Bandiera d'Italia: differenze tra le versioni
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|didascalia = Il Tricolore d'Italia garrisce presso il [[Vittoriano]], [[piazza Venezia]], [[Roma]]
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{{citazione|Raccolgaci un'unica<br />bandiera, una speme:<br />di fonderci insieme,<br />già l'ora suonò
La '''bandiera d'Italia''', conosciuta anche per [[antonomasia]] come '''il Tricolore'''<ref group=N>Il ''[[Vocabolario Treccani]]'' utilizza indifferentemente sia la "T" maiuscola che la "t" minuscola. Cfr. il [[Lemma (linguistica)|lemma]] "[http://www.treccani.it/vocabolario/tricolore/ tricolóre]" su "treccani.it".</ref>, è il [[Bandiera nazionale|vessillo nazionale]] della [[Italia|Repubblica Italiana]]. È una [[tricolore|bandiera composta da tre colori]], partendo dall'asta, da [[verde]], [[bianco]] e [[rosso]], [[colori nazionali dell'Italia]], a tre [[Banda (araldica)|bande]] verticali di eguali dimensioni, così definita dall'articolo 12 della [[Costituzione della Repubblica Italiana]]<ref group=N name="bande">La terminologia utilizzata nel testo costituzionale è [[araldica]]mente impropria: la "[[Banda (araldica)|banda]]", per definizione, è quel tipo di partizione che divide la bandiera diagonalmente. La definizione corretta sarebbe dovuta essere "[[Interzato in palo|interzata in palo]]". Cfr. [http://manuali.lamoneta.it/ManualeAraldica/ manuale ragionato di araldica] su "manuali.lamoneta.it".</ref>, pubblicata sulla ''[[Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana|Gazzetta Ufficiale]]'' n. 298 edizione straordinaria, del 27 dicembre 1947. La legge ne regolamenta utilizzo ed esposizione, tutelandone la difesa e prevedendo il [[reato]] di [[Vilipendio alla bandiera|vilipendio alla stessa]]; ne prescrive altresì l'insegnamento nelle scuole insieme agli altri [[simboli patri italiani]].
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[[File:Coccarda FRANCIA.svg|miniatura|sinistra|La coccarda francese tricolore, uno dei simboli della rivoluzione]]
Anche la bandiera italiana, come altri vessilli nazionali, si ispira a [[bandiera della Francia|quella francese]], introdotta dalla [[Rivoluzione francese|Rivoluzione]] nell'autunno del 1790 sulle [[Unità
Il 12 luglio 1789, due giorni prima della [[presa della Bastiglia]], il giornalista rivoluzionario [[Camille Desmoulins]], mentre arringava la folla parigina alla rivolta, chiese ai manifestanti quale colore adottare come simbolo della Rivoluzione francese, proponendo il verde speranza oppure il blu della [[Guerra d'indipendenza americana|Rivoluzione americana]], simbolo di [[libertà]] e [[democrazia]]: i manifestanti risposero "Il verde! Il verde! Vogliamo delle coccarde verdi!"<ref name=Bolzano>{{cita web|url=https://books.google.it/books?id=-ynpQ5lnU2EC&pg=PA174&lpg=PA174&dq=Camille+Desmoulins+coccarda+francese+verde+foglie&source=bl&ots=yh3IejczPE&sig=9lSL3O5ZuEuSstTYaZt0AGCvhjI&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwj_mbftrsrSAhVGESwKHd2kBwoQ6AEIIDAB#v=onepage&q=Camille%20Desmoulins%20coccarda%20francese%20verde%20foglie&f=false|titolo=Giovani del terzo millennio, di Giacomo Bolzano|editore=books.google.it|accesso=9 marzo 2017}}</ref>. Desmoulins colse quindi una foglia verde da terra e se l'appuntò al cappello come segno distintivo dei rivoluzionari<ref name=Bolzano />. Il verde, nella primigenia coccarda francese, fu abbandonato dopo un solo giorno in favore del blu e del rosso, perché esso era anche il colore del fratello del re, il [[Reazione (politica)|reazionario]] [[Conti d'Artois|conte d'Artois]], che diventò monarca dopo la [[Restaurazione]] con il nome di [[Carlo X di Francia|Carlo X]]<ref name=italia-oggi>{{cita web|url=http://www.italiaoggi.it/giornali/dettaglio_giornali.asp?preview=false&accessMode=FA&id=2139232&codiciTestate=1|titolo=Il verde no, perché è il colore del re. Così la Francia ha scelto la bandiera blu, bianca e rossa ispirandosi all'America|editore=italiaoggi.it|accesso=9 marzo 2017}}</ref>. La [[coccarda francese tricolore]] si completò poi, in seguito a eventi successivi, con l'aggiunta del bianco, colore dei [[Borbone di Francia|Borbone]], in ossequio al re [[Luigi XVI di Francia|Luigi XVI]], che era ancora regnante nonostante le violente rivolte che imperversavano nel Paese: la [[Monarchie abolite|monarchia francese fu abolita]] infatti tre anni dopo, il 10 agosto 1792<ref name=elysee /><ref name=ansa>{{cita web|url=http://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2015/07/14/parigi-14-luglio-la-bastiglia-e-il-rosso-della-first-lady-messicana-angelica_5ffc5fb9-5c2f-406b-ab8c-99935f5c4428.html|titolo=Presa della Bastiglia, il 14 luglio e il rosso della first lady messicana Angelica|accesso=9 marzo 2017}}</ref>.
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La traccia documentata più antica che cita la bandiera tricolore italiana è legata alla prima discesa di [[Napoleone Bonaparte]] nella [[penisola italiana]]. Con l'avvio della [[Campagna d'Italia (1796-1797)|prima campagna d'Italia]], in molti luoghi i giacobini della penisola insorsero contribuendo, insieme ai soldati italiani inquadrati nell'[[Armée de terre|esercito francese]], alle vittorie transalpine<ref name="cita-Tarozzi-p66">{{Cita|Tarozzi|p. 66}}.</ref><ref name="cita-Tarozzi-p69">{{Cita|Tarozzi|p. 69}}.</ref>.
Questo rinnovamento fu accettato dagli italiani nonostante fosse legato alle convenienze della Francia napoleonica, che aveva forti tendenze [[Imperialismo|imperialistiche]], perché la nuova situazione politica era migliore di quella precedente: il legame a doppio filo con la Francia era infatti molto più accettabile dei secoli passati nell'[[
Durante la prima campagna d'Italia, Napoleone Bonaparte, al comando dell'[[Armata d'Italia]], conquistò gli Stati in cui era divisa la penisola italiana fondando nuovi organismi statali repubblicani che si ispiravano agli ideali rivoluzionari francesi<ref name="cita-Busico-p9">{{Cita|Busico|p. 9}}.</ref>. Tra il 1796 e il 1799 nacquero, tra le altre, la [[Repubblica Piemontese]], la [[Repubblica Cispadana]], la [[Repubblica Transpadana]], la [[Repubblica Ligure]], la [[Repubblica Romana (1798-1799)|Repubblica Romana]], la [[Repubblica Anconitana]] e la [[Repubblica Napoletana (1799)|Repubblica Napoletana]]<ref name="cita-Busico-p9"/>.
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Inizialmente, il tricolore francese fu innalzato da molte città: il nuovo conquistatore non era, come in tempi antichi, geloso dei propri colori, ma orgoglioso che essi fossero messi in mostra, essendo questi i simboli di un esercito conquistatore e di un popolo vittorioso<ref name="cita-Fiorini-p688">{{Cita|Fiorini|p. 688}}.</ref>. È alla bandiera francese che i documenti, almeno fino all'ingresso dell'esercito napoleonico italiano a Milano nell'ottobre 1796, fanno riferimento quando usano il termine "tricolore"<ref name="cita-Fiorini-p688"/>.
L'11 ottobre 1796 Napoleone comunicò al [[Direttorio]] la nascita della [[Legione Lombarda]], un'unità militare costituita dall'Amministrazione generale della Lombardia<ref name=Bovio19>{{cita|Bovio|p. 19}}.</ref><ref name="cita-Tarozzi-p67">{{Cita|Tarozzi|p. 67}}.</ref>, governo che faceva capo alla [[Repubblica Transpadana]]<ref name="difesa"/>. Su questo documento, in riferimento alla sua [[bandiera di guerra]], che ricalcava il tricolore francese e che fu proposta a Napoleone dai [[
{{Citazione|[…] i colori nazionali adottati sono il verde, il bianco e il rosso. […]|Napoleone Bonaparte|[…] les couleurs nationales qu'ils ont adopté sont le vert, le blanc et le rouge. […]|lingua=fr}}
[[File:Flag of the Lombard Legion.svg|miniatura|{{Codice FIAV|historical}}Lo stendardo dei [[Cacciatore (
A tal proposito, uno dei patrioti milanesi filo-napoleonici, l'avvocato Giovanni Battista Sacco, dichiarò<ref name="cita-Villa-p10">{{Cita|Villa|p. 10}}.</ref>:
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{{citazione|[…] Già il tricolore vessillo che da gran tempo ci lusinga di renderci liberi soggiace a riforma: il color nostro nazionale vi ha parte e in certo modo ci si assicura che presso è a spuntare l'aurora apportatrice della nostra rigenerazione […]|Giovanni Battista Sacco}}
La Legione Lombarda fu quindi il primo reparto militare italiano a dotarsi d'un vessillo tricolore come insegna<ref name="difesa"/>. Secondo fonti più autorevoli, la scelta effettuata dai membri della Legione Lombarda di sostituire il blu della bandiera francese con il verde fu altresì legata al colore delle divise della [[Milizia cittadina (Milano)|Milizia cittadina milanese]], i cui componenti, fin dal 1782, indossavano un'uniforme di questa tonalità, ovvero un abito verde con [[Mostrina|mostrine]] rosse e bianche; per siffatta ragione, in [[dialetto milanese]], i membri di questa guardia comunale erano popolarmente chiamati ''remolazzit'', ovvero «piccoli [[Raphanus raphanistrum sativus|ravanelli]]», richiamando le rigogliose foglie verdi di questo ortaggio<ref name="cita-Maiorino-p158"/>.
Il bianco e il rosso erano anche peculiari dell'antichissimo [[
La prima approvazione ufficiale della bandiera italiana da parte delle autorità fu quindi come insegna militare della Legione Lombarda e non ancora come bandiera nazionale di uno Stato italiano sovrano<ref>{{Cita|Tarozzi|pp. 67-68}}.</ref>. Il 6 novembre 1796 la prima [[coorte]] della Legione Lombarda ricevette il proprio vessillo tricolore nel corso di una solenne cerimonia alle ore cinque pomeridiane in [[Piazza del Duomo (Milano)|piazza del Duomo]] a [[Milano]]<ref name="cita-Tarozzi-p67"/><ref name="cita-Busico-p11"/><ref name="cita-Villa-p11">{{Cita|Villa|p. 11}}.</ref>. La bandiera si presentava divisa in tre fasce verticali, riportando la scritta "Legione Lombarda" e il numero di coorte, mentre al centro si stagliava una corona di quercia racchiudente un [[berretto frigio]] e una [[Squadra e compasso|squadra massonica]] con pendolo<ref name=Vecchio42 />.
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Dal 16 al 18 ottobre 1796, a [[Modena]], si tenne un congresso che, attraverso l'attiva partecipazione di Bologna, [[Ferrara]], Modena e [[Reggio Emilia]], decretò la nascita della Repubblica Cispadana, con l'avvocato [[Antonio Aldini]] in qualità di presidente.
Tra i vari provvedimenti presi, il congresso deliberò la costituzione di una Legione Italiana, poi ridenominata [[
{{Citazione|[…] Si decreta la costituzione della Confederazione Cispadana, e la formazione della Legione Italiana, le cui coorti debbono avere come bandiera il vessillo bianco, rosso e verde adorna degli emblemi della libertà. […]<br />
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{{citazione|[…] Facciamola finita una volta con qualunque dominazione straniera in Italia. Abbracciate questa bandiera tricolore che pel valor vostro sventola sul Paese e giurate di non lasciarvela strappare mai più […]|Proclama del Governo provvisorio di Milano<ref name="cita-Bellocchi-p40"/>}}
Il giorno successivo il re di Sardegna [[Carlo Alberto di Savoia]] assicurò al Governo provvisorio della città lombarda che le sue truppe, pronte a venirgli in aiuto, avrebbero utilizzato come bandiera militare un tricolore con lo [[Armoriale di
{{citazione|[…] e per viemmeglio dimostrare con segni esteriori il sentimento dell'unione italiana, vogliamo che le nostre truppe, entrando nel territorio della Lombardia e della Venezia, portino lo Scudo di Savoia sovrapposto alla bandiera tricolore italiana […]|Carlo Alberto di Savoia<ref name="cita-Viola-p-II">{{Cita|Viola|p. II}}.</ref>}}
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Durante la [[Seconda guerra d'indipendenza italiana|seconda guerra d'indipendenza]] le città che man mano venivano conquistate dal "[[Re d'Italia#Savoia (1861-1946)|re eletto]]"<ref group=N>"Re eletto", ovvero in procinto di diventare [[re d'Italia]]. Il termine "eletto" ha infatti, tra suoi i [[Sinonimia|sinonimi]], "designato", "investito", "prescelto" e "acclamato". Con questo titolo [[Vittorio Emanuele II di Savoia]] coniò anche monete che ebbero corso legale nelle [[Province Unite del Centro Italia]], entità statale di breve esistenza costituita da territori che di lì a poco sarebbero stati annessi al [[Regno di Sardegna (1720-1861)|Regno di Sardegna]] grazie ai [[plebisciti risorgimentali]]. Cfr. {{cita web|url=https://numismatica-italiana.lamoneta.it/riepilogo/W-REE|titolo=Visione d'insieme delle monete - Re Eletto|accesso=25 settembre 2018}}</ref> Vittorio Emanuele II di Savoia e da [[Napoleone III di Francia]] salutavano i due sovrani come liberatori in un tripudio di bandiere e coccarde tricolori; anche i centri in procinto di chiedere l'annessione al Regno di Sardegna tramite [[Plebisciti risorgimentali|plebisciti]] sottolineavano la loro volontà di far parte di un'Italia unita con lo sventolio del tricolore<ref>{{Cita|Bellocchi|pp. 96-101}}.</ref>. La bandiera italiana rifulgeva infatti in [[Toscana]], in [[Emilia]], nelle [[Marche]] e in [[Umbria]], ma anche in città che avrebbero dovuto aspettare qualche tempo prima di essere annesse, come [[Roma]] e [[Napoli]]<ref name="cita-Bellocchi-p101">{{Cita|Bellocchi|p. 101}}.</ref><ref name="cita-Busico-p43">{{Cita|Busico|p. 43}}.</ref>.
È proprio di questi anni il grande entusiasmo della popolazione nei confronti del tricolore: oltre che dall'esercito del Regno di Sardegna e dalle truppe di volontari che parteciparono alla seconda guerra d'indipendenza<ref name="cita-Villa-p24"/>, la bandiera verde, bianca e rossa si diffuse capillarmente nelle regioni appena conquistate o annesse tramite plebiscito, comparendo sulle finestre delle case, nelle vetrine dei negozi e all'interno di locali pubblici come alberghi, taverne, osterie, eccetera
[[File:Partenza da Quarto.jpg|miniatura|La partenza della spedizione dei Mille da [[Quarto dei Mille|Quarto]]]]
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{{citazione|Il Senato e la Camera dei Deputati hanno approvato; noi abbiamo sanzionato e promulghiamo quanto segue: Articolo unico: Il Re Vittorio Emanuele II assume per sé e suoi Successori il titolo di Re d'Italia. Ordiniamo che la presente, munita del Sigillo dello Stato, sia inserita nella raccolta degli atti del Governo, mandando a chiunque spetti di osservarla e di farla osservare come legge dello Stato. Da Torino addì 17 marzo 1861|Testo della legge n. 4671 del 17 marzo 1861 del Regno di Sardegna<ref>{{cita web|url=http://150anni-lanostrastoria.it/index.php/proclamazione-unita|titolo=Torino, 17 marzo 1861: la proclamazione del Regno d’Italia|sito=150anni-lanostrastoria.it|accesso=4 marzo 2017}}</ref>}}
Il tricolore continuò a essere la [[bandiera nazionale]] anche del nuovo Stato, sebbene non ufficialmente riconosciuto da una legge specifica<ref>{{Cita web|url=http://www.radiomarconi.com/marconi/bandiere/storia_bandiera.html|titolo=Storia della bandiera italiana|accesso=14 gennaio 2016|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160116020632/http://www.radiomarconi.com/marconi/bandiere/storia_bandiera.html|urlmorto=sì}}</ref><ref name="cita-Villa-p26">{{Cita|Villa|p. 26}}.</ref>, ma regolamentato, per quanto riguarda la foggia dei vessilli militari, da un [[
Nel periodo del [[brigantaggio postunitario italiano|brigantaggio postunitario]], Fulco Salvatore Ruffo di Calabria, IX principe di [[Scilla (Italia)|Scilla]], uno dei membri della corte in esilio di Francesco II di Borbone, in una lettera raccomandò al generale spagnolo [[José Borjes]], inviato nell'Italia meridionale per guadagnare alla causa legittimista i briganti, l'uso della bandiera tricolore<ref name="cita-Cardinali-p118">{{Cita|Cardinali|p. 118}}.</ref>.
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==== Dalla terza guerra d'indipendenza alla presa di Roma ====
Durante la [[Battaglia di Custoza (1866)|battaglia di Custoza]] (24 giugno 1866), durante la [[terza guerra d'indipendenza italiana]], i militari del 44º [[reggimento]] della [[brigata]] "Forlì" salvarono una bandiera tricolore dalla cattura delle [[
A seguito della terza guerra d'indipendenza il [[Veneto]] fu annesso al Regno d'Italia; l'ingresso delle truppe italiane a [[Venezia]], avvenuto il 19 ottobre 1866, fu salutato da un'invasione di bandiere tricolori<ref name="cita-Maiorino-p212">{{Cita|Maiorino|p. 212}}.</ref><ref name="cita-Busico-p53">{{Cita|Busico|p. 53}}.</ref>. Dal momento della promulgazione di una [[Deliberazione|delibera]] del suo [[consiglio comunale]], datata 5 novembre 1866, [[Vicenza]] è l'unica città d'Italia ad aver adottato come proprio vessillo cittadino, in luogo del [[Gonfalone|gonfalone civico]], la bandiera tricolore, caricata dello stemma del comune<ref name="vicenza">{{Cita web|cognome=Mason|nome=Andrea|url=http://www.ilgiornaledivicenza.it/stories/1306_3/232852_bandiera_invece_del_gonfalone_vicenza__lunica_citt_ditalia/|titolo=Il Giornale di Vicenza.it - Dossier - Vicenza - Italia 150° - 3 - Bandiera invece del gonfalone. Vicenza è l'unica città d'Italia|accesso=14 gennaio 2016|data=7 marzo 2011|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150316163209/http://www.ilgiornaledivicenza.it/stories/1306_3/232852_bandiera_invece_del_gonfalone_vicenza__lunica_citt_ditalia/|urlmorto=sì}}</ref>. La città veneta decise di cambiare patriotticamente la natura della propria insegna poco prima della visita di re Vittorio Emanuele II, giunto in città per il conferimento della [[medaglia d'oro al valor militare]] guadagnata dalla municipalità veneta con la [[battaglia di Monte Berico]], combattuta il 10 giugno 1848 nei dintorni della città: in occasione della visita del sovrano, Vicenza non presentò a Vittorio Emanuele II il proprio gonfalone ma, decisione dalla quale sarà originata la sua successiva delibera, il tricolore italiano<ref name="vicenza"/>.
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[[File:Cartolina dei Carabinieri Reali spedita dalla Colonia Eritrea dell'Asmara (1907).jpg|miniatura|Cartolina dei [[Arma dei Carabinieri|Carabinieri Reali]] spedita dalla colonia eritrea nel 1907 e raffigurante un'aquila che porta in volo una bandiera italiana]]
Dopo l'Unità d'Italia l'uso del tricolore si diffuse sempre di più tra la popolazione<ref name="cita-Maiorino-p219">{{Cita|Maiorino|p. 219}}.</ref>: la bandiera, e i suoi colori, cominciarono a essere riportati sulle etichette dei prodotti commerciali, sui [[quaderno scolastico|quaderni scolastici]], sulle prime automobili, sulle confezioni di sigari, ecc.<ref name="cita-Maiorino-p219"/> Anche tra gli [[Aristocrazia|aristocratici]] ebbe successo: le famiglie più importanti facevano sovente installare sulla facciata principale dei loro palazzi signorili un portabandiera dove collocavano il tricolore italiano<ref name="cita-Maiorino-p219"/>. Iniziò poi a comparire fuori dagli edifici pubblici, dalle scuole, dagli uffici giudiziari e dagli uffici postali<ref name="cita-Maiorino-p219"/>. È di questo periodo l'introduzione dell'uso della fascia tricolore per i [[Sindaco (
L'unica città dove l'attaccamento alla bandiera non era sentito da tutta la popolazione era Roma: nella capitale era infatti presente un buon numero di cittadini ancora fedele al papato<ref name="cita-Maiorino-p220">{{Cita|Maiorino|p. 220}}.</ref>. A Roma il clero era ostile al neonato stato italiano in modo molto marcato, tanto da rifiutarsi di benedire il tricolore e da impedire alle bandiere italiane di entrare nelle chiese anche in occasione di funerali o di cerimonie pubbliche<ref name="cita-Maiorino-p221">{{Cita|Maiorino|p. 221}}.</ref><ref name="cita-Villa-p28">{{Cita|Villa|p. 28}}.</ref>.
È di questi anni la fondazione della [[Contratto di acquisto della Baia di Assab|prima colonia italiana]], la
{{citazione|[…] [Il tricolore deve sventolare] nelle imprese civili che fanno risalire sempre più la nazione verso le altezze dell'ideale […]"|Andrea Costa<ref name="cita-Maiorino-p223">{{Cita|Maiorino|p. 223}}.</ref>}}
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Uno degli episodi più famosi che coinvolsero la bandiera italiana nella prima guerra mondiale fu il [[volo su Vienna]], un volantinaggio aereo che Gabriele D'Annunzio fece sui cieli della capitale asburgica: il 9 agosto 1918 il [[Poeta vate|Vate]] lanciò su [[Vienna]] migliaia di volantini tricolori con cui esortava il nemico ad arrendersi e a porre fine alla guerra<ref name="cita-Maiorino-p243">{{Cita|Maiorino|p. 243}}.</ref><ref name="cita-Busico-p63">{{Cita|Busico|p. 63}}.</ref>. Le truppe italiane entrarono poi a Trieste nel novembre del 1918, in seguito alla vittoria nella [[battaglia di Vittorio Veneto]], che concluse il conflitto con la ritirata e la sconfitta definitiva degli austriaci: il tricolore che fu issato sul campanile della [[Cattedrale di San Giusto (Trieste)|cattedrale di San Giusto]] proveniva dal [[cacciatorpediniere]] ''[[Audace (torpediniera)|Audace]]'', ancorato nel [[porto di Trieste]]<ref name="cita-Maiorino-p246">{{Cita|Maiorino|p. 246}}.</ref>. La bandiera italiana fu anche protagonista dell'[[impresa di Fiume]], capitanata da D'Annunzio, al grido: "alzate la bandiera: sventolate il tricolore!"<ref name="cita-Busico-p65">{{Cita|Busico|p. 65}}.</ref>.
Con la [[marcia su Roma]] e l'instaurarsi della [[Storia
{{citazione|La bandiera nazionale è formata da un drappo di forma rettangolare interzato in palo, di verde, di bianco, di rosso, col bianco coronato dallo stemma Reale bordato di azzurro. […]|Legge n°2264 del 24 dicembre 1925}}
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[[File:Flag of the President of Italy.svg|miniatura|sinistra|{{Codice FIAV|normal}}Lo stendardo presidenziale italiano]]
Con la [[nascita della Repubblica Italiana]], grazie al [[Decreto ministeriale|decreto del presidente del Consiglio dei ministri]] nº 1 del 19 giugno 1946, la bandiera italiana fu modificata; rispetto al vessillo monarchico, fu eliminato lo [[Armoriale di
{{citazione|La bandiera della Repubblica è il tricolore italiano: verde, bianco e rosso, a tre bande verticali<ref group=N name="bande" /> di eguali dimensioni.|Art. 12 della Costituzione della Repubblica Italiana<ref>{{cita legge italiana|tipo=costituzione|articolo=12}}</ref>}}
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Come la somiglianza lascia intendere, il tricolore italiano deriva da [[bandiera della Francia|quello transalpino]], che nacque durante la [[rivoluzione francese]] dall'unione del bianco — il colore della [[Monarchia francese|monarchia]] — con il rosso e il blu — i [[Stemma di Parigi|colori di Parigi]]<ref name="cita-Busico-p9"/> — e divenne simbolo del rinnovamento [[Società (sociologia)|sociale]] e [[Politica|politico]] perseguito dal [[giacobinismo]] delle origini<ref name=Cherasco /><ref name="quirinale-pdf"/><ref name="cita-Maiorino-p156"/>.
[[File:Beatrice Addressing Dante (detail).jpg|thumb|Dettaglio dal dipinto ''[[Beatrice si rivolge a Dante da un carro]]'' (1827), di [[William Blake]], che raffigura una scena della ''[[Divina Commedia]]'' [[Dante|dantesca]] con le tre [[virtù teologali]], verde, rossa e bianca (al di sotto di un carro su cui è posta [[Beatrice]]).]]
In modo simile, una ricostruzione storica vuole che il primo tricolore italiano, nato nel 1796 come [[bandiera di guerra]] della [[Legione Lombarda]], costituita da volontari schieratisi con [[Napoleone Bonaparte]] per la liberazione dell'Italia dall'Austria, abbia unito il bianco e rosso dello [[simboli di Milano|stemma di Milano]] al verde della [[Milizia cittadina|milizia cittadina milanese]] secondo una disposizione a tre bande verticali, assunta a imitazione dalla bandiera della [[repubblica francese]]
Altre congetture, meno probabili, spiegano l'adozione del verde ipotizzando un tributo che Napoleone avrebbe voluto dare alla [[Corsica]], sua terra natia, oppure a un possibile richiamo al verdeggiante paesaggio italiano<ref name="cita-Maiorino-p158"/>. Per l'adozione del verde esiste anche la cosiddetta «ipotesi massonica»: anche per la [[Massoneria]] il verde era il colore della natura, emblema quindi tanto dei [[Diritti umani|diritti dell'uomo]], che sono infatti naturalmente insiti nell'essere umano<ref name="cita-Villa-p11"/>, quanto del florido paesaggio italiano; tale interpretazione, tuttavia, è osteggiata da chi sostiene che la massoneria, in quanto società segreta, non avesse all'epoca un'influenza tale da ispirare i [[Colori nazionali dell'Italia|colori nazionali italiani]]<ref>{{Cita|Fiorini|pp. 239-267 e 676-710}}.</ref>.
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La bandiera d'Italia va esposta anche all'esterno di tutte le [[Istruzione in Italia|scuole di ogni ordine e grado]], fuori dal [[Università in Italia|plessi universitari]], all'esterno degli edifici che ospitano le [[Ufficio elettorale di sezione|operazioni di voto]], fuori dalle [[Prefettura (Italia)|prefetture]], dalle [[Questura|questure]] e dai [[Tribunale|palazzi di giustizia]] e all'esterno degli [[Servizio postale|uffici postali]] centrali<ref name="cita-Maiorino-p279">{{Cita|Maiorino|p. 279}}.</ref>.
Inoltre, la bandiera deve essere obbligatoriamente esposta su tutti gli uffici pubblici nel giorno della Festa del Tricolore (7 gennaio), dell'anniversario dei [[Patti Lateranensi]] (11 febbraio), dell'[[Anniversario della liberazione d'Italia|Anniversario della liberazione]] (25 aprile), della [[Festa del lavoro]] (1º maggio), della [[
=== Modalità di esposizione ===
Il tricolore è spesso accompagnato dalla bandiera dell'Unione europea e dai vessilli degli enti locali. Nel caso di due bandiere esposte, il vessillo nazionale va posto a destra (sinistra per chi guarda, ossia la posizione d'onore), mentre se le bandiere sono in numero dispari, il tricolore deve essere issato al centro
Di norma, su ciascun pennone non può essere applicato più di un vessillo<ref>art. 9, comma 2, D.P.R. 7 aprile 2000, n. 121</ref>. Fa eccezione lo [[Stendardo presidenziale italiano|stendardo presidenziale]], che viene issato sul Torrino del [[Palazzo del Quirinale|Quirinale]], sotto al tricolore, quando la terza asta risulta occupata dal vessillo di un Paese ospite
Ad esempio, le bandiere esposte sugli edifici pubblici devono apparire, dall'esterno, nei seguenti ordini<ref>{{Cita web|url=http://presidenza.governo.it/ufficio_cerimoniale/cerimoniale/bandiera_esposizione_schemi.html|titolo=Ufficio del Cerimoniale di Stato|accesso=8 dicembre 2020}}</ref>:
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Le bandiere navali portano simboli al centro della banda bianca per distinguersi dalla [[bandiera del Messico]]<ref name="messico" />:
*la bandiera militare porta lo [[stemma della Marina Militare]]: uno [[Scudo (araldica)|scudo]], sormontato da una corona [[Corona muraria|turrita]] e [[Corona navale|rostrata]], che riunisce in quattro parti gli stemmi di quattro [[repubbliche marinare]]: quelle di [[Repubblica di Venezia|Venezia]] (in cui il [[leone di San Marco]] porta la spada), [[Repubblica di Genova|Genova]], [[Repubblica di Pisa|Pisa]] e [[Ducato di Amalfi|Amalfi]];
*la bandiera civile porta uno stemma identico a quello della Marina Militare, ma senza corona e in cui il leone di [[Marco (evangelista)|san Marco]] porta il libro;
*la bandiera di Stato porta l'[[emblema della Repubblica Italiana]].
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[[File:Cambio della guardia al Palazzo del Quirinale - Festa del tricolore del 7 gennaio 2016.jpg|miniatura|Cambio solenne della Guardia d'onore del Reggimento Corazzieri al Palazzo del Quirinale a Roma in occasione della Festa del Tricolore del 7 gennaio 2016]]
Per ricordare la nascita della bandiera italiana il 31 dicembre 1996 è stata istituita la Giornata nazionale della bandiera, che è meglio conosciuta come [[Festa del Tricolore]]
A Reggio Emilia la Festa del Tricolore è celebrata in piazza Prampolini, di fronte al [[Palazzo del Comune (Reggio
A Roma, presso il [[Palazzo del Quirinale]], il cerimoniale prevede invece il cambio della [[Guardia d'onore]] in forma solenne con lo schieramento e la sfilata del [[Reggimento
== Il tricolore nei musei ==
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Lo [[Museo|spazio espositivo]] più importante che ospita bandiere tricolori italiane si trova nel complesso architettonico dell'[[Vittoriano|Altare della Patria]] a [[Roma]]<ref name="cita-Maiorino-p285">{{Cita|Maiorino|p. 285}}.</ref><ref>{{Cita|Busico|pp. 153-155}}.</ref>. All'interno del [[Museo centrale del Risorgimento al Vittoriano]], questo il suo nome, si possono trovare circa settecento bandiere storiche appartenenti ai reparti dell'Esercito Italiano, della Marina e dell'Aeronautica Militare, nonché il vessillo tricolore con cui fu avvolta nel 1921 la bara del [[Milite Ignoto (Italia)|Milite Ignoto]] durante il suo viaggio verso l'Altare della Patria<ref name="cita-Maiorino-p285"/>. Il tricolore più antico conservato all'interno del Museo centrale del Risorgimento risale al 1860<ref name="cita-Maiorino-p285"/>: è uno dei tricolori originali che sventolava sul [[piroscafo]] ''[[Lombardo (nave)|Lombardo]]'' che partecipò, insieme al ''[[Piemonte (nave)|Piemonte]]'', alla [[spedizione dei Mille]]<ref name="romartguide">{{cita web|cognome=|nome=|url=http://www.romartguide.it:80/italiano/schedemusei/MuseoDelVittoriano.html|titolo=Museo centrale del Risorgimento - Complesso del Vittoriano|accesso=7 marzo 2016|editore=romartguide.it}}</ref>. Il Vittoriano ospita anche il [[Sacrario delle Bandiere]], il museo che raccoglie e custodisce le [[bandiera di guerra|bandiere di guerra]] italiane dismesse<ref>{{cita web|cognome=|nome=|url=http://www.marina.difesa.it/storiacultura/ufficiostorico/musei/sacrario/Pagine/IlSacrariodellebandierealVittoriano.aspx|titolo=Il Sacrario delle Bandiere al Vittoriano|accesso=19 febbraio 2017}}</ref>.
Nella capitale d'Italia sono di notevole interesse anche il [[Museo storico dell'Arma dei
[[File:Museo del tricolore 05.JPG|miniatura|Interno del Museo del tricolore di Reggio Emilia]]
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In [[Emilia-Romagna]] sono da segnalare<ref name="cita-Maiorino-p294">{{Cita|Maiorino|p. 294}}.</ref> anche il [[Museo del Risorgimento e della Resistenza (Ferrara)|Museo del Risorgimento e della Resistenza]] di [[Ferrara]], il [[Museo civico del Risorgimento (Modena)|Museo Civico del Risorgimento]] di [[Modena]], il [[Repubblica partigiana di Montefiorino#Il Museo della Resistenza|Museo della Resistenza]] di [[Montefiorino]], il [[Museo civico del Risorgimento (Bologna)|Museo civico del Risorgimento]] di [[Bologna]]<ref>{{Cita|Busico|pp. 165-167}}.</ref>, il [[Museo del Risorgimento (Imola)|Museo del Risorgimento]] di [[Imola]]<ref name="cita-Busico-p185">{{Cita|Busico|p. 185}}.</ref> e il [[Museo del Risorgimento (Piacenza)|Museo del Risorgimento]] di [[Piacenza]]<ref name="cita-Busico-p201">{{Cita|Busico|p. 201}}.</ref>.
Al [[Museo nazionale del Risorgimento italiano]] di [[Torino]], l'unico che abbia ufficialmente il titolo di "nazionale", è possibile trovare un ricco corredo di tricolori, tra cui alcuni risalenti ai [[
[[File:Torino-PalazzoCarignanoFronte.jpg|miniatura|sinistra|Il Museo nazionale del Risorgimento italiano di Torino]]
In Liguria è situato il [[Museo del Risorgimento e istituto mazziniano]] di [[Genova]] che conserva, tra l'altro, una bandiera originale della [[Giovine Italia]], mentre a [[La Spezia]] è presente il [[Museo tecnico navale]] della Marina Militare, fondato nel XV secolo da [[Amedeo VIII di Savoia]]<ref name="cita-Maiorino-p290">{{Cita|Maiorino|p. 290}}.</ref>.
Il [[Museo del Risorgimento (Milano)|Museo del Risorgimento]] di [[Milano]] ospita un buon numero di tricolori di epoca napoleonica, tra cui una bandiera della [[Legione Lombarda]] risalente al 1797 e consegnata alla [[coorte]] dei [[Cacciatore (
Vicino a [[Mantova]], a [[Solferino]], è situato il [[Museo del Risorgimento di Solferino e San Martino]], che celebra l'[[Battaglia di Solferino e San Martino|omonimo scontro militare]] del 1859 e che ospita molti cimeli dell'avvenimento, tra cui diversi vessilli tricolori<ref>{{Cita|Maiorino|pp. 291-292}}.</ref>.
[[File:DSC02741 Milano - Palazzo Moriggia -1775- (Museo del Risorgimento) - Foto Giovanni Dall'Orto - 20 jan 2007.jpg|miniatura|Il Museo del Risorgimento di Milano]]
Sempre in Lombardia sono presenti<ref name="cita-Maiorino-p292">{{Cita|Maiorino|p. 292}}.</ref> il [[Museo internazionale della Croce Rossa]] di [[Castiglione delle Stiviere]], il [[Museo dell'Ottocento (Bergamo)|Museo del Risorgimento]] di [[Bergamo]], il [[Museo del Risorgimento (Brescia)|Museo del Risorgimento]] di [[Brescia]], il [[Museo storico Giuseppe Garibaldi|Museo del Risorgimento]] di [[Como]]<ref>{{Cita|Busico|pp. 169-172}}.</ref>, il [[Vittoriale degli
A [[Venezia]], il [[Museo Correr|Museo del Risorgimento e dell'Ottocento veneziano]] conserva la bandiera tricolore del 1848 che salutò la cacciata degli austriaci dalla città lagunare; Venezia ospita anche il [[Museo storico navale]], che ha un'importanza paragonabile all'omonimo spazio espositivo di La Spezia<ref name="cita-Maiorino-p292" />. Completano il quadro dei musei del [[Tre Venezie|Triveneto]]<ref name="cita-Maiorino-p293">{{Cita|Maiorino|p. 293}}.</ref> il [[Museo storico italiano della guerra]] di [[Rovereto]], dedicato alla [[prima guerra mondiale]], che ospita molti cimeli, tra cui diverse bandiere tricolori; il [[Museo storico del Trentino|Museo storico]] di [[Trento]], che conserva reperti dedicati agli [[Alpini]], il [[Museo del Risorgimento e dell'età contemporanea (Padova)|Museo del Risorgimento e dell'età contemporanea]] di [[Padova]]<ref>{{Cita|Busico|pp. 193-194}}.</ref>, il [[Museo del Risorgimento e della Resistenza (Vicenza)|Museo del Risorgimento e della Resistenza]] di [[Vicenza]]<ref>{{Cita|Busico|p. 227}}.</ref>. A [[Trieste]] è invece situato il [[Museo del Risorgimento e sacrario di Oberdan]]<ref name="cita-Maiorino-p294"/>.
Altri spazi espositivi di questo genere che ospitano vessilli tricolori storici, la cui tipologia è diffusa principalmente in [[Italia settentrionale]]<ref name="cita-Maiorino-pp294-295">{{Cita|Maiorino|pp. 294-295}}.</ref>, si trovano anche in altre regioni. Da segnalare sono la [[Domus Mazziniana]] di [[Pisa]]<ref>{{Cita|Busico|pp. 203-205}}.</ref>, il museo marchigiano del Risorgimento e della Resistenza di [[Macerata]]<ref name="cita-Maiorino-p294"/>, il [[Museo del Risorgimento (Palermo)|Museo del Risorgimento]] di [[Palermo]]<ref name="cita-Maiorino-pp294-295"/>, che conserva anch'esso una delle bandiere tricolori originali appartenenti al piroscafo ''Lombardo'' che partecipò alla spedizione dei Mille<ref name="cita-Busico-p197">{{Cita|Busico|p. 197}}.</ref>, il Museo dei Brettii e degli Enotri di [[Cosenza]], dove è custodito un tricolore della rivolta scoppiata nella città calabrese nel 1844<ref>{{Cita web|url=https://www.museodeibrettiiedeglienotri.it/il-percorso-espositivo/il-risorgimento/|titolo=Il Risorgimento|pubblicazione=museodeibrettiiedeglienotri.it}}</ref>, e il museo dell'[[archivio di Stato di Napoli]] che custodisce, tra l'altro, dodici delle ventuno bandiere tricolori requisite dal generale borbonico [[Carlo Filangieri, principe di Satriano|Carlo Filangieri]] ai [[
In [[Sardegna]], oltre al Museo del Risorgimento dell'archivio di Stato di [[Cagliari]]<ref>{{Cita web|url=http://www.archivi-sias.it/Scheda_Complesso.asp?FiltraComplesso=260443283|titolo=SIAS - Sistema Informativo degli Archivi di Stato|accesso=4 marzo 2017|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20170305041709/http://www.archivi-sias.it/Scheda_Complesso.asp?FiltraComplesso=260443283|urlmorto=sì}}</ref>, è presente il [[Museo risorgimentale Duca d'Aosta]] di [[Sanluri]], allestito presso il [[Castello di Sanluri|castello di Elenonora d'Arborea]], che conserva, tra i numerosi cimeli [[Patriottismo|patriottici]] e le bandiere storiche, il tricolore che il 3 novembre 1918 garrì per primo nella [[Trieste]] appena riconquistata dall'Italia dopo la vittoria nella prima guerra mondiale<ref>{{Cita web|url=http://www.sardegnacultura.it/j/v/253?s=24550&v=2&c=2487&c1=2127&t=1|titolo=Sardegna Cultura - Luoghi della cultura - Musei|accesso=4 marzo 2017|dataarchivio=5 marzo 2017|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20170305040643/http://www.sardegnacultura.it/j/v/253?s=24550&v=2&c=2487&c1=2127&t=1|urlmorto=sì}}</ref>.
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La [[bandiera dell'Ungheria]] ha gli stessi colori di quella italiana, ma ciò non crea confusione tra i vessilli: sulla bandiera magiara il tricolore rosso, bianco e verde è disposto orizzontalmente<ref name="cita-Maiorino-p151"/>. Altre bandiere che presentano il verde, il bianco e il rosso a fasce orizzontali sono quelle di [[bandiera della Bulgaria|Bulgaria]]<ref name="cita-Maiorino-p151"/>, [[bandiera dell'Iran|Iran]]<ref name="cita-Villa-p39">{{Cita|Villa|p. 39}}.</ref>, [[bandiera dell'Oman|Oman]]<ref name="cita-Villa-p39"/> e [[bandiera del Tagikistan|Tagikistan]]<ref name="cita-Villa-p39"/>.
Presentano infine altre combinazioni dei tre colori i vessilli di [[bandiera del Madagascar|Madagascar]]<ref name="cita-Villa-p39"/>, [[bandiera del Suriname|Suriname]]
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