Il Conte di Carmagnola: differenze tra le versioni

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==La prefazione==
[[File:Giuseppe Gatteri - Battaglia di Maclodio, 1427.jpg|thumb|Giuseppe Gatteri, ''[[Battaglia di Maclodio]]'', 1427.]]
DedicataLa tragedia è dedicata all'amico [[Claude Fauriel]], ed è preceduta da una prefazione sulle unità drammatiche e sull'uso del [[coro greco|coro]] che, non essendo legato allo svolgimento dell'azione, non può alterarla e, nel contempo, costituisce una parentesi lirica che dà voce ai sentimenti dell'autore togliendogli la tentazione di parlare per bocca dei [[personaggio|personaggi]], lasciando così separata la realtà storica dalle passioni e dalla fantasia del poeta. A questo proposito Manzoni osservò che necessariamente i personaggi storici di una tragedia pronunciano discorsi mai detti e compiono azioni mai avvenute.<ref>{{Cita libro|titolo=Manzoni, Scritti di teoria letteraria}}</ref>
 
Manzoni si scaglia contro le [[Unità aristoteliche|unità pseudoaristoteliche]] di tempo e di luogo che non aveva voluto seguire nella tragedia. Infatti le vicende del Carmagnola si estendono i sei anni e si svolgono a [[Venezia]], in campo militare a [[Maclodio]], in casa del conte e in prigione. Manzoni dimostra che queste unità sono arbitrarie, perché basate solo sull'idea che molte tragedie greche le prevedano (e quindi sul prestigio del [[teatro greco]]). Per giunta, Aristotele non le ha mai "teorizzate", limitandosi a dire che sono una tendenza.
[[File:Francesco Bussone.jpg|miniatura|Francesco di Bartolomeo Bussone, conte di Carmagnola.]]
Manzoni difende l'utilità della poesia drammatica, che era stata condannata anche da pensatori come [[Jean-Jacques Rousseau|Rousseau]]. Il filosofo era infatti convinto che non fossero morali in quanto rappresentavano azioni licenziose.
 
Quanto all'unico coro inserito nella tragedia, Manzoni sa che alcuni lo criticherebbero perché non è rappresentabile con gli strumenti moderni. Allora afferma che il suo coro è per la sola lettura. Per spiegare il motivo della ripresa di questo dispositivo del teatro greco cita Schlegel. Nel ''Corso di letteratura drammatica'' l'autore tedesco spiega che il coro è lo spettatore ideale perché produce quei pensieri mortali ispirati all'azione a cui sta assistendo. In questo, è sia genio nazionale che genio dell'umanità.<ref>{{Cita libro|titolo=Schlegel, Corso di letteratura drammatica}}</ref>
 
== Argomento ==
In questa tragedia Manzoni sottolinea, condannandole aspramente, le discordie italiane che impedivano l'unificazione della Patria, specificamente nell'ultima strofa della ''[[Battaglia di Maclodio]]:
 
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== Accoglienza ==
[[File:Il Conte di Carmagnola p218.jpg|miniatura|Il conte di Carmagnola]]
 
Alla sua prima apparizione, nel 1820, l'opera non ebbe gran successo di pubblico né di critica. Se alla fine del 1819 [[Gaetano Cattaneo]] annunciava all'autore, da poco a [[Parigi]], l'imminenza della sua pubblicazione, riferendo il giudizio entusiastico sull'opera di [[Ludovico Di Breme]]<ref>''Carteggio di Alessandro Manzoni. 1803-1821'' (a cura di G. Sforza e G. Gallavresi), Milano, Hoepli, 1912, p. 443</ref>, e se al suo apparire [[Silvio Pellico]] la apprezzò, affermando che la tragedia era «generalmente lodata, e Monti stesso non trova a dire che sullo stile, che a lui sembra troppo trascurato e prosaico», furono in molti a criticare il testo (lo stesso Pellico ammetteva più avanti al fratello Luigi che «lo stile è molto criticato», e che «non è lettura che trascini, perché gli eroi sono lasciati troppo simili al vero»).<ref>''Carteggio'', cit., p. 463</ref>