Marcello Mascherini: differenze tra le versioni

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[[File:Marcello Mascherini.jpeg|thumb|Marcello Mascherini]]
== Biografia ==
Nacque da Maria Luigia Mascarin e da padre ignoto il quale non lo riconobbe alla nascita. Dopo una permanenza di quattro anni a Fagnigola di [[Azzano Decimo]], nel [[1910]]1912 si trasferìtrasferisce cona laTrieste, madreimportante acittà [[Trieste]];dell’Impero duranteAustro-Ungarico, lama nella primaprimavera guerradel mondiale1915 fuè profugocostretto a [[Isernia]]fuggire assieme alla madre, in quanto sudditi del Regno d’Italia. TornòStabilitosi aad [[Trieste]] solamenteIsernia, nel [[1919]]Molise, allaapprende finei dellaprimi guerra.rudimenti Nellaartistici cittàfrequentando giulianaartigiani eglilocali intrapresee lasi stradadiploma dell'arte,alla inRegia particolareScuola quellad’arte dellaapplicata all’industria. Ritorna a [[sculturaTrieste]] nellesolamente suenel più[[1919]] svariatealla forme,conclusione frequentandodella Guerra. Qui frequenta la Scuola per capi d'arte dell'Istituto industriale "A.Alessandro Volta", dove si formò con [[Alfonso Canciani]] e poi con [[Franco Asco]], diplomandosi nel 1924. PressoLavora quindi per un breve periodo lonello studio di quest'ultimo poté svilupparesviluppando un linguaggio più personale, lontano dalla formazione meramente accademica che aveva inizialmente ricevuto.
 
Scrivendo di lui nell'importante monografia del 1969, il poeta e amico [[Alfonso Gatto]], che gli fu amico sincero, ricorda cheriporta:
 
«''questa condizione di autodidatta e di solitario lo costringe ad un più duro lavoro, a smarrimenti e a faticosi recuperi persino a esperienze ormai esaurire da altri; ponendolo in continuo confronto con se stesso e nella necessità di dovere contare soltanto sulle proprie forze, ne è favorito così il definirsi della sua persona.''»
 
L'esordio avviene con una prima mostra nel [[1925]] esponendo alcuni gessi al Circolo artistico di Trieste. Da qui incomincia un'attività espositiva sempre più i<ref>{{Cita web|url=http://www.marcellomascherini.it/biografia|titolo=Biografia « Marcello Mascherini|lingua=it-IT|accesso=2024-10-10}}</ref>ntensa a livello nazionale partecipando: dal 1931 a tutte le prime dieci rassegne della [[Quadriennale di Roma|Quadriennale romana]], con sale personali nelle edizione del 1948 e 1959-1960; alle [[Triennale di Milano|Triennali di Milano]] nelle edizioni 1933, 1936, 1951, 1960; a partire dal 1934, ad undici edizioni della [[Biennale di Venezia|Biennale Internazionale di Venezia]] con sale personali nel 1938, 1942, 1954, 1962 ricevendo nel 1950 il Primo Premio per la Scultura ex-aequo con [[Luciano Minguzzi]]; alle Biennali d’Arte Triveneta e Concorsi Internazionali del Bronzetto di Padova (ininterrottamente dal 1951 al 1973). La I Quadriennale del 1931 gli permette di entrare in contatto con la scultura di [[Medardo Rosso]], ma soprattutto di [[Arturo Martini]], che, come ebbe egli stesso a dire, gli fornì una “scossa”, una profonda emozione (assieme alla scoperta dell’arte etrusca nel [[Museo nazionale etrusco di Villa Giulia|Museo di Villa Giulia]] a Roma), tali da spingerlo ad una libertà e ad una spontaneità della forma, a cui, dentro di sé, già aspirava. Alla V Triennale del 1933, nel salone della Mostra Internazionale dei Trasporti ordinata da [[Gustavo Pulitzer-Finali|Gustavo Pulitzer Finali]] con disegni di [[Bruno Munari]], espone la grande opera in gesso ''Icaro'', per cui riceve il Diploma di medaglia d’argento. L’anno successivo l’opera verrà riallestita nella “Sala d’Icaro” dall’architetto [[Giuseppe Pagano (architetto)|Giuseppe Pagano]] con una pittura murale di Bruno Munari per l’Esposizione dell’Aeronautica Italiana al Palazzo dell’Arte della Triennale di Milano.
Si diplomò nel [[1924]], e dopo una prima mostra nel [[1925]] con alcuni gessi al Circolo artistico di Trieste, nel 1936 espone a [[Vienna]], [[Budapest]], [[Berna]], [[Lienz]], [[Sydney]], [[Parigi]], [[New York]] e [[San Francisco]]. La sua attività culminò con il conferimento del premio unico dell'[[Accademia d'Italia per la Scultura]] da parte di [[Benito Mussolini|Mussolini]] ([[1940]]).
 
Nel 1931, su invito di [[Gio Ponti|Giò Ponti]] e Gustavo Pulitzer Finali, esegue i due profili in bronzo ''Il Duce'' e ''Il Re'' per la Sala delle Feste della motonave Victoria I. Entra in contatto con lo scultore [[Libero Andreotti]], il pittore [[Augusto Černigoj|Augusto Cernigoj]] e gli architetti Gustavo Pulitzer Finali e Giò Ponti, iniziando così una lunga attività di collaborazione con artisti ed architetti di fama per la realizzazione di opere d’arte collocate in transatlantici e navi da crociera: ''Calitea'' (1933), ''Vulcania'' (1934), ''Saturnia'' (1936), ''Roma'' (turbonave, 1938), ''[[Roma (nave da battaglia 1940)|Roma]]'' (corazzata, 1940), ''Italia'' (1948), ''Esperia'' (1949), ''Conte Biancamano'' (1949), ''Australia'' (1950-51), ''Augustus'' (1951), ''Homeric'' (1954), ''San Giorgio'' (1956), ''Ausonia'' (1957), ''Federico C.'' (1958), ''Franca C.'' (1959), ''Leonardo da Vinci'' (1960), ''Guglielmo Marconi'' (1962), ''Oceanic'' (1964), ''Italia'' (1965), ''Raffaello'' (1965), ''Angelina Lauro'' (1966), ''[[Achille Lauro (nave)|Achille Lauro]]'' (1966).
La sua intensa attività proseguì anche dopo la [[seconda guerra mondiale]]. Va ricordata anche la sua carriera da [[scenografo]], iniziata nel [[1948]] e intensificata dopo un soggiorno a [[Parigi]] nel [[1951]] dove conobbe [[Boris Vian]] e [[Jean-Louis Barrault]].
 
Nel 1940, su segnalazione di Giò Ponti, viene invitato a collaborare al riallestimento della sede del Rettorato dell’Università di Padova, il [[Palazzo del Bo]], assieme ad altri importanti artisti, tra i quali Arturo Martini, [[Massimo Campigli]], [[Filippo de Pisis|Filippo De Pisis]], [[Gino Severini]], [[Bruno Saetti]] e [[Achille Funi]], realizzando i battenti figurati bronzei ''Minerva'' e ''Apollo'' del portale del Senato Accademico e della Basilica, nonché il ''Crocefisso'' per la stanza del Rettore. È l’occasione di conoscere l’artista padovano dello smalto [[Paolo De Poli]], con cui stringerà un lungo sodalizio.
Nel 1980 gli è stato conferito il premio [[San Giusto d'Oro]] dai cronisti del Friuli Venezia Giulia.
 
Le sue partecipazioni si spingono oltre i confini nazionali, raggiungendo prestigiosi riconoscimenti dall’estero: nel 1936 riceve il Diploma d’Onore alla [[Esposizione d’Arte Italiana Contemporanea]] a Budapest, il Diploma di Medaglia d’Argento all’[[Esposizione di Parigi (1900)|Esposizione Internazionale di Parigi]] nel 1937 e la Medaglia d’Oro per la Scultura all’[[Esposizione Internazionale di Budapest]] nel 1938, mentre nel 1939 viene invitato all’[[Esposizione Universale di New York]]. ricordando la decisiva [[Biennale di San Paolo|I Biennale Internazionale di San Paolo del Brasile]] del 1951 (la seconda biennale più longeva dopo quella veneziana), ritornandovi poi alla II edizione del 1953. Dal 1953 partecipa ad otto rassegne della [[Biennale di Scultura di Anversa]], facendo conoscere la propria opera in vari musei europei. Nel 1957 il critico [[Bernhard Degenhart]] promuove con forza una sua mostra personale a Monaco di Baviera, che diventerà itinerante toccando le maggiori città tedesche. Espone in innumerevoli mostre di scultura italiana itineranti all’estero, di è da ricordare il tour in Giappone, tenendo a Tokyo due mostre personali nel 1968 e 1972. Musei giapponesi conservano sue opere, tra cui ad esempio i grandi bronzi ''Chimera alata'' (1958) e ''Primavera'' (1968), entrambi al [[The Hakone Open Air Museum]] a Yokohama. Risulta poi vincitore del [[Premio Parigi]] 1951 a [[Cortina d'Ampezzo|Cortina d’Ampezzo]] e nel 1953 compie il suo primo viaggio nella capitale francese, dove tiene un’importante personale alla Galerie Drouant – David. S’inserisce così nell’ambiente artistico parigino, frequentando ed entrando in amicizia con lo scultore cubista [[Ossip Zadkine]], lo scrittore musicista jazz [[Boris Vian]] e il regista-attore [[Jean-Louis Barrault|Jean Louis Barrault]], che lo riavvicinano al teatro d'avanguardia.
 
Nel 1948 esordisce come scenografo e costumista al [[Teatro Verdi (Trieste)|Teatro Verdi]] di Trieste con ''Cartoni animati'', balletto di [[Mario Bugamelli]]. L'attività spettacolare procede con la fondazione nel 1957 del gruppo teatrale [[La Cantina]] (similmente a quello che accadrà nelle cantine romane degli anni '70) presentando opere d'innovazione, talvolta in prime nazionali come L''’ultimo nastro di Krapp'' di [[Samuel Beckett]] con la regia e recitazione protagonista di [[Gian Maria Volonté|Gian Maria Volontè]]. Fino al 1974, le numerose collaborazioni con il Teatro Verdi e il [[Politeama Rossetti|Teatro Stabile di Trieste]] si contano oltre venticinque spettacoli nel ruolo di scenografo, costumista e regista. Due produzioni romane da ricordare sono le scene e i costumi per il balletto contemporaneo ''Tautologos'' di [[Aurel Milloss]] (musiche di [[Luc Ferrari]]) e il ''Don Giovanni di Mozart'' al [[Teatro dell'Opera di Roma|Teatro dell’Opera di Roma]], rispettivamente nel 1969 e nel 1970.
 
Conclude la carriera artistica con il periodo dei ''Fiori'', da cui uscirà una preziosa collaborazione con l'editore [[Vanni Scheiwiller]]. Nel 1970 riceve a Milano il Premio Nazionale “Umberto Biancamano 1970” per la Scultura (gli altri premiati sono [[Giorgio de Chirico|Giorgio De Chirico]] per le Arti Figurative, [[Eugenio Montale]] per la Cultura, [[Ettore Sottsass]] per il Design, [[Arnoldo Mondadori]] per l’Editoria, [[Riccardo Morandi]] per l’Architettura, [[Aldo Aniasi]] per la Politica). Nello stesso anno tiene una mostra antologica alla [[Internationale Sommerakademie fuer Bildende Kunst]] di Salisburgo, dove è invitato a tenere un corso di scultura, che ripeterà l’anno successivo.
 
== Opere ==
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[[File:Marl Mascherini 01.JPG|thumb|Sculptura ''Cantico dei Cantici'' (1957) sculpturepark Paracelsus-Klinik, [[Marl]] in Germania]]
 
L'opera, soprattutto scultorea, di Mascherini potrebbe essere riassunta in "periodi", tuttavia deve essere considerato come idee e forme per un artista siano confluenti tra di esse anche a distanza di decenni. In principio egli fa riferimento a forme fortemente muscolari ma dialoganti con dell'[[art déco]] degli anni '20. Il giovane artista raccoglie commissioni più "decorative", come è il caso del [[Cimitero monumentale di Sant'Anna|Cimitero di Sant'Anna]] e altri cantieri edilizi di Trieste. Questo primo periodo più "architettonico" necessita di ulteriori approfondimenti. Tuttavia si nota già un interesse nel modellato di alcuni rilevanti protagonisti nazionali come [[Medardo Rosso]]. Nei tardi anni '20 le forme si fanno più abbondanti e rigide, tipicamente razionaliste. Nei primi anni '30 l'ammirazione per il gusto [[Arturo Martini|martiniano]] è evidente, intuizione che darà il plauso a Mascherini dalla critica dell'epoca. Il 1931 è un anno di svolta, visita infatti il sito romano di [[Villa Giulia]], rimanendo affascinato dalla collezione antica, provocandogli una spinta che si può definire [[Aby Warburg|warburghiana]] - ''Nachleben der Antike'', sopravvivenza dell'antico - che non lo abbandonerà più come si evice sia tematicamente nei numerosi riferimenti ai titoli delle opere (dalla mitologia mediterranea) sia formalmente (sezionando ad esempio gli arti delle sculture per richiamare il danno subìto dalle opere antiche, senza dimenticare la tensione delle forme fanciullesche o abbondanti). Non è da escludere che una certa influenza sull'opera mascheriniana sia dovuta alla [[Statuaria prenuragica e nuragica|scultura nuragica]], ma non è chiaro quando questa influenza si debba far iniziare. Altre influenze rilevanti sono quelle date dalla produzione di [[Aristide Maillol]] già evidente nei primi anni '40 e più tardi dai volumi geometrici dati dalla scultura cubista di [[Constantin Brâncuși|Brancusi]]. Aprendosi quindi alle avanguardie europee più "nobili" dell'epoca. Testamento scultoreo "mediterraneo" dell'artista è il grandissimo bassorilievo di 12 m di diametro, l'''Anello degli Argonauti'', oggi in due esemplari al [[Museo nazionale della scienza e della tecnologia Leonardo da Vinci|Museo della Scienza di Milano]] e nell'Aula Magna dell'[[Università degli Studi di Trieste|Università di Trieste]] (il gesso preparatorio). Le sculture dalle forme abbondanti dei tardi anni '40 incominciano a mutare in una tensione più "acrobatica" come la definisce Alfonso Gatto, concludendosi a singhiozzo all'inizio degli anni '60. Probabilmente questo periodo culmina alla metà degli anni '50, caratterizzato da volumi con articolazioni - soprattutto all'altezza delle mani, piedi e collo - molto affusolate e fragili, ma immerse in un'atmosfera idilliaca e edenica. Le intersezioni degli arti risultano cubiste, ma elettrizzate da un gusto mediterraneo tutto particolare. Le figure sembrano tutte partecipanti a una danza rituale, abbandonate da ogni sforzo o fatica. Con il progetto per il Monumento di [[Campo di concentramento di Auschwitz|Auschwitz]], questa epoca bucolica sembra sfiorire. Il progetto internazionale è stata una notevole azione da parte di diversi paesi del blocco occidentale durato dieci anni (1957-1967) e incontrando diversi ostacoli e cambi di direttivo. La prima fase di scrematura delle proposte progettuali - gestita da una giuria internazionale presieduta prima dallo scultore britannico [[Henry Moore]] e poi dallo storico dell'arte italiano [[Lionello Venturi]] - ha visto 426 gruppi da tutto il mondo, di cui solo 7 passarono la prima selezione. Il gruppo composto rappresentante la città di Trieste, composto da Mascherini e Roberto Costa, era riuscito a inserirsi in quest'ultima rosa di scelte, tuttavia verrà affidato il cantiere a Roma con il team Julio Lafuente, Pietro Cascella, Andrea Cascella (gli altri erano: Varsavia con: Oskar Hansen, Jerzy Jarnuszkiewicz, Julian Pałka, Lechosław Rosiński, Edmund Kupiecki, Zofia Hansen, Tadeusz Plasota; ancora Varsavia con il team Alina Szapocznikow, Jerzy Chudzik, Roman Cieślewicz, Bolesław Malmurowicz; Roma con il team Maurizio Vitale, Giorgio Simoncini, Tomasso Valle, Percile Fazzini; Berlino Ovest con Helmut Wolff; nuovamente Varsavia con il team Andrzej Jan Wróblewski, Andrzej Latos). All'inizio degli anni '60 si nota un'ulteriore evoluzione del gusto mascheriniano che affida sempre più la "pelle" - come la definisce l'amico [[Giuseppe Zigaina]] - al calco della [[Carso|pietra carsica]]. Lo stesso Mascherini dichiara che con ''Morte in miniera'' (1962) questa propensione all'affidarsi totalmente alle forze della natura è ormai dichiarata. Quest'opera è poi dedicata alla tragica vicenda dei [[Disastro di Marcinelle|minatori italiani di Marcinelle]]. Le figure umane diventano sempre più "informali", perdendo i dettagli e ritrovando la non-completezza dei bronzetti etruschi. Pareti rocciose, sassi, cortecce e parti di alberi vengono ricomposti in una nuova configurazione e sostituendo abiti e parti del corpo dei soggetti sempre più catturati in istanti tragici. Lacerazioni, grida e contratture parlano di un mondo in pericolo globale. Nei tardi anni '60, ma soprattutto all'inizio degli anni '70, i soggetti vanno incontro a una metamorfosi identica a quella toccata alla Dafne mitologica: volti e corpi che sono inglobati da un arbusto o un albero, che assurdamente trovano finalmente una pace ora che non sono più formalmente umani. Soprattutto dopo il 1968 si nota come la pelle carsica diventi più protagonista del soggetto stesso che diventa un mero pretesto. Se prima i movimenti umani e quelli vegetali trovavano un ritmo comune, l'artista sembra adesso più interessato al movimento del ramo cresciuto in condizioni difficili sopra il Carso, sbilanciato tra stagioni calde a quelle troppo ventose. Dal 1972 si piò far cominciare l'ultimo grande periodo, quello dei ''Fiori'', dove la figura umana è totalmente negata e rifiutata. Sono fiori primordiali mai esistiti, una forma di vita così lontana dall'epoca attuale da diventare quasi fantascientifici. L'operazione può ricordare i readymade di duchampiana memoria o l'[[arte povera]] che sta prendendo piede tra i nuovi movimenti giovanili. Difficile affermare dove l'artista triestino abbia trovato ispirazione, probabilmente nelle lunghe passeggiate vicino al suo atelier di Sistiana e che riportano a una "sopravvivenza della natura" più che dell'antico. Sassi, rami (spezzati, trovati, segati) sono ricomposti poeticamente in una sorta di "pacifica" e muta foresta del VII Cerchio dantesco.
Eccelle nella figura umana e particolarmente nel ritratto, di lui dice: ''Quando mi accingo ad un ritratto, vengo sopraffatto dal mistero psicologico che naturalmente mi si rivela attraverso una comprensione plastica del soggetto.''
 
Ebbe inoltre fortuna come decoratore di navi, esordendo con i profili bronzei del [[Benito Mussolini|Duce]] e del [[Vittorio Emanuele III|Re]] per la [[Victoria I]] ([[1930]]). Una sua scultura il "Minatore-Soldato" (1937), in pietra bianca istriana (cave di [[Albona]]), si trovava sotto il piccolo balcone della Casa del Fascio, nella piazza centrale di [[Arsia]], in [[Istria]]. L'opera considerata fascista fu abbattuta dall'esercito jugoslavo durante l'assegnazione ed occupazione del territorio istriano ([[Trattati di Parigi (1947)|Trattato di Parigi]] del 10 febbraio 1947). Un'altra scultura, un "Leone e Fascio Littorio" (in bronzo e altri metalli) che avvolge un alto pennone alzabandiera, venne collocata nella Piazza Roma ai lati dell'ingresso della "Torre Littoria", oggi "Civica", di [[Carbonia]] al momento della sua fondazione nel 1938. L'opera scomparve subito dopo la guerra, nel settembre del 1943, per essere fusa nelle officine meccaniche della [[Miniera di Serbariu]] e ricavarne bronzine per far funzionare gli impianti delle miniere carbonifere del [[Sulcis]], e se n'è persa, quindi, ogni traccia.
 
Una scultura in bronzo h cm 47 dal titolo "Donna" è presente presso il Museo Fortunato Calleri di Catania.
 
== Bibliografia ==
* [[Luciano Padovese]], [[Giancarlo Pauletto]], ''Mascherini: cento disegni'', Pordenone, Edizioni Concordia 7, 1996, pp.&nbsp; 31.
* {{cita web
* Alfonso Panzetta, ''Marcello Mascherini. Scultore (1906-1983)'', catalogo generale dell'opera plastica, Torino, Umberto Allemandi, 1998.
|cognome= Beltrami
* Marcello Mascherini, ''Lettere 1930-1982'', a cura di Massimo De Sabbata, Torino, Umberto Allemandi, 2008.
|nome= Cristina
* Roberto Curci, ''Civilissimo e barbaro. Marcello Mascherini scultore'', Torino, Umberto Allemandi, 2005.
|url= http://www.treccani.it/enciclopedia/marcello-mascherini_%28Dizionario-Biografico%29/
* {{cita web|cognome=Beltrami|nome=Cristina|url=http://www.treccani.it/enciclopedia/marcello-mascherini_%28Dizionario-Biografico%29/|titolo=MASCHERINI, Marcello|accesso=10 ottobre 2011|opera=Dizionario Biografico degli Italiani|editore=Treccani}}
|titolo= MASCHERINI, Marcello
* Lorenzo Nuovo, ''Marcello Mascherini e Padova'', Milano, Skira, 2017.
|accesso= 10 ottobre 2011
* Paolo Quazzolo e Francesco Bordin (a cura di), ''Marcello Mascherini. Il teatro'', Torino, Umberto Allemandi, 2021.
|opera= Dizionario Biografico degli Italiani
|editore= Treccani
}}
* Marcello Mascherini, ''Lettere 1930-1982'', a cura di Massimo De Sabbata, Torino, Umberto Allemandi, 2008
* [[Luciano Padovese]], [[Giancarlo Pauletto]], ''Mascherini: cento disegni'', Pordenone, Edizioni Concordia 7, 1996, pp.&nbsp;31
* Roberto Curci, ''Civilissimo e barbaro. Marcello Mascherini scultore'', Torino, Umberto Allemandi, 2005
* Lorenzo Nuovo, ''Marcello Mascherini e Padova'', Milano, Skira, 2017
 
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