Andrea Palladio: differenze tra le versioni

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{{cita|Romanelli|p. 11|Romanelli}}.</ref>.
 
Fu l'architetto più importante della Repubblica Veneta, nel cui territorio progettò numerose [[ville palladiane|ville]] che lo resero famoso<ref name="Burns" />, oltre a chiese e palazzi, questi ultimi prevalentemente a [[Vicenza]], dove si formò e visse. Pubblicò il trattato ''[[I quattro libri dell'architettura]]'' (1570) attraverso il quale i suoi modelli hanno avuto una profonda influenza sull'architettura occidentale; l'imitazione del suo stile diede origine ada un movimento destinato a durare per tre secoli, il [[palladianesimo]], che si richiama ai principi dell'[[antichità classica]]. Gran parte dei suoi edifici sono tutelati come un sito [[Patrimonio dell'umanità|patrimoni dell'umanità]] [[UNESCO]], denominato [[Città di Vicenza e le ville palladiane del Veneto]].
 
Di lui, durante la sua permanenza a Vicenza, [[Johann Wolfgang von Goethe|Goethe]] disse:
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[[File:The Architecture of A. Palladio frontispiece.jpg|thumb|Un ipotetico ritratto giovanile di Palladio nel frontespizio di ''The Architecture of A. Palladio'', prima edizione pubblicata a Londra nel 1715 della traduzione inglese di [[Giacomo Leoni (architetto)|Giacomo Leoni]] dei ''[[I quattro libri dell'architettura|Quattro libri dell'architettura]]'' (1570)]]
 
Andrea nacque nel 1508 a [[Padova]], nella [[Repubblica di Venezia]], da una famiglia di umili origini: il padre Pietro, detto "''della Gondola''",<ref>"Petrus, dictus a Gondola", si legge in un documento del [[1512]].</ref><ref name="Fiolo">Nell'atto di iscrizione alla corporazione di Vicenza (conservato presso la [[Biblioteca civica Bertoliana]]), Andrea viene citato come "fiolo de Piero da Padova monaro (mugnaio), garzon de maistro Zuanne e maistro Jerolimo, compagni taiapria ([[tagliapietra]]) in Pedemuro".</ref> era [[mugnaio]] e la madre Marta, detta ''la Zota'' ("la zoppa"), una donna di casa.
 
A tredici anni Andrea iniziò a Padova l'[[apprendistato]] di [[scalpellino]], presso [[Bartolomeo Cavazza]]<ref>{{DBI|andrea-palladio|PALLADIO, Andrea|autore=Guido Beltramini|volume=80|anno=2014|accesso=17 gennaio 2016}}</ref>: vi spese diciotto mesi, fino a quando, nel 1523, la famiglia si trasferì a [[Vicenza]]. Qui nel 1524 Andrea risulta già iscritto alla [[fraglia]] dei muratori<ref>Le fraglie erano [[Corporazione|corporazioni]] di arti e mestieri o [[Confraternita (Chiesa cattolica)|confraternite religiose]] allocate in Veneto e nei territori facenti parte della [[Repubblica di Venezia]].</ref>: lavorò infatti - rimanendovi per una dozzina d'anni - nella bottega del costruttore Giovanni di Giacomo da Porlezza e dello scultore [[Girolamo Pittoni]], con laboratorio in Pedemuro San Biagio<ref name="Fiolo" />, nella parte settentrionale di Vicenza.
 
Tra il 1535 e il 1538 avviene l'incontro fondamentale con il conte vicentino [[Gian Giorgio Trissino|Gian Giorgio Trissino dal Vello d'Oro]], che avrà grande importanza per l'attività di Palladio. Andrea conosce Trissino mentre lavora nel cantiere della sua [[Villa Trissino (Cricoli)|villa suburbana di Cricoli]]. Gian Giorgio Trissino, poeta e umanista, lo prenderà sotto la sua protezione. Sarà lui a conferirgli l'aulico soprannome di ''Palladio''<ref>"Palladio" era il nome del personaggio di un angelo nel poema epico di [[Gian Giorgio Trissino]] ''[[L'Italia liberata dai Goti]]'' (1527, pubbl. 1547), ed è anche un riferimento indiretto alla [[mitologia greca]]: [[Atena|Pallade Atena]] era la dea della [[Sapienza (filosofia)|sapienza]], particolarmente della [[saggezza]], della [[tessitura]], delle arti e, presumibilmente, degli aspetti più nobili della [[guerra]]; Pallade, a sua volta, è un'ambigua figura mitologica, talvolta maschio talvolta femmina che, al di fuori della sua relazione con la dea, è citata soltanto nell'[[Eneide]] di [[Publio Virgilio Marone|Virgilio]]. Ma è stata avanzata anche l'ipotesi che il nome possa avere un'origine [[Numerologia|numerologica]] che rimanda al nome di [[Marco Vitruvio Pollione|Vitruvio]], vedi {{cita libro||curatore=Paolo Portoghesi|titolo=La mano di Palladio|url=http://www.tecalibri.info/P/PORTOGHESI-P_palladio.htm|anno=2008|editore=Allemandi|città=Torino|p=177}}</ref>, lo guiderà nella sua formazione culturale e allo studio della cultura classica, conducendolo più volte a [[Roma]]. In questi anni Palladio realizza le sue prime opere significative, fra cui la [[Villa Godi|villa di Gerolamo Godi]] (1537) a Lonedo di [[Lugo di Vicenza]].
[[File:Bust of Andrea Palladio. Panteon Veneto; Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti.jpg|thumb|left|Busto di Andrea Palladio, opera di Eugenio Pedon del 1871. Il busto fa parte del Panteon Veneto, conservato presso [[Palazzo Loredan (Campo Santo Stefano)|Palazzo Loredan]].]]
Nel 1534 Andrea sposò Allegradonna, di cui non si sa quasi nulla, salvo che era orfana del falegname Marcantonio e lavorava presso la nobildonna Angela Poiana. Questa le assegnò una magra dote: un letto, una trapunta, delle lenzuola, delle pezze di stoffa, che Andrea s'impegnò a rimborsare per metà in caso di morte della moglie senza figli.
 
Di figli ne misero al mondo almeno cinque: Leonida (morto in circostanze mai chiarite nel 1572, probabilmente ucciso per vendetta da parte dei famigliari di un uomo che Leonida uccise a pugnalate durante una rissa), Marcantonio, Orazio, Zenobia e Silla. Forse nel 1550 gli nacque un sesto figlio<ref>{{cita web|urlarchivioautore=Alfredo Pescante|url=https://web.archive.org/web/20090516053947/http://www.villevenete.org/index.php?option=com_content&task=view&id=186&Itemid=61|urltitolo=Palladio privato|editore=Il Gazzettino|data=24 agosto 2008|accesso=11 settembre 2011|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20090516053947/http://www.villevenete.org/index.php?option=com_content&task=view&id=186&Itemid=61|autore=Alfredo Pescante|titolo=Palladio privato|editore=Il Gazzettino|data=24 agosto 2008|accesso=11 settembre 2011|dataarchivio=16 maggio 2009}}.</ref>. Marcantonio, iscritto alla fraglia dei lapicidi come "maestro" nel 1555, lavorò col padre fino al 1560, quando si trasferì a [[Venezia]] per entrare nella bottega dello scultore [[Alessandro Vittoria]]; rientrato a Vicenza alla fine degli anni ottanta, non viene nominato in documenti posteriori al 1600. Orazio si laureò in [[giurisprudenza]] all'[[Università degli Studi di Padova|Università di Padova]] (1569); coinvolto in processi per [[eresia]] davanti al [[Sant'Uffizio]], morì nel 1572, pochi mesi dopo il fratello Leonida: "con mio gravissimo e acerbissimo dolore [...] la morte nello spatio di due mesi e mezzo, d'essi ambedue privo e sconsolato mi lasciò", scrive Palladio nel proemio dell'edizione illustrata dei ''Commentari'' di [[Giulio Cesare]] (1575). L'unica figlia femmina, Zenobia, andò sposa nel 1564 all'orafo Giambattista Della Fede e dal matrimonio nacquero almeno due figli<ref>Enea (morto prima del 1578) e Lavinia, che si sposerà nel 1556 con Tomasello Tomaselli, facendo almeno undici figli - del cui destino non abbiamo alcuna notizia - prima di morire nel 1629.</ref>. Silla, il figlio più giovane di Andrea Palladio, studiò lettere a Padova dove fu allievo del [[Collegio Pratense]]. Non si laureò, ma dopo la scomparsa del padre venne chiamato a concludere i lavori del [[Teatro Olimpico]]. Tentò anche, senza riuscirvi, di ristampare ''[[I quattro libri dell'architettura]]'' "ampliandoli d'altri edifici antichi e moderni".
[[File:Cimitero Maggiore-6.jpg|thumb|Monumento funebre di Palladio. Vicenza, [[Cimitero Maggiore di Vicenza|Cimitero Maggiore]].]]
 
Palladio morì nel 1580 a 72 anni, se non povero, godendo di una condizione economica assai modesta<ref name="volto Puppi">{{cita web|autore=Lionello Puppi|url=http://www.vicenzanews.it/a_184_IT_1541_1.html|titolo=Il volto del Palladio|anno=2003|accesso=11 settembre 2011}}</ref>. Le circostanze della sua morte rimangono sconosciute: non è nota né la causa, né il giorno preciso (nell'agosto del 1580, intorno al 19), né il luogo, che comunque la tradizione identifica con [[Maser (Italia)|Maser]], dove forse stava lavorando al [[Tempietto Barbaro|tempietto]] di [[villa Barbaro]], ma c'è chi sostiene possa essere morto a Venezia. I funerali furono celebrati senza clamore a Vicenza, dove l'architetto - grazie all'intercessione della [[Valmarana (famiglia)|famiglia Valmarana]] - fu sepolto presso la [[chiesa di Santa Corona]]<ref>{{cita web|url=http://www.arteconomy24.ilsole24ore.com/news/2008/11/18/48_A.php|titolo=Palladio ha perso la faccia|autore=Guido Beltramini|sito=ArtEconomy24|editore=Il Sole 24 ore|data=16 novembre 2008|accesso=11 settembre 2011|dataarchivio=17 novembre 2011|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20111117152614/http://www.arteconomy24.ilsole24ore.com/news/2008/11/18/48_A.php|urlmorto=sì}}</ref>. Nel 1844 fu realizzata una nuova tomba in una cappella a lui dedicata nel [[Cimitero Maggiore di Vicenza]] su progetto dell'architetto [[Bartolomeo Malacarne]], grazie a un lascito del conte Girolamo Egidio di Velo; il monumento funebre fu scolpito da [[Giuseppe De Fabris]]. I pochi ritratti conosciuti di Palladio sono largamente ipotetici<ref name="volto Puppi" />.
Palladio morì nel 1580 a 72 anni, se non povero, godendo di una condizione economica assai modesta<ref name="volto Puppi">{{cita web|autore=Lionello Puppi|url=http://www.vicenzanews.it/a_184_IT_1541_1.html|titolo=Il volto del Palladio|anno=2003|accesso=11 settembre 2011}}</ref>.
Le circostanze della sua morte rimangono sconosciute: non è nota né la causa, né il giorno preciso (nell'agosto del 1580, intorno al 19), né il luogo, che comunque la tradizione identifica con [[Maser (Italia)|Maser]], dove forse stava lavorando al [[Tempietto Barbaro|tempietto]] di [[villa Barbaro]], ma c'è chi sostiene possa essere morto a Venezia. I funerali furono celebrati senza clamore a Vicenza, dove l'architetto - grazie all'intercessione della [[Valmarana (famiglia)|famiglia Valmarana]] - fu sepolto presso la [[chiesa di Santa Corona]]<ref>{{cita web|url=http://www.arteconomy24.ilsole24ore.com/news/2008/11/18/48_A.php|titolo=Palladio ha perso la faccia|autore=Guido Beltramini|sito=ArtEconomy24|editore=Il Sole 24 ore|data=16 novembre 2008|accesso=11 settembre 2011|dataarchivio=17 novembre 2011|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20111117152614/http://www.arteconomy24.ilsole24ore.com/news/2008/11/18/48_A.php|urlmorto=sì}}</ref>. Nel 1844 fu realizzata una nuova tomba in una cappella a lui dedicata nel [[Cimitero Maggiore di Vicenza]] su progetto dell'architetto [[Bartolomeo Malacarne]], grazie a un lascito del conte Girolamo Egidio di Velo; il monumento funebre fu scolpito da [[Giuseppe De Fabris]]. I pochi ritratti conosciuti di Palladio sono largamente ipotetici<ref name="volto Puppi" />.
 
=== Orientamenti artistici e culturali ===
[[File:VillaTrissinoTrettenero 2007 07 08 01.jpg|thumb|[[Villa Trissino (Cricoli)|Villa Trissino a Cricoli]], dove la tradizione colloca l'incontro di Palladio con [[Gian Giorgio Trissino]]]]
[[File:I dieci libri dell'architettura di M. Vitruvio tradutti et commentati da monsignor Barbaro eletto patriarca d'aquileggia MET DP-12965-001.jpg|thumb|''I dieci libri dell'architettura di M. Vitruvio tradutti et commentati da monsignor Barbaro'', con i disegni di Palladio, 1556.]]
 
La formazione culturale di Andrea Palladio avvenne sotto la guida e tutela dell'[[umanesimo|umanista]] [[Gian Giorgio Trissino|Gian Giorgio Trissino dal Vello d'Oro]], probabilmente l'intellettuale più in vista in una città in cui l'artista più noto era, all'epoca, [[Valerio Belli]], cesellatore, in rapporti con [[Michelangelo Buonarroti]] e [[Raffaello Sanzio]], e la cui casa aveva tanto stupito il [[Giorgio Vasari|Vasari]].
 
Gian Giorgio Trissino, nobile colto e raffinato, letterato studioso della lingua italiana, architetto per diletto, nel 1535 volle ristrutturare la propria [[Villa Trissino (Cricoli)|villa]] alle porte di Vicenza acquistata dal padre Gaspare nel 1482: nel disegnare la facciata principale esposta a sud si richiamò alle soluzioni di Raffaello per [[Villa Madama]], con una [[loggia]] a doppie arcate posta tra due torrette una delle quali preesistente: la torre a lato di un corpo composto da un [[portico]] con loggia al piano superiore è uno schema tipico dell'architettura vicentina quattrocentesca. Il Trissino rompe con questa tradizione e, in adesione allo spirito [[umanesimo|umanistico]] e [[neoplatonismo|neoplatonico]], compone gli spazi interni seguendo uno schema rigorosamente proporzionale e simmetrico: le stanze laterali sono legate tra loro da un sistema di proporzioni interrelate 1:1; 2:3; 1:2. Così Trissino anticipò quel modello che diventerà poi un tratto significativo dell'organizzazione delle stanze con Palladio. La tradizione vuole che tra le maestranze impiegate nei lavori vi fosse il giovane Andrea, notato dal Trissino per la sua abilità. Sarà proprio GiangiorgioGian Giorgio Trissino a condurlo con sé a [[Roma]] nei suoi viaggi di formazione a contatto con il mondo classico e a introdurlo presso l'[[aristocrazia]] vicentina.
 
Da qui in poi la vita artistica del Palladio si dipana con una rarissima effervescenza e una incredibile quantità di opere realizzate, prima fra tutte la [[Basilica Palladiana]] che segna la piazza principale di Vicenza, [[Villa Almerico Capra|villa Almerico Capra detta "La Rotonda"]] a pochi chilometri dalla città, forse l'edificio palladiano più noto ede infine lo splendido [[Teatro Olimpico]], primo esempio di [[teatro (architettura)|teatro]] stabile coperto realizzato in [[Storia moderna|epoca moderna]] nel mondo occidentale e ancor oggi capolavoro ineguagliato.
 
Il Palladio collaborò con [[Daniele Barbaro]], [[Patriarchi di Aquileia|patriarca di Aquileia]], che stava traducendo dal latino e commentando il ''[[De architectura]]'' di [[Marco Vitruvio Pollione|Vitruvio]], disegnandone le illustrazioni. Profondo studioso d'architettura antica, Barbaro divenne mentore di Palladio dopo la morte di Trissino nel 1550 e nel 1554 si recarono insieme a [[Roma]], accompagnati anche da [[Giovanni Battista Maganza]] e Marco [[Thiene (famiglia)|Thiene]], per preparare la prima edizione e traduzione critica del trattato di Vitruvio, poi stampata a Venezia nel 1556.
 
Grazie all'influenza dei [[Barbaro (famiglia)|Barbaro]], Palladio iniziò a lavorare a [[Venezia]], soprattutto nell'architettura religiosa. Nel 1570, 10dieci anni prima della morte, subentrò a [[Jacopo Sansovino]] come ''Proto della Serenissima'' (architetto capo della [[Repubblica di Venezia|Repubblica Veneta]]).<ref>{{Cita libro|titolo=Mostra del Palladio: Vicenza / Basilica Palladiana|url=https://books.google.com/books?id=JUk3AQAAIAAJ|anno=1973|editore=Electa|p=46}}</ref><ref>{{Cita libro|titolo=Invito a Palladio|url=https://books.google.com/books?id=SiXqAAAAMAAJ|anno=1980|editore=Rusconi|p=6}}</ref> Nello stesso anno pubblicò a Venezia ''[[I quattro libri dell'architettura]]'', il trattato a cui aveva lavorato fin da giovane e in cui è illustrata la maggior parte delle sue opere. I ''Quattro libri'' furono il più importante di numerosi testi che Palladio pubblicò nella seconda parte della sua vita, corredandoli delle proprie illustrazioni. Nel 1574 diede alle stampe i ''Commentari'' di [[Gaio Giulio Cesare|Cesare]].
 
Quando morì nel 1580, buona parte delle sue architetture erano solo parzialmente realizzate; alcuni cantieri (come quello per la Rotonda) furono proseguiti da [[Vincenzo Scamozzi]], mentre altre opere (come [[Palazzo Chiericati]]) furono completate solo molti anni dopo, sulla base dei disegni pubblicati nei ''Quattro libri''.
 
Palladio affronta il tema, dibattuto nel Cinquecento, del rapporto fra civiltà e natura e lo risolve "affermando il profondo senso naturale della civiltà, sostenendo che la suprema civiltà consiste nel raggiungere il perfetto accordo con la natura senza perciò rinunciare a quella coscienza della storia che è la sostanza stessa della civiltà".<ref name=Argan>{{cita|Argan|p. 227|Argan}}.</ref> Questo "spiega l'enorme fortuna che il pensiero e l'opera del Palladio avranno nel Settecento, quando i filosofi dell'[[Illuminismo]] sosterranno il fondamento naturale della civiltà umana".<ref name=Argan/> Sono infatti neopalladiani molti edifici costruiti nei neonati [[Stati Uniti d'America]] come la [[Casa Bianca]] ede il [[Campidoglio (Washington)|Campidoglio]] a [[Washington]] o certi edifici di [[Monticello (casa)|Monticello]] in [[Virginia]]. Neopalladiani sono pure la Redwood Library (1747) e la [[Marble House]] a [[Newport (Rhode Island)|Newport]], l'[[Università della Virginia]] a [[Charlottesville]], la Piantagione Woodlawn ad [[Parrocchia di Assumption|Assumption]] in [[Louisiana]].
 
Ciò è stato possibile anche grazie all'opera di [[Ottavio Bertotti Scamozzi]] (1719-1790) che eseguì il rilievo quotato di tutte le opere di Andrea Palladio. Ogni edificio fu rappresentato in pianta, prospetto e sezione attraverso tavole nitidissime. L'unità di misura utilizzata fu il piede vicentino pari a m. 0,356 m. Queste tavole rappresentano da sempre una utile guida per quanti intendono progettare un edificio in stile palladiano.
 
== Teoria delle proporzioni architettoniche ==
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Secondo Palladio le dimensioni di un edificio pubblico o di una villa, dei suoi elementi costruttivi (archi, travi, colonne) e dei suoi elementi stilistici ([[capitello|capitelli]], [[fregio|fregi]], [[balaustra|balaustre]], [[decorazione|decorazioni]]) potevano essere ricavati in proporzione dalle tavole del trattato.
 
Nei ''Quattro libri''<ref>Vedi edizione Venezia 1750, libro primo, p. 16.</ref> Palladio indica di far riferimento al [[diametro]] della [[colonna]] di un edificio come unità di misura di riferimento (detta ''[[modulo (architettura)|modulo]]'') per proporzionare tutti gli altri elementi costruttivi e stilistici della costruzione. Ad esempio lo spessore di una [[trave]] di [[ordine tuscanico]] poteva essere dimensionato come i 3/4 del diametro della colonna, l'altezza della colonna come 7sette volte il suo diametro e la lunghezza della trave come 5cinque volte il diametro della colonna.
 
In modo analogo anche per gli altri ordini architettonici sono definite le relative proporzioni: per l'[[ordine dorico]], [[ordine ionico|ionico]], [[ordine corinzio|corinzio]] e per l'[[ordine composito]]. Ad esempio per l'ordine composito Palladio indica<ref>Vedi ''I quattro libri dell'architettura'', Venezia 1750, ''libro primo'', p. 45.</ref> di dimensionare lo spessore della trave e delle cornici superiori come il doppio del diametro della colonna (2due moduli) e di dimensionare l'altezza della colonna come 10dieci volte il suo diametro (10dieci moduli). Questo modo di presentare gli aspetti formali ed estetici degli elementi architettonici, impostati con canoni formali ben precisi, in rapporto anche con teorie e studi di altri trattatisti<ref>{{Cita pubblicazione|autore=F. Canali, Plinio il Vecchio|titolo=Leon Battista Alberti e le fonti antiche e moderne nei "Commentari" a Vitruvio di Daniele Barbaro e il contributo di Andrea Palladio|rivista=<<Studi veneziani>>|volume=60, 2010}}</ref> del passato e intellettuali coevi<ref>{{Cita pubblicazione|autore=F. Canali|titolo=Tra Firenze e Venezia: Daniele Barbaro, Andrea Palladio ... Cosimo Bartoli e Giorgio Vasari|rivista=<<Bollettino della Società di Studi Fiorentini>>|volume=22, 2013}}</ref>, fu denominata ''teoria delle proporzioni'' ed ebbe ampi sviluppi sia nei trattatisti dell'architettura rinascimentale, sia in quella neoclassica e di altre epoche.
Questo modo di presentare gli aspetti formali ed estetici degli elementi architettonici, impostati con canoni formali ben precisi, in rapporto anche con teorie e studi di altri trattatisti<ref>{{Cita pubblicazione|autore=F. Canali, Plinio il Vecchio|titolo=Leon Battista Alberti e le fonti antiche e moderne nei "Commentari" a Vitruvio di Daniele Barbaro e il contributo di Andrea Palladio|rivista=<<Studi veneziani>>|volume=60, 2010}}</ref> del passato ed intellettuali coevi<ref>{{Cita pubblicazione|autore=F. Canali|titolo=Tra Firenze e Venezia: Daniele Barbaro, Andrea Palladio ... Cosimo Bartoli e Giorgio Vasari|rivista=<<Bollettino della Società di Studi Fiorentini>>|volume=22, 2013}}</ref>, fu denominata ''teoria delle proporzioni'' ed ebbe ampi sviluppi sia nei trattatisti dell'architettura rinascimentale, sia in quella neoclassica e di altre epoche.
 
Il trattato di Palladio è stato fino ada oggi un modello classico insuperato per comporre un edificio con precise ''regole formali'' e ''proporzionali''. Queste proporzioni permettono di attribuire alle architetture classiche un carattere monumentale maestoso e allo stesso tempo organico ede integrato con gli altri aspetti stilistici delle decorazioni pittoriche e scultoree.
 
== Opere ==
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[[File:Palazzo del Capitanio - Vicenza.jpg|thumb|[[Palazzo del Capitaniato|Palazzo del Capitanio]], Vicenza]]
 
La reputazione di Palladio agli inizi, come pure dopo la morte, si è fondata sulla sua abilità di [[Ville palladiane|progettista di ville]].<ref name="Burns">{{cita web|autore=Howard Burns|url=http://www.cisapalladio.org/cisa/doc/bio_i.php?lingua=i&sezione=4|titolo=Andrea Palladio (1508-1580)|editore=[[Centro Internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio]]|accesso=11 settembre 2011|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20111004100057/http://www.cisapalladio.org/cisa/doc/bio_i.php?sezione=4&lingua=i|dataarchivio=4 ottobre 2011|urlmorto=sì}} [http://www.villadeivescovi.org/trissino_palladio.htm Copia del testo] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20131111141604/http://www.villadeivescovi.org/trissino_palladio.htm |data=11 novembre 2013 }} sul sito villadeivescovi.org.</ref> Tra le opere più significative e innovative spicca [[Villa Almerico Capra|Villa Almerico–Capra, detta ''La Rotonda'']]: la [[pianta (architettura)|pianta]] è quadrata con ripartizione simmetrica degli ambienti, raggruppati intorno a un salone circolare ricoperto da una [[cupola]]. In ognuna delle quattro [[facciata|facciate]] si trova un classico [[pronao]] con [[colonna|colonne]] ioniche e [[timpano (architettura)|timpano]] a dentelli. È pensata come luogo di intrattenimento, su modello romano, non come centro produttivo come altre [[ville palladiane]]. La cupola centrale (11 metri di luce), che nel progetto di Palladio doveva essere emisferica, fu realizzata postuma su modello differente, rievocando le linee di quella del [[Pantheon (Roma)|Pantheon romano]].
Tra le opere più significative e innovative spicca [[Villa Almerico Capra|Villa Almerico–Capra, detta ''La Rotonda'']]: la [[pianta (architettura)|pianta]] è quadrata con ripartizione simmetrica degli ambienti, raggruppati intorno ad un salone circolare ricoperto da una [[cupola]]. In ognuna delle quattro [[facciata|facciate]] si trova un classico [[pronao]] con [[colonna|colonne]] ioniche e [[timpano (architettura)|timpano]] a dentelli. È pensata come luogo di intrattenimento, su modello romano, non come centro produttivo come altre [[ville palladiane]]. La cupola centrale (11 metri di luce), che nel progetto di Palladio doveva essere emisferica, fu realizzata postuma su modello differente, rievocando le linee di quella del [[Pantheon (Roma)|Pantheon romano]].
 
Maestoso è il [[Teatro Olimpico]] di Vicenza, ultima opera dell'artista: la ripida [[cavea]] si sviluppa direttamente dall'[[orchestra (architettura)|orchestra]] per culminare nel solenne [[colonnato]] trabeato. Il [[palcoscenico]] appena rialzato è definito da un fondale architettonico fisso da cui partono cinque strade illusionisticamente lunghissime (opera di [[Vincenzo Scamozzi]], che completò il [[teatro (architettura)|teatro]] alla morte del maestro). Qui trionfa tutta l'esperienza del maestro in una felice sintesi con la poetica di [[Marco Vitruvio Pollione|Vitruvio]]. L'architettura ede i motivi del teatro classico romano storicamente all'aperto, vengono portati all'interno di uno spazio chiuso ma al contempo aperto dalle profonde prospettive al di là dei grandi portali, in un concetto modernissimo di dinamismo spaziale.
 
=== Cronologia delle opere ===
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== Lo stile di Palladio ==
[[File:UVa Rotunda.jpg|thumb|Il palladianesimo negli Stati Uniti: la ''Rotunda'' dell'[[Università della Virginia]], progettata in stile palladiano da [[Thomas Jefferson]].]]
 
{{Vedi anche|Palladianesimo}}
L'architettura del Palladio, benché quasi totalmente confinata nel [[Veneto]], divenne presto famosa e studiata in tutta Europa e da qui negli altri paesi di tradizione anglosassone, dando vita a un fenomeno culturale noto come [[palladianesimo]], diffuso in particolare nel [[Regno Unito]], in [[Irlanda]], negli [[Stati Uniti d'America|Stati Uniti]], come pure in [[Russia]]. In [[Inghilterra]] tra i primi ada ispirarsi al suo stile furono [[Inigo Jones]] e [[Christopher Wren]]; un altro suo ammiratore fu l'architetto [[Richard Boyle, III conte di Burlington|Richard Boyle]], più noto come Lord Burlington, che - con [[William Kent]] - progettò la [[Chiswick House]].
 
La [[Casa Bianca]], residenza del [[presidente degli Stati Uniti d'America]], è progettata in stile palladiano, così come la [[Monticello (casa)|residenza di Monticello]] progettata per sé da [[Thomas Jefferson]]<ref>{{Cita libro|titolo=[[Breve storia della vita privata]]|autore=[[Bill Bryson]]|editore=Guanda|anno=2011|annooriginale=2010|pp=309-311|ISBN=978-88-6088-415-2}}</ref>. Con la risoluzione n. 259 del 6 dicembre 2010 il [[Congresso degli Stati Uniti d'America]] ha riconosciuto Palladio come "padre dell'architettura americana"<ref>{{cita web|editore=[[Centro Internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio|CISA]]|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20130530093220/http://www.cisapalladio.org/cisa/news.php?news=98&lingua=i|url=http://www.cisapalladio.org/cisa/news.php?news=98&lingua=i|titolo=Il Congresso degli Stati Uniti riconosce in Palladio "il padre dell'architettura americana"|accesso=11 settembre 2011|dataarchivio=30 maggio 2013}}</ref><ref>{{cita web|url=http://www.eccellenzeitaliane.it/notizie-ecc.php?lg=it&art=15132|titolo=Palladio, Padre della cultura americana (intervista a Guido Beltramini)|autore=Roberto Ciliberto|data=|accesso=12 novembre 2013|dataarchivio=12 novembre 2013|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20131112094526/http://www.eccellenzeitaliane.it/notizie-ecc.php?lg=it&art=15132|urlmorto=sì}}</ref><ref>{{cita web|url=http://www.villaemo.org/documenti/risoluzione-italiano.pdf|titolo=Testo tradotto della risoluzione|sito=Villaemo.org|accesso=30 novembre 2015|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160308195920/http://www.villaemo.org/documenti/risoluzione-italiano.pdf|dataarchivio=8 marzo 2016}}</ref>.
Con la risoluzione n. 259 del 6 dicembre 2010 il [[Congresso degli Stati Uniti d'America]] ha riconosciuto Palladio come "padre dell'architettura americana"<ref>{{cita web|editore=[[Centro Internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio|CISA]]|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20130530093220/http://www.cisapalladio.org/cisa/news.php?news=98&lingua=i|url=http://www.cisapalladio.org/cisa/news.php?news=98&lingua=i|titolo=Il Congresso degli Stati Uniti riconosce in Palladio "il padre dell'architettura americana"|accesso=11 settembre 2011|dataarchivio=30 maggio 2013}}</ref><ref>{{cita web|url=http://www.eccellenzeitaliane.it/notizie-ecc.php?lg=it&art=15132|titolo=Palladio, Padre della cultura americana (intervista a Guido Beltramini)|autore=Roberto Ciliberto|data=|accesso=12 novembre 2013|dataarchivio=12 novembre 2013|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20131112094526/http://www.eccellenzeitaliane.it/notizie-ecc.php?lg=it&art=15132|urlmorto=sì}}</ref><ref>{{cita web|url=http://www.villaemo.org/documenti/risoluzione-italiano.pdf|titolo=Testo tradotto della risoluzione|sito=Villaemo.org|accesso=30 novembre 2015|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160308195920/http://www.villaemo.org/documenti/risoluzione-italiano.pdf|dataarchivio=8 marzo 2016}}</ref>.
 
== Pubblicazioni ==
* {{cita libro|curatore=Paola Marini, Licisco Magagnato|titolo=I quattro libri di architettura (edizione a stampa, con note storico-critiche)|autore=Andrea Palladio|editore=edizioni Il Polifilo|città=Milano|anno=1980}} {{NoISBN}}.
* {{cita libro|autore=Andrea Palladio|titolo=I quattro libri di architettura (copia anastatica prima edizione Venezia 1570)|editore=Hoepli|anno=1990}}
* {{Cita libro
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|isbn= 978-88-98768-04-2
}}
* Andrea Palladio, ''Delle case di villa'', U. Allemandi & C., 2005, ISBN 88-422-1350-0.
 
==Note==
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* {{cita libro|autore=Giulio Carlo Argan|wkautore=Giulio Carlo Argan|titolo=Storia dell'arte italiana|volume=vol.3|p=227|cid=Argan}}
* {{cita libro|autore=Guido Beltramini|wkautore=Guido Beltramini|titolo=Palladio privato|editore=Marsilio|città=Venezia|anno=2008|isbn=978-88-317-9473-2}}
* F. Canali, Andrea Palladio e il lessico dell'ordine architettonico nei "Quattro libri" (1570), Altralinea Edizioni, Firenze, 2021.
* {{cita libro|url=http://books.google.com/books?id=rDFyiFxjMwkC&pg=PA11&lpg=PA11|titolo=Palladio|edizione=Volume 98 di Art dossier|autore=Giandomenico Romanelli|editore=Giunti Editore|città=Firenze|anno=1995|isbn=88-09-76194-4|cid=Romanelli}}
* {{cita libro|autore=Lionello Puppi|wkautore=Lionello Puppi|titolo=Andrea Palladio|città=Milano|editore=Electa|anno=1973|isbn=978-0-7148-1625-8}}
 
;Approfondimenti
* Guido Bertramini (a cura di), ''Andrea Palladio. Il mistero del volto'', catalogo della mostra (Vicenza, Palladio Museum, 3 dicembre 2016 – 4 giugno 2017), Milano, Officina Libraria, 2016, ISBN 978-88-99765-18-7.
* Fritz Burger, ''Le ville di Andrea Palladio'', U. Allemandi & C., 2005, ISBN 88-422-1350-0.
* {{cita libro|autore=Corrado Buscemi|titolo=Il sigillo del Palladio|editore=Cierre Grafica|città=Caselle di Sommacampagna, Verona|anno=2008|isbn=978-88-95351-05-6}}
* {{cita libro|curatore=[[André Chastel]], Renato Cevese|titolo=Andrea Palladio: nuovi contributi|editore=Electa|città=Milano|anno=1990}} {{NoISBN}}.
* Sören Fischer, ''Das Landschaftsbild als gerahmter Ausblick in den venezianischen Villen des 16. Jahrhunderts - Sustris, Padovano, Veronese, Palladio und die illusionistische Landschaftsmalerei'', Petersberg 2014, ISBN 978-3-86568-847-7.
* {{cita libro|autore=Emanuela Garofalo, Giuseppina Leone|titolo=Palladio e la Sicilia|editore=Caracol|città=Palermo|anno=2004|isbn=88-89440-01-5}}
* {{cita libro|autore=[[Decio Gioseffi]]|titolo=Andrea Palladio|editore=Ibiskos Editrice Risolo|città=Empoli|anno=2007|isbn=978-88-546-0418-6}}
* {{cita libro|autore=Stefano Mazzoni|titolo=L'Olimpico di Vicenza: un teatro e la sua perpetua memoria|editore=Le Lettere|città=Firenze|anno=1998|isbn=978-88-7166-324-1}}
* [[Vincenzo Scamozzi]], Intorno alle ville, U. Allemandi & C., 2005, ISBN 88-422-1150-8.
* {{cita libro|autore=Robert Tavenor|titolo=Palladio e il Palladianesimo|città=Milano|anno=1992|isbn=978-88-18-91031-5}}
* [[Rudolf Wittkower]], ''Architectural Principles in the Age of Humanism'' (1949); ''Principî architettonici nell'età dell'Umanesimo'', tr. it. di Renato Pedio, Torino, Giulio Einaudi Editore, 1964. ISBN 88-06-13556-2.
* Gianpietro Olivetto, "Andrea Palladio, la famiglia, l'opera, il suo tempo", Itinera Progetti Editore, Bassano del Grappa (VI), 2022, ISBN 978-88-32239-30-0.
 
== Voci correlate ==