Pompeo Trogo: differenze tra le versioni

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[[File:Iustinus - ita, negli anni dil signore MCCCCLXXVII ali giorni X semptembris - 913806 Scan00008.jpg|thumb|Edizione quattrocentesca dell'''Epitome historiarum Trogi Pompeii'']]
 
Brevi notizie sulla sua famiglia erano fornite dall’autore stesso.<ref>Ci sono state conservate da [[Marco Giuniano Giustino|Giustino]] XLIII, 5,11-12.</ref>. Essa apparteneva alla stirpe dei [[Voconzi]], importante popolazione della [[Gallia]] sud-orientale; al tempo di [[Gneo Pompeo Magno|Pompeo]] o di [[Gaio Giulio Cesare|Cesare]] i Voconzi furono ''foederati'' (alleati) ai Romani e da Pompeo, appunto, impegnato nella guerra contro [[Quinto Sertorio|Sertorio]] in [[Spagna romana|Spagna]] fra il [[76 a.C.|76]] e [[72 a.C.]], ottenne la cittadinanza romana un Trogo, antenato del nostro storico.
 
Il padre del nostro, figlio del Trogo che ottenne la cittadinanza al tempo della [[guerra sertoriana]], prestò servizio sotto [[Cesare (e]], probabilmente al tempo della guerra gallica).<ref>Giustino, XLIII,5,12.</ref>. Inoltre risulta che potrebbe

Trogo essersarebbe nato intorno al 40 a.C. o anche poco prima: fiorì quindi tra l’ultimo decennio del [[I secolo a.C.|I sec. a.C.]] e i primi decenni del [[I secolo d.C.]] Si può presumere che la sua attività di scrittore si sia svolta a Roma, certamente sulla base di una buona educazione retorica, che traspare soprattutto dall’unico ampio e sicuro suo frammento originale,<ref>Fr. 152 Seel, contenente un discorso di [[Mitridate VI del Ponto|Mitridate VI]].</ref>, ma anche dall’intera opera, pur attraverso il filtro di Giustino che, peraltro, lo dice ''vir priscae eloquentiae''.<ref>''Praefatio'', 1.</ref>.
 
== Opere ==
===''Historiae Philippicae''===
La sua opera principale sonoerano le ''Historiae Philippicae'' (''Storie filippiche'') in 44 libri, una vera e propria storia universale, che andava dalle antichissime vicende di [[Babilonia (regione storica)|Babilonia]] fino ai tempi dell'autore. Ne possediamo solo dei frammenti<ref>Sono 170, raccolti in {{Cita|''Pompei Trogi fragmenta''}}.</ref> e i ''prologi'' (ossia i sommari dei singoli libri),<ref>Il testo latino in{{Cita web|url=http://www.thelatinlibrary.com/justin/prologi.html|titolo=Justin: Prologues|sito=www.thelatinlibrary.com|accesso=2024-11-09}}</ref>, ma ci resta un compendio, l'''Epitoma Historiarum Philippicarum Pompei Trogi'', fatto nel [[II secolo|II]] o [[III secolo]] da [[Marco Giuniano Giustino]], che aveva estratto i principali punti dell'opera di Trogo e li aveva collegati tra loro, ricavandone 250 capitoli: ("Didi questi 44 libri" – dice Giustino nella prefazione all'epitome – "ho estratto quello che mi è parso più degno di essere conosciuto").
 
L'opera è una storia del Mediterraneo orientale, tanto che il titolo rimanda volutamente a [[Filippo II di Macedonia]]. Nei primi 6 libri viene fatta una [[storia della Grecia]] e dell'[[Asia]], poi ci si sofferma su Filippo di Macedonia e suo figlio [[Alessandro Magno]] (libri VII-XII). Notevole interesse rivestono tutti i rapporti della Grecia con Roma: le guerre contro [[Pirro]] dell'Epiro, i re macedoni [[Filippo V di Macedonia|Filippo V]] e [[Perseo di Macedonia|Perseo]], [[Mitridate VI del Ponto]] e i [[Parti]]. Una parte importante riveste anche l'[[ebraismo]], di cui tracciano le origini ed i rapporti con Roma. Alla capitale dell'impero sono dedicati solo 2 libri su 44, ma bisogna vedere quanto, in questa riduzione, fu opera di Giustino e quanto opera dello stesso Pompeo Trogo.
 
Gli eroi di Pompeo Trogo sono Filippo ed Alessandro, ma anche Pirro, [[Annibale]] e Mitridate. Trogo rivendica all'antica Macedonia e all'Oriente in generale un ruolo di primo piano nella storia antica, e la considera la parte dell'[[Impero romano]] economicamente e culturalmente più evoluta. Lo storico cerca di sminuire l'importanza egemonica di Roma, lasciando intravedere un senso di sfiducia nella direzione politica dell'Urbe proprio quando essa appariva più forte e più saggia. Il mito di Roma trionfante, che si trova contemporaneamente in [[Tito Livio]], è qui visto con occhio disincantato: Trogo è stato uno dei pochi storici romani a non vedere tutta la Storia in funzione di Roma.
 
La sua narrazione è molto tendente al patetico, con iperboli, ripetizioni ed [[anafora (figura retorica)|anafore]] in quantità.<ref>{{Cita|Yardley|pp. 9 ss.}}</ref>. Preferisce il discorso indiretto, come Cesare, e disdegna quello diretto, più proprio di Livio, tranne, forse, in un caso: il discorso di Mitridate agli alleati antiromani.<ref>XXXVIII 4-7.</ref>
 
Le fonti utilizzate sono greche, ricavate dagli ellenistici [[Duride di Samo]] e [[Filarco di Atene]], [[Eforo di Cuma]], [[Polibio]], [[Posidonio di Apamea]], [[Teopompo di Chio]], fino al contemporaneo [[Timagene]], famoso per le sue posizioni antiromane, probabilmente riunite in un perduto compendio di storia universale ellenistica (si pensi all'opera storica dello stesso Timagene di Alessandria).
 
===''De animalibus''===
A parte l'opera storiografica, Trogo si sarebbe interessato anche di zoologia, componendo un ''De animalibus'', utilizzato da [[Plinio il Vecchio]],<ref>VII 3; X 51; XI 94; XI 114 (unico frammento testuale); XVII 9; XXXI 47; altri due frammenti rispettivamente in [[Carisio (grammatico)|Carisio]], I 79 ed in [[Servio Mario Onorato]], ad Eneid., VI 783.</ref>, che comprendeva almeno dieci libri. Dalle citazioni emerge come l'autore narbonese seguì pedissequamente [[Aristotele]]: del resto, l'attenzione alle digressioni emergeva anche nelle ''Historiae'', a giudicare dal compendio di Giustino.
 
==Note==