Gaio Giulio Vindice: differenze tra le versioni
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{{tmp|bio}}'''Gaio Giulio Vindice''' (latino: Gaius Iulius Vindex; m. [[68]]) fu un ufficiale dell'[[esercito romano]] che si ribellò contro l'[[imperatore romano]] [[Nerone]].
Figlio di un senatore romano e discendente di una famiglia reale della [[Aquitania|Gallia Aquitanica]], Vindice fu nominato propretore della [[Gallia Lugdunense]] verso la fine del regno di [[Nerone]]. Nerone, l'ultimo [[imperatori romani|imperatore romano]] della [[dinastia giulio-claudia]], si era inimicato la classe senatoriale, la quale espresse diversi ribelli contro di lui; uno di questi fu proprio Vindice.
Nel marzo del 68 Vindice convocò i notabili della sua provincia invitandoli alla rivolta: gran parte della Gallia si unì sotto le sue insegne. Vindice, però, non aspirava al soglio imperiale e contattò quindi il ricco senatore [[Servio Sulpicio Galba]], governatore della ''[[Tarraconense|Hispania Tarraconensis]]'', per offrirgli la porpora; Galba rifiutò il titolo, ma accettò di prendere il comando della rivolta come "legato del Senato e del Popolo Romano".
La gran parte delle province occidentali scelsero di unirsi a Galba: unica eccezione fu costituita dalla [[Germania superiore]], il cui governatore [[Virginio Rufo]] rimase fedele a Nerone, sebbene i propri soldati gli avessero offerto la porpora. Rufo attaccò ''Vesontio'' ([[Besançon]]) e Vindice si mosse a difendere la città. I due generali si incontrarono per parlamentare, e strinsero un qualche accordo. Vindice fece per entrare in città, ma a causa di una incomprensione, i soldati di Rufo si ritennero attaccati e aggredirono Vindice, il quale, credutosi caduto in una trappola, si suicidò.
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