Meandro: differenze tra le versioni

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Il termine proviene dal nome greco (''Maiandros'') del [[Meandro (fiume)|Meandro]], fiume della [[Turchia]] lungo 529&nbsp;km che dall'[[Anatolia]] occidentale va a sfociare nel [[mar Egeo]], ma viene utilizzato per la prima volta solo nella seconda metà dell'Ottocento<ref>{{cita pubblicazione|autore=Mario Di Fidio e Claudio Gandolfi |titolo=La lingua delle acque|data= 2013|url=https://gutenberg.beic.it/webclient/DeliveryManager?pid=2979153&custom_att_2=simple_viewer&search_terms=DTL250&pds_handle=}}</ref>. Il suo corso è appunto caratterizzato da numerosi meandri. In Turchia si distingue il Grande Meandro (''Büyük Menderes'') dal Piccolo Meandro (''Küçük Menderes'') lungo 140&nbsp;km.
 
I meandri sono caratteristici di [[fiume|fiumi]] che scorrono in [[Pianura alluvionale|pianure alluvionali]] a debole pendenza, dove sono presenti [[sedimento|sedimenti]] a [[Granulometria (geologia)|granulometria]] prevalentemente fine. Minore è la pendenza, maggiore è la facilità ad [[palude|impaludarsi]] dell'ambiente circostante.
<br />Minore è la pendenza, maggiore è la facilità ad [[palude|impaludarsi]] dell'ambiente circostante.
I meandri fluviali sono caratterizzati da curve, dette anse, più o meno accentuate. In un meandro pertanto abbiamo una sponda [[Angolo#Angolo convesso e concavo|concava]] ed una [[Angolo#Angolo convesso e concavo|convessa]]. Spesso tali curve assumono una forma circolare.
 
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I meandri evolvono per effetto dell'[[erosione]]: la corrente erode la sponda concava, mentre depositi alluvionali si sedimentano su quella convessa. Partendo da un corso d'acqua rettilineo, l'origine di un meandro può essere determinata da numerosi aspetti: ostacoli nel letto del fiume che causano una maggiore erosione da un lato; terreno più soggetto a erosione in un tratto del fiume; periodo di grande afflusso d'acqua per via di precipitazioni abbondanti. Una volta generata anche una piccola curva, l'erosione prosegue per un effetto di feedback positivo, poiché il meandro incipiente genera una perturbazione del flusso.
Infatti, la linea di massima velocità della corrente si sposta sul lato concavo (esterno) per effetto della [[forza centrifuga]], e l'acqua tende ad accumularvisi generando un eccesso di [[pressione idrostatica]], cui corrisponde un deficit di pressione verso la riva convessa. Si viene a creare quindi un gradiente di pressione che tenderebbe a spostare l'acqua verso la sponda convessa; tuttavia, come si osserva, almeno in superficie prevale la forza centrifuga che spinge l'acqua verso la sponda concava, mentre nella zona prossima al fondale si ha perdita di velocità della corrente per attrito, e l'acqua tende a spostarsi verso la riva convessa.<ref>Il fenomeno è stato descritto storicamente in termini "colloquiali" da [[Albert Einstein|Einstein]] nel 1926 come "[[Effetto tazza di tè|paradosso delle foglie di tè]]" (ma era già noto in precedenza), secondo cui particelle relativamente pesanti immerse entro un fluido in rotazione entro un recipiente tendono a spostarsi sul fondo verso il centro dello stesso, per effetto dell'interazione tra la forza centrifuga e il gradiente di pressione idrostatica che si genera con la rotazione del fluido tra le pareti e il centro del recipiente.</ref> Il percorso che risulta da queste componenti laterali e dal flusso principale, più veloce e diretto verso la foce del corso d'acqua, è elicoidale.<ref>{{cita|Ricci Lucchi (1980)|p. 61, fig.28}}.</ref> Il terreno della sponda concava, sotto l'azione di una corrente più veloce, viene eroso più facilmente dando origine ad una scarpata piuttosto ripida e soggetta a franamenti, e le particelle di materiale eroso tendono a spostarsi verso la sponda convessa (un po' più avanti rispetto a dove sono state erose). In caso di piena, dal lato concavo possiamo avere più facilmente la tracimazione delle acque fluviali e la deposizione di ventagli di rotta sulla piana alluvionale. Al contrario, sul lato convesso (interno) la velocità dell'acqua è minore, permettendo ulteriore deposizione di sedimento per perdita di carico, in forma di corpi di ghiaia o sabbia lenticolari inclinati verso il canale, che sovrapponendosi nel tempo formano la cosiddetta barra di meandro.<ref>{{cita|Ricci Lucchi (1980)|p. 61, fig.27}}.</ref> Sul fondale, i vettori di velocità e di pressione radiale sono diretti verso la barra e diminuiscono di magnitudine risalendola, deponendo gradualmente sedimenti sempre più fini. Ne consegue che i granuli risultano selezionati secondo il diametro massimo trasportabile dalla corrente (il "granulo massimo"), e i depositi saranno più grossolani verso il fondo del canale, sempre più fini verso la sommità della barra.<ref>{{cita|Ricci Lucchi (1980)|pp. 61-63}}.</ref>
[[File:Rio Negro meanders.JPG|thumb|right|300x300px|Il corso del Rio Negro (Brasile): notare l'abbondanza di "meandri morti" che occupano tutta la piana alluvionale del corso d'acqua.]]
Con questo tipo di evoluzione, la curvatura dell'alveo diventa quindi progressivamente più accentuata, fino a formare una sorta di "laccio" con un collo sempre più stretto.