Secessione dell'Aventino: differenze tra le versioni

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L'avvenimento: i cattolici
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Non parteciparono invece all'Aventino, oltre ovviamente agli eletti del [[Partito Nazionale Fascista]], il [[Partito Liberale Italiano]], il [[Partito dei Contadini d'Italia]], nonché i deputati delle [[Liste di slavi e di tedeschi]].
== Le prospettive politiche ==
 
Il 16 agosto 1924 ''[[La Civiltà cattolica]]'' pubblicò un articolo, firmato da padre Rosa ma concordato con lo stesso segretario di Stato della Santa sede, cardinal [[Pietro Gasparri]], in cui si affermava che la collaborazione tra popolari e socialisti, - che era lo sbocco politico cui tendevano [[Filippo Turati]] e [[Luigi Sturzo]] per dare una prospettiva di governo alla protesta aventiniana, - "non sarebbe stata né conveniente, né opportuna, né lecita". Nonostante l'intervento sul ''[[Il Popolo|Popolo]]'' del 6 settembre di Luigi Sturzo, che difese i contatti con quella parte dei socialisti che si erano liberati dei vecchi pregiudizi anticlericali, l'ostacolo frapposto dalle alte gerarchie vaticane si sarebbe rivelato insormontabile, probabilmente perché [[Pio XI]] preferiva confidare nelle reiterate promesse mussoliniane di soluzione della [[questione romana]]<ref>Claudio Besana, ''Il delitto Matteotti, l'Aventino e la mancata collaborazione tra popolari e socialisti riformisti'', in Fondazione Di Vittorio (a cura di), ''Giacomo Matteotti'', Donzelli, 2015, pp. 34-35.</ref>.
 
Gli "aventiniani" furono sostanzialmente contrari a ordire un'insurrezione popolare per abbattere il governo Mussolini. Allo stesso tempo, le componenti politiche della protesta si riunivano separatamente ed erano contrarie a coordinarsi con altri oppositori del fascismo che non avevano aderito all'Aventino ed erano restati in aula. Confidavano che, dinnanzi all'emersione delle responsabilità del fascismo nella sparizione e ancora presunta morte di Matteotti, il re si decidesse a licenziare Mussolini e a sciogliere la Camera per indire nuove elezioni. Tutto ciò non avvenne<ref>Enzo Biagi, ''Storia del Fascismo'', Firenze, Sadea Della Volpe Editori, 1964, pag. 354: "...nella speranza che una tale azione secessionistica getti nella crisi completa il governo fascista e induca il Re a intervenire con un decreto di scioglimento della Camera."</ref>.