Cagliostro: differenze tra le versioni

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Il padre morì poco tempo dopo la sua nascita e Giuseppe fu accolto nell'istituto per orfani di San Rocco dove compì i primi studi, seguito dalla cura degli [[Scolopi]] e da cui fuggì più volte, motivo per cui fu trasferito, nel 1756, al convento dei Fatebenefratelli di [[Caltagirone]], dove avrebbe potuto imparare un mestiere. Nel convento, che era annesso all'Ospedale dello Spirito Santo, Giuseppe si interessò di erbe medicinali, delle loro proprietà e delle tisane utilizzate dalla medicina dell'epoca; una conoscenza che gli sarebbe tornata utile negli anni a venire.<ref>Roberto Gervaso, ''Cagliostro'', Rizzoli, Milano, 1972, pp. 20-21</ref>
 
Non è chiaro se dal convento sia scappato o se ne sia stato semplicemente dimesso; in ogni caso, tornato a Palermo, si recò poi a [[Messina]], dove avrebbe conosciuto un certo Altotas, forse un greco-levantino, che Cagliostro indicò come suo primo maestro, con il quale avrebbe viaggiato in [[Eyalet d'Egitto|Egitto]], a [[Rodi]] ed a [[Stato monastico dei Cavalieri di Malta|Malta]] (dove l'avrebbe introdotto, nel 1766, nell'Ordine dei [[Cavalieri Ospitalieri|Cavalieri di Malta]]). <ref>Gervaso ''cit.'', pp. 30-33</ref> Queste notizie furono fornite dallo stesso Cagliostro in un suo ''Memoriale'' del 1786, ma sulla figura dell'Altotas la storia non ha mai fatto alcuna luce. In ''[[Viaggio in Italia (saggio)|Viaggio in Italia]]'' di [[Johann Wolfgang von Goethe|Goethe]] si ha peraltro notizia del marito messinese della madrina di battesimo di Balsamo, chiamato Giuseppe Cagliostro<ref name=goethe>< /ref>.
 
[[File:Cagliostro Houdon 01.jpg|thumb|Cagliostro. Busto opera di [[Jean-Antoine Houdon]] presso: [[National Gallery of Art]], Washington DC.]]
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[[File:Marie Antoinette Adult9.jpg|thumb|upright|Maria Antonietta nel 1786]]
 
È in questo periodo che venne coinvolto nella vicenda nota come lo [[scandalo della collana]]: nel 1774 il gioielliere di corte Boehmer aveva realizzato una elaboratissima collana di diamanti, del valore di 1.600.000 ''[[livre]]'' - pari a circa 500 &nbsp;kg d'[[oro]] - e la offrì alla regina [[Maria Antonietta d'Asburgo-Lorena|Maria Antonietta]], che rifiutò l'acquisto. Due avventurieri, i millantatori conte e [[Jeanne de Saint-Rémy de Valois|contessa De la Motte]], organizzarono allora una truffa ai danni del cardinale de Rohan, facendogli credere che in realtà Maria Antonietta desiderasse acquistare la collana. Il cardinale era avversato dalla regina a causa della gaffe da lui commessa nei confronti di Maria Teresa d'Austria, sua madre, e si convinse che tramite la collana avrebbe potuto riconquistare l'amicizia di Maria Antonietta. La coppia convinse il cardinale a farsi garante presso il gioielliere per conto della regina.
 
La collana, consegnata dall'inconsapevole cardinale a un complice dei due, finì nelle mani del conte De la Motte, che cercò di venderla, smembrata, in Inghilterra, ma la truffa fu scoperta e i colpevoli arrestati: la contessa De la Motte, per attenuare le sue responsabilità, accusò Cagliostro di essere l'ideatore del raggiro. Cagliostro, arrestato con la moglie il 22 agosto 1785, fu incarcerato nella [[Bastiglia]].
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[[File:Goethe.png|thumb|upright|Johann Wolfgang von Goethe]]{{Citazione|Una donna di media statura, forte e quadrata senza essere grassa, lavava le stoviglie di cucina. Era pulitamente vestita e, quando noi entrammo, rivoltò un grembo del grembiule, per nascondere il lato sudicio. ... Le raccontai che il figlio, in Francia, era stato dichiarato innocente e che si trovava in Inghilterra ove l'avevano ben ricevuto. ... La figlia ... raccontava che suo fratello le era rimasto debitore di quattordici once ma ... non aveva ricevuto da lui danaro o alcun aiuto, quantunque, come aveva sentito dire, egli possedesse grandi ricchezze e spendesse principescamente. Domandava inoltre se potevo prometterle che, al mio ritorno, con buona maniera, avrei ricordato a lui il suo debito e ottenuto un soccorso<ref>Goethe, ''cit.'', pp. 185-186</ref>.}}
Gli consegnarono una lettera per Balsamo e, nel congedarsi, la madre lo pregò di dire al figlioː «Quanto mi ha reso felice la nuova che mi avete recata di lui. Ditegli che lo serbo qui nel mio cuore (a questo punto ella tese le braccia e poi le strinse nuovamente al petto), che ogni giorno nelle mie preci, imploro Dio e la Vergine Santa per lui, ditegli che lo benedico, insieme alla sua sposa, e che desidero soltanto di poterlo rivedere ancora con questi occhi, prima della mia morte, con questi occhi che tante lacrime hanno versato per lui»<ref name=viaggio>Goethe, ''cit.'', p. 188</ref>. Lo invitarono a tornare a Palermo per la festa di [[Santa Rosalia]] - «Prenderemo posto sul palco nel quale potremo meglio vedere. Come e godrà del grande carro e soprattutto della splendida illuminazione!<ref>Goethe, ''cit.'', p. 187</ref>» e, quando fu uscito, «corsero al balcone della cucina che dava sulla strada, mi chiamarono, facendomi cenni di affettuoso saluto»<ref name=viaggio>< /ref>.
 
Goethe non li rivide più ma mandò poi, di sua tasca, la somma richiesta dalla sorella, 14 once d'[[oro]]<ref>Goethe, ''cit.'', pp. 189-190</ref>, e pubblicò un ritratto di Balsamo nell'opera ''Der Grosskophta''.
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Dopo avere abiurato il 13 aprile 1791 Cagliostro venne trasferito a [[San Leo (Italia)|San Leo]], nell'[[Appennino tosco-romagnolo]], per essere rinchiuso nella storica Rocca (progettata nel XV secolo da [[Francesco di Giorgio Martini]] per conto di [[Federico da Montefeltro]]). Vi arrivò il 20 aprile e l'11 settembre venne trasferito dalla cella in cui era stato recluso (la stanza del tesoro, ancora oggi visitabile), nella peggiore del carcere, chiamata il ''Pozzetto:'' si trattava di una cella priva di porta (Cagliostro vi fu calato da una botola del soffitto), delle dimensioni di dieci metri quadrati e munita solo di una finestrella dotata di una triplice serie di sbarre e appena più larga di una [[feritoia]], da cui si potevano vedere due edifici religiosi, la [[Pieve di Santa Maria Assunta (San Leo)|Pieve di Santa Maria Assunta]] e il [[duomo di San Leo]].
 
Il Sant'Uffizio, contravvenendo alle consuetudini, decise di rompere il segreto procedurale e rendere pubblici gli atti della causa svolta contro Cagliostro (in un "Compendio" firmato dal fiscale del tribunale Giovanni Barberi), con l'intento di convincere l'opinione pubblica della validità della sentenza, ottenendo però l'effetto contrario di consolidare ulteriormente la fama dell'avventuriero. <ref>
https://www.google.it/books/edition/Le_cento_vite_di_Cagliostro/v2SnzwEACAAJ?hl=it </ref>
 
Inizialmente Giuseppe mostrò grande devozione, espressa da continue preghiere e frequenti digiuni. Dipinse sul muro immagini religiose e ritrasse se stesso nell'atto di battersi il petto in segno di contrizione, tenendo nell'altra mano un crocefisso, disegnò anche una [[Maria Maddalena|Maddalena]] in penitenza. Ben presto, però, iniziò a dare segni di instabilità psichica, segnata da violente ribellioni e da crisi mistiche, cui i carcerieri reagivano picchiandolo ferocemente.
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Il 23 agosto 1795 Cagliostro fu trovato semiparalizzato. Scrive il cappellano della fortezza, fra' Cristoforo da Cicerchia: «Restò in quello stato apoplettico per tre giorni, né quali sempre apparve ostinato negli errori suoi, non volendo sentir parlare né di penitenza né di confessione. Infine de' quali tre giorni Dio benedetto giustamente sdegnato contro un empio, che ne aveva arrogantemente violate le sante leggi, lo abbandonò al suo peccato ed in esso miseramente lo lasciò morire; esempio terribile per tutti coloro che si abbandonano alla intemperanza de' piaceri in questo mondo, e ai deliri della moderna [[filosofia]]. La sera del 26 fu tolto dalla sua prigione per ordine de' suoi superiori, e fu trasportato al ponente della spianata di questa fortezza di S. Leo, ed ivi fu sepolto come un infedele, indegno dei suffragi di Santa Chiesa, a cui non aveva quell'infelice voluto mai credere».
 
Cagliostro morì il 26 agosto 1795, verso le 22.30; fu sepolto senza cassa e senza alcuna lapide. Le truppe polacche, alleate dei francesi, che nel dicembre del 1797 conquistarono senza incontrare resistenza la Rocca, liberando i prigionieri, scoprirono il cadavere. <ref>[https://books.google.it/books?id=wpp_xNi9ImcC&pg=PA102&lpg=PA102&dq=le+reliquie+di+Cagliostro&source=bl&ots=ji6F_0BkV2&sig=ACfU3U2hDlqS6xqV3FElpSwtejcKM9jCRw&hl=it&sa=X&ved=2ahUKEwjDwOKQyuzoAhUyNOwKHRX8CdEQ6AEwD3oECAoQPg#v=onepage&q=le%20reliquie%20di%20Cagliostro&f=false ''La Civiltà cattolica'', Volume 9 - Volume 10, Parte 1 - ed. Civiltà Cattolica, 1879]</ref> Un uomo del posto, che aveva assistito da bambino alla tumulazione e alla estumulazione da parte dei mercenari, ci riporta che questi ultimi conservarono il cranio e lo usarono come coppa per bere alcolici.
 
Il suo nome è diventato sinonimo di "avventuriero" e "imbroglione".<ref>''[http://www.treccani.it/vocabolario/cagliostro/ Cagliostro]'', [[Vocabolario Treccani]] on line.</ref>
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== Collegamenti esterni ==
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* {{cita web|1=https://www.massoneriaegizia.it|2=Rito di Memphis}}