Vincenzo Monti: differenze tra le versioni

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==== Ritorno al neoclassicismo ====
[[File:Testa di Feronia - museo civico Pio Capponi di Terracina.jpg|thumb|upright=0.7|Testa di Feronia. Reperto datato ultimo quarto del II secolo a.C. e originario di Punta di Leano, [[Terracina]]]]
Tuttavia è ancora presto, la sua poesia rimane nel solco della tradizione arcadica e in sintonia con la lezione degli [[Illuminismo|illuministi]]. Monti continua a frequentare l'[[Accademia dell'Arcadia|Accademia]] e qui recita le due opere successive, il sonetto ''Sopra la morte'' (alla fine saranno quattro, e vedranno la luce nel 1788), molto popolare all'epoca, e l'ode ''Al signor di Montgolfier'', scritta in quartine. Essa trasse spunto dal secondo volo aerostatico della storia con equipaggio, avvenuto a [[Parigi]] il 1º dicembre [[1783]]. In una comunione stupita col popolo, Monti ne trae un'opera sincera, non commissionata, imbastita sul paragone tra le imprese della nave [[Argonauti|Argo]] e quelle della [[mongolfiera]], in un parallelo volto ad esaltare, come nella ''Prosopopea'', la modernità, e, in un afflato del tutto illuminista, il progresso umano. Benché l'opera sia intitolata ai [[fratelli Montgolfier]], che avevano svolto esperimenti analoghi nei mesi precedenti suscitando grande entusiasmo (tra cui il primo volo umano del 21 novembre su Parigi), il volo descritto da Monti nell'opera non fu realizzato dai Montgolfier bensì dal loro rivale [[Jacques Alexandre César Charles]], assieme a [[Nicolas-Louis Nicolas Robert]], citati espressamente nel testo assieme a Montgolfier.
[[File:Early flight 02562u (2).jpg|thumb|left|upright=0.7|Prima dimostrazione pubblica del volo ad [[Annonay]], 4 giugno [[1783]], ad opera dei [[fratelli Montgolfier]]]]
Nel 1784 cominciò a metter mano a un testo sul quale sarebbe ritornato per tutta la vita, senza mai riuscire a completarlo. Si tratta della ''[[Feroniade]]'', il cui titolo rimanda alla [[Feronia|ninfa]] amata da [[Zeus]] e perseguitata da [[Giunone]]. Anche qui non manca il pretesto: questa volta si vuole glorificare l'intenzione di Pio VI di bonificare le paludi dell'[[Agro Pontino]], opera che non ebbe lieto esito ma suscitò grande risonanza e anticipò la famosa bonifica [[Benito Mussolini|mussoliniana]]. L'opera che ci è stata tramandata conta ben 2000 versi sciolti. L'idea per il tema venne al Monti nel corso delle battute di caccia che conduceva assieme al principe Braschi Onesti nella zona di [[Terracina]], dove vide la fontana Feronia citata da [[Orazio]] e si lavò anch'egli ''ora manusque''<ref>Orazio, ''Sat''. I, V, 24</ref> (''le mani e il volto'', perché qui ''ora'' è naturalmente da intendersi come [[sineddoche]]). La critica ha ravvisato gli innumerevoli rimandi stilistici e tematici a [[Virgilio]], mentre [[Giosuè Carducci|Carducci]] ha parlato di influenza [[Omero|omerica]].<ref>Bertoldi p.397-8</ref> In ogni caso, sono testimonianze che ben rilevano il gusto neoclassico dell'opera.