket]] e Enrico II come una lotta tra bene e male: la causa di Becket viene presentata come una causa di [[Cristo]], la sofferenza da lui patita viene avvicinata alla sua [[Passione di Gesù|Passione]], mentre coloro che lo avversano sono rappresentati come gli [[Ebrei]] che avevano messo in croce [[Gesù]]. Giovanni, quindi, non contempla più alcun negoziato con il re<ref>John McLoughlin, ''The language of persecution,'' in ''Persecution and toleration'', ed. Shield, Studies in Church History 21, 1984, pp. 73-87.
Fino al 1170 produsse circa centocinquanta lettere, tutte collegate alla promozione della posizione dell’arcivescovo, e le sue vaste conoscenze gli furono utili per attuare una efficace propaganda. Nel 1167 e nel 1169 Giovanni viaggiò per condurre incontri con i legati papali incaricati di risolvere la disputa; nel 1169 Thomas Becket ed Enrico II erano sottoposti ad una grande pressione sia da parte dei signori ecclesiastici che temporali di tutta [[Europa]] per raggiungere un accordo. L’accordo, a fatica, fu raggiunto solo nel luglio del 1170, accordo che permise a coloro che erano in esilio di poter tornare in [[Inghilterra]].
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* '''''[[Policraticus]] -''''' il ''Policraticus'', o ''De nugis curialium et vestigiis philosophorum'', è un trattato politico in otto libri, dedicato a Thomas Becket e scritto fra il 1156 e il 1159, nel quale sono raccolte alcune tra le più importanti riflessioni politiche di Giovanni. L’autore infatti sviluppa un’analisi dei rapporti tra lo [[Stato]] e la [[Chiesa cattolica|Chiesa]] e una trattazione sui doveri del [[re]], collegate a una discussione sulla figura del [[tiranno]]. L’opera contiene inoltre un’analisi e una critica delle abitudini dei cortigiani e della [[Epicureismo|filosofia epicurea]]<ref>Cary J. Nederman, Policraticus, Cambridge, 1990, pp. XV-XXVI.</ref>. È un testo caratterizzato da un ampio uso di citazioni classiche e bibliche, [[Exemplum|exempla]], [[Aneddoto|aneddoti]] e descrizioni ironiche e vivaci<ref>''Giovanni di Salisbury Policraticus. L'uomo di governo nel pensiero medievale,'' trad. Maria Teresa Fumagalli Beonio Brocchieri, comm. Luca Bianchi - Paola Feltrin, Milano, 1985, p. 26.</ref>.
* '''''[[Metalogicon]] -''''' è un trattato di [[filosofia]] in [[prosa]] costituito da quattro libri, la parte più consistente dei quali è occupata dal commento alle [[Organon|opere logiche]] di [[Aristotele]] e in cui viene espressa la concezione filosofica dell’autore; viene terminato insieme al ''Policraticus'' nel 1159.
=== Opere minori ===
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* ''The Letters of John of Salisbury'', vol. 2, ''The Later Letters'' (1163-1180), ed. W. J. Millor and C. N. L. Brooke, Oxford, 1979.
* Eadmero e Giovanni di Salisbury, ''Vite di Anselmo d'Aosta,'' Milano, Jaca Book 2009.
* ''Giovanni di Salisbury, Anselmo e Becket, due vite'', ed. Inos Biffi, Milano 1990, pp.
* ''Anselm and Becket. Two Canterbury Saints’ Lives, by John of Salisbury'', trans. R. E. Pepin, Toronto 2009, pp.
* ''Materials for the History of Thomas Becket, Archibishop of Canterbury'', ed. J. C. Robertson and J. B. Sheppard, London 1875-85, vol. 2, pp.
* ''Entheticus maior et minor'', ed. Jan van Laarhoven, Leiden 1987, vol. 1 pp.
* ''The Entheticus of John of Salisbury : A Critical Text'', ed. R. Pepin, in ''Traditio'' 31 1975, pp.
== Traduzioni ==
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=== Biografia ===
* Maria Lodovica Arduini, ''«Sola ratione» in Giovanni di Salisbury,'' in ''Rivista di Filosofia Neoscolastica,'' 89. (1997), pp.
* Maria Lodovica Arduini, ''Contributo alla ricostruzione biografica di Giovanni di Salisbury,'' in ''Rivista di Filosofia Neoscolastica,'' 90, (1998), pp.
* Frank Barlow, ''John of Salisbury and his brothers,'' Journal of Ecclesiastical History, 46, (1995), pp.
* Julie Barrau, ''John of Salisbury as Ecclesiastical Administrator'', in ''A Companion to John of Salisbury,'' a cura di Frédérique Lachaud - Christophe Grellard, Leiden-Boston, 2015, pp.
* Karen Bollermann, Cary J. Nederman, ''The «Sunset Years»: John of Salisbury as Bishop of Chartres and the Emergent Cult of St. Thomas Becket in France,'' Viator 45, 2 (2014), pp.
* Karen Bollermann-Cary J. Nederman, ''John of Salisbury and Thomas Becket,'' in ''A Companion to John of Salisbury,'' a cura di Frédérique Lachaud - Christophe Grellard, Leiden-Boston, 2015, pp.
* Mario Dal Pra, ''Giovanni di Salisbury'', Milano,1951.
* Anne Duggan, ''John of Salisbury and Thomas Becket'', in ''The World of John of Salisbury'', a cura di Michael Wilks, Oxford, 1984, pp.
* Gian Carlo Garfagnini, ''L’attività storico-filosofica nel XII secolo: Giovanni di Salisbury,'' in ''Da Chartres a Firenze. Etica, politica e profezia fra XII e XV secolo Firenze-Pisa'', a cura di Gian Carlo Garfagnini, Istituto nazionale di studi sul Rinascimento Edizioni della Normale, 2016 (Clavis 4), pp.
* Cédric Giraud-Constant Mews, ''John of Salisbury and the 12th'' Century, in ''A Companion to John of Salisbury,'' a cura di Frédérique Lachaud - Christophe Grellard, Leiden-Boston, 2015, pp.
* Christophe Grellard-Frédérique Lachaud, ''Introduction'', in ''A Companion to John of Salisbury,'' a cura di Frédérique Lachaud - Christophe Grellard, Leiden-Boston, 2015, pp.
* John McLoughlin, ''The language of persecution,'' in ''Persecution and toleration'', ed. Shield, Studies in Church History 21, 1984, pp.
* Cary J. Nederman, ''John of Salisbury,'' Tempe, 2005.
* Alan Piper, ''New evidence for the Becket correspondence and John of Salisbury’s letters,'' in ''The World of John of Salisbury'', a cura di Michael Wilks, Oxford, 1984, pp.
* Clement C. J. Weeb, ''John of Salisbury'', New York, 1931.
* Olga Weijers, ''The chronology of John of Salisbury’s studies in France (Metalogicon, II.10)'', in ''The World of John of Salisbury'', a cura di Michael Wilks, Oxford, 1984, pp.
=== Opere ===
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* Karen Bollermann - Cary J. Nederman, ''John of Salisbury and Thomas Becket'', in ''A companion to John of Salisbury'', cur. Christophe Grellard - Frédérique Lauchaud, Leiden-Boston, 2015.
* John Brückmann - Cary J. Nederman, ''Aristotelianism in John of Salisbury’s Policraticus'', Journal of the History of Philosophy 21 (1983), pp.
* Catherine Campbell - Cary J. Nederman, ''Priests, Kings, and Tyrants: Spiritual and Temporal Power in John of Salisbury's Policraticus'', Speculum, 66, (1991), n. 3, pp.
* Saverio Desideri, ''La institutio Trajani'', Genova, 1958.
* Gianni Dotto, ''Logica ed etica in Giovanni di Salisbury'', Annali della Facoltà di Lettere e Filosofia. Università degli Studi di Perugia 18 (1980–1), pp.
* Paolo Esposito, ''Un esempio della ricezione di Lucano nel Medioevo: Giovanni di Salisbury'' in ''«Apis Matina». Studi in onore di Carlo Santini,'' cur. Aldo Setaioli, Trieste, 2016, pp.
* Gian Carlo Garfagnini, ''Legittima «potestas» e tirannide nel «Policraticus» di Giovanni di Salisbury. Riflessioni sulla sensibilità di un «clericus» per i problemi storico-politici,'' in ''Da Chartres a Firenze. Etica, politica e profezia fra XII e XV secolo,'' G. C. Garfagnini, Firenze-Pisa, 2016, pp.
* Judith A. Green, ''Discourses of Power in Early Twelfth-Century England: How New Were the Ideas of John of Salisbury?'' in ''Jean de Salisbury, nouvelles lectures, nouveaux enjeux,'' cur. Christophe Grellard - Frédérique Lauchaud, Firenze, 2018.
* Rossana E. Guglielmetti, ''«Descripti» contaminati a catena e altre perturbazioni. L'esperienza del «Policraticus» di Giovanni Salisbury'' in ''Prassi ecdotiche. Esperienze editoriali su testi manoscritti e testi a stampa''. cur. Paolo Chiesa - Alberto Cadioli, Milano, 2008, pp.
* Rossana E. Guglielmetti, ''I ripensamenti di Giovanni di Salisbury: varianti d'autore nel «Policraticus»,'' Studi medievali 59 (2018), pp.
* Rossana E. Guglielmetti, ''La tradizione manoscritta del «Policraticus» di Giovanni di Salisbury. Primo secolo di diffusione,'' pref. G. Orlandi, Firenze, 2005, pp.
* Rossana E. Guglielmetti, ''Les variantes d'auteur du «Policraticus» et les débuts de sa tradition manuscrite,'' in ''Jean de Salisbury, nouvelles lectures, nouveaux enjeux,'' cur. Christophe Grellard - Frédérique Lauchaud, Firenze, 2018, pp.
* Rossana E. Guglielmetti, ''Varianti d'autore nel Metalogicon e nel Policraticus di Giovanni di Salisbury,'' Filologia mediolatina 11 (2004), pp.
* Laure Hermand-Schebat, ''John of Salisbury and Classical Antiquity'' in ''A companion to John of Salisbury'', cur. Christophe Grellard - Frédérique Lauchaud, Leiden-Boston, 2015.
* Jan Van Laarhoven, ''Thou Shalt not Slay a Tyrant! The So-called Theory of John of Salisbury,'' in ''The World of John of Salisbury'' cur. Michael Wilks, Oxford, 1984.
* Jan Van Laarhoven, ''Titles and subtitles of the Policraticus: A Proposal'', Vivarium 32 (1994), pp.
▲* Jan Van Laarhoven, ''Titles and subtitles of the Policraticus: A Proposal'', Vivarium 32 (1994), pp. 131-160.
* Frédérique Lachaud'', Filiation and Context'' in ''A companion to John of Salisbury'', cur. Christophe Grellard - Frédérique Lauchaud, Leiden-Boston, 2015.
* Hans Liebeschütz, ''John of Salisbury and Pseudo-Plutarch,'' Journal of Warburg and Courtlaud Institutes 6 (1943), pp.
* Hans Liebeschütz, ''Medieval humanism in the life and writings of John of Salisbury'', Nendeln, 1968.
* Amnon Linder, ''The Knowledge of John of Salisbury in the Late Middle Ages'', Studi medievali 18, (1977).
*
* Janet
* Peter von Moos, ''The Use of «exempla» in the «Policraticus» of John of Salisbury'', in ''The World of John of Salisbury'' cur. Michael Wilks, Oxford, 1984.
* Cary J. Nederman, ''A Duty to Kill: John of Salisbury’s Theory of Tyrannicide'', Review of Politics 50 (1988), pp.
▲* Peter von Moos, ''The Use of «exempla» in the «Policraticus» of John of Salisbury'', in ''The World of John of Salisbury'' cur. Michael Wilks, Oxford, 1984.
▲* Cary J. Nederman, ''A Duty to Kill: John of Salisbury’s Theory of Tyrannicide'', Review of Politics 50 (1988), pp. 365-389.
* Cary J. Nederman, ''John of Salisbury’s Political Theory'', in ''A companion to John of Salisbury'', cur. Christophe Grellard - Frédérique Lauchaud, Leiden-Boston, 2015.
* Ronald E. Pepin, ''John of Salisbury as a Writer'' in ''A companion to John of Salisbury'', cur. Christophe Grellard - Frédérique Lauchaud, Leiden-Boston, 2015.
* Richard H. Rouse - Mary A. Rouse, ''John of Salisbury and the Doctrine of Tyrannicide'', Speculum, 42 (1967), pp.
* Avrom Saltman, ''John of Salisbury and world of the old testament'', in ''The World of John of Salisbury'' cur. Michael Wilks, Oxford, 1984.
* Tilman Struve, ''The Importance of the Organism'', in ''The World of John of Salisbury'' cur. Michael Wilks, Oxford, 1984.
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* Pierfrancesco De Feo, ''In difesa del pensiero: il Metalogicon di Giovanni di Salisbury'', Roma, Città nuova, 2022.
* Christophe Grellard-Frédérique Lachaud, ''A companion to John of Salisbury'', Leiden Boston, Brill, 2015.
* Rossana E. Guglielmetti, ''Varianti d’autore del Metalogicon e nel Policraticus'', in ''Filologia mediolatina'' IX, 2004, pp.
* Rossana E. Guglielmetti, ''I ripensamenti di Giovanni di Salisbury: varianti d’autore nel Policraticus'', in ''Studi Medievali'' LIX, fasc. II, 2018, pp.
* Cary J. Nederman, ''John of Salisbury'', Tempe, 2005, pp.
* Rodney Thomson, ''What is Entheticus'' in ''The World of John of Salibsury'', a cura di Michael Winks, Oxford, 1984, pp.
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