Bandiera d'Italia: differenze tra le versioni

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{{citazione|[…] la nuova coccarda ''francese'' bianca, rossa e verde ''introdotta da poco tempo a Parigi'' […]|Archivio storico della Repubblica di Genova}}
 
Le gazzette italiane dell'epoca avevano infatti ingenerato confusione sui fatti francesi, in particolar modo omettendo la sostituzione del verde con il blu e il rosso, e riportando l'erronea notizia che il tricolore francese fosse verde, bianco e rosso<ref name="cita-Ferorelli-p666" />; in aggiunta a ciò, non era ancora avvenuta una presa di coscienza nazionale vera e propria, tant'è che per un breve periodo molti manifestanti italiani continuarono erroneamente a credere che la [[Coccarda italiana tricolore|coccarda verde, bianca e rossa]] rappresentasse il tricolore francese: il loro obiettivo era infatti solo quello di manifestare l'adesione agli ideali della rivoluzione d'oltralpe<ref name="cita-Ferorelli-p668" />. Il verde, una volta chiarito l'errore, fu poi mantenuto dai giacobini italiani perché rappresentava la natura e quindi —&nbsp;[[Metafora|metaforicamente]]&nbsp;— anche i [[Giusnaturalismo|diritti naturali]], ovvero l'[[Uguaglianza sociale|uguaglianza]] e la libertà<ref name="valori">{{cita web|url=http://www.150anni.it/webi/index.php?s=25&wid=988|titolo=I valori » Il Tricolore |editore=150anni.it|accesso=3 maggio 2017}}</ref>.
 
Il verde, il bianco e il rosso applicati su una coccarda tricolore ricomparirono durante la fallita sommossa di [[Bologna]] contro lo Stato Pontificio del 13-14 novembre 1794 per opera di [[Luigi Zamboni]] e [[Giovanni Battista De Rolandis]]<ref name=provincia>{{Cita web|url=http://www.150.provincia.asti.it/index.php?option=com_content&view=article&id=93:mostra-giovan-battista-de-rolandis-e-il-tricolore&catid=13:resoconti&Itemid=30|titolo=Mostra Giovan Battista De Rolandis e il Tricolore|accesso=14 gennaio 2016|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160101000927/http://www.150.provincia.asti.it/index.php?option=com_content&view=article&id=93:mostra-giovan-battista-de-rolandis-e-il-tricolore&catid=13:resoconti&Itemid=30|urlmorto=sì}}</ref><ref name="cita-Villa-p12">{{Cita|Villa|p. 12}}.</ref>. Questa genesi è invero contestata da alcuni studiosi, che sostengono la tesi per la quale le coccarde di Zamboni e De Rolandis fossero in realtà bianche e rosse (associando invece questi colori allo [[stemma di Bologna]]), con inserti verdi non voluti<ref>{{Cita|De Rolandis|p. 83}}.</ref>, visto che furono aggiunti sotto forma di [[fodera]]<ref>{{Cita|Colangeli|p. 11}}.</ref>.
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{{citazione|La bandiera dei tre colori<br />è sempre stata la più bella,<br />noi vogliamo sempre quella,<br />noi vogliam la libertà.<br />E la bandiera gialla e nera<br />qui ha finito di regnar!<br />La bandiera gialla e nera<br />qui ha finito di regnar!<br />Tutti uniti in un sol patto<br />stretti intorno alla bandiera,<br />griderem mattina e sera:<br />viva, viva i tre color!|''La bandiera dei tre colori'', autore ignoto}}
 
Durante il [[giornata dell'Aspromonte]] (29 agosto 1862) risuonavano la note de ''La bandiera tricolore'', di autore ignoto<ref name="cita-Maiorino-p210">{{Cita|Maiorino|p. 210}}.</ref>; la bandiera éè anche citata nell{{'}}''[[Inno di Garibaldi]]'', brano musicale del 1859 di Luigi Mercantini, che accompagnò la spedizione dei Mille<ref name="cita-Maiorino-p203">{{Cita|Maiorino|p. 203}}.</ref><ref>{{cita web|cognome=|nome=|url=http://ingeb.org:80/songs/innodiga.html|titolo=Inno di Garibaldi |accesso=12 febbraio 2016|sito=ingeb.org}}</ref>. Altri brani risorgimentali celebranti il tricolore sono ''Liberazione di Milano'' di [[Giuseppe Bertoldi]]<ref name="cita-Maiorino-p181"/>, ''O giovani ardenti'' di autore anonimo<ref name="cita-Maiorino-p181"/> e ''Inno di guerra del 1848-49'' di [[Luigi Mercantini]]<ref name="cita-Maiorino-p181"/>.
 
Il vessillo italiano è poi citato nel componimento musicale ''[[La campana di San Giusto (brano musicale)|La campana di San Giusto]]''<ref name="cita-Maiorino-p246"/> e nel brano ''[[Faccetta nera]]'', scritto da Renato Micheli e musicato da Mario Ruccione nell'aprile 1935 in occasione della [[guerra d'Etiopia]] (1935-1936)<ref name="cita-Maiorino-p253">{{Cita|Maiorino|p. 253}}.</ref>.