Matino: differenze tra le versioni

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D'altronde lo Schivani, autore di una Cronaca di Matino datata 1763 e fonte molto interessante per la descrizione di usi e tradizioni locali, risulta invece molto inattendibile ed imprecisa per i dati cronologici e storiografici e Padre Tommaso Leopizzi, nei suoi scritti, riprende le tesi dello Schivani senza ulteriori e specifiche indagini.
 
Altri autori (Carlo Coppola<ref>{{Cita libro|titoloautore=C.Coppola,Carlo Coppola|titolo=I Feudatarifeudatari di Matino, ed. |editore=Tipografia San Giorgio, |anno=2023, pag. |pp=3 e segg.}}</ref>) ritengono invece più probabile una fondazione della Matino moderna da parte di profughi provenienti dalla Matino antica.
 
L'antica Matino era un popoloso centro situato sulle coste del [[Gargano]], fondato intorno al [[1000 a.C.]] e denominato ''[[Apeneste]]'' in periodo magno-greco e poi ''[[Matinum]]'' in periodo romano. Il toponimo ''Apeneste'' significa in greco antico "che nasce" oppure "che sorge" con chiaro riferimento al sole. Anche la versione latina ''Matinum'' conserva la medesima accezione di significato. Potrebbe quindi non essere un caso che lo stemma di Matino nuova, adottato in epoca normanna e quindi poco dopo l'anno 1000 d.C., rappresenti proprio un sole che sorge tra due colline.
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Nel periodo normanno, il territorio matinese venne infeudato, fra il 1190 e il 1192, da [[Tancredi di Sicilia|Tancredi di Lecce]] a favore della Famiglia De Persona. Il feudo, assai vasto, comprendeva oltre al casale di Matino anche i territori di Tuglie e Seclì<ref>{{Cita libro|autore=Luigi Tasselli|titolo=Antichità di Leuca|edizione=Lecce appresso agli eredi di Pietro Micheli|anno=1693|p=194}}</ref>.
 
Il primo barone di Matino fu Filippo De Persona<ref>{{Cita libro|autore=Luigi Tasselli|titolo=Antichità di Leuca|città=Lecce |editore=appresso agli eredi di Pietro Micheli |anno= 1693|p= 194}}</ref> a cui succedette il figlio Gervasio di Matino ([[Gervasio de Persona]]) assumendo come da tradizione normanna nel proprio nome quello del feudo e quindi il nipote Glicerio di Matino ([[Glicerio de Persona]]) premorto di qualche mese al padre in quanto torturato e impiccato a Brindisi dagli angioini per aver comandato lo sfortunato [[Assedio di Gallipoli 1268-1269|Assedio di Gallipoli del 1268-1269]]. I De Persona, famiglia ghibellina e fedelissima alla casata Hohenstaufen, furono personaggi di primissimo piano nella corte sveva sia nel periodo di Federico II che durante il regno di Manfredi. Fra i più grandi feudatari del Regno di Sicilia, furono, nel corso degli anni, nominati signori anche dei feudi di Mottola, di Ceglie Messapica, della Contea di Soleto, del casale di San Pietro di Galatina e dei territori che sarebbero poi divenuti il feudo di Martina Franca. Acerrimi nemici degli angioini, furono privati di tutti i loro feudi da Carlo I d'Angiò nel 1269, alla fine delle guerre svevo-angioine.<ref>{{Cita libro|titoloautore=C.Carlo Coppola, |titolo=I Feudatarifeudatari di Matino,|editore=Tipografia editori vari, Matino,San Giorgio|anno=2023, pag. |p=67}}</ref>
 
La casata rientrerà in possesso del feudo di Matino un secolo dopo.
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Nel 1440 Giovanni de Persona riscatta il feudo matinese da Antonio Orsini del Balzo, dopo averlo ceduto negli anni precedenti ma in data sconosciuta.<ref>{{Cita libro|titolo=Tesi di dottorato di Vilia Speranza, Edizione e studio di fonti per la storia della Puglia nel periodo di Alfonso Il Magnanimo, Università di Barcellona, 2014, pag. 127.}}</ref>
 
Nel 1500 Pietro Antonio De Persona e il figlio Giovanni Francesco fondano il monastero dei Padri Domenicani intitolato a S. Maria del Soccorso.<ref>{{Cita web|url=https://quod.lib.umich.edu/g/genpub/ATA3816.0001.001?rgn=main;view=fulltext|titolo=Filippo Bacile di Castiglione sullo Schivani |p. =36}}</ref>
 
Nel 1530 il feudatario di Matino è Giovanni De Persona. Annibale De Persona, sarà l'ultimo barone di Matino in quanto, senza discendenza maschile, concederà in sposa la sua unica figlia Fulvia e il feudo matinese quale dote al marchese Mario Del Tufo nel 1575.<ref>{{Cita web|url=http://www.nobili-napoletani.it/Tufo.htm|titolo=Famiglia del Tufo|accesso=2021-10-20}}</ref>
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Gli succederanno il figlio Giuseppe nel 1640, ed il di lui figlio, di nome Ascanio come il nonno, nel 1671. Ancora un ulteriore Ascanio è marchese nel 1690. Il suo successore sarà il marchese Giovanni Girolamo a partire dal 1761 e quindi un ultimo Ascanio dal 1783 fino all'eversione della feudalità nel 1806.<ref>{{Cita libro|titolo=Enciclopedia storico-nobiliare Italiana}}</ref>
 
La gran parte degli edifici di interesse architettonico della cittadina di Matino risalgono al [[Borboni di Napoli|periodo Borbone]] ([[1724]]-[[1860]]), momento di sviluppo notevole sia per Matino che per tutto il Meridione anche grazie ai grandi flussi finanziari consentiti dall'esportazione di olio lampante.<ref>{{Cita libro|titoloautore=C.Carlo Coppola,|titolo=I feudatari di Matino|editore=Tipografia San Giorgio|anno=2023,|capitolo= Appendice - Breve storia dell'olio lampante, in appendice ai Feudatari di Matino op. cit.}}</ref>
 
La Chiesa Matrice, intitolata anch'essa a [[San Giorgio Martire]], in stile [[tardo barocco]] e pianta a croce latina, fu costruita a partire dal 1750 su una preesistente chiesa che è rappresentata dal braccio minore dell'attuale fabbrica, consacrata nel 1760 e completata nel 1763<ref>{{Cita web|url=https://quod.lib.umich.edu/g/genpub/ATA3816.0001.001?rgn=main;view=fulltext|titolo=Filippo Bacile di Castiglione su Schivani |anno=1894 |p. =36}}</ref> Ancora da segnalarsi la seicentesca chiesa del [[Beata Vergine Maria del Monte Carmelo|Carmine]] e la chiesa del [[Rosario]], una volta dedicata a [[Beata Vergine Maria del Soccorso|Santa Maria del Soccorso]] nonché cappella del convento domenicano (in passato adibita a struttura ospedaliera e di ricovero per i pellegrini che da [[Lecce]] procedevano per [[Santa Maria di Leuca]] e viceversa) diventato ormai quasi invisibile in quanto molti dei locali appartenenti al convento stesso sono stati occupati dagli uffici del comune in epoca moderna e visibilmente modificati fino a farne scomparire le caratteristiche architettoniche.
 
=== Simboli ===