Tabula rasa (saggio): differenze tra le versioni
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Pinker critica alcuni scienziati di estrema sinistra che, a suo giudizio, continuano a propagandare il modello teorico della ''tabula rasa'' per paura che eventuali argomentazioni scientifiche su ineguaglianze di origine genetica tra le persone (in interessi, abilità cognitive e personalità) possano giustificare politiche autoritarie di destra. «Un numero sorprendente di intellettuali, in particolare di sinistra – scrive Pinker – negano che esistano talenti innati, in special modo l'intelligenza».<ref>Pinker, Steven (2002). ''The Blank Slate: The Modern Denial of Human Nature''. New York: Penguin Books. p. 149</ref> Tra gli scienziati criticati da Pinker ci sono [[Stephen Jay Gould]], [[Richard Lewontin]], [[Steven Rose]] e altri che vengono definiti «scienziati radicali», la cui posizione sulla natura umana è influenzata dalle loro posizioni politico-ideologiche piuttosto che dalla scienza. Secondo Pinker questi scienziati accusano ingiustamente di riduzionismo e determinismo studiosi come [[E. O. Wilson]] e [[Richard Dawkins]], solo per aver gettato un ponte tra genetica e empirismo che spieghi le ineguaglianze in termini genetici.
Secondo Pinker, le argomentazioni scientifiche sulle disuguaglianze di origine evolutiva e genetica (tra singoli individui, così come tra i sessi e in media anche tra le varie [[etnia|etnie umane]]) non supportano necessariamente politiche autoritarie di destra. Pinker scrive che se tutti fossero uguali per quanto riguarda le abilità, si potrebbe sostenere che basterebbe dare a tutti [[pari opportunità]] per avere esiti identici. D'altra parte, se alcune persone avessero più capacità innate in determinati ambiti, allora questo potrebbe essere preso come supporto per politiche di ridistribuzione a coloro che hanno meno capacità innate. Inoltre, il ''[[laissez-faire]]'' economico si basa sull'assunto dell'esistenza degli "attori razionali" (ovvero individui che razionalmente elaborano strategie utili esclusivamente a massimizzare il profitto), mentre la [[psicologia evoluzionista]] suggerisce che le persone hanno molti obiettivi e comportamenti diversi che non si adattano perfettamente alla teoria dell'attore razionale, e che perciò in parte la falsificano. L'aumento degli [[standard di vita]], anche per i poveri, è spesso usato dalle destre come argomento secondo cui la disuguaglianza non deve essere ridotta, mentre la psicologia evoluzionista può suggerire che uno status basso, a parte le ovvie considerazioni materiali, è in genere altamente stressante a livello psicologico e può causare comportamenti pericolosi e disperati; perciò le conclusioni psico-evolutive possono portare a sostenere una società che riduca le disuguaglianze. Infine, le spiegazioni evolutive possono anche aiutare la sinistra a creare politiche che abbiano maggiore sostegno pubblico, suggerendo ad esempio che è il senso di equità delle persone (causato da meccanismi come l'[[altruismo reciproco]]) – piuttosto che l'avidità – ad essere una delle cause primarie di opposizione alle politiche di [[welfare]], soprattutto se non c'è non una distinzione netta nelle proposte tra ciò che viene percepito come meritevole o come immeritevole di aiuti.
Pinker prende in esame, alla luce delle nuove conoscenze, molti problemi ritenuti «scottanti», tra i quali: la politica, la violenza, i generi sessuali, i figli e le arti. Le ricerche in atto in ambito psicologico paiono confermare infatti, ad esempio, che «essere di destra» o «essere di sinistra» siano possibilità genetiche, o meglio che certe peculiarità caratteriali innate conducano poi ad aumentare la probabilità di schierarsi politicamente da una parte o dall’altra, e tendenzialmente a vedere la vita – in quasi ogni suo aspetto – «da conservatori o riformisti». Nonostante ciò, secondo Pinker, è attualmente necessario che ogni fazione politica riconosca l'emergente teoria della «natura umana complessa» come basilare.
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Secondo Pinker inoltre le moderne conoscenze ribaltano il celebre aforisma di [[José Ortega y Gasset]] secondo cui «la guerra non è un istinto, ma un'invenzione»,<ref>Pinker, Steven (2002). ''The Blank Slate: The Modern Denial of Human Nature''. New York: Penguin Books. p. 378</ref> a favore della concezione hobbesiana in cui «la dinamica della violenza si sviluppa dalle interazioni fra agenti razionali mossi da interesse personale»<ref>Pinker, Steven (2002). ''The Blank Slate: The Modern Denial of Human Nature''. New York: Penguin Books. p. 391</ref> suggerendo che tendenze violente innate possano essere spiegate almeno parzialmente anche in termini genetici.
Pinker inoltre intende mostrare come sia possibile conciliare «la possibilità che uomini e donne non siano psicologicamente identici», ovvietà biologica, con un autentico [[femminismo]] che non tema la diversità biologica tra i sessi e che non diventi uno sterile movimento accademico. Egli critica inoltre il paradigma femminista della [[Cultura dello stupro#Critiche scientifiche: il ruolo dell'evoluzione|cultura dello stupro]] perché esso non tiene conto della mole di evidenze scientifiche che dimostrano come lo stupro e le altre tipologie di [[violenza sessuale]] siano biologicamente correlate al [[desiderio sessuale]]. Pinker denuncia altresì la tendenza da parte di molti psicologi a dimenticarsi, volutamente o meno, delle «tre leggi della genetica del comportamento» secondo cui:<ref>Pinker, Steven (2002). ''The Blank Slate: The Modern Denial of Human Nature''. New York: Penguin Books. p. 457</ref>
# «ogni tratto [[comportamento|comportamentale umano]] è [[ereditabilità|ereditabile]]»;
# «l’effetto di crescere nella stessa famiglia è minore dell’effetto dei geni»;
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