Demostene: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Smashfanful (discussione | contributi)
Riga 22:
 
== Biografia ==
[[File:Demosthenes Ny Carlsberg Glyptotek IN2782.jpg|thumb|Statua di Demostene ([[Ny Carlsberg Glyptotek]], Copenaghen), copia romana di un originale greco per opera di Polieucto|sinistra]]
 
=== Primi anni ===
==== Vita privata e famiglia ====
Nacque nel [[384 a.C.]], tra la novantottesima e la novantanovesima [[Giochi olimpici antichi|olimpiade]]<ref name="Weil1">{{Cita|Weil|pp. 5-6}}.</ref> e ricevette il nome del padre, un ricco armaiolo<ref>{{Cita|Badian|p. 11}}.</ref>, che apparteneva al [[Demo (antica Grecia)|demo]] di [[Peania]]<ref name="AischIII171">{{Cita|Eschine, ''Contro Ctesifonte''|171}}.</ref>. Quanto alla madre, Cleobule, [[Eschine]] sosteneva che fosse di origine [[Sciti|scita]]<ref name="Aisch2">{{Cita|Eschine, ''Contro Ctesifonte''|172}}.</ref> ma ciò è oggetto di forti controversie tra gli studiosi: Edward Cohen, professore di Lettere classiche presso l'Università della Pennsylvania, vuole Cleobule figlia di una donna scita e di un padre ateniese, Gilone; altri studiosi, invece, insistono sulla purezza genealogica di Demostene; è comunemente attestato che Cleobule, comunque, provenisse dalla Crimea.<ref>{{Cita|Cohen|p. 76}}.</ref><ref>{{en}}"Demosthenes", Encyclopaedia The Helios, 1952.</ref> In effetti, Gilone, nonno materno di Demostene, aveva sofferto l'esilio alla fine della guerra del Peloponneso con l'accusa di aver tradito la colonia di Ninfeo in Crimea<ref>{{Cita|Burke|p. 63}}.</ref> e che poi, secondo Eschine, avesse ricevuto in dono dai regnanti Bosforo un appezzamento chiamato "i giardini" nella colonia di Kepoi (attualmente in territorio russo, a 3&nbsp;km da Phanagori). In ogni caso, bisogna riconoscere che l'accuratezza del racconto di Eschine è contestata poiché gli eventi erano accaduti oltre 70 anni prima e difficilmente il pubblico sarebbe stato a conoscenza di eventuali plagi o infondatezze.
 
All'età di sette anni, Demostene perse il padre e fu posto sotto la tutela di [[Afobo]], Demofonte e Terippide la cui gestione del patrimonio di Demostene padre fu disastrosa.<ref name="Thomsen">{{Cita|Thomsen|p. 61}}.</ref> Non appena raggiunse la maggiore età, nel [[366 a.C.]], Demostene chiese conto della gestione dei tutori affermando che, del patrimonio accumulato dal padre e che consisteva in 40 [[Talento (peso)|talenti]] (equivalenti a circa 220 anni di reddito di un lavoratore a salari standard o 11 milioni di dollari in termini di mediana redditi annuali degli Stati Uniti)<ref name="Aph4">{{Cita|Demostene, ''Contro Afobo''|4}}.</ref><ref name="Mac Dowell cap 3">{{Cita|Mac Dowell|cap. 3}}.</ref>, non era rimasto nulla, salvo la casa, 14 schiavi e trenta mine d'argento, pari a mezzo talento.<ref name="Aph6">{{Cita|Demostene, ''Contro Afobo''|6}}.</ref> Pertanto, all'età di vent'anni, Demostene citò in giudizio i suoi amministratori al fine di recuperare il suo patrimonio e per l'occasione preparò cinque orazioni: tre contro Afobo, tra il 363 e il 362 a.C. e due contro Onetore, parente di Afobo, tra il 362 e il 361 a.C. Conclusi i dibattimenti, il tribunale condannò i convenuti al pagamento di una somma pari a dieci talenti in favore di Demostene,<ref name="Mac Dowell cap 3" /><ref name="AphIII59">{{Cita|Demostene, ''Contro Afobo''|59}}.</ref> che ottenne, quindi, un risarcimento parziale.<ref>{{Cita|Badian|18}}.</ref>
Quanto alla madre, Cleobule, [[Eschine]] sosteneva che fosse di origine [[Sciti|scita]]<ref name="Aisch2">{{Cita|Eschine, ''Contro Ctesifonte''|172}}.</ref> ma ciò è oggetto di forti controversie tra gli studiosi.
 
Secondo lo [[Pseudo-Plutarco]], Demostene si sposò una volta sola con la figlia di Eliodoro, eminente cittadino ateniese<ref name="pseudo13">{{Cita|Pseudo-Plutarco|847 C}}.</ref>, da cui ebbe una figlia, ''la sola che non lo chiamasse mai padre''<ref name="Ctesiphon77">{{Cita|Eschine, ''Contro Ctesifonte''|77}}.</ref>, come scrisse in una nota tagliente Eschine. La figlia, ancor nubile, morì giovane pochi giorni prima della morte di [[Filippo II di Macedonia|Filippo II]].<ref name="Ctesiphon77" /> Giudicato "''poco uomo''" e impudico, anche a causa della ricercatezza nel vestire e nella cura del corpo,<ref>{{Simbolo|Wikisource-logo.svg|15|Wikisource|link=no}} {{Cita testo |autore=[[Aulo Gellio]] |titolo=[[Noctes Atticae]] |volume=[[s:la:Noctes Atticae/Liber I#5|I, 5, 1]]}}</ref> fu attaccato da Eschine a causa delle sue relazioni [[Pederastia ateniese|pederastiche]] che descrisse come «scandalosa e impropria» la relazione con Aristione, giovane da [[Platea (città)|Platea]] che era vissuto per lungo tempo in casa di Demostene<ref>{{Cita|Eschine, ''Contro Ctesifonte''|162}}.</ref> mentre in altri discorsi portò in primo piano il rapporto pederastico del suo avversario con un ragazzo di nome Cnosione riportando quanto fosse contemporaneo al matrimonio.<ref>{{Cita|Eschine, ''Sull'Amabasceria''|149}}.</ref><ref>{{Cita|C.A. Cox|202}}.</ref><ref>{{Cita|Ateneo, ''Dipnosofisti''|XIII, 63}}.</ref> Sempre Eschine aggiunge quanto il rivale fosse solito ingannare i giovani dei ceti elevati e cita come esempio Aristarco, figlio di Mosco, ucciso in circostanze sospette da un certo Nicodemo di Afidna proprio mentre Demostene esercitava l'incarico di tutore legale che aveva avuto alla morte di Mosco. Infine, Eschine accusa Demostene non solo di aver tratto benefici dalla morte del protetto, ma anche di complicità nell'assassinio e di aver messo le mani sulla sua eredità. Gli storici odierni, tuttavia, tendono a non prendere in considerazione l'accusa, così come le altre in merito ai tradimenti che avrebbe compiuto nei confronti dei suoi ''eromenoi.''<ref>{{Cita|Eschine, ''Sull'Ambasceria''|148-150 e 165-166}}.</ref><ref>{{Cita|Pickard|p. 15}}.</ref>
Infatti, secondo Edward Cohen, professore di Lettere classiche presso l'Università della Pennsylvania, Cleobule era la figlia di una donna scita e di un padre ateniese, Gilone, altri studiosi, invece, insistono sulla purezza genealogica di Demostene; è comunemente attestato che Cleobule, comunque, provenisse dalla Crimea<ref>{{Cita|Cohen|p. 76}}.</ref><ref>{{en}}"Demosthenes", Encyclopaedia The Helios, 1952.</ref>.
 
In effetti, Gilone, nonno materno di Demostene, aveva sofferto l'esilio alla fine della guerra del Peloponneso con l'accusa di aver tradito la colonia di Ninfeo in Crimea<ref>{{Cita|Burke|p. 63}}.</ref> e che poi, secondo Eschine, avesse ricevuto in dono dai regnanti Bosforo un appezzamento chiamato "i giardini" nella colonia di Kepoi (attualmente in territorio russo, a 3&nbsp;km da Phanagori).<br />In ogni caso, bisogna riconoscere che l'accuratezza del racconto di Eschine è contestata poiché gli eventi erano accaduti oltre 70 anni prima e difficilmente il pubblico sarebbe stato a conoscenza di eventuali plagi o infondatezze.
 
All'età di sette anni, perse il padre e quindi fu posto sotto la tutela di [[Afobo]], Demofonte e Terippide la cui gestione del patrimonio di Demostene padre fu disastrosa<ref name="Thomsen">{{Cita|Thomsen|p. 61}}.</ref>.
 
Non appena raggiunse la maggiore età, nel [[366 a.C.]], Demostene chiese conto della gestione dei tutori affermando che, del patrimonio accumulato dal padre e che consisteva in 40 [[Talento (peso)|talenti]] (equivalenti a circa 220 anni di reddito di un lavoratore a salari standard o 11 milioni di dollari in termini di mediana redditi annuali degli Stati Uniti)<ref name="Aph4">{{Cita|Demostene, ''Contro Afobo''|4}}.</ref><ref name="Mac Dowell cap 3">{{Cita|Mac Dowell|cap. 3}}.</ref>, non era rimasto nulla, salvo la casa, 14 schiavi e trenta mine d'argento, pari a mezzo talento<ref name="Aph6">{{Cita|Demostene, ''Contro Afobo''|6}}.</ref>.
 
Pertanto, all'età di vent'anni, Demostene citò in giudizio i suoi amministratori al fine di recuperare il suo patrimonio e per l'occasione preparò cinque orazioni: tre contro Afobo, tra il 363 e il 362 a.C. e due contro Onetore, parente di Afobo, tra il 362 e il 361 a.C.
 
Conclusi i dibattimenti, il tribunale condannò i convenuti al pagamento di una somma pari a dieci talenti in favore di Demostene,<ref name="Mac Dowell cap 3"/><ref name="AphIII59">{{Cita|Demostene, ''Contro Afobo''|59}}.</ref> che ottenne, quindi, un risarcimento parziale<ref>{{Cita|Badian|18}}.</ref>.
 
Secondo lo [[Pseudo-Plutarco]], Demostene si sposò una volta sola con la figlia di Eliodoro, eminente cittadino ateniese<ref name="pseudo13">{{Cita|Pseudo-Plutarco|847 C}}.</ref>, da cui ebbe una figlia, ''la sola che non lo chiamasse mai padre''<ref name="Ctesiphon77">{{Cita|Eschine, ''Contro Ctesifonte''|77}}.</ref>, come scrisse in una nota tagliente Eschine. La figlia, ancor nubile, morì giovane pochi giorni prima della morte di [[Filippo II di Macedonia|Filippo II]]<ref name="Ctesiphon77" />.
 
Giudicato "''poco uomo''" e impudico, anche a causa della ricercatezza nel vestire e nella cura del corpo,<ref>{{Simbolo|Wikisource-logo.svg|15|Wikisource|link=no}} {{Cita testo |autore=[[Aulo Gellio]] |titolo=[[Noctes Atticae]] |volume=[[s:la:Noctes Atticae/Liber I#5|I, 5, 1]]}}</ref> fu attaccato da Eschine a causa delle sue relazioni [[Pederastia ateniese|pederastiche]].
 
Infatti, descrisse come "scandalosa e impropria" la relazione con Aristione, giovane da [[Platea (città)|Platea]] che era vissuto per lungo tempo in casa di Demostene<ref>{{Cita|Eschine, ''Contro Ctesifonte''|162}}.</ref> mentre in altri discorsi portò in primo piano il rapporto pederastico del suo avversario con un ragazzo di nome Cnosione riportando quanto fosse contemporaneo al matrimonio<ref>{{Cita|Eschine, ''Sull'Amabasceria''|149}}.</ref><ref>{{Cita|C.A. Cox|202}}.</ref><ref>{{Cita|Ateneo, ''Dipnosofisti''|XIII, 63}}.</ref>.
 
Sempre Eschine aggiunge quanto il rivale fosse solito ingannare i giovani dei ceti elevati e cita come esempio Aristarco, figlio di Mosco, ucciso in circostanze sospette da un certo Nicodemo di Afidna proprio mentre Demostene esercitava l'incarico di tutore legale che aveva avuto alla morte di Mosco.
 
Infine, Eschine accusa Demostene non solo di aver tratto benefici dalla morte del protetto, ma anche di complicità nell'assassinio e di aver messo le mani sulla sua eredità.
 
Gli storici odierni, tuttavia, tendono a non prendere in considerazione l'accusa, così come le altre in merito ai tradimenti che avrebbe compiuto nei confronti dei suoi ''eromenoi''<ref>{{Cita|Eschine, ''Sull'Ambasceria''|148-150 e 165-166}}.</ref><ref>{{Cita|Pickard|p. 15}}.</ref>.
 
==== Istruzione ====
[[File:DemosthPracticing.jpg|thumb|Opera di [[Jean-Jules-Antoine Lecomte du Nouÿ]] rappresentante Demostene mentre si esercita. Secondo la tradizione l'oratore era solito parlare e declamare versi tenendo in bocca dei sassolini in una stanza sotterranea<ref>{{Cita|Plutarco|11.1}}.</ref> e, per rafforzare la voce, parlava in riva al mare sovrastando il fragore delle onde.]]
 
Dopo aver raggiunto la maggiore età, nel 366 a.C., Demostene tentò per due anni di trovare un negoziato con i suoi tutori senza alcun esito poiché nessuna delle parti era disposta a fare alcuna concessione.<ref name="HeliosMacD">{{en}}D. M. MacDowell, ''Demosthenes the Orator'', ch. 3 (''passim''), Encyclopaedia The Helios, 1952.</ref> Nello stesso tempo, persuaso che avrebbe potuto riottenere il patrimonio solo per via giudiziaria, cercò di migliorare le sue capacità oratorie, e pare che in questo periodo sia stato notato, data la sua viva curiosità, dall'oratore Callistrato di Afidne, che al tempo era al culmine della fama.<ref name="Pl5">{{Cita|Plutarco|5.1-3}}.</ref> Non è certo chi sia stato il suo mentore: secondo [[Friedrich Nietzsche]], [[filologia|filologo]] e [[filosofo]] [[Germania|tedesco]], e [[Konstandinos Paparrigopulos]], uno tra i più noti storici greci, Demostene era uno studente di [[Isocrate]]<ref>{{Cita|Blair, Nietzsche's Lecture Notes on Rhetoric|p. 100}}.</ref><ref>{{Cita|Paparringopulos|Ab, p. 396-398}}.</ref>, per [[Cicerone]], [[Quintiliano]] e il biografo romano Ermippo, era discepolo di [[Platone]]<ref>{{Cita|Plutarco, ''Demostene''|5.5}}.</ref> e, infine, [[Luciano di Samosata|Luciano]], un retore romano-siriano, elenca i filosofi [[Aristotele]], [[Teofrasto]] e [[Senocrate]].<ref name="Lucian1">{{Cita|Luciano,''Demostene''|12}}.</ref> Secondo Plutarco, invece, Demostene scelse [[Iseo (oratore)|Iseo]] come maestro di retorica sia perché riteneva il suo stile meglio adatto a un oratore vigoroso e abile sia perché non poteva pagare la tariffa che pretendeva Isocrate; tale affermazione è confermata dall'archeologo tedesco [[Ernst Curtius]] che paragonò la relazione tra Iseo e Demostene a «un'alleanza armata intellettuale».<ref name="Jebb">{{cita web |lingua=en |autore=R. C. Jebb |url=http://www.perseus.tufts.edu/hopper/text?doc=Perseus%3Atext%3A1999.04.0077%3Achapter%3D19%3Asection%3D4 |titolo=The Attic Orators from Antiphon to Isaeos |opera=[[Perseus Project]]}}</ref> Tali informazioni sono, peraltro, non sicure dato che la ''[[Suda (enciclopedia)|Suda]]'' ricorda i nomi di [[Eubulide di Mileto]] e Platone, [[Kōnstantinos Tsatsos]], professore e insigne accademico greco, e il filologo Henry Weil, al contrario, affermano che non vi siano prove che suoi maestri fossero Platone o Isocrate, mentre Jebb ricorda che non è noto alcun discepolo di Iseo.<ref name="Jebb" /> In ogni caso, secondo l'opinione maggiormente accolta, è da preferirsi Iseo al quale, è stato scritto, Demostene avrebbe pagato {{formatnum:10000}} [[dracme]] (poco più di 1,5 talenti), a condizione che Iseo rinunciasse alla propria scuola e che si dedicasse esclusivamente a lui<ref name="Jebb" /> mentre, secondo la ''Suda'', il rapporto era gratuito.<ref name="Suda">{{Cita news|url=http://www.stoa.org/sol-bin/search.pl?login=guest&enlogin=guest&db=REAL&field=adlerhw_gr&searchstr=Iota,620 |voce=Isaeus |titolo=Suda |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150924122152/http://www.stoa.org/sol-bin/search.pl?login=guest&enlogin=guest&db=REAL&field=adlerhw_gr&searchstr=Iota,620 }}</ref> Inoltre, quanto al rapporto tra Demostene e Iseo, nell'opinione dello studioso britannico, [[Richard Claverhouse Jebb|Richard C. Jebb]] «difficilmente può essere stato o molto intimo o di durata molto lunga»<ref name="Jebb" /> mentre [[Kōnstantinos Tsatsos|Tsatsos]] afferma che Iseo aiutò Demostene a modificare le sue orazioni contro i suoi tutori.<ref name="Tsatsos83">{{Cita|K. Tsastsos|p. 83}}.</ref> Infine, è noto che Demostene fosse un sincero ammiratore dello storiografo [[Tucidide]] come è attestato da Luciano.<ref name="Weil11">{{Cita|Weil|pp. 10-11}}.</ref>
Dopo aver raggiunto la maggiore età, nel 366 a.C., Demostene tentò per due anni di trovare un negoziato con i suoi tutori senza alcun esito poiché nessuna delle parti era disposta a fare alcuna concessione<ref name="HeliosMacD">{{en}}D. M. MacDowell, ''Demosthenes the Orator'', ch. 3 (''passim''), Encyclopaedia The Helios, 1952.</ref>.
 
Nello stesso tempo, persuaso che avrebbe potuto riottenere il patrimonio solo per via giudiziaria, cercò di migliorare le sue capacità oratorie, e pare che in questo periodo sia stato notato, data la sua viva curiosità, dall'oratore Callistrato di Afidne, che al tempo era al culmine della fama<ref name="Pl5">{{Cita|Plutarco|5.1-3}}.</ref>.
 
Non è certo chi sia stato il suo mentore: secondo [[Friedrich Nietzsche]], [[filologia|filologo]] e [[filosofo]] [[Germania|tedesco]], e [[Konstandinos Paparrigopulos]], uno tra i più noti storici greci, Demostene era uno studente di [[Isocrate]]<ref>{{Cita|Blair, Nietzsche's Lecture Notes on Rhetoric|p. 100}}.</ref><ref>{{Cita|Paparringopulos|Ab, p. 396-398}}.</ref>, per [[Cicerone]], [[Quintiliano]] e il biografo romano Ermippo, era discepolo di [[Platone]]<ref>{{Cita|Plutarco, ''Demostene''|5.5}}.</ref> e, infine, [[Luciano di Samosata|Luciano]], un retore romano-siriano, elenca i filosofi [[Aristotele]], [[Teofrasto]] e [[Senocrate]]<ref name="Lucian1">{{Cita|Luciano,''Demostene''|12}}.</ref>.
 
Secondo Plutarco, invece, Demostene scelse [[Iseo (oratore)|Iseo]] come maestro di retorica sia perché riteneva il suo stile meglio adatto a un oratore vigoroso e abile sia perché non poteva pagare la tariffa che pretendeva Isocrate; tale affermazione è confermata dall'archeologo tedesco [[Ernst Curtius]] che paragonò la relazione tra Iseo e Demostene a «un'alleanza armata intellettuale»<ref name="Jebb">{{cita web |lingua=en |autore=R. C. Jebb |url=http://www.perseus.tufts.edu/hopper/text?doc=Perseus%3Atext%3A1999.04.0077%3Achapter%3D19%3Asection%3D4 |titolo=The Attic Orators from Antiphon to Isaeos |opera=[[Perseus Project]]}}</ref>.
 
Tali informazioni sono, peraltro, non sicure dato che la ''[[Suda (enciclopedia)|Suda]]'' ricorda i nomi di [[Eubulide di Mileto]] e Platone, [[Kōnstantinos Tsatsos]], professore e insigne accademico greco, e il filologo Henry Weil, al contrario, affermano che non vi siano prove che suoi maestri fossero Platone o Isocrate, mentre Jebb ricorda che non è noto alcun discepolo di Iseo<ref name="Jebb" />.
 
In ogni caso, secondo l'opinione maggiormente accolta, è da preferirsi Iseo al quale, è stato scritto, Demostene avrebbe pagato {{formatnum:10000}} [[dracme]] (poco più di 1,5 talenti), a condizione che Iseo rinunciasse alla propria scuola e che si dedicasse esclusivamente a lui<ref name="Jebb" /> mentre, secondo la ''Suda'', il rapporto era gratuito<ref name="Suda">{{Cita news|url=http://www.stoa.org/sol-bin/search.pl?login=guest&enlogin=guest&db=REAL&field=adlerhw_gr&searchstr=Iota,620 |voce=Isaeus |titolo=Suda |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150924122152/http://www.stoa.org/sol-bin/search.pl?login=guest&enlogin=guest&db=REAL&field=adlerhw_gr&searchstr=Iota,620 }}</ref>.
 
Inoltre, quanto al rapporto tra Demostene e Iseo, nell'opinione dello studioso britannico, [[Richard Claverhouse Jebb|Richard C. Jebb]] «difficilmente può essere stato o molto intimo o di durata molto lunga»<ref name="Jebb" /> mentre [[Kōnstantinos Tsatsos|Tsatsos]] afferma che Iseo aiutò Demostene a modificare le sue orazioni contro i suoi tutori<ref name = " Tsatsos83 " >{{Cita|K. Tsastsos|p. 83}}.</ref>.
 
Infine, è noto che Demostene fosse un sincero ammiratore dello storiografo [[Tucidide]] come è attestato da Luciano<ref name="Weil11">{{Cita|Weil|pp. 10-11}}.</ref>.
 
==== Abilità retorica ====
Secondo Plutarco, Demostene, al suo primo discorso pubblico, fu deriso dal popolo per il suo stile strano e rozzo, impacciato da frasi lunghe, spezzato con argomenti formali fino a un aspro e sgradevole eccesso<ref name="Pl6">{{Cita|Plutarco|6.3}}.</ref> Alcuni cittadini, tuttavia, ne riconobbero il talento e, quando l'oratore lasciò, sfiduciato, l'[[Ecclesia (antica Grecia)|ecclesia]], un vecchio di nome Eunomo lo incoraggiò affermando che la sua dizione fosse simile a quella di [[Pericle]].<ref>{{Cita|Plutarco|6.4}}.</ref> In un'altra occasione, invece, quando l'assemblea si rifiutò di ascoltarlo e lo indusse ad andarsene, un attore di nome Satiro lo seguì per parlargli amichevolmente.
 
Alcuni cittadini, tuttavia, ne riconobbero il talento e, quando l'oratore lasciò, sfiduciato, l'[[Ecclesia (antica Grecia)|ecclesia]], un vecchio di nome Eunomo lo incoraggiò affermando che la sua dizione fosse simile a quella di [[Pericle]]<ref>{{Cita|Plutarco|6.4}}.</ref>.
 
In un'altra occasione, invece, quando l'assemblea si rifiutò di ascoltarlo e lo indusse ad andarsene, un attore di nome Satiro lo seguì per parlargli amichevolmente.
 
Da ragazzo Demostene soffriva di un difetto di [[pronuncia]]: «un'espressione perplessa e indistinta e una mancanza di respiro, che, rompendo e disarticolando le sue frasi, rendeva oscuro il senso e il significato di ciò che diceva».<ref name="Pl6" />
 
È probabile che Demostene soffrisse di [[Rotacismo (dislalia)|rotacismo]], pronunciando la ρ (r) come λ (l)<ref>{{Cita|H. Yunis|p. 211}}.</ref>; Eschine lo scherniva e si riferiva a lui nei suoi discorsi con il soprannome di "Batalo", inventato dai tutori di Demostene o dai ragazzini con cui giocava da bambino<ref name="AischI126">{{Cita|Eschine, ''Contro Timarco''|126}}.</ref><ref>{{Cita|Eschine, ''Sull'Ambasceria''|99}}.</ref>.
 
Secondo Plutarco, Demostene intraprese un programma di allenamento per superare le debolezze e migliorare la sua dizione, espressione e gesti<ref name="Pl6-7">{{Cita|Plutarco|6-7}}.</ref>.
 
Da ragazzo Demostene soffriva di un difetto di [[pronuncia]]: «un'espressione perplessa e indistinta e una mancanza di respiro, che, rompendo e disarticolando le sue frasi, rendeva oscuro il senso e il significato di ciò che diceva».<ref name="Pl6" /> È probabile che Demostene soffrisse di [[Rotacismo (dislalia)|rotacismo]], pronunciando la ρ (r) come λ (l)<ref>{{Cita|H. Yunis|p. 211}}.</ref>; Eschine lo scherniva e si riferiva a lui nei suoi discorsi con il soprannome di "Batalo", inventato dai tutori di Demostene o dai ragazzini con cui giocava da bambino.<ref name="AischI126">{{Cita|Eschine, ''Contro Timarco''|126}}.</ref><ref>{{Cita|Eschine, ''Sull'Ambasceria''|99}}.</ref> Secondo Plutarco, Demostene intraprese un programma di allenamento per superare le debolezze e migliorare la sua dizione, espressione e gesti.<ref name="Pl6-7">{{Cita|Plutarco|6-7}}.</ref> Secondo la tradizione, quando gli fu chiesto di nominare i tre elementi più importanti di un'orazione, rispose «dizione, dizione e dizione!»<ref>{{Cita|Cicerone,''De Oratore''|3}}.</ref><ref>{{Cita|Kennedy|pp. 517-518}}.</ref> ma non è noto fino a che punto tali aneddoti fossero veri o inventati per dare lustro alla sua perseveranza e determinazione.<ref name="Bad16">{{Cita|E. Badian|p. 16}}.</ref>.
 
=== Logografo e synegoros ===
Non avendo riottenuto l'intero patrimonio paterno, Demostene, per guadagnarsi da vivere, scelse di intraprendere la carriera giuridica sia come [[Logografia (retorica)|logografo]], scrittore, a pagamento, di orazioni giudiziarie, sia come coadiuvante processuale ("synegoros"). Non è, inoltre, improbabile che, una volta ottenuto un discreto successo, aprisse una scuola di retorica e che portasse i propri discepoli insieme a lui. In ogni caso, non smise più di scrivere discorsi anche se cessò l'attività di "synegoros" una volta entrato nell'agone politico. Egli sembra essere stato in grado di gestire qualsiasi tipo di caso, adattando le sue abilità a quasi qualsiasi cliente, compresi gli uomini ricchi e potenti. Non è improbabile che egli divenisse insegnante di retorica e che portasse gli alunni in tribunale con lui, anche se probabilmente continuò a scrivere discorsi tutta la sua carriera.<ref>{{Cita|Demostene, ''Contro Zenotemide''|32}}.</ref><ref>{{Cita|G. Kennedy, ''Greek Literature''|p. 514}}.</ref> Infatti, bisogna ricordare che l'oratoria giudiziaria era divenuta un genere significativo nella seconda metà del V secolo a.C. come dimostrano le opere di [[Lisia]], [[Antifonte]] e [[Andocide]].
 
I logografi erano un aspetto peculiare, se non unico, del sistema giudiziario ateniese. In assenza di istruttoria d'ufficio, spettava alle parti l'allegazione dei fatti mentre il giudice istruttore poteva raccogliere ulteriori prove in un'apposita udienza antecedente al dibattimento vero e proprio; durante il procedimento le parti potevano presentare, anche mediante discorsi, testimoni o documenti che però non godevano di particolare favore. Non vi era né un esame incrociato delle prove né istruzioni alla giuria popolare, estremamente numerosa e quindi la soluzione dei casi dipendeva particolarmente dalle orazioni pronunciate dalle parti le quali, però, preferivano rivolgersi a tecnici esperti della parola, i logografi, appunto.<ref>{{Cita|G. Kennedy, ''Oratory''|pp. 498-500}}.</ref><ref>{{Cita|H. Yunis, ''Demosthenes: On The Crown''|p. 263}}.</ref> La carriera di logografo, inoltre, apriva assai spesso alla carriera politica dal momento che mancava una chiara distinzione tra vita pubblica e privata<ref>{{Cita|J. Vince|Intro, XII}}.</ref> anche se aveva lo svantaggio di esporre la persona alle accuse delle altre parti e, sebbene fosse possibile scrivere anonimamente, quasi nessun logografo lo faceva per non ridurre il prestigio della propria parte. Così, ad esempio, Eschine accusò Demostene di rivelare gli argomenti dei propri clienti all'avversario, per danaro, e cita in particolare il caso di Formione, ricco banchiere, al quale, nel 350, Demostene aveva scritto un discorso che poi aveva provveduto a rivelare alla controparte, Apollodoro, che, in tale modo, ottenne la condanna a morte dell'avversario.<ref name="AischIII173">{{Cita|Eschine, ''Contro Ctesifonte''|173}}.</ref><ref>{{Cita|Eschine, ''Sull'Ambasceria''|165}}.</ref> Anche Plutarco,<ref name="Pl15">{{Cita|Plutarco|15}}.</ref> in seguito, avvalorò l'accusa affermando che Demostene spesso scriveva discorsi per entrambe le parti e che, infine, avesse agevolato Apollodoro al solo scopo di ottenere il consenso politico per le impopolari riforme che intendeva proporre all'assemblea, sacrificando il suo buon nome di oratore al vantaggio politico.<ref>{{Cita|G. Kennedy, ''Oratory''|pp. 515-517}}.</ref>
Non è, inoltre, improbabile che, una volta ottenuto un discreto successo, aprisse una scuola di retorica e che portasse i propri discepoli insieme a lui. In ogni caso, non smise più di scrivere discorsi anche se cessò l'attività di "synegoros" una volta entrato nell'agone politico.
 
Egli sembra essere stato in grado di gestire qualsiasi tipo di caso, adattando le sue abilità a quasi qualsiasi cliente, compresi gli uomini ricchi e potenti. Non è improbabile che egli divenisse insegnante di retorica e che portasse gli alunni in tribunale con lui, anche se probabilmente continuò a scrivere discorsi tutta la sua carriera<ref>{{Cita|Demostene, ''Contro Zenotemide''|32}}.</ref><ref>{{Cita|G. Kennedy, ''Greek Literature''|p. 514}}.</ref>.
 
Infatti, bisogna ricordare che l'oratoria giudiziaria era divenuta un genere significativo nella seconda metà del V secolo a.C. come dimostrano le opere di [[Lisia]], [[Antifonte]] e [[Andocide]].
 
I logografi erano un aspetto peculiare, se non unico, del sistema giudiziario ateniese. In assenza di istruttoria d'ufficio, spettava alle parti l'allegazione dei fatti mentre il giudice istruttore poteva raccogliere ulteriori prove in un'apposita udienza antecedente al dibattimento vero e proprio; durante il procedimento le parti potevano presentare, anche mediante discorsi, testimoni o documenti che però non godevano di particolare favore. Non vi era né un esame incrociato delle prove né istruzioni alla giuria popolare, estremamente numerosa e quindi la soluzione dei casi dipendeva particolarmente dalle orazioni pronunciate dalle parti le quali, però, preferivano rivolgersi a tecnici esperti della parola, i logografi, appunto<ref>{{Cita|G. Kennedy, ''Oratory''|pp. 498-500}}.</ref><ref>{{Cita|H. Yunis, ''Demosthenes: On The Crown''|p. 263}}.</ref>.
 
La carriera di logografo, inoltre, apriva assai spesso alla carriera politica dal momento che mancava una chiara distinzione tra vita pubblica e privata<ref>{{Cita|J. Vince|Intro, XII}}.</ref> anche se aveva lo svantaggio di esporre la persona alle accuse delle altre parti e, sebbene fosse possibile scrivere anonimamente, quasi nessun logografo lo faceva per non ridurre il prestigio della propria parte.
 
Così, ad esempio, Eschine accusò Demostene di rivelare gli argomenti dei propri clienti all'avversario, per danaro, e cita in particolare il caso di Formione, ricco banchiere, al quale, nel 350, Demostene aveva scritto un discorso che poi aveva provveduto a rivelare alla controparte, Apollodoro, che, in tale modo, ottenne la condanna a morte dell'avversario<ref name="AischIII173">{{Cita|Eschine, ''Contro Ctesifonte''|173}}.</ref><ref>{{Cita|Eschine, ''Sull'Ambasceria''|165}}.</ref>.
 
Anche Plutarco<ref name="Pl15">{{Cita|Plutarco|15}}.</ref>, in seguito, avvalorò l'accusa affermando che Demostene spesso scriveva discorsi per entrambe le parti e che, infine, avesse agevolato Apollodoro al solo scopo di ottenere il consenso politico per le impopolari riforme che intendeva proporre all'assemblea, sacrificando il suo buon nome di oratore al vantaggio politico<ref>{{Cita|G. Kennedy, ''Oratory''|pp. 515-517}}.</ref>.
 
=== Inizio della carriera politica ===
Demostene fu probabilmente ammesso al suo ''demo'' in qualità di cittadino con pieni diritti nel [[366 a.C.]] dimostrando subito uno spiccato interesse per la politica.<ref name=Bad16 /> Nel [[363 a.C.|363]] e nel [[359 a.C.]] assunse la onerosa liturgia della [[trierarchia]] divenendo quindi responsabile per l'allestimento e la manutenzione di una [[trireme]]<ref>{{Cita|A.W. Pickard|pp. xiv-xv}}.</ref>, due anni dopo assunse volontariamente la trierarchia condividendo le spese di una nave, chiamata "Alba", di cui è ancor oggi conservata l'iscrizione pubblica.<ref>Packard Humanities Institute,{{cita web|url=http://epigraphy.packhum.org/inscriptions/main|titolo=''IG'' Π<sup>2</sup> 1612.301-10|urlarchivio=https://wayback.archive-it.org/all/20130823122309/http://epigraphy.packhum.org/inscriptions/main|dataarchivio=23 agosto 2013}}</ref><ref>{{Cita|H. Yunis|p. 167}}.</ref> Nel [[348 a.C.]], divenne [[corego]], pagando le spese di una [[teatro greco|produzione teatrale]].<ref name="Usher226">{{Cita|S. Usher, ''Greek Oratory''|p. 226}}.</ref> Tra il [[355 a.C.|355]] e il [[351 a.C.]], pur continuando a praticare la professione forense, si dedicò sempre più intensamente agli affari pubblici: in questi anni scrisse due orazioni, la ''Contro Androzione'' e ''Contro Leptine'', contro due individui che avevano cercato di abrogare alcune esenzioni fiscali<ref>{{Cita|E.M. Burke|pp. 177-178}}.</ref> mentre, nella ''Contro Timocrate'' e nella ''Contro Aristocrate'', ha sostenuto misure per contrastare la corruzione.<ref name="Badian pp29-30">{{Cita|E. Badian|pp. 29-30}}.</ref> Tutti questi discorsi, pronunciati nel corso di procedimenti penali nei confronti di persone accusate di proporre illegalmente testi legislativi<ref>{{Cita|Mac Dowell|cap. 7}}.</ref>, in realtà offrono i primi scorci del programma politico di Demostene basato sulla importanza della marina e sulla costituzione di forti alleanze nazionali.<ref name="Romilly116-117">{{Cita|De Romilly|pp. 116-117}}.</ref>
Demostene fu probabilmente ammesso al suo demo in qualità di cittadino con pieni diritti nel [[366 a.C.]] dimostrando subito uno spiccato interesse per la politica<ref name=Bad16 />.
 
Al tempo di Demostene, i diversi programmi e partiti politici si sviluppavano attorno a forti personalità, ma non esisteva alcuna propaganda elettorale. Erano i contenziosi giuridici e, talvolta, la diffamazione i principali mezzi per eliminare gli avversari mediante procedimenti giuridici caratterizzati da speciose e infamanti accuse di corruzione. Le accuse, spesso oggetto delle satire della [[Commedia antica]], erano ovviamente sostenute da insinuazioni, illazioni, pettegolezzi e dall'abilità oratoria delle parti e in effetti, come afferma lo storico J. H. Vince ''there was no room for chivalry in Athenian political life'' (non c'era posto per la cavalleria nella vita politica ateniese).<ref>{{Cita|Harris, "Demosthenes' Speech against Meidias"|pp. 117-118}}.</ref><ref>{{Cita|Vince|p. XII}}.</ref><ref>N. Worman, "Insult and Oral Excess", pp. 1-2.</ref> Le rivalità permisero al ''demo'' cittadino di regnare supremo come giudice, giuria e boia<ref>{{Cita|H. Yunis, ''Demosthenes: On The Crown''|p. 9 e 22}}.</ref> e Demostene, ben presto divenne impegnato in tale tipo di lotte sostenendo l'incremento dei poteri e delle competenze dell'[[Areopago]] per incriminare individui per tradimento, invocati dall'ecclesia nel processo di "ἀπόφασις".<ref>{{Cita|H. Yunis|p. 187}}.</ref>
Nel [[363 a.C.|363]] e nel [[359 a.C.]] assunse la onerosa liturgia della [[trierarchia]] divenendo quindi responsabile per l'allestimento e la manutenzione di una [[trireme]]<ref>{{Cita|A.W. Pickard|pp. xiv-xv}}.</ref>, due anni dopo assunse volontariamente la trierarchia condividendo le spese di una nave, chiamata "Alba", di cui è ancor oggi conservata l'iscrizione pubblica<ref>Packard Humanities Institute,{{cita web|url=http://epigraphy.packhum.org/inscriptions/main|titolo=''IG'' Π<sup>2</sup> 1612.301-10|urlarchivio=https://wayback.archive-it.org/all/20130823122309/http://epigraphy.packhum.org/inscriptions/main|dataarchivio=23 agosto 2013}}</ref><ref>{{Cita|H. Yunis|p. 167}}.</ref>.
 
Nel [[354 a.C.]], Demostene pronunciò il suo primo discorso politico, ''Περὶ τῶν Συμμοριῶν'' (Sulle Simmorie), in cui proponeva la riforma delle [[simmoria|simmorie]].<ref name="Badian pp29-30" /><ref name="Tsatsos88">{{Cita|K. Tsasos|p. 88}}.</ref> Nel [[352 a.C.]], scrisse la ''Per i Megalopolitani'' e l'anno seguente la ''Per la Libertà dei Rodii'' opponendosi in entrambi i casi a [[Eubulo (statista)|Eubulo]], principale uomo politico dell'epoca, noto per la sua politica di neutralità e di non interventismo negli affari interni delle altre ''poleis''.<ref>{{Cita|E.M. Burke|pp. 174-175}}.</ref> Infatti, Demostene, contrariamente alla politica di Eubulo, proponeva un'alleanza con [[Megalopoli (Grecia)|Megalopoli]] contro [[Sparta]] o [[Tebe (città greca antica)|Tebe]] e di sostenere la fazione democratica di Rodi nelle lotte interne contro gli aristocratici<ref>{{Cita|E.M. Burke|pp. 180-183}}.</ref> rivelando quindi il desiderio di articolare i bisogni e gli interessi di Atene attraverso una politica decisamente interventista, pronta a sfruttare qualunque opportunità la situazione offrisse.<ref>{{en}}T. N. Habinek, ''Ancient Rhetoric and Oratory'', p. 21</ref><ref>{{en}}D. Phillips, ''Athenian Political Oratory'', p. 72.</ref> Sebbene i suoi primi discorsi non ebbero successo e rivelano una mancanza di una reale convinzione e di una coerente strategia politica,<ref>{{Cita|E. Badian|p. 36}}.</ref> Demostene si affermò come un'importante personalità politica dell'opposizione alla fazione di Eubulo ed [[Eschine]] che, negli anni seguenti, sarebbe divenuto il suo avversario principale in Atene.<ref>{{Cita|E.M. Burke|pp. 181-182}}.</ref> Gettò le basi per i suoi successi politici futuri al fine di divenire il leader di un suo proprio 'partito', per quanto la nozione moderna di partito è assai controversa e dibattuta tra gli studiosi.<ref>M.H. Hansen, ''The Athenian Democracy'', p.177.</ref>
Nel [[348 a.C.]], divenne [[corego]], pagando le spese di una [[teatro greco|produzione teatrale]]<ref name="Usher226">{{Cita|S. Usher, ''Greek Oratory''|p. 226}}.</ref>.
 
Tra il [[355 a.C.|355]] e il [[351 a.C.]], Demostene, pur continuando a praticare la professione forense, si dedicò sempre più intensamente agli affari pubblici. In questi anni scrisse due orazioni, la ''Contro Androzione'' e ''Contro Leptine'', contro due individui che avevano cercato di abrogare alcune esenzioni fiscali<ref>{{Cita|E.M. Burke|pp. 177-178}}.</ref> mentre, nella ''Contro Timocrate'' e nella ''Contro Aristocrate'', ha sostenuto misure per contrastare la corruzione<ref name="Badian pp29-30">{{Cita|E. Badian|pp. 29-30}}.</ref>.
 
Tutti questi discorsi, pronunciati nel corso di procedimenti penali nei confronti di persone accusate di proporre illegalmente testi legislativi<ref>{{Cita|Mac Dowell|cap. 7}}.</ref>, in realtà offrono i primi scorci del programma politico di Demostene basato sulla importanza della marina e sulla costituzione di forti alleanze nazionali<ref name="Romilly116-117">{{Cita|De Romilly|pp. 116-117}}.</ref>.
 
Al tempo di Demostene, i diversi programmi e partiti politici si sviluppavano attorno a forti personalità, ma non esisteva alcuna propaganda elettorale. Erano i contenziosi giuridici e, talvolta, la diffamazione i principali mezzi per eliminare gli avversari mediante procedimenti giuridici caratterizzati da speciose e infamanti accuse di corruzione.
 
Le accuse, spesso oggetto delle satire della [[Commedia antica]], erano ovviamente sostenute da insinuazioni, illazioni, pettegolezzi e dall'abilità oratoria delle parti e in effetti, come afferma lo storico J. H. Vince ''there was no room for chivalry in Athenian political life'' (non c'era posto per la cavalleria nella vita politica ateniese)<ref>{{Cita|Harris, "Demosthenes' Speech against Meidias"|pp. 117-118}}.</ref><ref>{{Cita|Vince|p. XII}}.</ref><ref>N. Worman, "Insult and Oral Excess", pp. 1-2.</ref>.
 
Le rivalità permisero al demo cittadino di regnare supremo come giudice, giuria e boia<ref>{{Cita|H. Yunis, ''Demosthenes: On The Crown''|p. 9 e 22}}.</ref> e Demostene, ben presto divenne impegnato in tale tipo di lotte sostenendo l'incremento dei poteri e delle competenze dell'[[Areopago]] per incriminare individui per tradimento, invocati dall'ecclesia nel processo di "ἀπόφασις"<ref>{{Cita|H. Yunis|p. 187}}.</ref>.
 
Nel [[354 a.C.]], Demostene pronunciò il suo primo discorso politico, ''Περὶ τῶν Συμμοριῶν'' (Sulle Simmorie), in cui proponeva la riforma delle [[simmoria|simmorie]]<ref name="Badian pp29-30"/><ref name="Tsatsos88">{{Cita|K. Tsasos|p. 88}}.</ref>.
 
Nel [[352 a.C.]], Demostene scrisse la ''Per i Megalopolitani'' e l'anno seguente la ''Per la Libertà dei Rodii'' opponendosi in entrambi i casi a [[Eubulo (statista)|Eubulo]], principale uomo politico dell'epoca, noto per la sua politica di neutralità e di non interventismo negli affari interni delle altre polis<ref>{{Cita|E.M. Burke|pp. 174-175}}.</ref>.
 
Infatti, Demostene, contrariamente alla politica di Eubulo, proponeva un'alleanza con [[Megalopoli (Grecia)|Megalopoli]] contro [[Sparta]] o [[Tebe (città greca antica)|Tebe]] e di sostenere la fazione democratica di Rodi nelle lotte interne contro gli aristocratici<ref>{{Cita|E.M. Burke|pp. 180-183}}.</ref> rivelando quindi il desiderio di articolare i bisogni e gli interessi di Atene attraverso una politica decisamente interventista, pronta a sfruttare qualunque opportunità la situazione offrisse<ref>{{en}}T. N. Habinek, ''Ancient Rhetoric and Oratory'', p. 21</ref><ref>{{en}}D. Phillips, ''Athenian Political Oratory'', p. 72.</ref>.
 
Sebbene i suoi primi discorsi non ebbero successo e rivelano una mancanza di una reale convinzione e di una coerente strategia politica<ref>{{Cita|E. Badian|p. 36}}.</ref>, Demostene si affermò come un'importante personalità politica dell'opposizione alla fazione di Eubulo ed [[Eschine]] che, negli anni seguenti, sarebbe divenuto il suo avversario principale in Atene<ref>{{Cita|E.M. Burke|pp. 181-182}}.</ref>.
 
Gettò le basi per i suoi successi politici futuri al fine di divenire il leader di un suo proprio 'partito', per quanto la nozione moderna di partito è assai controversa e dibattuta tra gli studiosi<ref>M.H. Hansen, ''The Athenian Democracy'', p.177.</ref>.
 
=== Demostene e Filippo II ===
[[File:Philip II of Macedon CdM.jpg|thumb|''niketerion'' di [[Filippo II di Macedonia]]: coniata a [[Tarso (Turchia)|Tarso]], c. III a.C. ([[Cabinet des Médailles]], Parigi)|sinistra]]
==== Prima Filippica ====
{{vedi anche|Terza guerra sacra}}
Sin dal principio, principale bersaglio della politica e delle orazioni di Demostene fu [[Filippo II di Macedonia|Filippo II]], [[Regno di Macedonia|re di Macedonia]], che in quegli anni stava attuando una politica egemonica nel bacino dell'[[Mar Egeo|Egeo]] settentrionale, vitale per gli interessi economici e commerciali ateniesi. Infatti, quando nel [[357 a.C.]] Filippo conquistò [[Anfipoli]] e [[Pidna]], Atene gli dichiarò formalmente guerra anche se in pratica, per diversi anni, non attuò alcuna spedizione militare<ref>{{en}}D. Phillips, ''Athenian Political Oratory'', p. 69.</ref> e già cinque anni dopo Demostene definiva Filippo come il peggiore nemico di Atene, lasciando presagire per il futuro attacchi ancor più veementi.<ref name="Arist121">{{Cita|Demostene, ''Contro Aristocrate''|121}}.</ref> Nel 352 a.C., le truppe ateniesi bloccarono l'avanzata di Filippo nei pressi delle Termopili<ref name="Embassy319">{{Cita|Demostene, ''Sulla Falsa Ambasceria''|319}}.</ref><ref>{{Cita|E.M. Burke|p. 184}}.</ref> ma ciò non fu sufficiente poiché i Macedoni sconfissero i Focesi, alleati di Atene. A seguito della sconfitta dei Focesi, nel 351 a.C., infatti, criticando coloro che derubricavano Filippo come una persona di nessun conto, Demostene lo paragonò al Gran [[Re di Persia]].<ref name="Rhodians24">{{Cita|Demostene, ''Per i Rodii''|24}}.</ref> Sempre in quell'anno, sentendosi oramai abbastanza forte politicamente, prese la parola in merito alla posizione che Atene avrebbe dovuto tenere nei confronti del re macedone. Secondo il parere di [[Jacqueline de Romilly]], filologa francese e membro dell'[[Académie française]], la minaccia di Filippo fu la vera ragion d'essere di Demostene<ref name="Romilly116-117" />: Filippo era non solo un nemico per l'autonomia di tutte le città greche, ma specialmente il prodotto dell'inazione ateniese e, se anche fosse morto, un altro ne avrebbe comunque preso il posto a meno che Atene non intervenisse energicamente.<ref>{{Cita|Demostene, ''Prima Filippica''|11}}.</ref><ref>{{Cita|G. Kennedy, ''Oratory''|pp. 519-520}}.</ref>
Sin dal principio, principale bersaglio della politica e delle orazioni di Demostene fu [[Filippo II di Macedonia|Filippo II]], [[Regno di Macedonia|re di Macedonia]], che in quegli anni stava attuando una politica egemonica nel bacino dell'[[Mar Egeo|Egeo]] settentrionale, vitale per gli interessi economici e commerciali ateniesi.
 
Il tema dominante della'' Prima Filippica ''(351-350 a.C.) fu la preparazione e la riforma della tesoreria, pilastro della politica di [[Eubulo (statista)|Eubulo]]<ref name="Romilly116-117" />, allo scopo di predisporre la resistenza contro il sovrano macedone. Infatti, nel suo appello travolgente per la resistenza, Demostene chiese ai concittadini di prendere ogni misura necessaria, affermando che per un popolo libero non ci può essere stimolo più grande della vergogna per la loro posizione.<ref>{{Cita|Demostene, ''Prima Filippica''|10}}.</ref> Infine, fornisce un'accurata e dettagliata strategia da adottarsi contro Filippo<ref>{{Cita|E.M. Burke|pp. 183-184}}.</ref> prevedendo tra l'altro la costituzione di un'unità di risposta rapida, da reclutarsi ad Atene che sarebbe dovuta costare due oboli al giorno per soldato (dieci dracme al mese). Essendo tale salario inferiore rispetto alla retribuzione media dei lavoratori non qualificati ad Atene, ciò implica che i soldati erano autorizzati al saccheggio dei territori macedoni.<ref>{{en}}J. H. Vince, ''First Philippic'', pp. 84-85 note ''a''.</ref>
Infatti, quando nel [[357 a.C.]] Filippo conquistò [[Anfipoli]] e [[Pidna]], Atene gli dichiarò formalmente guerra anche se in pratica, per diversi anni, non attuò alcuna spedizione militare<ref>{{en}}D. Phillips, ''Athenian Political Oratory'', p. 69.</ref> e già cinque anni dopo Demostene definiva Filippo come il peggiore nemico di Atene, lasciando presagire per il futuro attacchi ancor più veementi<ref name="Arist121">{{Cita|Demostene, ''Contro Aristocrate''|121}}.</ref>.
 
Nel 352 a.C., le truppe ateniesi bloccarono l'avanzata di Filippo nei pressi delle Termopili<ref name="Embassy319">{{Cita|Demostene, ''Sulla Falsa Ambasceria''|319}}.</ref><ref>{{Cita|E.M. Burke|p. 184}}.</ref> ma ciò non fu sufficiente poiché i Macedoni sconfissero i Focesi, alleati di Atene.
 
A seguito della sconfitta dei Focesi, nel 351 a.C., infatti, criticando coloro che derubricavano Filippo come una persona di nessun conto, Demostene lo paragonò al Gran [[Re di Persia]]<ref name="Rhodians24">{{Cita|Demostene, ''Per i Rodii''|24}}.</ref>.
 
Sempre in quell'anno, sentendosi oramai abbastanza forte politicamente, prese la parola in merito alla posizione che Atene avrebbe dovuto tenere nei confronti del re macedone. Secondo il parere di [[Jacqueline de Romilly]], filologa francese e membro dell'[[Académie française]], la minaccia di Filippo fu la vera ragion d'essere di Demostene<ref name="Romilly116-117" />: Filippo era non solo un nemico per l'autonomia di tutte le città greche, ma specialmente il prodotto dell'inazione ateniese e, se anche fosse morto, un altro ne avrebbe comunque preso il posto a meno che Atene non intervenisse energicamente.<ref>{{Cita|Demostene, ''Prima Filippica''|11}}.</ref><ref>{{Cita|G. Kennedy, ''Oratory''|pp. 519-520}}.</ref>
 
Il tema dominante della'' Prima Filippica ''(351-350 a.C.) fu la preparazione e la riforma della tesoreria, pilastro della politica di [[Eubulo (statista)|Eubulo]]<ref name="Romilly116-117" />, allo scopo di predisporre la resistenza contro il sovrano macedone.
 
Infatti, nel suo appello travolgente per la resistenza, Demostene chiese ai concittadini di prendere ogni misura necessaria, affermando che per un popolo libero non ci può essere stimolo più grande della vergogna per la loro posizione<ref>{{Cita|Demostene, ''Prima Filippica''|10}}.</ref>.
 
Infine, fornisce un'accurata e dettagliata strategia da adottarsi contro Filippo<ref>{{Cita|E.M. Burke|pp. 183-184}}.</ref> prevedendo tra l'altro la costituzione di un'unità di risposta rapida, da reclutarsi ad Atene che sarebbe dovuta costare due oboli al giorno per soldato (dieci dracme al mese). Essendo tale salario inferiore rispetto alla retribuzione media dei lavoratori non qualificati ad Atene, ciò implica che i soldati erano autorizzati al saccheggio dei territori macedoni<ref>{{en}}J. H. Vince, ''First Philippic'', pp. 84-85 note ''a''.</ref>.
 
==== Le tre Olintiache ====
Nel 349 a.C., Filippo II assediò la piazzaforte di [[Olinto]], alleata di Atene e Demostene, criticando ancora una volta l'inerzia dei propri connazionali, tentò, con le tre ''Olintiache'' di esortarli a inviare truppe a sostegno della città assediata.<ref name="OlynthII23">{{Cita|Demostene, ''Prima Olintiaca''|3}}.</ref><ref>{{Cita|Demostene, ''Seconda Olintiaca''|3}}.</ref><ref>{{Cita|E.M. Burke|p. 185}}.</ref> In tale occasione, Demostene definì Filippo come un barbaro incivile ma, in ogni caso, la sua azione fu inconcludente poiché Olinto capitolò senza che Atene potesse intervenire. Infatti, quasi contemporaneamente all'assedio della città, gli ateniesi si trovarono impegnati in una guerra in [[Eubea]] per evitare che cadesse nelle mani degli alleati di Filippo II, ma anche tale conflitto si concluse con una situazione di stallo non certo favorevole per Atene.<ref name="Peace5">{{Cita|Demostene, ''Sulla Pace''|5}}.</ref><ref>{{Cita|E.M. Burke|pp. 185-187}}.</ref>
 
In tale occasione, Demostene definì Filippo come un barbaro incivile ma, in ogni caso, la sua azione fu inconcludente poiché Olinto capitolò senza che Atene potesse intervenire. Infatti, quasi contemporaneamente all'assedio della città, gli ateniesi si trovarono impegnati in una guerra in [[Eubea]] per evitare che cadesse nelle mani degli alleati di Filippo II, ma anche tale conflitto si concluse con una situazione di stallo non certo favorevole per Atene<ref name="Peace5">{{Cita|Demostene, ''Sulla Pace''|5}}.</ref><ref>{{Cita|E.M. Burke|pp. 185-187}}.</ref>.
 
==== Contro Midia ====
Nel [[348 a.C.]], si verificò un evento singolare: [[Midia di Atene|Midia]], un ricco ateniese, sostenitore di Eubulo e della spedizione all'Eubea, schiaffeggiò pubblicamente Demostene, all'epoca corego alle [[Grandi Dionisie]], una grande festa religiosa in onore del dio [[Dioniso]].<ref name="Usher226" /><ref name="Peace5" /><ref>{{Cita|E.M. Burke|p.174}}.</ref> Era, inoltre, un vecchio nemico di Demostene tanto che nel 361 a.C. era penetrato con violenza nella sua casa, accompagnato dal fratello Trasiloco, per prenderne possesso.<ref name="Meidias78-80">{{Cita|Demostene, ''Contro Midia''|78-80}}.</ref> Demostene, pertanto, decise di perseguire il suo avversario componendo l'orazione ''Contro Midia'' che fornisce preziose informazioni sul diritto ateniese del tempo e soprattutto sul concetto di ''[[hybris]]'' (aggressione aggravata), crimine nei confronti dell'intera città.<ref>{{en}}H. Yunis, ''The Rhetoric of Law in 4th Century Athens'', p. 206</ref> In uno dei passaggi più noti dell'orazione, Demostene dichiarò che uno Stato perisce se la certezza del diritto fosse minata da uomini ricchi e senza scrupoli e che i cittadini avessero ottenuto l'autorità negli affari di Stato in forza alle leggi.<ref name="Meidias223">{{Cita|Demostene, ''Contro Midia''|p. 223}}.</ref> In ogni caso, non è noto se tale orazione fosse stata realmente pronunciata nel dibattimento dal momento che Midia offrì un risarcimento di trenta mine a Demostene che, in seguito, fece dire a Eschine che Demostene si fosse lasciato corrompere.
 
Era, inoltre, un vecchio nemico di Demostene tanto che nel 361 a.C. era penetrato con violenza nella sua casa, accompagnato dal fratello Trasiloco, per prenderne possesso<ref name="Meidias78-80">{{Cita|Demostene, ''Contro Midia''|78-80}}.</ref>.
 
Demostene, pertanto, decise di perseguire il suo avversario componendo l'orazione ''Contro Midia'' che fornisce preziose informazioni sul diritto ateniese del tempo e soprattutto sul concetto di ''[[hybris]]'' (aggressione aggravata), crimine nei confronti dell'intera città<ref>{{en}}H. Yunis, ''The Rhetoric of Law in 4th Century Athens'', p. 206</ref>.
 
In uno dei passaggi più noti dell'orazione, Demostene dichiarò che uno Stato perisce se la certezza del diritto fosse minata da uomini ricchi e senza scrupoli e che i cittadini avessero ottenuto l'autorità negli affari di Stato in forza alle leggi<ref name="Meidias223">{{Cita|Demostene, ''Contro Midia''|p. 223}}.</ref>.
 
In ogni caso, non è noto se tale orazione fosse stata realmente pronunciata nel dibattimento dal momento che Midia offrì un risarcimento di trenta mine a Demostene che, in seguito, fece dire a Eschine che Demostene si fosse lasciato corrompere.
 
==== Pace di Filocrate ====
{{vedi anche|Pace di Filocrate}}
Quando, nel [[348 a.C.]], Filippo conquistò Olinto, sottomise l'intera [[penisola calcidica]] e tutti gli Stati della federazione calcidica.<ref name="PhilippicIII56">{{Cita|Demostene, ''Tera Filippica''|56}}.</ref><ref>{{Cita|E.M. Burke|p. 187}}.</ref> Dopo queste vittorie macedoni, Atene si volse a cercare un compromesso, caldeggiato, tra gli altri, anche da Demostene e l'anno seguente fu inviata a [[Pella (città antica)|Pella]] una delegazione ufficiale composta da Demostene stesso, [[Eschine]] e [[Filocrate]], per negoziare un trattato di pace. Al riguardo, è nota la diceria secondo cui Demostene svenne al suo primo incontro con il re macedone.<ref name="Aeschines34">{{Cita|Eschine, ''Sull'Ambasceria''|34}}.</ref><ref>{{Cita|Mac Dowell|cap. 12}}.</ref> L'ecclesia accettò i pesanti termini imposti da Filippo compresa la rinuncia a ogni pretesa su Anfipoli ma, quando la delegazione giunse alla capitale macedone per ratificare l'accordo, Filippo era assente per una spedizione all'estero,<ref name="PhilippicIII15">{{Cita|Demostene, ''Terza Filippica''|15}}.</ref> sperando, nel frattempo, di poter occupare altri territori soggetti ad Atene.<ref name="Crown25-27">{{Cita|Demostene, ''Sulla corona''|25-27}}.</ref> Preoccupato per il ritardo, Demostene suggerì di raggiungere Filippo per ratificare il trattato senza indugio<ref name="Crown25-27" /> ma, nonostante ciò, gli inviati rimasero a Pella finché Filippo non concluse con un successo la campagna in [[Tracia]].<ref name="Crown30">{{Cita|Demostene, ''Sulla corona''|30}}.</ref>
Quando, nel [[348 a.C.]], Filippo conquistò Olinto, sottomise l'intera [[penisola calcidica]] e tutti gli Stati della federazione calcidica<ref name="PhilippicIII56">{{Cita|Demostene, ''Tera Filippica''|56}}.</ref><ref>{{Cita|E.M. Burke|p. 187}}.</ref>.
 
Filippo giurò sul trattato, ma in ogni caso era riuscito a ritardare la partenza degli inviati ateniesi, i quali avrebbero ancora dovuto ricevere i giuramenti da parte degli alleati macedoni in [[Tessaglia]] e altrove che, quindi, ebbero il tempo per consolidare le rispettive posizioni. Infine, Filippo accompagnò a Fere la delegazione ateniese dove, insieme ai suoi alleati, giurò sul trattato, per poi preparare un corpo di spedizione contro i Focesi, mentre Demostene accusava gli altri colleghi di venalità e di aver agevolato i piani di Filippo.<ref name="Crown31">{{Cita|Demostene, ''Sulla corona''|31}}.</ref><ref>{{Cita|G. Cawkwell, ''Philip II of Macedon''|pp. 102-105}}.</ref> Dopo la conclusione del trattato, Filippo oltrepassò le Termopili e sottomise definitivamente la Focide senza che Atene intervenisse e ottenne, con il supporto di Tebe e della Tessaglia<ref name="Crown36">{{Cita|Demostene, ''Sulla corona''|36}}.</ref><ref>{{Cita|Demostene, ''Sulla Pace''|10}}.</ref><ref name="MacDowell">{{Cita|Mac Dowell|cap.12}}.</ref>, anche il seggio dei Focesi presso la [[Lega anfizionica]].<ref name="Crown43">{{Cita|Demostene, ''Sulla corona''|43}}.</ref> Infine, nonostante una certa riluttanza, Atene accettò l'ingresso di Filippo nel Consiglio della Lega e Demostene non si oppose, anzi raccomandò tale posizione nell'orazione ''Sulla Pace''. Tale orazione può essere considerata come un punto di svolta della carriera politica di Demostene, che aveva capito che, per condurre la città contro Filippo, avrebbe prima dovuto regolare il tono ed essere meno partigiano.<ref>{{Cita|E.M. Burke|pp. 188-189}}.</ref>
Dopo queste vittorie macedoni, Atene si volse a cercare un compromesso, caldeggiato, tra gli altri, anche da Demostene e l'anno seguente fu inviata a [[Pella (città antica)|Pella]] una delegazione ufficiale composta da Demostene stesso, [[Eschine]] e [[Filocrate]], per negoziare un trattato di pace. Al riguardo, è nota la diceria secondo cui Demostene svenne al suo primo incontro con il re macedone<ref name="Aeschines34">{{Cita|Eschine, ''Sull'Ambasceria''|34}}.</ref><ref>{{Cita|Mac Dowell|cap. 12}}.</ref>.
 
L'ecclesia accettò i pesanti termini imposti da Filippo compresa la rinuncia a ogni pretesa su Anfipoli ma, quando la delegazione giunse alla capitale macedone per ratificare l'accordo, Filippo era assente per una spedizione all'estero<ref name="PhilippicIII15">{{Cita|Demostene, ''Terza Filippica''|15}}.</ref>, sperando, nel frattempo, di poter occupare altri territori soggetti ad Atene<ref name="Crown25-27">{{Cita|Demostene, ''Sulla corona''|25-27}}.</ref>
 
Preoccupato per il ritardo, Demostene suggerì di raggiungere Filippo per ratificare il trattato senza indugio<ref name="Crown25-27" /> ma, nonostante ciò, gli inviati rimasero a Pella finché Filippo non concluse con un successo la campagna in [[Tracia]].<ref name="Crown30">{{Cita|Demostene, ''Sulla corona''|30}}.</ref>
 
Filippo giurò sul trattato, ma in ogni caso era riuscito a ritardare la partenza degli inviati ateniesi, i quali avrebbero ancora dovuto ricevere i giuramenti da parte degli alleati macedoni in [[Tessaglia]] e altrove che, quindi, ebbero il tempo per consolidare le rispettive posizioni.
 
Infine, Filippo accompagnò a Fere la delegazione ateniese dove, insieme ai suoi alleati, giurò sul trattato, per poi preparare un corpo di spedizione contro i Focesi, mentre Demostene accusava gli altri colleghi di venalità e di aver agevolato i piani di Filippo<ref name="Crown31">{{Cita|Demostene, ''Sulla corona''|31}}.</ref><ref>{{Cita|G. Cawkwell, ''Philip II of Macedon''|pp. 102-105}}.</ref>.
 
Dopo la conclusione del trattato, Filippo oltrepassò le Termopili e sottomise definitivamente la Focide senza che Atene intervenisse e ottenne, con il supporto di Tebe e della Tessaglia<ref name="Crown36">{{Cita|Demostene, ''Sulla corona''|36}}.</ref><ref>{{Cita|Demostene, ''Sulla Pace''|10}}.</ref><ref name="MacDowell" >{{Cita|Mac Dowell|cap.12}}.</ref>, anche il seggio dei Focesi presso la [[Lega anfizionica]]<ref name="Crown43">{{Cita|Demostene, ''Sulla corona''|43}}.</ref>.
 
Infine, nonostante una certa riluttanza, Atene accettò l'ingresso di Filippo nel Consiglio della Lega e Demostene non si oppose, anzi raccomandò tale posizione nell'orazione ''Sulla Pace''.
 
Tale orazione può essere considerata come un punto di svolta della carriera politica di Demostene, che aveva capito che, per condurre la città contro Filippo, avrebbe prima dovuto regolare il tono ed essere meno partigiano<ref>{{Cita|E.M. Burke|pp. 188-189}}.</ref>.
 
==== Seconda e Terza Filippica ====
[[File:Gallipoli peninsula from space.png|thumb|Immagine satellitare della penisola del Chersoneso, attualmente nota come [[penisola di Gallipoli]], principale pomo di discordia tra Atene e Filippo II]]
Nel [[344 a.C.]] Demostene viaggiò per tutto il [[Peloponneso]] allo scopo di staccare le varie città dalla possibile influenza della Macedonia, ma ottenne solo che alcune città inviassero un'ambasceria ad Atene per protestare contro l'attività di Demostene.<ref name="Buckley">{{en}}T. Buckley, ''Aspects of Greek History 750-323 BC'', p. 480</ref> In risposta, Demostene compose la ''Seconda Filippica'' che si scagliava contro il sovrano macedone e lo dipingeva come un barbaro; l'anno seguente scrisse in un procedimento per alto tradimento contro Eschine l'orazione ''Sulla falsa ambasceria'', ma non ottenne la condanna per trenta voti (su {{formatnum:1501}}).<ref name="MacDowell" /><ref>{{Cita|Pseudo-Plutarco|840 C}}.</ref>
 
In risposta, Demostene compose la ''Seconda Filippica'' che si scagliava contro il sovrano macedone e lo dipingeva come un barbaro; l'anno seguente scrisse in un procedimento per alto tradimento contro Eschine l'orazione ''Sulla falsa ambasceria'', ma non ottenne la condanna per trenta voti (su {{formatnum:1501}})<ref name="MacDowell"/><ref>{{Cita|Pseudo-Plutarco|840 C}}.</ref>.
 
Nel 343 a.C., Filippo II fu costretto a condurre una spedizione in [[Epiro]] e nell'anno seguente in [[Tracia]] e pertanto negoziò con gli ateniesi alcune modifiche alla pace di Filocrate.<ref name="PhilippicIII17">{{Cita|Demostene, ''Terza Filippica''|17}}.</ref><ref name="MacDowell13" >{{Cita|Mac Dowell|cap. 13}}.</ref>
 
Tuttavia, quando Filippo si avvicinò presso il Chersoneso, attualmente conosciuto come [[penisola di Gallipoli]], Diopeite, generale ateniese, attaccò e saccheggiò le coste della Tracia, già sotto controllo macedone, scatenando la furia del re. A seguito del fatto, fu convocata l'ecclesia e in questa sede Demostene recitò l'orazione ''Sul Chersoneso'', con cui riuscì a convincere i propri cittadini a non richiamare Diopeite.
 
Nello stesso anno scrisse la ''Terza Filippica'', il migliore dei suoi discorsi politici<ref name="Tsatsos245">{{Cita|K. Tsasos|p. 245}}.</ref>.
 
Nel 343 a.C., Filippo II fu costretto a condurre una spedizione in [[Epiro]] e nell'anno seguente in [[Tracia]] e pertanto negoziò con gli ateniesi alcune modifiche alla pace di Filocrate.<ref name="PhilippicIII17">{{Cita|Demostene, ''Terza Filippica''|17}}.</ref><ref name="MacDowell13">{{Cita|Mac Dowell|cap. 13}}.</ref> Tuttavia, quando Filippo si avvicinò presso il Chersoneso, attualmente conosciuto come [[penisola di Gallipoli]], Diopeite, generale ateniese, attaccò e saccheggiò le coste della Tracia, già sotto controllo macedone, scatenando la furia del re. A seguito del fatto, fu convocata l'ecclesia e in questa sede Demostene recitò l'orazione ''Sul Chersoneso'', con cui riuscì a convincere i propri cittadini a non richiamare Diopeite. Nello stesso anno scrisse la ''Terza Filippica'', il migliore dei suoi discorsi politici.<ref name="Tsatsos245">{{Cita|K. Tsasos|p. 245}}.</ref> In tale orazione, usando tutta la forza della sua eloquenza, Demostene chiese alla città di agire risolutamente contro Filippo affermando anche che sarebbe stato meglio morire mille volte piuttosto che pagare le scuse al re.<ref name="MacDowell13" /><ref>{{Cita|Demostene, ''Terza Filippica''|65}}.</ref>. L'orazione, infine, diede a Demostene il controllo della politica ateniese, indebolendo non poco la forza della fazione neutralista di Eubulo ed Eschine.
 
==== Battaglia di Cheronea ====
{{Vedi anche|Battaglia di Cheronea (338 a.C.)}}
[[File:Chaeronea map.png|thumb|Manovre della battaglia di Cheronea|sinistra]]
Nel [[341 a.C.]] Demostene fu inviato a [[Bisanzio]] per convincerla a rinnovare l'alleanza con Atene e, grazie a manovre politiche, ottenne anche l'adesione di [[Abydos (Ellesponto)|Abido]] provocando inevitabilmente la rabbia di Filippo II e il rifiuto da parte dell'ecclesia di richiamare Demostene e di denunciarne la politica, di fatto costituì una dichiarazione di guerra alla Macedonia.
 
Riga 238 ⟶ 116:
==== Lo scandalo di Arpalo ====
{{vedi anche|Scandalo di Arpalo}}
[[File:Temple of Poseidon Poros.jpg|thumb|Il sito del tempio di Poseidone a [[Calauria]] ove Demostene passò gli anni dell'esilio e si suicidò|sinistra]]
Nel [[324 a.C.]] [[Arpalo]], tesoriere di Alessandro Magno, disertò e cercò rifugio ad Atene portando con sé una rilevante somma di denaro; l'assemblea, inizialmente, rifiutò di accoglierlo, ma poi, su consiglio di Demostene, fu ammesso in città per essere arrestato a seguito di una proposta di Demostene e Focione, approvata nonostante l'opposizione di [[Iperide]].