Renzo De Felice: differenze tra le versioni

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=== Controversie ===
{{vedi anche|Controversie su Renzo De Felice}}
Quando De Felice, storico di orientamento liberaldemocratico che secondo alcuni autori aveva origini ebraiche<ref>[[Vittorio Messori]], ''Pensare la storia. Una lettura cattolica dell'avventura umana'', Cinisello Balsamo, Edizioni Paoline, 1992, p. 80: «Renzo De Felice, il nostro maggior storico del fascismo, un liberale di sicure convinzioni democratiche nonché - per maggior garanzia – di origini ebraiche».</ref><ref>{{Cita news|autore=[[Giordano Bruno Guerri]]|url=http://www.ilgiornale.it/news/spettacoli/duce-govern-col-consenso-e-de-felice-ha-dimostrato-1190989.html|titolo=Il Duce governò col consenso. E De Felice lo ha dimostrato|pubblicazione=[[il Giornale]]|data=17 novembre 2015|citazione=...&nbsp;a quei tempi De Felice venne addirittura accusato di filofascismo: lui, ebreo liberale che fino a allora si era occupato soprattutto della Rivoluzione francese.}}</ref>, pubblicò il primo volume della monumentale biografia di Mussolini, la storiografia e la cultura italiana erano divise da barriere ideologiche molto rigide. Una ricerca che contraddicesse l'interpretazione storiografica prevalente del fascismo, di Mussolini e della guerra di liberazione, si esponeva a forti critiche e pesanti polemiche<ref>{{cita|Vidotto|p. 21}}: "...la propensione revisionistica, invece di essere una delle qualità più alte del lavoro dello storico, votato a ricostruire e a reinterpretare il passato secondo nuovi schemi e nuovi documenti, è stata e in parte continua ad essere trasformata in un'imputazione da portare in giudizio di fronte ai custodi delle vulgate storiografiche"</ref>; lo storico venne accusato dalla sinistra<ref>A. James. Gregor, ''Professor Renzo De Felice and the Fascist Phenomenon.'' World Politics, 1978, p. 433.</ref> di giustificare il fascismo e di eccessiva adesione al personaggio oggetto del suo lavoro.
 
D'altra parte, le sue ricerche, delle quali buona parte degli accademici<ref>Painter, Borden W. "Renzo De Felice and the Historiography of Italian Fascism.", The American Historical Review 1990: 391.</ref> ha riconosciuto tanto la serietà<ref>{{cita pubblicazione|autore=Pietro Scoppola|titolo=Fascismo e borghesia nell'opera di Renzo De Felice|rivista=Contemporanea|editore=Il Mulino|volume=1|numero=3|data=luglio 1998|p=603|ISSN=1127-3070}}</ref> quanto la scrupolosa documentazione, furono spesso utilizzate (con evidenti forzature delle tesi defeliciane) dai seguaci delle teorie [[revisionismo|revisionistiche]], al fine di negare le responsabilità storiche del fascismo.<ref>A. Burgio (a cura di), ''Nel nome della razza. Il razzismo nella storia d'Italia (1870-1945), ''Il Mulino, Bologna 2000</ref> Il mondo antifascista reagì accusando De Felice di [[revisionismo]] e accomunandolo spesso a storici invisi e considerati anch'essi revisionisti. De Felice reagì, da una parte ribadendo le sue tesi in libri discussi ma sempre di tono "scientifico", dall'altra, con articoli che pubblicò su ''[[Il Giornale]]'', o in alcune interviste rilasciate a [[Giuliano Ferrara]], sul ''[[Corriere della Sera]]'', utilizzando il mezzo giornalistico per aprire il dibattito sul fascismo a un pubblico non di soli specialisti.