Marcello Mascherini: differenze tra le versioni

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Nel 1940, su segnalazione di Giò Ponti, viene invitato a collaborare al riallestimento della sede del Rettorato dell’Università di Padova, il [[Palazzo del Bo]], assieme ad altri importanti artisti, tra i quali Arturo Martini, [[Massimo Campigli]], [[Filippo de Pisis|Filippo De Pisis]], [[Gino Severini]], [[Bruno Saetti]] e [[Achille Funi]], realizzando i battenti figurati bronzei ''Minerva'' e ''Apollo'' del portale del Senato Accademico e della Basilica, nonché il ''Crocefisso'' per la stanza del Rettore. È l’occasione di conoscere l’artista padovano dello smalto [[Paolo De Poli]], con cui stringerà un lungo sodalizio. La collaborazione con noti architetti prosegue con il Primo Premio del [[Pontificia commissione centrale per l'arte sacra in Italia|Concorso della Pontificia Commissione Centrale per l’Arte Sacra]] nel 1951 per una grande scultura da porre sulla facciata della [[Chiesa di Sant'Antonio Abate (Recoaro Terme)|Chiesa Nuova di S. Antonio Abate]] a Recoaro Terme (Vicenza), innovativo progetto dell’architetto [[Giuseppe Vaccaro (architetto)|Giuseppe Vaccaro]].
 
Le sue partecipazioni si spingono oltre i confini nazionali, raggiungendo prestigiosi riconoscimenti dall’estero: nel 1936 riceve il Diploma d’Onore alla [[Esposizione d’Arte Italiana Contemporanea]] a Budapest, il Diploma di Medaglia d’Argento all’[[Esposizione di Parigi (1900)|Esposizione Internazionale di Parigi]] nel 1937 e la Medaglia d’Oro per la Scultura all’[[Esposizione Internazionale di Budapest]] nel 1938, mentre nel 1939 viene invitato all’[[Esposizione Universale di New York]]. ricordando la decisiva [[Biennale di San Paolo|I Biennale Internazionale di San Paolo del Brasile]] del 1951 (la seconda biennale più longeva dopo quella veneziana), ritornandovi poi alla II edizione del 1953, vincendo il Premio Acquisto per il [[Museo d'Arte Moderna di San Paolo|Museo d’Arte Moderna di San Paolo]]. Dal 1953 partecipa ad otto rassegne della [[Biennale di Scultura di Anversa]], facendo conoscere la propria opera in vari musei europei. Nel 1957 il critico [[Bernhard Degenhart]] promuove con forza una sua mostra personale a Monaco di Baviera, che diventerà itinerante toccando le maggiori città tedesche. Espone in innumerevoli mostre di scultura italiana itineranti all’estero, di è da ricordare il tour in Giappone, tenendo a Tokyo due mostre personali nel 1968 e 1972. Musei giapponesi conservano sue opere, tra cui ad esempio i grandi bronzi ''Chimera alata'' (1958) e ''Primavera'' (1968), entrambi al [[The Hakone Open Air Museum]] a Yokohama. Risulta poi vincitore del [[Premio Parigi]] 1951 a [[Cortina d'Ampezzo|Cortina d’Ampezzo]] e nel 1953 compie il suo primo viaggio nella capitale francese, dove tiene un’importante personale alla Galerie Drouant – David. S’inserisce così nell’ambiente artistico parigino, frequentando ed entrando in amicizia con lo scultore cubista [[Ossip Zadkine]], lo scrittore musicista jazz [[Boris Vian]] e il regista-attore [[Jean-Louis Barrault|Jean Louis Barrault]], che lo riavvicinanoavvicinano al teatro d'avanguardia. Il soggiorno francese si completa con la visita allo studio di [[Constantin Brâncuși|Costantin Brancusi]] e il viaggio a [[Cattedrale di Chartres|Chartres]] per osservare la cattedrale gotica offrono ulteriori stimoli preziosi alla sua ricerca plastica, che, pur attraverso la rivisitazione del linguaggio cubista, raggiunge negli anni '50 forme autonome, stilizzate, di ricercata grazia compositiva.
 
Nel 1948 esordisce come scenografo e costumista al [[Teatro Verdi (Trieste)|Teatro Verdi]] di Trieste con ''Cartoni animati'', balletto di [[Mario Bugamelli]]. L'attività spettacolare procede con la fondazione nel 1957 del gruppo teatrale [[La Cantina]] (similmente a quello che accadrà nelle cantine romane degli anni '70) presentando opere d'innovazione, talvolta in prime nazionali come L''’ultimo nastro di Krapp'' di [[Samuel Beckett]] con la regia e recitazione protagonista di [[Gian Maria Volonté|Gian Maria Volontè]]. Fino al 1974, le numerose collaborazioni con il Teatro Verdi e il [[Politeama Rossetti|Teatro Stabile di Trieste]] si contano oltre venticinque spettacoli nel ruolo di scenografo, costumista e regista. Due produzioni romane da ricordare sono le scene e i costumi per il balletto contemporaneo ''Tautologos'' di [[Aurel Milloss]] (musiche di [[Luc Ferrari]]) e il ''Don Giovanni di Mozart'' al [[Teatro dell'Opera di Roma|Teatro dell’Opera di Roma]], rispettivamente nel 1969 e nel 1970.